Come quando se ne va una figlia. Alla Valcar la partenza di Elisa Balsamo verso la Trek-Segafredo ha prodotto le stesse emozioni dello scorso anno quando ad andarsene fu Marta Cavalli (in apertura, Elisa e la squadra sul podio del tricolore juniores 2016). A quanto ci ha raccontato Elisa, sarà allenata ancora da Davide Arzeni e proprio al “Capo” ci siamo rivolti per descrivere l’atleta che ai prossimi mondiali potrebbe essere la leader azzurra. Magari iniziando dalla prima volta che la vide.
Con Covi negli esordienti
Arzeni pianta subito una risata e la memoria torna indietro ad anni lontani, quando Elisa era esordiente e Davide aveva in squadra con sé Alessandro Covi, oggi professionista al UAE Team Emirates.
«Andammo a fare una gara in Piemonte – ricorda – e ne uscimmo con le ossa rotte, battuti una donna. L’ho preso in giro a lungo. Per coincidenza, accadde il 14 ottobre, lo stesso giorno in cui Elisa vinse il mondiale juniores a Doha. Quel giorno su Facebook uscì il ricordo di quella corsa e io lo mandai ad Alessandro. Ci ha battuto, gli dissi, ma almeno è una forte…».
A Doha 2016 la conoscevi già?
La conobbi prima di quel mondiale, a giugno 2015. Passava da junior di primo anno a junior di secondo. Io sapevo già che avrei preso in mano la Valcar e la osservavo. Abbiamo cominciato a lavorare insieme nell’autunno del 2015.
Si intuiva già che avesse un potenziale così grande?
Era chiaro e sono convinto che non lo abbia ancora espresso. E’ ancora giovane. Tenete conto che lei già nel 2015 fece i quartetti per qualificare l’Italia a Rio.
E’ sempre stata così meticolosa?
Non ha mai avuto dubbi, anche quando c’era da fare avanti e indietro tre volte a settimana da Cuneo a Montichiari. Il fatto che rimanga suo allenatore dipende da quello che succederà alla Trek, io non ho ancora parlato con nessuno.
Credi che per puntare forte su strada dovrà un po’ mollare la pista?
Bisogna capire che cosa succederà a livello di programmi della Trek per lei. Sicuramente ha tanti margini. L’ho sempre paragonata a Valverde, una che in salita si difende, ha uno scatto micidiale ed è veloce. Di quegli atleti che possono vincere tutte le gare. Mollare la pista del tutto però no, perché le piace. E’ chiaro che poi se la Trek ha dei programmi sul Giro o il Tour de France, non li prepari facendo i quartetti.
Pensi che possa far bene nelle corse a tappe?
Diciamo che noi l’abbiamo preservata e adesso ne beneficerà qualcun altro. Alla Vuelta, togliete le primissime, lei sulle salite ha sempre scollinato con le prime. Anche su salite di 15 chilometri. Quest’anno, pur con i lavori delle Olimpiadi da maggio a luglio fra palestra e pista, su strada si è mossa bene.
Quando hai saputo che sarebbe andata alla Trek?
Io non ho saputo niente fino all’annuncio. Non ho voluto sapere. Erano uscite notizie sulla Jumbo, ma era una sua scelta. Giusto che abbia deciso in autonomia.
E’ una dura?
Alle donne scappa sempre la lacrimuccia, ma è dura. Se pensate a quello che le è successo a Tokyo, che le sono passate sopra con la bici… Se la pedivella era messa in altro modo, si faceva male davvero. Il fatto che sia ripartita, vuol dire che è una dura. Con l’età aumenterà anche il carattere. E’ un’altra delle cose che può migliorare.
Di quale risultato ottenuto con lei vai più fiero?
Bisogna tornare indietro molti anni. Però direi la prima vittoria nel WorldTour, a Pasadena nel California del 2019. Abbiamo lavorato per lei e non ha sbagliato. Non era un percorso facile, salita ce n’era e ce n’era tanta. E la Arlenis Sierra è una dura da battere.
Salvoldi ha detto che sarà leader al mondiale…
Voglio godermela ancora un po’ in questo mese e mezzo, ci sono tante corse. Il mondiale è sicuramente un obiettivo. Poi ci sarà sicuramente la Roubaix, che è una cosa nuova per tutte. Ci stiamo preparando insieme.
E lei come sta vivendo il distacco?
Si muove e ragiona ancora come un’atleta della Valcar. Le ragazze alla Vuelta si sono messe a disposizione senza problemi. La viviamo come l’anno scorso con Marta, due bandiere della squadra. Negli ultimi sei anni, Elisa ci ha dato grandi soddisfazioni. Noi le abbiamo dato e lei ha restituito. Non ricordo più quanti mondiali ha vinto, mi pare cinque. Gli europei neppure li conto.
Hai parlato di Marta Cavalli, che ha cambiato pelle, migliorando tanto in salita e perdendo spunto…
Dipende dagli obiettivi che ha la squadra, ma Elisa non deve perdere il suo spunto veloce. Marta evidentemente ritiene di voler puntare a certe corse. Però adesso voglio pensare alle prossime corse, per gli addii ci sarà tempo dopo.