Caruso è lassù da sabato, dopo il Delfinato e qualche giorno a casa. L’Etna l’aveva salutato l’ultima volta allargando le braccia al Giro di Sicilia e poi mandando un messaggio al gestore del Rifugio Sapienza. Fra i corridori e chi li ospita nei ritiri si crea spesso complicità per la condivisione dell’isolamento. E siccome la gente di montagna ha il cuore grande e quella di Sicilia ce l’ha enorme, il siciliano del Team Bahrain Victorious aveva così mandato un abbraccio al padrone di casa della prima altura di stagione.
Il boom delle biciclette
Domenico Moschetto: si chiama così il gestore del rifugio catanese (in apertura con Damiano), conquistato al ciclismo dal lento lavorìo di Paolo Alberati e dall’afflusso ormai regolare di corridori da ogni parte del mondo. E se nel mondo dello sport il Sapienza è una meta gettonata anche per atleti di altri sport, il merito è anche il suo per aver spalancato le porte a una clientela diversa dal solito.
«Diversa dal solito – sorride – che però ci dà visibilità gratuita e permette ai ragazzi di qui di avvicinarsi allo sport e alla montagna. Nella bella stagione, abbiamo ogni giorno al bar 70-80 ciclisti. E’ incredibile quello che si è scatenato dopo l’arrivo del Giro nel 2011. Con l’associazione Il Pedale nel Cuore abbiamo distribuito borracce a chiunque arrivasse in cima in bicicletta e ne abbiamo date non meno di 700».
La magia dell’Etna
L’Etna è montagna viva, generatrice di stupore e tremori. Le foto delle eruzioni lasciano senza fiato i turisti che lo scoprono. In occasione del Giro d’Italia, nel giorno della vittoria di Kamna, è stato bello osservare i tifosi del Nord fermi a fissare la maestosità nera del vulcano e il rosso guizzante delle coccinelle che si nascondono sotto le sue pietre. Per i corridori il bello è anche in altri aspetti.
Il Rifugio Sapienza sorge a 1.910 metri di quota, fu progettato nel 1936 dal CAI durante il Fascismo e realizzato nel 1947 come rifugio alpino, in sostituzione della casa cantoniera utilizzata fino a quel momento. Ha rischiato più volte di essere travolto da eruzioni dell’Etna. La lunghezza dei tempi si dovette alla mancanza di fondi, tanto che fu il socio CAI Giovannino Sapienza a versare l’importo necessario e così la struttura gli venne intitolata.
Il Giro d’Italia è arrivato lassù per cinque volte. Nel 1967 con vittoria di Bitossi, nel 1989 fu la volta di Acacio Da Silva, quindi Contador nel 2011, Polanc nel 2017 e Kamna lo scorso 10 maggio.
Che tipo di ospiti sono i corridori?
Ragazzi in gamba che chiedono meno di altri clienti. Sono felicissimi di aver trovato condizioni ambientali favorevoli. Sul Teide stanno pure bene, ma noi abbiamo l’aeroporto a mezz’ora, quota zero alla stessa distanza e anche la città.
Meno esigenti, ma con orari insoliti?
Ci siamo messi a disposizione a 360 gradi. I ragazzi dello staff sanno che quando ci sono corridori, devono essere pronti per qualsiasi cosa e a qualsiasi ora. Per cui se la cucina è chiusa e gli atleti rientrano a metà pomeriggio e hanno fame, vanno accontentati. Insalatone, pesce, carpaccio, quello che vogliono e che possiamo offrire loro. Per il resto hanno la loro colazione più ricca e poi non li vedi e non li senti.
Portano da casa la loro colazione più ricca?
Qualcosa la portano, altrimenti mandano la lista e noi facciamo la spesa. Alcune squadre hanno spedito l’elenco e ci hanno messo in contatto con il nutrizionista. In assenza di indicazioni, noi prepariamo come da menù e loro aggiungono se manca qualcosa o hanno bisogno di qualcosa di diverso.
Cosa fanno quando non si allenano?
Si trovano insieme al bar e parlano. Capita spesso che ci siano tanti singoli di squadre diverse e che dopo qualche giorno si ritrovino a fare gruppo.
In che modo la presenza dei corridori influisce sul numero dei cicloturisti?
Noi cerchiamo di non pubblicizzare troppo la loro presenza, ma basta che usino i social e il mondo se ne accorge. Per cui quando scoprono che magari c’è un bel nome, vengono a farsi la foto prima che partano o al rientro. C’è anche chi ci telefona per sapere a che ora partono e che giro fanno, in modo da farsi trovare lungo la strada e fare un pezzo insieme. Noi però cerchiamo di non creargli scompiglio, per non disturbarli. Anche se nella maggior parte dei casi, avere un po’ di pubblico non sembra dispiacergli.
Lo scorso anno le azzurre (qui Silvia Zanardi ed Elisa Balsamo) prepararono al Sapienza la trasferta di Tokyo Anche De Marchi ha sperimentato l’altura dell’Etna, qui con Moschetto (foto Facebook/Rif. Sapenza)
Che rapporto si crea fra il corridore e lo staff? Li seguite poi nelle loro corse?
Certo, diventiamo tutti tifosi. C’è l’episodio del messaggio scritto da Caruso dieci minuti dopo aver vinto, per far capire che siamo a strettissimo contatto e si crea un’atmosfera molto familiare.
Quando iniziano a prenotare per il prossimo?
Di solito a ottobre. Finiscono la stagione e immagino che sulla base dei programmi per l’anno dopo, inizieranno a organizzarsi. Noi siamo qui ad aspettarli…