Le speranze della Drone Hopper di restare professional si sono librate in aria e sono sparite. Il main sponsor spagnolo non ha più eliche per tenere in volo la formazione italiana. L’impegno economico che si era assunto la start-up per le prossime annate non può più a garantirlo. Ormai a questo punto servirebbe un miracolo, ma per quanto Gianni Savio negli anni ci abbia abituato ad operazioni straordinarie, stavolta non sarà così.
Benché non ci sia ancora nulla di ufficiale, le voci dicono che il suo team dovrebbe prendere la licenza continental facendo una “fusione” con una formazione colombiana. La prima conseguenza di questa unione sarà la riduzione del roster. Lo slot di posti per i corridori italiani è praticamente assicurato soltanto a Benedetti (che aveva un biennale in tasca) e a Ciuccarelli (neo pro’ nel 2023). Di Chirico abbiamo parlato un mese fa, Mattia Bais è appena stato annunciato dalla Eolo-Kometa (dove raggiungerà suo fratello Davide). Ma gli altri italiani che erano in scadenza di contratto cosa faranno? E come stanno vivendo il momento? Sono in sei e glielo abbiamo chiesto, naturalmente. Rubrica telefonica e via. Componiamo i numeri e ascoltiamoli.
Ravanelli al bivio
Simone si è dato un time limit per conoscere il suo futuro anche se sembra aver metabolizzato abbastanza bene la vicenda.
«Sto continuando ad allenarmi. Un po’ per svagare la mente – dice – un po’ per farmi trovare pronto se arrivasse una chiamata da Gianni o da altri. Sarei disposto a restare anche nella continental perché so che nel 2024 potremmo tornare professional. Sono dei compromessi che posso accettare con loro, ma ho 27 anni e devo avere delle garanzie. Entro metà dicembre mi piacerebbe sapere in modo definitivo cosa ne sarà della Drone Hopper. In ogni caso sto valutando il cosiddetto piano B. Vorrei restare nel mondo del ciclismo sul lato commerciale, sfruttando i miei studi al liceo scientifico. Magari qualche azienda del settore potrebbe avere bisogno, sto iniziando a buttare un occhio in giro. Diciamo che sono preparato a smettere, anche se spero di no. E anche se speravo di farlo in un altro modo o molto più in là.»
Bisolti, tante idee
Alessandro ha la battuta pronta appena lo contattiamo. «Se non dovessi continuare potrei venire da voi di bici.PRO visto che al Langkawi e al Rwanda vi ho fatto da inviato in corsa. Mettete una buona parola col vostro capo (dicendo ridendo, ndr). Scherzi a parte, in questa situazione sono quello che ho meno da perdere rispetto agli altri miei compagni. Ho 37 anni, sono pro’ dal 2009, le mie soddisfazioni me le sono tolte e devo solo capire se ne valga la pena correre ancora. Ho tante idee per il futuro.
«In una situazione simile mi trovai giusto dieci anni fa quando ero al Team Idea. Eravamo continental e dovevamo diventare professional nel 2013, ma vennero a mancare gli sponsor. Andai a lavorare in carpenteria con mio padre. Tornai a correre nel 2014 ma in quel periodo presi l’abilitazione da geometra che adesso può tornarmi utile. Attualmente non mi sto allenando, mi sto godendo le mie bambine di 5 e 9 anni. Fra venti giorni vedremo come andrà, mi aspetto qualche comunicazione sulla nostra chat o una chiamata anche solo per salutarci.»
Marchiori alla finestra
Leonardo è piuttosto attivo fisicamente e sul suo futuro mantiene un discreto ottimismo, forse perché avendo 24 anni è quello che potrebbe rientrare di più nei piani di Savio e Bellini o di altre formazioni.
«Sto vivendo questo momento in modo strano – spiega – pensando a cosa è successo a noi, alla Gazprom o anche alla B&B Hotels, seppur per circostanze non del tutto uguali. Esco in bici in modo blando, mentre in palestra sto lavorando più sodo. Tant’è che ho fatto già dei corsi per diventare personal trainer. Proposte di qualche team continental le ho avute, ma ovvio che sto aspettando di avere notizie dalla mia squadra. Tuttavia moralmente sono più positivo che negativo anche se all’inizio è stata dura, una vera mazzata.
«Se nessuna formazione mi chiamerà, un lavoro lo troverò. Mio padre ha un panificio che fa anche da pasticceria e bar. Di sicuro so che una persona in più gli potrebbe fare comodo. Oppure so che le aziende nell’orbita della Fincantieri cercano sempre».
Tagliani scoraggiato
Tra i ragazzi della Drone Hopper quello che appare più scoraggiato è Filippo Tagliani. Il 27enne bresciano ha faticato tanto, meritandolo, per passare pro’ che ora si trova nell’incertezza totale.
«Sto facendo fatica ad accettare questa situazione – dice – soprattutto perché avevo disputato una buona stagione. Non mi sono mai ritirato in nessuna delle 70 gare che ho fatto. Alla fine, sentendomi con gli altri miei compagni, Ravanelli, Marchiori, Marengo ed io potremmo rientrare nei piani nella continental di Savio. Non è stato facile nemmeno guardarsi attorno perché le altre squadre sono già fatte. Adesso aspetto e spero. Nel frattempo cercherò di capire cosa poter andare a fare anche se sono stato preso proprio alla sprovvista».
Zardini, un passo indietro
L’amarezza pervade anche Edoardo, ma il 33enne scalatore veronese aveva iniziato ad avere altre idee malgrado sia stato quello che ha corso di più.
«Già durante il Giro d’Italia stavo maturando l’idea di smettere. Il mio l’ho fatto. Ultimamente mi hanno cercato una continental britannica ed una professional, ma gli ho detto di no. Fare il corridore diventa sempre più difficile e devi esserne convinto al 100 per cento. Non era più così per me, non posso continuare solo per fare contenti gli altri. E poi anche l’anno scorso ho vissuto la stessa situazione (chiusura della Vini Zabù, ndr). Ormai ho deciso di ritirarmi. Posso andare a lavorare nell’azienda dei miei genitori o da altre parti. Restare nel ciclismo non mi interessa, forse un domani potrei pensare di collaborare con qualche formazione giovanile.»
Marengo, rabbia e frustrazione
L’umore di Umberto è mix tra rabbia e frustrazione. Come dargli torto. «Avevo scelto la Androni per rilanciarmi, però sembrava che fosse tutto segnato, che non dovesse andarmi bene nulla a livello agonistico. Questa è la cosa che mi fa più male. In carriera sono sempre stato in salute, ma quest’anno ho preso Covid, bronchiti e citomegalovirus che mi hanno condizionato parecchio.
«Sto uscendo in bici regolarmente come se dovessi ricominciare la nuova stagione, ma quando sono rientrato dalle ferie non volevo nemmeno ricominciare ad allenarmi. Poi la mia compagna e gli amici mi hanno detto che non sarebbero stati questi due mesi di bici a farmi difetto. Metti che succeda davvero un miracolo? Tuttavia sono consapevole che sarà impossibile continuare a correre, anche perché non ho avuto altre proposte. Valuterei anche un ingaggio in MTB. Ho in testa tante cose senza bici, ma prima di pensare a cosa farò devo elaborare bene mentalmente questa situazione.»