Livigno è là in basso e brulica di turisti e biciclette. Ci sono stradisti e biker da tutte le parti e un senso di ripresa del turismo che sta riportando il sorriso sul volto degli albergatori e dei gestori dei locali. Anche se, ad onor del vero, quassù d’estate si è sempre lavorato. L’inverno invece è stato un pianto, con gli impianti chiusi e le attività fortemente limitate. La Deceuninck-Quick Step ha preso parecchie stanze all’Alpen Village, che sorge al secondo tornante della strada che sale al Foscagno. E mentre fuori lavorano alla terrazza, nel retro della grande struttura in legno e cemento, in un container chiuso con la combinazione, le Tarmac della squadra belga vengono tenute in ordine da un meccanico. Bagioli è uno dei primi a scendere.
Voglia di ripresa
Il valtellinese, che vive a un’oretta e mezza d’auto da qui, è stato anche il primo ad arrivare in zona. E’ salito in quota una settimana circa prima degli altri, con l’obiettivo di recuperare le lunghe settimane senza corse. Lo avevamo raccontato nelle scorse settimane. Andrea è fermo dal Trofeo Laigueglia. Da quella caduta che gli ha presentato il conto nei giorni successivi, nella forma di un dolore al ginocchio che ha richiesto l’intervento. Ora le cose vanno bene e il rientro dovrebbe avvenire a fine luglio fra il Tour de l’Ain e il Wallonie, ma vedendo tanto armeggiare attorno alle bici, ci è venuta la curiosità di chiedergli che rapporto ci sia fra un corridore e la sua bici. La compagna di viaggio e fatica.
«Sicuramente un rapporto speciale – sorride – perché si usa ogni giorno, ogni giorno è con noi, quindi il rapporto deve essere speciale per forza. Bisogna trovarsi bene e secondo me avere un buon mezzo può fare la differenza in tante situazioni. Sicuramente deve essere rigida e reattiva e la Tarmac è proprio così. Quando faccio uno scatto o uno sprint, devo sentire che risponde bene. Inoltre deve essere facile da guidare in discesa, quindi in modo che possa cambiare traiettoria e facilmente da destra a sinistra».
Il tema c’è, andiamo avanti. Ci hai messo tanto ad abituarti?
Io sono passato da Cinelli quando ero in Colpack a Specialized e devo dire che ci ho messo veramente poco. Nel giro di una settimana, massimo due mi ero abituato del tutto. Poi ci sono i meccanici che la mettono a misura perfettamente e quindi ci si adatta subito. Adesso mi affido a Specialized, prima invece lavoravo con Aldo Vedovati, che adesso metto a posto le tacchette. Però per le misure del telaio mi affido a Specialized.
Contento dei freni a disco?
Molto, mi trovo molto bene. Soprattutto sul bagnato si può sentire tanta differenza. Anche prima delle curve si riesce staccare in extremis e in questo modo si riesce a tenere una velocità più alta.
Che rapporto con la tua bici, ti capita mai di… parlarci?
Parlarci no (guarda e ride, ndr), però cerco sempre di tenerla in ordine, voglio che sia perfetta. La pulisco sempre, se c’è un problema cerco di sistemarlo subito. Poi è chiaro che un problema meccanico possa capitare in qualsiasi momento. Ad esempio in gara qualcuno può toccarti la ruota o il cambio posteriore e a quel punto puoi farci poco.
Sembri in forma, quando riprendi?
Probabilmente a fine luglio con il Tour de l’Ain o il Tour de Wallonie. Dobbiamo ancora vedere bene con la squadra, dopodiché varie gare ad agosto. Il Polonia oppure il Giro di Germania e poi invece a fine stagione farò tutte le classiche in Italia.
Niente Vuelta?
La Vuelta devo ancora decidere, per ora sono riserva, però non è mai detto che non la faccio.
Come cambia la bici fra classiche e Giri?
La Tarmac è sempre quella, però è diversa da gara in gara, soprattutto cambiamo le ruote. Per esempio in una gara come il Lombardia o la Liegi, molto meglio ruote a basso profilo. Sono più leggere in salita, sono molto più reattive, quindi perfette. Invece per una tappa piatta, di quelle facili, usiamo quelle ad alto profilo. Anche se sono un po’ più pesanti, sono molto più scorrevoli.
Ti trovi bene con questa bici?
Mi piace tutto, fino dal primo momento che l’ho provata. Mi piace perché è leggera, ma al tempo stesso scorrevole. Poi con le ruote ad alto profilo in discesa, nelle discese veramente veloci dove si va a 80-90 all’ora, si sente la differenza. Oppure anche in pianura, quando si va a 50 all’ora, si sente che scorre veramente bene.
E la bici da crono?
Il rapporto è un po’ diverso rispetto a questa. Devo dire che mi piace usarla anche per fare lavori durante la settimana. Mi piace, però dovrei fare molte più crono perché ne ho fatte veramente poche nella mia carriera.
I compagni lo chiamano. Masnada racconta di un episodio al campionato italiano, in cui la radio avrebbe cambiato le cose. Honoré chiede da che parte si vada. La giornata è splendida. La fila delle Tarmac dello squadrone belga prende la via della montagna.