Il Teide ci consegna un Bettiol rampante

04.05.2021
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Quando risponde al telefono il tono della voce di Alberto Bettiol è brillante. Il toscano viene da un inverno a dir poco difficile, costellato da problemi fisici. Lo avevamo sentito alla vigilia della Strade Bianche e il suo quadro fisico e atletico era parecchio basso.

Ma l’aria del vulcano, il Teide tanto per cambiare, deve avergli fatto bene. E adesso Alberto si appresta ad affrontare il suo secondo Giro d’Italia.

Alberto Bettiol (27 anni) in ritiro sul Teide, dove è stato per due settimane
Alberto Bettiol (27 anni) in ritiro sul Teide
Alberto come stai? Come è andata in ritiro?

Sto bene! E’ stato un buon ritiro. Charly Wegelius mi aveva accennato che sarei potuto essere coinvolto al Giro già prima del Belgio e una volta che tutto è diventato realtà abbiamo pensato che passare due settimane in ritiro fosse l’avvicinamento migliore. Sono state due settimane ottime. Ero da solo con il massaggiatore del team. Insomma ho fatto vita da monaco, quella che serve per andare forte.

E adesso il Giro dunque…

Si parte con una crono. L’ultima che ho fatto è stata quella della Tirreno. I valori sono buoni ma poi sarà la strada a parlare. Spero che questo Giro mi riporti ai mie livelli. Andrebbero bene anche quelli del 2020 in cui comunque andai forte prima e dopo il lock down.

Hai avuto un inverno difficile: cosa ti era successo?

Ho avuto un inverno altalenante dovuto ad una colite ulcerosa. Mi sono anche spaventato, vedevo del sangue. Andava oltre il discorso sportivo. Non stavo bene. Ho fatto una visita prima di andare in altura e adesso sto decisamente meglio. Continuo la cura, anche se è molto blanda, perché il medico ha detto che per queste cose le ricadute sono dietro l’angolo. Questo mi ha tolto mesi di buon allenamento. Non riuscivo a fare più di un’ora, avevo persino problemi a stare in macchina. Mi sono preoccupato e spaventato anche per il ragazzo che sono, non solo per l’atleta.

Come nasce questa tua colite? E’ un fattore di stress?

E’ una malattia psicosomatica. Io somatizzo lo stress così e può succedere nella fascia d’età tra i 25 e i 40 anni, indipendentemente dallo stress o dall’essere un atleta. E non dipende solo da fattori mentali, ma anche dalla vita frenetica che facciamo. Due giorni fa ero su un’aereo, adesso sono in macchina, dopodomani parto per il Giro… E vi assicuro che le visite stesse non sono state piacevoli! Questa colite dunque mi ha impedito di fare la base. Quindi ho faticato alla Sanremo, 300 chilometri, nel tappone della Tirreno, al Fiandre. Ho corso con gente che aveva tanti, ma tanti chilometri più di me. Per questo sono stato contento di essere andato in ritiro e di partire per il Giro. Non ho mai perso la fiducia.

«Mi aspetta una stagione importante, sono anche in scadenza di contratto», ha detto Bettiol
«Mi aspetta una stagione importante, sono anche in scadenza di contratto», ha detto Bettiol
Possiamo immaginare…

Ho entusiasmo per il Giro e non vedevo l’ora di farlo. L’ho chiesto io. E poi sono cinque anni che manco. Perché sì: bella l’America, bello il Tour ma io sono cresciuto a pane e Giro d’Italia! 

Che lavoro hai fatto sul Teide?

Con Piepoli, il mio preparatore, abbiamo puntato soprattutto a fare i chilometri che mi sono mancati quest’inverno. Ho fatto parecchi lavori specifici dopo le 4 ore, cosa che mi mancava. Ho fatto fatica in generale, approfittando del buon clima delle Canarie. Due settimane sono volate. E’ vero che le giornate sono lunghe, ma si passava anche tanto tempo in bici. La cosa buona è stata la continuità data al lavoro. Quando va così, cioè che riesco a fare il mio, sono sereno e tranquillo. E non ho paura di nessuno. Questa è una fortuna, ma anche una condanna, perché poi quando i risultati non arrivano evidentemente ho sbagliato qualcosa.

Eri da solo? 

Sì, con il massaggiatore Rui, lui è portoghese. Poi c’erano Landa con due suoi compagni e George Bennett con altri due suoi compagni.

E uscivate insieme?

Ma scherzi! E chi li fa 50 chilometri di salita con Landa! E con Bennett anche, cambiava poco. Ci vedevamo a colazione e la sera. Poi ognuno faceva il suo lavoro.

Sabato si parte con una crono e tu a crono sai andare forte… Gli hai dato uno sguardo?

Certo, un occhio ce l’ho buttato. La bici da cronometro l’ho ripresa ieri dopo il Teide. Ci farò un allenamento domani e la riprenderò venerdì.

Bettiol va molto forte a cronometro. L’anno scorso ha vinto quella dell’Etoile des Besseges
Bettiol va forte a crono. L’anno scorso ha vinto quella dell’Etoile des Besseges
Hai curato anche il peso sul Teide?

Ho curato tutto: riposo, alimentazione, allenamento… Sono sceso due chili abbondanti, ma è stata una conseguenza della buona vita fatta.

Che Giro ci possiamo aspettare da Bettiol?

Io cercherò di cogliere le mie opportunità, ma abbiamo Hugh Carthy che può fare bene, ha fatto un bel percorso di avvicinamento. Va forte sulle pendenze dure. L’anno scorso ha vinto sull’Angliru e quest’anno ci sarà lo Zoncolan. L’unico problema sarà verificarne la tenuta, anche mentale, sulle tre settimane perché non devi sbagliare nulla. Serve solidità. Io cercherò di stargli vicino, ma con un occhio di riguardo per me.

E c’è anche la tappa di Montalcino nella tua Toscana…

Ho degli amici che hanno un’azienda vinicola lungo quelle strade e mi dicono sia molto dura. Ma poi lo vedo dai file che ci manda la squadra. Negli ultimi 70 chilometri ci sono 1.600 metri di dislivello. Arriva dopo il giorno di riposo e già questo è un bel punto interrogativo e il meteo potrebbe incidere tantissimo. E perché – rilancia Bettiol – la tappa del giorno dopo, quella di Bagni di Romagna? Si passa da Firenze e Sesto Fiorentino, a casa di Alfredo (Martini, ndr) per me che sono toscano è una bella emozione. Poi si fa la Consuma, la Calla… quelle salite le conosco.

Saremo di parte, ma sentire un Bettiol così motivato e in buona salute ci fa piacere. Questo ragazzo è un patrimonio del nostro ciclismo. Un Fiandre non lo vinci per caso. Abbiamo bisogno di ritrovare talenti assoluti e di caratura internazionale. La sua storia per certi aspetti è simile a quella di Moscon. Ed abbiamo visto come il trentino sia andato al Tour of the Alps, dopo la sua altura.