Caldo, il cielo terso e le strade di Parigi. Non poteva esserci scenario migliore per rilanciare la storia della sfida gialla al femminile. Ha debuttato il Tour Femmes, che riallaccia il filo con l’edizione del 2009. Allora si chiamava Grande Boucle Feminine e l’ultima a vincerla fu Emma Pooley, ma dal 1995 al 1997 fu terreno di caccia per Fabiana Luperini.
L’edizione scattata oggi dalla Tour Eiffel è la prima targata ASO con il patrocinio di Zwift e la tappa d’esordio è stata vinta in volata, neanche a dirlo, da Lorena Wiebes (sul podio con la figlia della sua migliore amica). Donna dalle 16 vittorie stagionali, bestia nera delle sprinter, che ha conti aperti con tutte le ruote veloci del gruppo. Le unghie già tinte di giallo, le lacrime tagliando il traguardo e l’abbraccio con i suoi genitori. Pur essendo la prima di otto tappe, il senso del grande evento ha riempito gli obiettivi dei fotografi che seguiranno il Tour Femmes.
Balsamo fra le più attese del Tour Femmes: qui al via dalla Tour Eiffel Però Elisa si è persa nella mischia della volata, chiudendo al 7° posto Il circuito dei Campi Elisi è una grande novità per le donne del Tour
Balsamo fra le più attese del Tour Femmes: qui al via dalla Tour Eiffel Però Elisa si è persa nella mischia della volata, chiudendo al 7° posto Il circuito dei Campi Elisi è una grande novità per le donne del Tour
«Questo è davvero incredibile – ha detto subito dopo aver sollevato le braccia al cielo – la squadra oggi ha fatto un ottimo lavoro. Abbiamo lavorato continuamente per questo momento, quindi è fantastico che io oggi l’abbia concretizzato. E’ stato uno sprint lungo e caotico ed è davvero bello vincere qui.
«Ero stressata? In realtà ero abbastanza rilassata prima della partenza, abbiamo cercato di considerarla come una tappa normale. In finale però ammetto che c’era un po’ di nervosismo. Sono felice di essere riuscita a finirla. Domani comincerò questo Tour in maglia gialla. Il giusto premio per tutta la squadra dopo una stagione già fantastica. La bambina? Non è mia, altrimenti dubito che avrei potuto essere qui a correre. E’ la bimba della mia migliore amica e prima della corsa, abbiamo fatto una scommessa: se avessi vinto, l’avrei portata sul podio. Pare che abbia funzionato…».
Meno di due ore
Sarà che abbiamo tutti negli occhi e nelle gambe il Tour degli uomini, che si concluderà a breve sullo stesso arrivo, ma di fatto gli 82 chilometri della frazione di apertura dalla Tour Eiffel ai Campi Elisi di Parigi sono parsi una kermesse. E come una kermesse, sono stati caratterizzati da brusche manovre, attacchi e cadute, di cui alla fine hanno fatto le spese i vari treni, che si sono disuniti. Gli unici a restare compatti sono stati quello del Team DSM e della Jumbo Visma di Marianne Vos, che infatti si sono giocati il successo.
La volata di Parigi è stata un affare a due fra Wiebes e Vos Per Rachele Barbieri, sulla sinistra, un quarto posto che fa sperare per le prossime tappe
La volata di Parigi è stata un affare a due fra Wiebes e Vos
«Il team – ha detto Marianne Vos – ha fatto un lavoro fantastico nel tenermi in vantaggio e fuori dai guai. Ho scelto la ruota giusta e sono uscita dall’ultima curva accanto a Lorena (Wiebes, ndr) e poi sapevo che sarebbe stato un bel duello. Ho provato a fare una volata lunga, ma non sono riuscita a prendere la sua velocità.
«E’ stata per tutto il giorno una guerra per tenere le posizioni – ha spiegato – non si è trattato solo degli ultimi 150 metri, ma di tutto ciò che li ha preceduti. C’è stato un po’ di nervosismo, perché tutte volevano stare davanti. E’ incredibile quanti tifosi ci fossero. Sicuramente è stato anche divertente».


Barbieri, appuntamento a domani
Rachele Barbieri si mangia un po’ le mani, per non aver creduto nella ruota della Wiebes. Ma in quei momenti il tempo per pensare è così poco, che il più delle volte si fa prima a scegliere da che parte stare che a pensarci.
«Era pieno di gente – racconta – una grandissima emozione. Un po’ di dispiacere in effetti c’è, ero a ruota della Wiebes, mi è sembrato che fosse chiusa e mi sono spostata. Sono attimi, ma lo stesso sono contenta. Più che una tappa, è venuta fuori una kermesse, piena di rilanci e traguardi intermedi. Il programma originariamente era di fare solo il Giro, poi la squadra mi ha chiesto di venire anche qui e ho accettato volentieri. Solo che in Italia faceva così caldo, che sono scappata a Livigno. Era caldo anche lassù, ma sono riuscita a recuperare bene.
«Avevo già corso su questo rettilineo – conferma – e il pavé lo rende particolare. Non riesci ad avere continuità nella pedalata, quindi anche rimontare è molto più difficile. Quando ci riprovo? Domani, facile. Sono venuta qui per le tappe piatte, per cui vediamo quali occasioni ci saranno. Andrò a casa tre giorni prima, però, anche se un po’ mi dispiace. Ma tengo troppo agli europei in pista, quindi c’erano scelte da fare. Sono contenta della condizione raggiunta al Giro e che ho ancora qui. E’ il primo anno a questo livello e sono contenta che in squadra abbiamo quasi tutte il contratto per il 2023, così potremo lavorare bene quest’inverno, anche sui meccanismi della volata».
1ª tappa, Parigi Tour Eiffel-Champs Elysées, 82 chilometri 2ª tappa, Meaux-Provins: 136,5 chilometri 3ª tappa, Reims-Epernay: 134 chilometri 4ª tappa, Triyes-Bar sur Aube, 127 chilometri 5ª tappa, Bar le Duc-Saint Die Les Vosges, 176 chilometri 6ª tappa, Saint Die des Vosges-Rosheim: 129 chilometri 7ª tappa, Selestat-Le Markstein Fellering, 127,5 chilometri 8ª tappa, Lure-La Super Planche des Belles Filles, 123,5 chilometri
1ª tappa, Parigi Tour Eiffel-Champs Elysées, 82 chilometri 2ª tappa, Meaux-Provins: 136,5 chilometri 3ª tappa, Reims-Epernay: 134 chilometri 4ª tappa, Triyes-Bar sur Aube, 127 chilometri 5ª tappa, Bar le Duc-Saint Die Les Vosges, 176 chilometri 6ª tappa, Saint Die des Vosges-Rosheim: 129 chilometri 7ª tappa, Selestat-Le Markstein Fellering, 127,5 chilometri 8ª tappa, Lure-La Super Planche des Belles Filles, 123,5 chilometri
Otto tappe, 1.029 chilometri
Del pubblico, già assiepato sul circuito di Parigi in attesa dei professionisti, si è accorta anche Lotte Kopecky, di solito molto controllata e soddisfatta a metà per il terzo posto.
«Alla fine sono abbastanza soddisfatta – ha detto – ero nervosa, ma alla fine è andato tutto bene. Non è che ci fossero molte curve, quindi questo ha reso le cose un po’ più facili. E’ stata una bella esperienza e c’erano molti spettatori lungo il lato. Ho decisamente sentito l’atmosfera».
Da domani, lasciata Parigi alle spalle, il Tour Femmes porterà avanti per sette giorni il testimone del Tour de France. E se l’avvio promette di essere veloce e al più animato da qualche fuga, saranno gli ultimi due giorni a proporre il terreno per smuovere eventualmente la classifica. Gli arrivi di Le Markstein e la Super Planche des Belles Filles offriranno il terreno alle donne di classifica. In una cornice di pubblico che promette di essere comunque calda.

























