A casa si sta bene, pensa, ma intanto lo Squalo sente crescere l’appetito. Il 2020 gli ha lasciato l’amaro in bocca e da qualche giorno la voglia di rifarsi è più presente. Il campione per essere tale ha bisogno di motivazioni forti e in quel suo chiedersi di continuo che cosa sia andato storto c’è la scintilla per il nuovo anno.
La banda di Lugano
L’inverno di Vincenzo e della banda di Lugano ha la forma di uscite in mountain bike e il suono di tante risate. Quello che ci vuole per azzerare il contachilometri e ripartire. Come quando Ulissi è finito nella scarpata e Pozzovivo cercava di aiutarlo. Mentre il siciliano piegato in due dalle risate, girava il video e intanto suggeriva al piccolo lucano di dargli il braccio buono. Sono come Aldo, Giovanni e Giacomo, cui si aggiunge spesso Alberto Bettiol. Ognuno con il suo modo di essere buffo e ciascuno con i segni di una storia importante.
«Le motivazioni – dice e ancora ride – le trovi dal fatto che ti piace pedalare e lo fai con voglia. Certamente quando si può è bene cercare nuovi stimoli. Sagan quest’anno ha saltato le classiche e ha fatto un bel Giro, che non aveva mai corso prima. In questo momento le mie motivazioni sono chiare. Voglio riscattare una stagione in cui non mi sono mai trovato bene».
Dannato lockdown
Ci sono stati due 2020, quello prima e quello dopo il lockdown. Nel mezzo la chiusura del mondo, piombata come una glaciazione di cui s’è tenuto forse poco conto.
Come andavano le cose prima?
Ero partito bene, ma tutti se ne sono dimenticati. Il lockdown mi ha sfasato. Noi che siamo qua da tanti anni abbiamo la nostra routine, mentre il giovane trova la condizione in un mese. Mi ricordo com’ero a 25 anni. C’è spensieratezza. Non hai pensieri. Non hai famiglia. Ti alzi quando vuoi, esci in bici e quando torni devi solo riposarti. Vedremo quando anche loro saranno sposati, tante cose cambiano. Scarponi mi faceva ridere sempre…
Cosa ti diceva?
«Ti arriva una figlia, vedrai adesso! Io ne ho due. A te resta il 50 per cento della forza!». A cose normali sarei stato in pieno avvicinamento alla Tirreno-Adriatico, invece dall’oggi al domani ci siamo ritrovati a casa. E quando hanno riaperto e abbiamo ricominciato, ho accumulato un ritardo che mi sono portato dietro sino alla fine.
Che cosa non è andato?
C’era una cosa sola da fare, lavorare e ripartire a bomba. Era l’unico modo per essere in vantaggio, ma non ci sono riuscito. Con una stagione più lineare sarebbe stato tutto diverso. Invece gara dopo gara ci sono state cose che forse non rifarei.
Ad esempio?
Ad esempio il mondiale. Doveva essere un punto di passaggio, dovevamo essere una squadra d’attacco, non ero io l’uomo di punta. Tutto sommato non mi sono comportato male, ero nel gruppo dietro Alaphilippe, ma forse potevo non andare.
Per avere un periodo di stacco prima del Giro?
Di fatto, due settimane prima della ripartenza sono stato in altura a San Pellegrino. Poi c’è stata tutta la sfilza di gare in Italia. Otto corse in 22 giorni, dalla Strade Bianche ai campionati italiani. Da lì sono andato nuovamente in montagna a lavorare sodo, poi mondiali e Giro. Bè, forse la settimana dopo l’altura potevo stare a casa. Non ho avuto un momento di recupero. Qualcuno lo ha fatto. Ma dette ora, sono tutte parole campate in aria…
A inizio Giro non eri male…
E lo confermo. Nei primi dieci giorni c’ero, mentre Hindley e Geoghegan Hart erano sempre indietro. La tappa di Roccaraso sembrava dovesse essere chissà cosa…
Invece?
Invece erano solo 300 metri di salita. Facevo fatica a tenere a bada Cicco, che voleva attaccare. Io lo so che l’ultima settimana di un Giro è tremenda. Infatti alla fine i ragazzini sono venuti fuori. Dalla crono di Valdobbiadene in poi hanno cambiato marcia, cominciando ad andare fortissimo e a guadagnare terreno. Mentre noi siamo rimasti lì a pochi secondi gli uni dagli altri. Parlo di me, Fuglsang, Pozzovivo, Pello Bilbao…
Quel giorno si è detto che tu avessi i valori migliori di sempre.
No, non direi che sia andata così. Non ero il peggior Nibali, ma neanche il migliore. Ci divideva un 5% in termini di prestazione, che però a quel livello è tantissimo. A Piancavallo ho visto i numeri che mi aspetterei sul Muro di Sormano, cioè una salita breve che fai a tutta perché dura poco. Invece è andata così fino in cima. Sono andati più forte del Panta…
A dirla tutta, non sembra credibile che fossi il miglior Nibali neppure sullo Stelvio. Oppure dobbiamo pensare che Dennis è diventato un fenomeno?
Quel giorno altra storia. Ho voluto tenere duro più di Fuglsang e di Pello Bilbao, poi di colpo ho capito che era un ritmo impossibile. Ho resistito, ma alla fine sono andato in acido ed eravamo già sopra i 1.800 metri. A quella quota recuperare è diventato impossibile. Dennis ha fatto una super prestazione, un record. Lo conosco abbastanza bene, so quanto vale nelle crono, ma in montagna non l’ho mai visto andare così. Se mollavo prima, era diverso. Salendo regolare avrei salvato magari un quarto posto. Ma sono saltato di testa. E a quel punto un conto è essere presente e inseguire con lucidità, altra cosa è inseguire sentendosi mortificato.
Partenza precoce
A casa si sta bene, pensa Vincenzo, ma dentro sente crescere il prurito. E così e per risentirsi presto lo Squalo dello Stretto, ha ripreso a lavorare prima del solito, anche se il 2021 partirà probabilmente più tardi ed è inutile parlare di programmi scritti nella sabbia.
Su cosa ti sei concentrato ripartendo?
Non sono andato in vacanza, un po’ anche per il Covid. Ho staccato 15 giorni e poi ho ripreso cercando di tenere lo stesso peso con cui ho chiuso l’anno. Ho cominciato con strada, mountain bike e palestra. Non è una palestra come si può immaginare, ma il Centro Rehability in cui ho fatto anche la riabilitazione per la schiena. Lì c’è Martino Donato che mi segue e tutto quello che serve. Se ho una contrattura hanno la Tecar e anche il laser. C’è un bel rapporto e poi sua moglie è palermitana e serve a sentire voci vagamente familiari. La mattina porto Emma a scuola e poi parto. E in palestra a volte viene anche Rachele.
C’è clima da Squalo in questi giorni a Lugano?
Ci sono sei gradi adesso, ma secchi. Si sta bene. E comunque il bello della mountain bike è che fai andature più basse. Io poi uso una gravel che ho modificato da me, per cui vado in fuoristrada quasi con la posizione della strada.
Come l’hai modificata?
L’ho portata a casa, la mia Checkpoint. L’ho guardata. E mi sono detto: vediamo se ci stanno le ruote da mountain bike. E la sai una cosa? Ci stavano. E così adesso non mi ferma più nessuno...
E’ questo lo Squalo che ci piace ascoltare. Quello che finita la parte da scrivere racconta che sono state a trovarlo Le Iene. Che vorrebbe cambiare la macchina fotografica. Che sta pensando se andare in Sicilia e a Fiuggi per Natale, aspettando il prossimo Dpcm. Che ha sentito che quelli della Uae forse faranno il vaccino prima degli altri a Dubai. E che alla fine, parlando della presunta offerta del Team Ineos, conferma la sua amicizia con Pinarello dai tempi della Fassa e aggiunge che con quella squadra si sono sempre annusati. Rimarremmo a parlare ancora a lungo, ma è passata quasi un’ora. Magari la prossima volta, se il vaccino sarà arrivato o il Covid se ne sarà andato, riusciremo anche a rifarla di persona.