Sicurezza stradale, ne parlano tutti tranne il Governo

24.02.2022
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Le parole di Marco Scarponi sul tema sicurezza stradale di qualche giorno fa hanno offerto lo spunto per bussare alla porta di Emiliano Borgna, l’avvocato che guida la componente ciclismo dell’ACSI e che in tema sicurezza ha adottato l’interessante prospettiva di offrire, a proprie spese, la tutela legale ai propri iscritti. Lo ha fatto, come abbiamo già raccontato, offrendo loro gratuitamente l’iscrizione all’associazione Zerosbatti che di questo si occupa.

Quindi c’è chi propone il metro e mezzo. Chi gira per le scuole. Chi tutela i propri iscritti. Chi va sul territorio installando e firmando cartelli per sensibilizzare gli automobilisti (foto di apertura). Chi manda lettere. Eppure ciascuno resta nel suo ambito, senza fare sistema, senza unire le forze e per questo senza incidere. La teoria del “divide et impera”, imposta in parte dal disinteresse istituzionale e in parte da piccole gelosie.

Forum 2021 per la sicurezza dell’Acsi, Federico Balconi (Zerosbatti), Nibali, Borgna e Johnny Carera
Forum 2021 per la sicurezza dell’Acsi, Federico Balconi (Zerosbatti), Nibali, Borgna e Johnny Carera
Perché non si riesce a creare unità di intenti fra coloro che dovrebbero avere nella sicurezza stradale un obiettivo più che condiviso?

Perché in giro ci sono troppe componenti diverse. E se l’iniziativa parte solo da esse, difficilmente arriverà al centro. Bisognerebbe che l’azione partisse dalle Istituzioni, questo voglio dire. Che il Governo prendesse davvero a cuore il problema, inquadrando gli organismi da coinvolgere fino ad estendere la propria azione agli utenti finali della strada. Compresi tutti quei neofiti che sono arrivati alla bici dopo il lockdown ed eventualmente fruiranno delle modifiche.

Discorso giusto, ma a noi sembra anche che si scelga di non condividere per semplice campanilismo…

Altra componente che in Italia è molto importante, purtroppo. Adesso di sicurezza stradale parlano tutti, perché è diventata tristemente famosa. Prima pochi se ne interessavano, mentre oggi chiunque vuole di dire la sua con la pretesa di avere la ricetta vincente. Si è provato a fare qualche tavolo condiviso, ma alla fine è stato abbandonato con la convinzione (sbagliata) che da soli si vada più lontano.

Il cartello di 1,5 metri creato dall’Accpi è la bandiera, ma non ha risolto il problema
Il cartello di 1,5 metri creato dall’Accpi è la bandiera, ma non ha risolto il problema
Su una cosa Scarponi ha ragione: abbiamo sentito il Presidente Mattarella spendersi per i morti sul lavoro, sui femminicidi e ultimamente per quelli nell’alternanza scuola-lavoro, ma non una parola per le migliaia di morti sulle strade…

Ed è purtroppo vero. Sembra quasi che sia una cosa scontata. Le strade sono ridotte male. Le auto sono tante e corrono. E alla fine pare normale che qualcuno per questo muoia. Però certo, è un silenzio che si nota.

Visto che ci siamo, Scarponi dice anche che il granfondista si spende per correre, mentre sul resto chiude un po’ gli occhi…

Il granfondista pensa a gareggiare. Va a fare il training camp alle Canarie. Mentre forse questo tipo di orientamento va capovolto. Bene tutto, ma sarebbe anche utile cominciare a pensare ai bambini e all’attività di base. La Federazione aveva speso belle parole su una collaborazione in questo senso. Per ora hanno riformato alcuni settori, rivedendo i criteri di partecipazione e altri aspetti. Magari quando avranno finito la fase di riforma, si potrà tornare a parlarne.

Le gran fondo stanno per ripartire: si riuscirà a renderle organiche a una nuova cultura con la bici al centro?
Le gran fondo stanno per ripartire: si riuscirà a renderle organiche a una nuova cultura?
In Sicilia hanno fatto quel che ipotizzavamo lo scorso anno: gare giovanili sfruttando la logistica delle gran fondo…

L’importante è che le idee circolino, non rivendicarne la paternità senza metterle in pratica. Bravi loro. E’ il modo per abbattere i costi e rimettere la bici al centro. I genitori vanno a correre e nello stesso giorno possono gareggiare anche i figli. Però certo, non possiamo dimenticare anche qui il discorso sulla sicurezza.

In che senso?

Nel senso che basta farsi un giro su ciclocolor.com e guardare le foto abbinate alle classifiche, per rendersi conto che ci sono gare che nel rettilineo di arrivo hanno le fettucce, oppure tratti alternati di fettuccia e transenna. Servirebbe una disciplina condivisa e fatta osservare con severità. Chi non si attiene al capitolato tecnico non deve organizzare. E noi che imponiamo certi criteri ai nostri associati, a volte siamo in difficoltà guardando quel che fanno gli altri. Ne parlai anche con il Prefetto Sgalla, ma le parole non sono ancora diventate fatti concreti.

Si è sempre puntato sull’alto numero delle prove…

Ma si potrebbe ragionare sulla loro qualità. E magari scremare un po’ il calendario, sacrificando le prove che non sono in grado di garantire standard soddisfacenti, è il modo di dare sicurezza a tutti e soddisfazione a chi fa le cose per bene.