Il Giro con i latini, il Tour con i britannici. E Carapaz cosa fa?

14.06.2021
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Dal tripudio rosa ai sogni in giallo. Dopo aver trionfato con Egan Bernal al Giro d’Italia, la Ineos Grenadiers sta cominciando a prendere confidenza con il colore più prestigioso al Tour de France, grazie alle fresche vittorie di Richie Porte al Delfinato e a quella di Richard Carapaz al Giro di Svizzera (foto di apertura).

Al Giro, grande fiducia di Bernal nel team: si metteva a ruota di Ganna e lasciava fare
Al Giro, grande fiducia di Bernal nel team: si metteva a ruota di Ganna e lasciava fare

Lo Stelvio per Tokyo

Di ritorno dal Passo dello Stelvio, dove ha seguito la ripresa post Giro di Filippo Ganna e Gianni Moscon, il direttore sportivo e allenatore Dario David Cioni ci ha raccontato l’estate della squadra tra gli obiettivi a cinque cerchi e la campagna in terra trasalpina.

«Con Filippo e Gianni abbiamo lavorato in ottica Tokyo – dice – era il primo blocco di lavoro dopo il Giro, in tempi leggermente sfasati perché non sono andati su lo stesso giorno, però è andata bene. Anche perché l’avvicinamento all’Olimpiade sarà diverso, visto che Filippo sta facendo anche dei lavori specifici in pista, mentre Gianni è rimasto allo Stelvio più a lungo».

Se Top Ganna sogna l’accoppiata aurea tra strada e pista, il trentino spera nella chiamata del ct Cassani per dare il suo contributo nella prova in linea.

Moscon sullo Stelvio preparando le Olimpiadi dopo un bellissimo Giro (foto Instagram)
Moscon sullo Stelvio preparando le Olimpiadi dopo un bellissimo Giro (foto Instagram)

Un super Giro

Entrambi sono stati fondamentali nelle tre settimane trionfali della Corsa Rosa, in cui i Grenadiers hanno corso con un’anima latina.

«Fino al ritiro di Sivakov, utilizzavamo soprattutto l’inglese – continua Cioni – dopodiché la musica era italiana o colombiana e gran parte delle comunicazioni erano in quelle lingue, salvo qualche riunione in inglese visto che il personale della squadra lo capisce meglio. La mentalità latina è stata però uno dei segreti di un gruppo fortissimo. In un grande Giro nascono legami molto forti, soprattutto quando c’è fiducia reciproca.

«Uno dei punti di forza come leader di Egan, nonostante sia ancora giovane, è che quando dice a un gregario: “Vai”, lui non molla la ruota. Lo si è visto con Filippo nella tappa delle strade bianche, ma anche con Gianni nelle frazioni finali, in cui era incollato a lui. Nonostante un uomo in meno, abbiamo fatto una grande impresa. Abbiamo preso la maglia subito con Filippo e poi per tanti giorni con Egan, con i ragazzi che, pur con un uomo in meno, l’hanno difesa senza grossi patemi».

Porte, terzo al Tour 2020, ha mostrato grande gamba al Delfinato. Dalla Svizzera, la risposta di Carapaz
Porte ha mostrato grande gamba al Delfinato. Dalla Svizzera, la risposta di Carapaz

Melius abundare

Al Tour, Cioni non sarà in ammiraglia come al Giro, ma ci ha raccontato un po’ che cosa dovremo aspettarci, con un’anima questa volta di madrelingua inglese, nonostante una variabile da non sottovalutare, come l’ecuadoriano Richard Carapaz.

Le alternative non mancheranno vista la presenza di assi del calibro di Geraint Thomas, già trionfatore nell’edizione del 2018, e Tao Geoghegan Hart, vincitore del Giro d’Italia nel 2020, senza dimenticare Richie Porte, terzo lo scorso anno alla Grande Boucle e galvanizzato dal successo al Delfinato.

«Le scelte finali – prosegue Cioni – non sono ancora state fatte, però una delle impostazioni sin dall’inverno è di presentarsi con una squadra con più di un leader, poi deciderà la strada chi sarà il corridore su cui puntare. Per quel che mi riguarda, meglio avere l’imbarazzo della scelta che nessuno per la classifica. Alla fine, abbiamo visto che anche Porte può dire la sua, non solo i più attesi come Thomas, Carapaz e Tao.

«D’altronde però, gli avversari sono forti. Se pensiamo a Roglic, che non ha ancora mostrato nulla quest’anno e si è nascosto, o Pogacar, che invece è già super competitivo, vedendo anche l’ultimo Giro di Slovenia. Sarà un Tour interessante, senza dubbio».

Anche Tao Geoghegan Hart ha fatto vedere belle cose in Francia
Anche Tao Geoghegan Hart ha fatto vedere belle cose in Francia

Il leader designato

E gli appassionati non vedono l’ora di assistere alle guerre stellari tra gli assi del pedale. Ai Grenadiers toccherà il ruolo di guastafeste, come conferma il quarantaseienne ex ciclista italo-britannico, che nel 2004 si piazzò quarto al Giro. E in caso di foratura di uno dei big, chi si ferma e chi va aspettato?

«Dipende da caso a caso e da tappa a tappa – dice – però ognuno ha un uomo dedicato di supporto, specialmente in caso di problemi meccanici, che gli sta sempre vicino. E’ chiaro che non puoi dividere la squadra in due, perché poi diventa ancor più difficile da gestire. Meglio decidere in quel preciso momento in corsa, anche perché sono tutti grandi professionisti e sanno cosa vuol dire dare supporto al leader designato. Questa volta magari toccherà a loro dare aiuto al capitano scelto, ma sanno che quando avranno l’opportunità in futuro, il supporto verrà ricambiato».

In pratica quello che è successo al Delfinato, con Thomas che ha spalleggiato Porte per il trionfo finale, augurandosi uno scambio di favori alla Grande Boucle. 

Giro del Delfinato, Geraint Thomas anticipa Sonny Colbrelli
Giro del Delfinato, Geraint Thomas anticipa Sonny Colbrelli

La variabile fughe

La superiorità numerica che per tanti può sembrare difficile da gestire, secondo Cioni apre scenari interessanti.

«Nel ciclismo moderno – dice – stanno tornando gli attacchi da lontano, per cui se si hanno più carte da giocare, si può davvero mettere in difficoltà altre squadre che hanno un leader unico. Avere più corridori capaci di vincere un grande Giro non è semplice in certi frangenti, ma in altri, soprattutto se non sei tu a guidare la corsa, dà la possibilità di inventare qualcosa di interessante. Quando, invece, indossi la maglia di leader, a volte sei immobilizzato sotto il punto di vista tattico». Alla strada l’ardua sentenza.