«Ho appena parlato con il dottor Corsetti – dice Viviani – e il controllo è confermato 15 giorni dopo l’intervento, quindi niente bici in questo weekend. Riprenderò mercoledì con passeggiate di un’ora. E il controllo sarà venerdì 5 febbraio o sabato 6. Non è come un infortunio della gamba, che sai come funziona. Il cuore fa da sé, zero controllo, se non il chip che mi hanno messo sotto pelle con il quale sarò monitorato qualunque cosa faccia».
Nessuna possibilità di anticipare il rientro, ma non saranno 4 giorni a fare la differenza. E in palio quest’anno ci sono trofei troppo importanti per rischiare ricadute.
Cardio impazzito
Viviani era a Verona, impegnato in uno di quegli allenamenti tutti uguali di inizio stagione. Era da un po’ che non faceva Sfr sulla salita delle Torricelle, ma essendo di ritorno da un breve ritiro in Spagna con la Cofidis, aveva deciso di passare qualche giorno a casa dei suoi.
«Poi sarei tornato in Spagna per altri 5 giorni prima di Almeria – racconta – e così ero lì che mi allenavo, in una domenica normale, come tante. E mentre facevo la salita a 150 battiti, ho cominciato a sentire delle palpitazioni anomale. Non mi era mai capitato niente del genere. Giusto il tempo di rendermene conto e guardare il diplay del computerino e ho visto che segnava 225-227 battiti che non scendevano. Non era un errore della fascia posizionata male, insomma. Così mi sono fermato e dopo 30 secondi i battiti sono scesi. Ho preso paura, ma a casa ci sono tornato pedalando per un’oretta, con i giusti battiti e certi pensieri che non vi dico. Ho già avuto in passato delle aritmie, ma erano dovute allo stress e al caffè che ho smesso di prendere…».
Garanzia Corsetti
Comincia così il racconto di Elia, dalla casa di Monaco dove sta per iniziare la seconda settimana di riposo imposta dall’equipe di Ancona che ha eseguito l’ablazione grazie alla quale a breve potrà riprendere a pedalare normalmente.
«Avevo fatto l’idoneità il 18 dicembre – dice – con l’holter e tutto quello che si usa in questi casi e non c’era stato il minimo problema. Ma siccome una cosa del genere non mi era mai successa, ho chiamato il dottor Corsetti. Con lui ho lavorato negli anni della Liquigas. E poi, siccome gli atleti residenti all’estero devono comunque avere un referente medico in Italia, da quando sono a Monaco, lavoro con lui. Roberto è molto preciso, sia per l’idoneità, sia per la gestione dell’Adams e dei prodotti da dichiarare. Con lui sono tranquillo».
Due settimane di stop
Il fatto è che per il giorno dopo, lunedì 17 gennaio, Corsetti deve vedersi ad Ancona con Ulissi. E anche se dice a Viviani di non preoccuparsi, suggerisce che vale la pena approfittare del viaggio nelle Marche per farsi visitare dall’equipe del professor Antonio Dello Russo.
«Come quando vai dal meccanico e la macchina non fa più il problema – dice – la paura era che la tachicardia non si ripresentasse. Invece hanno stimolato il cuore nel modo giusto e le palpitazioni sono ricominciate. Hanno parlato di un’infiammazione rimasta da qualche infezione precedente. Io non ho fatto il Covid, quella spiegazione non poteva esserci. Comunque hanno fatto l’ablazione e poi mi hanno messo a riposo per due settimane. Volevo provare a scendere a 10 giorni, ma non cambia poi un granché, meglio guarire completamente. Ieri ho fatto un ecodoppler per stabilire se le arterie si siano rimarginate nel punto da cui sono entrati, cioè all’altezza dell’inguine, ed è tutto a posto».
Un po’ di fortuna
I programmi ovviamente cambiano, ma neanche troppo. Elia non correrà certo ad Almeria, in calendario il 14 febbraio, ma tornerà in Spagna per un altro ritiro in vista del debutto allo Uae Tour.
«Non ci arriverò come speravo – dice – ma ci sarà tutto il tempo per crescere fino alla Tirreno, dove invece vorrei tirare insieme qualcosa. Perciò c’è da aspettare il tempo giusto, confidando nel fatto che grazie al chip che mi hanno impiantato sottopelle vicino alla clavicola, da Ancona possono monitorare le mie 24 ore. Dovrò tenerlo per un anno e mezzo e se poi non ci saranno altre anomalie, lo toglieremo. Di sicuro, meglio che mi sia successo ora che a giugno. E meglio in allenamento che in corsa. Chissà se avrei avuto la sensibilità, magari andando a tutta, di riconoscere le palpitazioni. Mi sarei dovuto ritirare, ma magari avrei avuto dei giramenti di testa. Perciò tornerò in Spagna dopo il mio compleanno (7 febbraio, ndr) e rientrerò per andare negli Emirati. Se farò tappa a Milano, magari andrò in pista a Montichiari. Altrimenti ci farò un passaggio nei 10 giorni prima della Tirreno. Ho già fatto due bei blocchi di lavoro in altrettanti ritiri a cavallo di fine anno. Cerchiamo di tenere il treno sul binario giusto».