Viviani, la Dogma F, i cerchi da 60 e i tubeless gonfiati di più

27.01.2022
6 min
Salva

Viviani torna su Pinarello a quattro anni dall’ultima volta: nel mezzo i due anni Specialized della Quick Step e i due su De Rosa alla Cofidis. Avevamo già approfondito il tema con Matteo Cornacchione, meccanico Ineos Grenadiers, non appena la firma del veronese era stata ufficializzata. Ma oggi, avendogli lasciato il tempo per rifarsi un’idea, è proprio Elia a fornirci il punto di vista sulla Dogma F che utilizzerà nel 2022. L’occasione è una serata di fine lavoro nel velodromo di Montichiari, che ufficialmente è chiuso, ma viene concesso in uso alla nazionale.

«Sono arrivato al momento giusto – sorride – perché dopo quattro anni con i freni a disco, sarebbe stato difficile tornare a quelli tradizionali. Mi ritrovo fra le mani una bici completa, potendo lavorare sul peso con la scelta delle ruote. La configurazione più leggera arriva a 6,9 chili».

Ecco la Dogma F di Viviani, montata con il nuovo Shimano Dura Ace e le ruote da 60
Ecco la Dogma F di Viviani, montata con il nuovo Shimano Dura Ace e le ruote da 60

Elia spacca il capello, un fatto di attenzione e di atteggiamento nei confronti dei… ferri del mestiere. Per cui il discorso va avanti, cercando di capire il feeling che si va creando fra l’atleta e la sua bici.

Che cosa intendi per bici completa?

Che è leggera per andare bene in salita. E’ comoda. E ha tubi aero che la rendono veloce. Rispetto al telaio del 2017, sono salito di una taglia. Un cambiamento che avevo fatto passando alla Quick Step con Specialized e che ho mantenuto con De Rosa. La Dogma F10 con cui correvo nel 2017 era una 51,5, ora sono a 53 che poi per il gioco delle taglie di Pinarello sarebbe una 54,5. Di base gli angoli restano quelli, le forme sono le stesse della F10, ma la bici è stata aggiornata. I cavi sono tutti dentro, la forcella è più ampia per migliorare l’aerodinamica.

Questo aumento della taglia non ha conseguenze?

L’unica cosa è che sono più alto davanti rispetto al 2017. La serie sterzo è al minimo. Con la F10 ero a battuta e anche con la Dogma F. L’attacco è più corto. Potrebbe incidere sull’aerodinamica, ma dai test fatti, riesco a spingere meglio.

Fra le novità c’è anche il nuovo gruppo Shimano, giusto?

E’ migliorato tantissimo, soprattutto i freni che non sono più rumorosi. Nella versione precedente si surriscaldava l’olio nel serbatoio sulla leva, adesso quella zona è stata ingrandita. La leva potrebbe sembrare grande osservandola da fuori, ma si prende bene ed è molto confortevole.

Le nuove leve del Dura Ace sembrano grandi, ma secondo Viviani sono molto confrotevoli
Le nuove leve del Dura Ace sembrano grandi, ma secondo Viviani sono confrotevoli
Quale manubrio hai scelto?

Il MOST di Pinarello, quello previsto per la bici, misura 40 c/c con attacco da 120 e zero spessori sopra alla serie sterzo.

Alcuni velocisti usano i manubri… aperti, tipo gravel.

L’ho visto sulla bici di Nizzolo, perché evidentemente lo sponsor lo aveva a catalogo. Se ne vedono di più in pista, ma io mi trovo bene con la curva tradizionale.

Tornando alla bici, è credibile che lo stesso modello vada bene per gli scalatori e per i velocisti?

E’ reattiva e rigida. Quando correvo con Specialized, per i velocisti c’era la Venge, che però è stata tolta di produzione. Era una bici rigidissima fino a essere quasi scomoda. Al Giro del 2018 la utilizzai solo per le tappe che potevo vincere. La Dogma F ha una struttura veloce, non è costruita con tubazioni piccole da scalatore. Diciamo che questo è l’orientamento del mercato. Forse solo Cannondale e Giant hanno ancora la bici da velocista. La Reacto di Colbrelli è veloce, ma anche confortevole. La stessa De Rosa ha caratteristiche da bici universale.

Hai parlato delle ruote…

Giocheremo con i vari profili tanto per raggiungere le configurazioni migliori. Abbiamo tre altezze del cerchio: 36-50-60, la ruotona per la volata. Io uso sempre queste, anche in allenamento. Forse in qualche tappa di montagna o nelle corse del Nord passerò alle 50 per togliere peso e avere più comfort. In più c’è il discorso delle gomme…

La Venge è stata l’ultima bici da velocista usata da Viviani. Ora si punta su modelli all round
La Venge è stata l’ultima bici da velocista usata da Viviani. Ora si punta su modelli all round
Tubolari o tubeless?

Entrambi. Per abitudine mia, in gara ho sempre usato i tubolari, qui siamo 50 e 50. I test dicono che i tubeless sono più scorrevoli e comodi, per contro i tubolari sono più leggeri. Diciamo che si tratterà di trovare un compromesso, perché anche a livello di sensazioni, è evidente che il tubeless sia più scorrevole. Perciò, dato che comunque in volata voglio una ruota rigida, userò tubeless da 25 anziché da 28 e li gonfierò di più.

Si ottiene un “effetto tubolare” con più scorrevolezza?

E’ impossibile fare comparazioni durante lo sprint, ma quando sei lì e ti alzi sui pedali, la sensazione di affondare non è il massimo. Scegliendo tubeless più piccoli e gonfiandoli di più, si mantiene comunque il senso di superiore scorrevolezza e la bici rimane compatta.

Quindi addio tubolari?

No, li userò ancora, quando ad esempio sarà necessario che la bici sia anche più leggera. Immagino la Sanremo, dove quei 300 grammi risparmiati dopo 300 chilometri possono fare la differenza.

Invece, Elia, come siamo messi con la guarnitura?

Ho scelto una 40-54, mentre dietro avrò la scala 11-32. Ormai per noi velocisti il 54 è una scelta obbligata e Shimano ci ha tolto d’impaccio, visto che non produce più il 53. L’alternativa sarebbe il 36-52, con cui però non mi trovo. Certo la 40 come corona più piccola è grandicella, per cui abbiamo provato a montare una 36-54, ma non funziona come dovrebbe, perciò… pietra sopra!

Quando si cambia squadra si cambia anche la sella…

Sono tornato alla Fi’zi:k dopo due anni con Selle Italia. Ho scelto il modello Arione, con cui mi sono sempre trovato bene, perché ha un bell’appoggio largo e non ha il buco al centro. Le ho provate le selle forate, ma non mi sono mai trovato un granché.

La bici da pista è più lunga di 3 centimetri di quella da strada, per allungarsi nonostante l’assenza delle ruote
La bici da pista è più lunga di 3 centimetri di quella da strada, per allungarsi nonostante l’assenza delle ruote
Ad alcuni l’Arione non va giù perché è facile scivolare avanti e indietro…

E pensate che a me piace anche per quello. Mi piace potermi muovere a seconda della posizione e della fase di corsa. Quando c’è da menare a tutta, sono in punta. Altrimenti si riesce a stare più indietro ed è rilassante per la muscolatura.

Bici da strada e bici da pista: adesso entrambe Pinarello.

Ma con misure completamente diverse. Se quella da strada è lunga 54,5, la bici per prove di gruppo in pista è 57,5. Il manubrio è più stretto, la sella è diversa, solo l’attacco resta da 120 ed è uguale anche l’angolo di spinta, cioè l’arretramento e l’altezza.

Perché tanto più lunga?

Perché non hai le leve dei freni da prendere, quindi non puoi allungarti. In pista conta essere stretti e aerodinamici, ma anche quello è un settore che cambia. A Rio ero su una 55, ad esempio. Ma c’è un altro punto in comune, le pedivelle. Sia su strada sia in pista uso le 172,5.

Quindi che bilancio facciamo alla fine di questo viaggio nella tua bici?

Sono contento e finalmente fra poco si comincia. Prima però voglio mandare anche un augurio a Egan Bernal, il suo incidente non ci voleva. Speriamo che possa rimettersi al meglio e vedremo come cambieranno i programmi della squadra. Ho sentito Lombardi. Ha detto che è grave, ma dovrebbe recuperare al 100 per cento. Davvero una brutta tegola per lui…