Oggi si corre la 96ª edizione del Giro di Toscana (ora anche Memorial Alfredo Martini), 182 chilometri da Pontedera a Pontedera che molto probabilmente si decideranno sulla salita del Monte Serra, che i corridori affronteranno due volte nel finale. Abbiamo contattato chi quella salita la conosce non bene, di più, avendola percorsa in carriera un numero imprecisato di volte, nell’ordine di diverse migliaia: Michele Bartoli (immagine Instagram in apertura).
Bartoli è stato tra i più forti corridori da classiche a cavallo degli anni Novanta e Duemila. Vanta un palmares che comprende, tra le altre, due Liegi-Bastogne-Liegi, due Giri di Lombardia, un Giro delle Fiandre, una Freccia Vallone e un’Amstel Gold Race. Una carriera più che ventennale sempre vissuta all’ombra del Monte Serra, di cui conosce ogni metro e ogni segreto.
Michele, tu il Monte Serra lo conosci molto bene. Quante volte l’hai fatto, centinaia?
Credo molte di più. Tieni conto che è la salita che vedo ogni momento del giorno fin da ragazzo. Quando ero professionista la facevo in media 6-7 volte a settimana. Qualche giorno la saltavo, altri invece capitava di salirla anche tre volte per versanti diversi. Quindi con un calcolo a spanne direi che sicuramente il Serra l’ho fatto diverse migliaia di volte.
Era anche il tuo terreno di test immagino, in cui provavi la forma prima dei grandi appuntamenti.
Esatto. Conoscendolo così bene riuscivo a capire subito la condizione, a cogliere le sfumature delle mie sensazioni. Non ho ricordi di un’occasione particolare in cui lì ho capito che avrei vinto una gara importante, però sicuramente l’ho fatto in preparazione dei due Lombardia che ho vinto. Era un’usanza farlo, assieme ad altre due salite della zona, per cercare appunto le migliori sensazioni. Sai com’è, i corridori a volte hanno bisogno anche di queste conferme.
Conoscerai benissimo anche il versante che si scalerà oggi, da Calci. Com’è?
Certo, anche se a dire il vero quello lo facevamo poco, perché è molto duro all’inizio e alla fine, ma a metà spiana un po’. Noi facevamo quasi sempre da Colle di Compito o da Buti, da dove scendono domani, perché lì la salita è più regolare e andava bene per fare i diversi lavori in allenamento. Ad ogni modo anche da Calci è dura. I primi due chilometri sono davvero impegnativi, come anche gli ultimi due, due e mezzo, con punte che arrivano anche sopra il 10 per cento. Quindi non c’è dubbio che sarà decisivo, specialmente durante il secondo passaggio.
Immagino come dev’essere stato farlo oltre vent’anni fa. Ti ricordi con che rapporti salivi?
Sì, alla mia epoca ovviamente non c’erano i rapporti di oggi, non esisteva il 28 dietro, ma forse neanche il 25. Il Serra lo facevamo col 41×16 o 41×17 massimo. A volte anche col 53, ma quello solo per i lavori specifici di forza. Comunque sia quei rapporti bastavano e avanzavano per scornarmi su quelle rampe coi miei compagni di allenamento.
Cioè?
Tenete conto che in quegli anni la zona di Lucca e la Versilia erano com’è adesso Calpe in Spagna, moltissime squadre ci venivano in ritiro. Il Serra era la salita più frequentata. Io mi allenavo spessissimo con Scinto e Sciandri, ma anche con Tani e Sorensen. E il Serra era il terreno ideale per fare a gara e farsi del male, come si dice in gergo.
Vincevi sempre tu?
Non credo proprio sempre io, a volte anche gli altri potevano trovare la giornata buona, ma diciamo che essendo della zona ero avvantaggiato, dai…
Loro li senti ancora? Potrebbe essere bello organizzare una reunion tra di voi sul Monte Serra?
Sì, il rapporto è rimasto ottimo, ci siamo divertiti tanto assieme, sono stati anni davvero molto belli. Con alcuni eravamo anche avversari, ma prima di tutto amici. Organizzare una rimpatriata mi piacerebbe tanto, anche se ora tutti hanno i loro impegni, io compreso. Due di loro sono direttori sportivi e poi siamo distanti, Sorensen per esempio abita in Danimarca. Però perché no, potrebbe essere una bella idea, magari potremmo organizzarla con voi di bici.PRO…