Ora o mai più. Tra una trenata e l’altra al Giro di Turchia, Alex Dowsett guarda avanti e pensa ai tanti obiettivi del 2021. Nei pensieri c’è il ritorno al Giro d’Italia, dopo l’inedita vittoria in fuga dello scorso ottobre a Vieste (a sette anni dall’affermazione nella crono rosa di Saltara), la corsa contro il tempo all’Olimpiade di Tokyo e poi il tentativo del record dell’Ora.
Il trentaduenne cronoman inglese della Israel Start-Up Nation l’ha già detenuto per poco più di un mese nella primavera del 2015 (52,937 km, il 2 maggio), lanciando un messaggio globale anche fuori dalla pista, vista la sua condizione di unico ciclista emofiliaco capace di abbattere barriere così robuste nello sport. Il 7 giugno dello stesso anno, il connazionale Wiggins gliel’ha strappato (54,526 km), prima che il 16 aprile del 2019 finisse nelle gambe di Victor Campenaerts (55,089 km), collega per cui Alex stravede, ma che si augura di superare in autunno, sempre a Manchester. Voleva già farlo sul finire dell’anno passato, ma il Covid l’ha costretto a rimandare il tentativo che, in un futuro non così lontano, stuzzica anche il nostro Filippo Ganna. Alex lo sa bene e non ha intenzione di farsi bruciare sul tempo dal jet azzurro.
Come va al Giro di Turchia?
Finalmente ci sono temperature più miti, mentre i primi giorni è stata una follia.
Qual è il tuo programma successivo?
Andrò al Romandia, poi spero al Giro d’Italia, anche se la selezione per la Corsa Rosa è ancora aperta. Dopodiché, mi piacerebbe fare l’Olimpiade e giocarmi una medaglia, ma è tutto ancora da definire.
Com’è stato ritrovare Chris Froome?
E’ bello essere di nuovo compagni, abbiamo corso insieme al Uae Tour. Abbiamo passato tanto tempo insieme nel Team Sky prima che lui cominciasse a vincere i grandi Giri e che io andassi alla Movistar.
Hai un rapporto speciale con il Giro con due successi arrivati, entrambi all’ottava tappa, nel 2013 e lo scorso anno. Stavolta vuoi anticipare i tempi con la cronometro di apertura a Torino?
E’ sempre eccitante quando un grande Giro inizia con una prova contro il tempo e in questo caso c’è in palio la maglia rosa. Poi, non so se aiuterò nelle volate o in salita, oppure su tutti i terreni, perché ancora non è stata definita la squadra. Magari avrò anche qualche chance di giocarmela in fuga.
Sei un ciclista molto “social”. Hai conosciuto tua moglie su Tinder, entrambi siete molto attivi su Instagram e sui vostri canali Youtube e sei molto presente su Strava e Zwift. Ti piace aiutare a crescere la comunità ciclistica attraverso la condivisione?
I miei numeri non sono spettacolari. Ci sono ragazzi in tutto il mondo che possono esprimere una potenza di 7 watt/kg per una ventina di minuti, io non ci riesco. Sono un professionista ormai da 10 anni e voglio mostrare che nelle corse c’è ben di più rispetto ai numeri, come ad esempio quando si tira una volata. Devi essere al posto giusto, al momento giusto e tenerti quella riserva di energia che ti permetta di farlo nel migliore dei modi. Non basta guardare il misuratore di potenza ed è anche per questo che mi piace condividere i miei dati in allenamento e in corsa. Poi, non ho nulla da nascondere e penso che sia affascinante per gli appassionati incuriosirli e mostrargli cosa ci vuole per essere un pro’. Mi sento fortunato a essere in questa posizione, in cui posso portare chiunque all’interno del nostro mondo.
Com’è stato dover rinunciare al record dell’Ora a causa del Covid?
Non è stata una passeggiata. Il giorno in cui ho annunciato che avrei provato a riprendermelo, ho cominciato a sentirmi non tanto bene in bicicletta, poi sono arrivati tutti i sintomi. Ho fatto il test che è risultato positivo e mi ha messo ko per un bel po’. Ho avuto tante battute d’arresto nel corso della mia carriera e questa è stata una di quelle, ma ho continuato a lottare anche stavolta. Mi sono concentrato su come recuperare al meglio e riprogrammare il tentativo dell’ora per quest’anno.
Qual è il piano?
Vorrei provarci a Manchester perché è una delle piste più veloci in Europa, è al livello del mare ed è facile per me da raggiungere. L’altra opzione sarebbe Aigle, in Svizzera, ma bisognerebbe fare dei test perché abbiamo la teoria che possa essere veloce essendo anche più corta, però con la pandemia sinora siamo stati impossibilitati a svolgerli. Per cui, sono più orientato su Manchester, magari con un po’ di pubblico se sarà possibile.
Dunque, niente altura come Victor Campenaerts?
Dopo i test svolti, ho visto che battere il record dell’Ora sul livello del mare è molto difficile, ma possibile. In quota, invece, ogni corridore si comporta in modo diverso, per cui preferiamo andare sul sicuro e non fare azzardi. In tempi recenti, Wiggins è stato il primo ad alzare lo standard, poi Victor con la sua meticolosità l’ha portato su un piano ancora superiore. Ammiro moltissimo Campenaerts perché penso che abbia trasformato le corse contro il tempo per tutti: forse è per questo anche che ha vinto tanto subito da innovatore e ora fatica di più perché in tanti hanno deciso di emularlo.
Anche Filippo Ganna ha messo il record dell’ora nel mirino: che ne pensi?
Ganna ha la possibilità di fare in modo che per tanto tempo a nessuno venga nemmeno in mente di provare a fare il record dell’Ora: con il suo pedigree in pista, il suo “motore” e le risorse che gli mette a disposizione la sua squadra, può arrivare più lontano di chiunque altro e non di poco. Io, invece, mi accontenterei di battere il record col minimo margine.