Troviamo Jacopo Mosca mentre torna al bus prima della cronometro del Tour de Pologne, la strada è leggermente in discesa, noi lo chiamiamo e lui gentilmente si ferma. Jacopo ha le mani basse sul manubrio e mentre schiviamo ammiraglie e altri corridori lui parla e noi ascoltiamo.
«Sono alle prese con un virus intestinale – racconta – ora mi è passato, il peggio l’ho avuto tra la terza e la quarta tappa ma sto malissimo. Tuttora sono ko, spero di arrivare nel tempo massimo per questa crono, questo per fare capire come sto (Jacopo ha concluso la crono in 95ª posizione, con un buon margine sul tempo limite, ndr).
«Non riesco a fare nulla per la squadra, quel poco che riesco lo faccio sempre, però è brutto. Anche perché rientravo in corsa direttamente dal Giro, visto che proprio dopo averlo finito ho scoperto di aver avuto la mononucleosi. Sono partito per il Mont Ventoux e Occitanie ma solo perché serviva per la squadra, infatti la prima non l’ho finita e nell’altra mi sono ritirato alla seconda tappa».
Prima cosa hai fatto?
Sono stato in altura a lavorare, sono stato 25 giorni al Sestriere e ho fatto tutto particolarmente bene. Anzi, una settimana prima di venire qui ero molto contento per come mi sentivo, dopo un periodo difficile iniziavo ad avere sensazioni positive.
Eri da solo o in compagnia?
Ho fatto 10-12 giorni da solo e gli altri con Elisa (Longo Borghini, sua compagna, ndr). Poi lei è partita per il Tour Femmes. Abbiamo approfittato di quei giorni per allenarci e stare un po’ insieme.
Che programma hai da qui a fine stagione?
Archiviato il Polonia andrò al Tour di Danimarca. Farò le gare in America: Maryland, Quebec e Montreal. Poi qualche altra gara in Belgio e Croazia ed infine il calendario in Italia. Ho un bel programma, non mi posso lamentare, sono proprio contento.
Arriva la Vuelta, debutto in un grande Giro per il vostro giovane Antonio Tiberi che qui abbiamo visto spesso vicino a te. Cosa gli hai detto?
Eravamo in ritiro a Sierra Nevada, prima del Giro e c’era anche lui. Era importante anche per conoscere il finale della tappa che arrivava proprio lassù. Poi in realtà ho visto che lo hanno cambiato quell’arrivo. Però in quei giorni abbiamo fatto qualche salita che poi andrà a fare alla Vuelta e l’unica cosa che mi sono sentito di dirgli è stata: «In bocca al lupo!».
Pensi possa fare bene?
Antonio sicuramente va forte, è in condizione e lo dimostrerà, andrà lì a fare esperienza. Nelle tappe con la partenza in salita non mi sorprenderei di vederlo in fuga e vederlo battagliare fino alla fine.
Gli hai detto qualcos’altro?
Bene o male c’è. Bisogna svegliarlo un pochettino perché dorme – dice ridendo – perché è giovane! Però a parte le battute ci ha già fatto vedere belle cose dalla passata stagione. Poi Antonio qui alla Trek-Segafredo è seguito benissimo. La nostra è una squadra che ti permette di crescere e di maturare con i tempi giusti. Siamo seguiti al cento per cento e non lasciamo nulla al caso.
E’ maturato tanto da quando lo conosci?
Sì, devo ammettere di sì. Lui è stato under nell’anno del Covid e ha corso poco, non direi che è stato penalizzato ma comunque ha un grande motore e per quello che ha fatto vedere anche voglia di imparare.
Ha vinto anche la prima gara da professionista in Ungheria…
Ha vinto una tappa e questo è stato un bel passo e una grande iniezione di fiducia. Avrebbe potuto anche fare classifica ma la prima tappa è rimasto attardato nei ventagli. E’ per questo che gli dico “svegliarsi”! Perché uno come lui non deve rimanere attardato da queste situazioni. Ma ha tempo, è giovane, ha solamente 21 anni… Beato lui!
Ti ricordi delle prime gare fatte con voi?
Mi ricordo alla Coppi e Bartali dell’anno scorso, era la sua prima gara a tappe, aveva pochissimi giorni di corsa alle spalle e si vedeva già lì che aveva gamba.
E tu, invece, hai qualche obiettivo da qui a fine stagione?
Vi dirò, per come è andata la stagione non ho ambizioni di risultati, mi interessa tornare in forma e sentirmi bene. Prendere fiducia e gamba per iniziare al meglio la preparazione per il prossimo anno.
Hai detto qualcosa a Elisa per l’errore di percorso al Tour?
C’è da dire che ha fatto un’inversione talmente bella – dice con un sorriso – che non me la sono sentita di dirle niente. Si vede che è forte ad andare in bici e che da giovane ha fatto la gimkana!