Ventun anni compiuti da poco e già ben 15 vittorie in bacheca. E’ Olav Kooij da Numansdorp, nell’Olanda meridionale, la stessa terra che ha dato i natali alla famiglia Van der Poel, a Demi Vollering e a tanti altri campioni dei Paesi Bassi.
Capello biondo, fisico slanciato, una muscolatura potente ma non esagerata che lo rende compatto al tempo stesso, Kooij si annuncia come uno dei migliori velocisti della nuova generazione. Al netto del numero delle vittorie, i suoi sprint sono di peso. Quando è in volata ricorda molto Mark Cavendish. Si schiaccia tantissimo, ma lui sembra più elegante.
Da Gatteo a Monaco
Il talento della Jumbo-Visma è definitivamente esploso questa estate, quando dominò le prime frazioni del Giro di Polonia. La prima di queste 15 vittorie Olav la ottenne da noi in Italia.
Era la prima frazione della Coppi e Bartali del 2020 e la tappa era la Gatteo-Gatteo. Battè un altro ragazzino mica da ridere, Ethan Hayter. Da allora i successi si sono susseguiti fino ad arrivare all’ultimo, ottenuto a Monaco di Baviera (nella foto di apertura) lo scorso ottobre.
Questa volta i battuti sono stati ancora più importanti: Philipsen, Bennett, Jakobsen, Groenewegen. Quel giorno Kooij disse apertamente: «Vincere fa sempre piacere, ma è ancora più gradevole quando batti i migliori interpreti al mondo». Insomma “petto in fuori e spalle larghe”.
«Amo l’Italia – dice Kooij – ci sono venuto in vacanza da bambino. Mi piace molto anche la cultura del ciclismo, le corse che avete. Spero di farci ancora molte gare. E poi la cucina italiana è la migliore! Pizza, gelato, pasta…
«E’ stata una bella stagione e ho ancora addosso le belle sensazioni di questa annata. È stato bello. Voglio dire, ho fatto ancora dei bei passi in avanti e ho potuto festeggiare alcune belle vittorie».
Kooij e la salita
«Per la prossima stagione devo ancora vedere bene i programmi, ne parleremo nel corso di questo mese, ma il mio obiettivo è continuare a crescere e a vincere».
E per vincere bisogna allenarsi, non è una novità certo, ma bisogna farlo con criterio, oggi più che mai. Kooij ne è ben consapevole e seppure è un velocista sa bene che deve concentrarsi non solo sulle volate.
«E’ molto importante allenarsi in salita per un velocista – prosegue Kooij – Le gare del World Tour sono difficili e devi riuscire a sopravvivere alle salite. Non solo, ma è importante sopravvivere bene, perché devi arrivare al traguardo in buona forma, fresco per la volata. Noi velocisti dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra la salita e l’essere esplosivi. Ed è una bella sfida!».
Kooij parla con calma e pondera bene le parole. Ha ragione il veterano della Jumbo-Visma, Jos van Emdem che qualche tempo fa aveva detto: «Olav ha molto talento ed è molto più vecchio di quanto si possa pensare. Non mi sembra un ragazzo che ha vent’anni, un ragazzo che potrebbe essere mio figlio».
Nel mito di Kittel
Prima abbiamo accennato alla posizione di Kooij, la quale ricorda non poco quella di Cavendish. Ma lui preferisce paragonarsi ad un altro grande sprinter.
«Cavendish, Bennett, Jakobsen quando sono al via sai che tutti vogliono vincere la gara e allora io mi concentro su me stesso. Cerco solo di fare del mio meglio e spero di poterli battere».
E quando gli diciamo di Cavendish ci pensa un po’ e risponde: «Quando ero giovane (come se fosse vecchio, ndr) ammiravo Marcel Kittel, era davvero forte. Aveva una potenza super. Ha vinto molte gare e io lo guardavo dalla televisione».
L’investitura di Viviani
Ma tornando al discorso della salita, Kooij sa che non potrà essere proprio come il suo idolo. Kittel oggi farebbe davvero fatica in questo ciclismo: troppo pesante, troppi muscoli. E lo sa bene anche Elia Viviani.
Recentemente il veronese ha detto alla Gazzetta dello Sport: «Jakobsen credo che sia il miglior sprinter attualmente, negli ultimi 200 metri è imbattibile. Attenzione per il futuro anche a Olav Kooij. Ha già mostrato consistenza e penso che possa solo migliorare».
Rispetto a molti sprinter Kooij è sì “muscolato” ma non è pesantissimo. E questo può agevolarlo non poco nell’identikit dello sprinter del futuro.