Bernal, altro passo verso la vetta: testa dura e piedi per terra

26.03.2024
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«In questo momento so che non sono al mio miglior livello o alla migliore versione di me». Bernal parla piano, con il tono gentile di sempre, ma lo guardi e pensi che non sia più il bimbo pieno di sogni che conoscemmo al suo arrivo in Italia.

Il terzo posto alla Volta Catalunya è una buona notizia, ma Egan per primo è consapevole che le distanze siano ancora siderali. Nessuno sa come sarebbe finito uno scontro alla pari fra il Bernal del 2020 e il miglior Pogacar (i due sono stati vincitori consecutivi al Tour de l’Avenir) e poi Vingegaard. Di fatto non è mai stato possibile assistervi e probabilmente non lo sarà mai.

Il podio del Catalunya è il primo di una gara WorldTour dalla vittoria del Giro 2021
Il podio del Catalunya è il primo di una gara WorldTour dalla vittoria del Giro 2021

La strada giusta

L’incidente ha segnato profondamente il corpo e l’anima del colombiano, che ha due anni più di Pogacar. E mentre gli altri lavorano per progredire e guadagnano terreno in ogni specialità, Egan lavora per colmare il gap fra la condizione attuale e il ricordo del miglior se stesso. Loro attaccano, lui insegue. Comunque la si voglia guardare, il gap è immenso come i 5 minuti che in Spagna lo hanno diviso da Pogacar e i quasi 2 da Landa. Eppure in quel germoglio di classifica c’è la speranza di essere vicini a ritrovare un campione di classe cristallina.

«A un certo punto – prosegue – avevo perso anche la motivazione per continuare. Non è stato facile né fisicamente né mentalmente, dopo essere stato al massimo, arrivare a non finire le gare. E’ stato difficile. Prima di venire in Catalogna volevo il podio, ma lo vedevo lontano. Ora che l’ho conquistato, mi dico: “Cavolo, ci sono, sono molto felice. Inizia la stagione e finalmente siamo sulla strada giusta”. Il primo podio del WorldTour dalla mia rinascita, ma bisogna essere onesti. C’è ancora molto da fare per essere l’Egan Bernal di prima, quindi torno a casa per continuare a lavorare».

Ultima tappa di Barcellona: Bernal in salita con Pogacar, che poi vincerà in volata
Ultima tappa di Barcellona: Bernal in salita con Pogacar, che poi vincerà in volata

Il primo podio

I passi avanti sono evidenti, i risultati positivi in successione fanno pensare che il trend sia finalmente quello giusto. Bernal era partito tutto sommato bene anche lo scorso anno alla Vuelta San Juan, poi aveva dovuto fermarsi per un mese a causa del riacutizzarsi di un problema al ginocchio e il rientro al Catalunya non era stato così positivo. Nel 2023 non è mai riuscito a entrare fra i primi cinque di una corsa, nel 2024 sono già venuti il podio ai campionati nazionali e quelli del Gran Camino.

«Se mi avessero detto che quest’anno sarei potuto salire sul podio in una gara WorldTour – dice – non ci avrei creduto. In corsa ho ritrovato le stesse sensazioni che avevo l’anno scorso, cioè soffro. Ma è diverso tra soffrire davanti e soffrire dietro. Ormai posso dire che sono stato a tutti i livelli. Nel ciclismo ci sono i livelli e i livelli dei livelli (ride, ndr) e io li ho sperimentati tutti. Ad ogni livello c’è una diversa sofferenza, ma quella dello scorso anno era particolare. Quest’anno i primi passi mi sembrano buoni. Posso attaccare, posso restare in un gruppo di 10 corridori con Vingegaard o Pogacar. Un gruppo dei 10 migliori e io dentro cercando di seguirli. Lo vedo che sono ancora superiori, ma l’anno scorso sarebbe stato impossibile solo pensare di farlo».

Tanti tifosi per Bernal al Catalunya: la sua risalita emoziona il pubblico
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Seguire l’istinto

Sapendo di poter contare su una migliore solidità fisica, Bernal ha vissuto il Catalunya come una sfida quotidiana: il podio è stato la conseguenza dei piazzamenti di giornata. Nella sesta tappa, forse la più dura con oltre 4.000 metri di dislivello e l’arrivo a Queralt, Egan ha attaccato. E’ rimasto allo scoperto per 59 chilometri e alla fine si è arreso soltanto a Pogacar, che lo ha staccato di 57 secondi.

«Ho cercato di avere la mente aperta – spiega – restando molto attento a ciò che accadeva intorno. In certe tappe, dopo tanta fatica, può succedere di tutto. Per cui, antenne dritte e seguire l’istinto. Alla fine la stanchezza era tanta, ma tappe con salite così lunghe per me sono meglio di quelle esplosive della Parigi-Nizza. Dopo la corsa francese ho fatto un bel blocco di lavoro, per cui sono arrivato in Spagna senza sapere come sarei stato. Ovviamente sapevo che la UAE Emirates sarebbe stata un gradino sopra, ma la curiosità era vedere ciò che sarei stato capace di fare. E averlo fatto con la fiducia della squadra mi rende molto orgoglioso».

Dopo il Catalunya, Bernal ha iniziato a preparare il Romandia: prossimo passo verso il Tour
Dopo il Catalunya, Bernal ha iniziato a preparare il Romandia: prossimo passo verso il Tour

I piedi per terra

Il piano adesso è tornare a casa e lavorare ancora. Allungare le distanze, alzare il ritmo per farsi trovare ancora più pronto fra un mese esatto al via del Tour de Romandie, sua prossima corsa.

«Aver chiuso al secondo posto la tappa regina – spiega – mi ha reso felice e mi motiva a lavorare. Non me lo aspettavo, significa che avevo le gambe per farlo. Sapevo che Tadej è ad un altro livello, quindi quando ha attaccato non ho nemmeno provato ad andare con lui. Ho gestito il mio sforzo, mi sentivo bene e sono andato a prendere Landa e poi insieme abbiamo lavorato davvero bene. Mikel mi ha aiutato tantissimo, quindi devo ringraziare anche lui. Penso che il Catalunya sia sicuramente un altro passo avanti, ma devo tenere i piedi per terra. C’è ancora molto lavoro da fare, ma sono felice e molto orgoglioso di me stesso e anche orgoglioso di tutta la mia famiglia e delle persone che sono state con me».