Le Olimpiadi da dentro (e da fuori). Torniamo a Parigi con Cecchini

25.08.2024
6 min
Salva

Le Olimpiadi di Parigi sono finite da un paio di settimane. Sembra un’eternità, ma certi ricordi e certe emozioni sono ancora forti. Specie per chi come Elena Cecchini le ha vissute da dentro. Ed è proprio l’azzurra, che ha disputato la prova su strada, a guidarci nella Parigi olimpica nascosta. Quella dei pass per muoversi, delle logistiche particolari, delle cerimonie.

In due settimane spesso abbiamo sentito atleti e giornalisti raccontare anche di come non sempre fosse facile spostarsi, mangiare alla mensa del villaggio o al contrario ci dicevano dell’atmosfera magica che in quei giorni a cinque cerchi si respirava nella Ville Lumiere.

Uno scatto con le ragazze impegnate su strada e il cittì Sangalli
Uno scatto con le ragazze impegnate su strada e il cittì Sangalli
Elena torniamo a Parigi. La sede azzurra ciclistica era a Versailles, fuori dal centro della città…

Esatto, avevamo l’hotel sulla strada del percorso, del tratto in linea per la precisione e questo era molto comodo per poterci allenare rispetto al Villaggio Olimpico che invece era in centro. Scelte come questa, di prendere un altro hotel sono del Coni. Il Villaggio per esempio era ideale per i ragazzi dell’atletica che in 5′ a piedi erano allo stadio. Il Coni per i giorni delle gare su strada aveva affittato per noi un appartamento in centro proprio vicino alla partenza. Era un appartamento per persone non vedenti ed era molto comodo in quanto a logistica pre gara. Lì avevamo il cuoco italiano, gli spazi con le nostre bici, i rulli. I ragazzi e le ragazze della crono si sono potuti distendere prima delle gare, oltre che dormirci tutti noi dalla sera prima. Una logistica molto comoda, anche perché non avevamo i bus, ma c’erano degli stand per i team. Mentre il villaggio olimpico distava almeno 45′ dalla sede di partenza. 

E quindi al Villaggio Olimpico non ci sei stata?

Un giorno. Sono andata a farci una passeggiata, a curiosare. Elia (Viviani, il marito, ndr) invece ci è stato. Era andato a fare una sessione in palestra, che era a disposizione degli atleti, dopo la cerimonia d’apertura. Mi ha detto che in mensa c’erano code lunghissime e che per questo aveva mangiato in uno dei bar del villaggio. Lì la scelta alimentare era comunque buona e ne aveva approfittato. Un po’ mi dispiace non aver vissuto di più il villaggio olimpico. Mi ricordo di quello di Rio, dove c’era una palazzina per Nazione. Anche quella fu una bella esperienza. Al villaggio ci siamo ritrovati con tutti gli azzurri prima di andare alla cerimonia di chiusura.

Una foto, molto parigina, di Elena Cecchini in corsa
Una foto, molto parigina, di Elena Cecchini in corsa
Dopo la tua gara sei rimasta però a Parigi…

Il 4 agosto ho corso e poi la mattina dopo ero già al velodromo per vedere Elia e Vittoria Guazzini, che è una mia grande amica. Avevo preso a suo tempo, privatamente, un Bed&Breakfast in zona. Avendo già gareggiato potevo accedere al villaggio olimpico ma non ci potevo dormire. 

E i biglietti per il velodromo?

Li ho acquistati come una persona normale a suo tempo. Aprivano degli “slot temporanei”, una o due volte al mese: dovevi starci dietro, c’era già una lista d’attesa. Poi in realtà ho visto che si potevano acquistare anche sul momento.

Chiaro…

All’inizio li avevo presi solo per l’omnium di Elia e per i ragazzi del quartetto. Mentre mi sono persa la madison d’oro di Vittoria e Chiara (Consonni, ndr). E’ che dopo tre giorni di velodromo ero distrutta. Faceva un caldo tremendo, la musica, lo speaker, il caos… ogni sera avevo il mal di testa. Solo che poi non essendo andata e avendo loro vinto, per scaramanzia ho detto ad Elia: “Non so se venire alla tua madison, resto in appartamento”. Ma Elia, che scaramantico non è, mi ha detto di andare. E’ stata quasi più faticosa la settimana da spettatrice che quella da atleta. Ma così mi sono goduta le Olimpiadi dai due punti di vista.

Abbiamo visto in effetti anche dai tuoi social che l’hai vissuta appieno, specie alla cerimonia di chiusura…

Quel giorno siamo stati fuori dalle 16 a mezzanotte. Alle 18 c’era il ritrovo al villaggio, faceva un caldo con quelle tute… ma dovevamo attenerci al codice che ci aveva inviato il Coni. Però è stata un’esperienza bellissima stare in quello stadio. Ti dava veramente il senso di cosa siano le Olimpiadi. Un’emozione fortissima.

Casa Italia: com’era?

Ci sono stata, anche se è più per gli atleti medagliati che non per gli altri. Se ci andavi nessuno ti cacciava, ma non potevi decidere di andare liberamente. Quando Chiara Consonni e Vittoria Guazzini hanno vinto l’oro, dal velodromo sono andate a Casa Italia direttamente con tutto lo staff con i mezzi del Coni. Invece abbiamo ricevuto lì Elia e Simone con la loro medaglia d’argento della madison. Quando gli atleti medagliati arrivavano a Casa Italia gli veniva fatto un video emozionale, poi passavano alle interviste e quindi si mangiava. Anche noi abbiamo mangiato con loro e a seguire c’è stata una festa. Casa Italia era bellissima. Aveva un design particolare, dettagli curatissimi. Il Coni ha recuperato questa villa e l’ha risistemata a nuovo. Ora sarà restituita alla cittadinanza. 

E poi Elena c’eravate voi, i protagonisti, gli atleti. Chi hai incontrato?

Alla Cerimonia di chiusura ho visto bene Noah Lyles, lo sprinter americano che ha vinto i 100 metri. Era ben disposto, simpatico e alla mano, come tutti quelli della squadra statunitense. Avevano queste divise bellissime, colorate. Loro erano dei guasconi, con occhiali improbabili, dei veri casinisti… davvero belli da vedere. E poi le Farfalle della ginnastica ritmica. Ho rivisto Pauline Ferrand-Prevot, una mia amica…

E tra campioni, tra atleti, ci si riconosce?

Non tutti, ma sì direi. Io ed Elia abbiamo incontrato Gregorio Paltrinieri e Rosella Fiamingo (anche loro coppia nella vita, ndr). Elia e Gregorio già si conoscevano. Avevano vinto l’oro a Rio nello stesso giorno: interviste, Casa Italia anche lì ed erano rientrati dal Brasile con lo stesso volo. Da quel momento sono rimasti in contatto. Senza contare che ci si era incontrati anche a Livigno: anche Gregorio nuotava in quota. Mentre La Fiamingo sapeva che io ero la moglie di Elia e cosa facevo: anche lei è stata molto alla mano. E poi sì, ci siamo incontrati e visti con i ragazzi dell’atletica. Nadia Battocletti per esempio o Filippo Tortu. Ecco, Tortu è super tranquillo e super appassionato di ciclismo. Conosce tutti. Anche in questi incontri c’è il bello delle Olimpiadi.