Corridori come piccioni viaggiatori: vengono e vanno. Qualche giorno a casa e poi via di nuovo su qualche aereo, per qualche corsa. E’ una giostra con la quale bisogna assolutamente prendere il ritmo. E con la quale Martin Marcellusi sta prendendo le misure.
Lo stesso Alessandro Verre ieri aveva accennato a questa difficoltà di adattarsi. E due anni fa Lonardi fu tra i corridori in assoluto che gareggiò di più. Fece 60 giorni di gara nel “mutilato” 2020 del Covid e gli capitò di restare a casa per ore, più che giorni. Giusto il tempo di cambiare la valigia. E’ un dazio che spesso pagano a più caro prezzo i giovani.
Come detto, abbiamo bussato alla porta di Martin Marcellusi, neopro’ della Bardiani-Csf-Faizané. Il laziale proprio in questi giorni è a cavallo fra due gare: il Tour of Antalya alle spalle e il Gran Camino in vista. Almeno così dovrebbe essere, visto che non è uscito benissimo dalla gara turca e potrebbe alzare bandiera bianca. Tuttavia il concetto non cambia. Anche perché Marcellusi ha già assaggiato in passato questo viavai.
Martin sei tornato il 14 febbraio dalla Turchia e il 22 dovresti ripartire per la Spagna, come gestisci questi giorni?
Devo fare due giorni di scarico, uno di riposo totale e poi riprendere con un’uscita di 3 ore con qualche lavoretto sulla forza, visto che in Turchia tra gare e sgambate non è stato possibile farne. Quindi devo fare una distanza il quinto giorno: 4 ore, 120-130 chilometri. Quindi un’uscita blanda e via.
E a livello di testa, si stacca?
Nei primi due giorni “ho spento” tutto! E mi sono concesso anche qualche “sgarro” nei pasti, ma poi mi sono rimesso subito sotto al 100 per cento, come richiede il mondo dei pro’.
Quando dici che sgarri cosa intendi?
Sono sgarri relativi. Nel senso che anziché mangiare la pasta in bianco o con il pomodoro semplice, mangio una carbonara. E se si fa una passeggiata magari ci si ferma al McDonalds. Ma ripeto si fa al massimo nei primi due giorni e quando si pedala.
Cosa fai in quei due giorni scarico?
Esco con degli amici cicloamatori che magari non vedo da 20 giorni. Si va a prendere un caffè. E’ quasi più il tempo che si passa al bar che in bici! E’ un’uscita goliardica, diciamo così.
E poi c’è la valigia, da fare e disfare. In Turchia quante divise hai portato?
Essendo una corsa a tappe e valutando il clima, ho portato due completini estivi e due body. L’hotel ci lava i sacchetti e la sera stessa li riprendiamo, però se questo non dovesse accadere tu devi comunque essere pronto. Il body invece sapendo che c’erano delle tappe non lunghe e abbastanza piatte, l’ho utilizzato… ma più per una questione estetica.
E quando sei tornato a casa? Hai dato tutto a mamma!
Eh sì! Io vivo con i miei e ci ha pensato mia madre. Avevo preparato una sacca con i panni sporchi. Poi per allenarmi chiaramente uso altri completi. La Bardiani-Csf-Faizanè ci ha dato un bel po’ di materiale.
Definiamo un bel po’…
Ohi, faccio due conti al volo. Una ventina di divise fra estive ed invernali, più manicotti, gambali e “tre quarti” in quantità. Credo una decina di pezzi ciascuno. Poi tutta roba top, di Alé!
Cosa ti colpisce di questi giorni a casa? E’ più il godersi il riposo o il pensiero di ripartire?
La vita è più o meno sempre la stessa, ma il mio pensiero più grande è sul come si viaggia. Spesso sono viaggi strazianti. Per esempio proprio per tornare dalla Turchia, abbiamo lasciato l’hotel alle 9 turche (il fuso è di due ore, ndr), siamo arrivati ad Istanbul con un volo interno e lì abbiamo fatto tre ore di scalo. Poi abbiamo ripreso l’aereo e siamo atterrati a Roma. Alla fine tra una cosa e l’altra sono arrivato a casa alle 20… italiane, vale a dire alle 22 turche. In questi viaggi cerchi di non mangiare troppo. Qualche complesso, qualche pensiero c’è sempre: un po’ perché bisogna limitarsi e un po’ per una questione d’igiene. Se ci mettiamo che neanche stavo benissimo di stomaco…
Ecco, con il fuso come ci si regola?
Nel caso della Turchia che era solo due ore avanti, all’andata non ci sono stati grandi problemi. Anziché andare a letto alle 23 ci andavo verso mezzanotte e mezzo, approfittando anche del fatto che al mattino la sveglia non era prestissimo. Al ritorno invece è stata più complicata. Faccio fatica ad arrivare alle 22. In ogni caso cerco sempre di “prendere l’orario” il prima possibile. In più non prendo pastiglie per il sonno, meglio evitare.
E per il resto a casa cosa fai?
La mia fidanzata, Cristina, è siciliana e in questi momenti cerco di passare del tempo con lei. O vado io in Sicilia, o viene lei nel Lazio. Ci piace fare delle passeggiate. Questo è il mio vero stacco.
Invece per il viaggio come ti organizzi? Libri, film…
Ah, ah, ah, rido perché proprio in quest’ultima trasferta ho perso le cuffie. E io principalmente sento la musica su Spotify, anche se ho notato che concentrandomi sui testi mi sembra che il tempo scorra più lentamente. L’alternativa alla musica è vedere i film su Netflix.
Che genere di film?
Non vorrei sembrare una femminuccia, ma mi piacciono quelli d’amore strappalacrime o il genere opposto: film d’azione, con sparatorie. Dipende dal “mood” del momento.
Riguardo ai materiali: caschi, bici… come ci si organizza?
Il casco lo portiamo noi. Come la maggior parte dei corridori, anche io lo attacco alla maniglia del bagaglio a mano (come nella foto di apertura, ndr), tanto non ci sono problemi per portarlo nella cabina dell’aereo. Per la bici ci pensa la squadra, ma a volte per questioni logistiche può capitare che una viaggi con te.