LILLE (Francia) – Domenica scorsa a Gorizia lo cercavamo prima del via, ma il suo compagno Giulio Pellizzari ci aveva presto chiarito ogni dubbio: «Gianni? No, non c’è. E’ sullo Stelvio perché sta preparando il Tour de France». Gianni è Moscon. Quella che dunque sembrava essere solo una voce si è trasformata in realtà e così il trentenne della Red Bull-Bora dopo il Giro d’Italia è pronto a sciropparsi anche i 3.338 chilometri delle strade francesi.
Sono pochissimi i corridori presenti qui a Lille che hanno fatto anche la corsa rosa e quei pochi sono tutti di qualità, a partire dal re del Giro, Simon Yates, passando per i suoi alfieri Edoardo Affini e Wout Van Aert, Mattia Cattaneo e appunto Gianni Moscon.


Idea Tour già al Giro
Dopo 44 giorni dall’arrivo di Roma, Moscon riattaccherà il numero sulla schiena. Quaranta giorni in cui ha cercato prima di tutto di recuperare al meglio e poi di ritrovare la gamba, buona e solida, che aveva mostrato sulle strade del Giro.
«Sto bene dai – esclama Moscon – mi sono allenato nel modo giusto in questa fase. Come è nata questa partecipazione al Tour? Non è stata una sorpresa del tutto, perché con la squadra se ne era iniziato a parlare già durante il Giro. Ma ci saremmo risentiti dopo un po’. E così una settimana dopo Roma, le sensazioni erano buone, mi sembrava di aver recuperato bene e quindi si è deciso di fare anche il Tour.
«Sono stato sullo Stelvio circa due settimane, sono sceso giusto domenica. Ho svolto un lavoro di costruzione, senza strafare, sfruttando la quota e seguendo le sensazioni».
Moscon, anche se non si è visto moltissimo, è stato un vero uomo squadra durante il Giro. Ha lavorato prima per Primoz Roglic e poi è stato vicino a Pellizzari. Nessun piazzamento, nessuna grande fuga: un vero gregario.
«Come dicevo – riprende Gianni – le sensazioni sono buone, sono uscito bene dal Giro. Per il lavoro che sono chiamato a fare io, la prima cosa necessaria era aver recuperato bene». Probabilmente, visto l’andazzo, anche la parte finale del Giro è stata gestita in ottica Tour. Roglic deve averlo precettato.
Di fatto tante tappe a lui congeniali non c’erano, meglio dunque lavorare in un certo modo. Sono gli schemi che impone il ciclismo moderno e i suoi livelli stellari.


Moscon uomo squadra
Prima abbiamo parlato di un Moscon uomo squadra. Gianni fino a qualche tempo fa era uno dei nostri (italiani) cavalli di razza. E senza scomodare quella famosa Roubaix, più di qualche volta ha vinto o si è giocato gare importanti. Però poi, tra imprevisti vari, qualcosa col tempo è cambiato. Due cambi di squadra nelle ultime tre stagioni… non sono qualcosa di facile. Ma ora forse ha girato pagina e trovato una sua dimensione.
«Sicuramente – dice Moscon – mi fa piacere questo ruolo e il fatto che la squadra mi abbia voluto anche qui al Tour. So qual è il mio valore e potrebbe anche essere più alto il mio rendimento di quel che si vede, ma sono anche consapevole che oggi le cose sono cambiate rispetto a qualche tempo fa. Il livello è altissimo e la prendo con filosofia. Vincere oggi per me sarebbe difficilissimo e se mi dessero altre responsabilità, che infatti non voglio, rischierei di prendere delle delusioni. Io invece così sono tranquillo, svolgo bene il mio lavoro e sono contento.
«Fare Giro e Tour in un team così importante è un’ambizione, un’opportunità e una responsabilità al tempo».
Sono parole importanti quelle di Moscon. Lui parla di filosofia, noi ci sentiamo di dire consapevolezza. A 31 anni, ha totale consapevolezza, appunto, della persona e dell’atleta. E dunque onore a lui che sa riconoscersi e dare il massimo in questa nuova dimensione.
Di certo, se una squadra piena zeppa di grandi atleti come la Red Bull-Bora ti porta nella corsa più importante del mondo, dopo già aver fatto un grande Giro, un motivo ci sarà. Nulla si lascia al caso e i test di rendimento devono per forza aver dato un certo esito.



Tutti per Primoz
Test di rendimento ma non solo. O meglio: come si valuta il rendimento di un pro’? E di un gregario in particolare? Non certo solo con i famigerati watt. E’ anche una questione di esperienza, di capacità di stare e fare gruppo.
«Alla Red Bull-Bora – racconta Moscon – mi trovo molto bene. Mi sono subito ambientato e sono davvero contento. Siamo un bel gruppo.
«Il mio ruolo? Più o meno come al Giro: cercare di essere presente nei momenti delicati e far risparmiare più energie possibili al capitano. Chiaramente, visto il livello attuale, dovrò lavorare di più nelle tappe veloci e mosse, perché in salita ora come ora, per stare davanti, mi servirebbe il motorino!».
Roglic è il leader della squadra, che sarà guidata da Enrico Gasparotto. Al suo fianco ci saranno altri ottimi atleti come Aleksandr Vlasov e Florian Lipowitz, secondo alcuni un possibile outsider di Vingegaard e Pogacar.
«Con Primoz, ma anche con gli altri ragazzi, è nata subito una certa sintonia. In particolare con Roglic non c’è neanche tutta questa necessità di parlarci più di tanto. A volte lo seguo io quando bisogna fare così, e lui sa che io ci sono. Tante volte è il contrario: lui mi segue perché si fida. Daremo il massimo. Come avete detto, siamo un’ottima squadra. Non la favorita numero uno, ma magari questo potrebbe essere un punto a nostro vantaggio».