«Ho 69 anni e sono nel mondo del ciclismo femminile dal 1972, in questi cinquant’anni ne ho viste di tutti i colori ma sono ancora qui, con la passione di sempre». Lucio Rigato non ha perso un’oncia della sua carica e continua a sfornare talenti. Il ciclismo di vertice non gli appartiene, lui preferisce formare ragazze: «Ma non solo cicliste, devono trarre dal ciclismo gli insegnamenti per affrontare una sfida ben più dura, quella della vita…».
Rigato è il Ds della Top Girls Fassa Bortolo, squadra continental che è nel ciclismo dal 1993, prima nelle categorie giovanili e poi nelle elite: attraverso la sua guida sono passati i migliori nomi del ciclismo italiano, da Tatiana Guderzo a Giorgia Bronzini a Elisa Longo Borghini e oggi lavora con ragazze come Silvestri e Marturano, capaci domenica di chiudere nella Top 10 della Vuelta Valenciana con la prima ai piedi di un podio regale, sormontato da Sua Maestà Annemiek Van Vleuten.
«Nel mio team arrivano solo ragazze che vogliono lavorare – esordisce Rigato – che hanno sani principi, dal punto di vista umano prima ancora che sportivo. La squadra è sempre stata a gestione famigliare, siamo tutti coinvolti: mia moglie, mia figlia, mio fratello… Lo dico subito: a me delle vittorie non me ne frega un c… Io voglio che le ragazze crescano prima come educazione, se poi hanno talento avranno modo per mettersi in luce e volare verso nuovi lidi».
Quanto è cambiato il ciclismo rispetto ai tuoi inizi?
Nella mia vita sportiva ho visto passare 4 generazioni. Prima non c’erano telefonini, I-pad, social, era un’altra vita, ora è tutto diverso e trovare le motivazioni, ma soprattutto la giusta energia è più difficile. I genitori spingono le ragazze a competere, ma emergono solo quelle che davvero hanno voglia, che ci mettono se stesse, altrimenti nella distrazione non c’è speranza.
Tu dirigi una squadra Continental, qual è la differenza con il World Tour?
I soldi, che altro? Le squadre World Tour hanno i tir al seguito nelle corse, io viaggio con 2 ammiraglie e un furgonetto, loro investono 2 milioni e io 100 mila euro, loro danno stipendi enormi per questo ambiente che io non posso permettermi. Risultato? Loro investono su ragazzine talentuose ma vogliono tutto subito, non aspettano che crescano, mentre bisognerebbe dare loro tempo, almeno 3 anni perché maturino.
Dicono che la vostra maniera di interpretare il ciclismo sia anacronistica…
Probabilmente sì, ma io non cambio. Da noi c’è tutto quel che serve: preparatore, nutrizionista, mental coach, massaggiatore… per me le atlete sono figlie – afferma Rigato – non un numero che deve produrre e dare risultati. Seguo i miei ideali, chi viene da me sa che deve seguire le regole e che i soldi, quelli veri arriveranno dopo, prima bisogna imparare e crescere. In tanti oggi anche per imparare pretendono stipendi.
Quali sono queste regole?
Innanzitutto che si lavora in umiltà, facendo gruppo, sacrificandosi per la compagna che la prossima volta ricambierà. Qui si lavora a pane e acqua… Faccio un esempio: a Chambery, in una classica francese, avevamo Giorgia Bariani in fuga con la francese Verhulst, dietro a inseguire Silvestri e Marturano. Se l’avessi fermata probabilmente avremmo vinto, invece l’ho lasciata libera di giocarsi le sue carte. Abbiamo chiuso con 3 nelle prime 4, ha vinto la transalpina ma va benissimo così perché era il giorno di Giorgia.
Com’è Debora Silvestri, quarta alla Vuelta Valenciana dietro atlete di nome come Van Vleuten, Garcia Canellas e Aalerud?
E’ un’atleta completa, ha tutto per vincere. E’ stata riserva agli ultimi mondiali e francamente non ho ancora capito il perché. Va forte in salita ma è anche veloce.
E Greta Marturano che è finita nona assoluta?
In salita va anche più forte, ma non ha lo stesso spunto di velocità di Debora. Hanno entrambe 23 anni, io dico che se una squadra grossa investe su di loro emergeranno a livello assoluto. Guardate la Paladin che cosa sta facendo: glielo avevo detto che il suo tempo stava per arrivare…