Dall’esperienza di Buitrago, l’analisi del fuorigiri

24.02.2023
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Nella prima tappa della Vuelta a Andalucia abbiamo assistito ad uno degli show di Tadej Pogacar. L’asso della UAE Emirates ha dominato alla sua maniera, staccando tutti. Alle sue spalle però al momento dello scatto c’è stato un corridore che lo ha tenuto più di altri, Santiago Buitrago, prima di fare un bel fuorigiri. La foto di apertura è il quadro perfetto: lo sloveno scappa e il colombiano dietro china la testa.

A nostro avviso il tentativo di Buitrago va elogiato, per istinto, coraggio e cuore oltre l’ostacolo. Poi però è anche vero che parliamo di wattaggi, di sforzi calibrati al millimetro, di alimentazione chirurgica e ci si chiede come si possa ancora cadere in questi tranelli.

Non siamo qui per fare un processo a Buitrago che, lo ribadiamo, merita solo un grande plauso, ma per analizzare quella sua sparata. Per capire da un punto di vista tattico e fisiologico la risposta all’attacco di Pogacar.

E per questa analisi ci siamo fatto aiutare da Paolo Alberati, il quale oltre ad essere il procuratore di Buitrago, è anche un preparatore ed è stato corridore, quindi conosce in prima persona certe dinamiche.

Paolo Alberati (classe 1973) è un procuratore e al tempo stesso un preparatore (foto Instagram)
Paolo Alberati (classe 1973) è un procuratore e al tempo stesso un preparatore (foto Instagram)
Paolo, un bel fuorigiri per Buitrago, ma come è possibile che ciò accada ancora?

Ne parlo anche con dei ragazzi che seguo in allenamento e a loro dico: «La vittoria più bella non è quella quando sei il più forte, ma quando batti il più forte perché ci hai provato, ti sei inventato qualcosa». Nel caso di Buitrago sei a ruota del più forte corridore al mondo e che fai, non lo segui?

Nell’era del ciclismo tecnologico gli atleti hanno tutto sotto controllo. Santiago avrà visto che era al limite. I corridori non guardano il potenziometro?

Sì lo guardano, certo, ma non in quel momento. Non nell’istante in cui un avversario, per di più Pogacar, scatta. In quell’attimo c’è adrenalina. Lo vedi. Gli sei a ruota. Non lo lasci andare. E poi magari se ha risposto subito è perché si “sentiva comodo” fino a quel momento, cioè stava bene. Quindi il corridore segue anche le sue sensazioni e i calcoli sono pari a zero.

Pogacar se n’è andato. Buitrago deve recuperare, ma senza calare troppo. Intanto parla alla radio e dietro spunta il compagno Landa
Pogacar se n’è andato. Buitrago deve recuperare, ma senza calare troppo. Intanto parla alla radio e dietro spunta il compagno Landa
Buitrago risponde e per un bel tratto lo tiene. Poi dopo che arriva la “botta di acido lattico” cosa fa? 

Premettiamo che in quel momento erano a 3 chilometri dalla vetta – l’arrivo era più lontano – e quindi non puoi fare un fuorigiri totale. Devi in qualche modo regolarti, lasciarti qualcosa. Non è come se fossi a 300 metri dallo scollinamento. Buitrago quando lo molla, si rialza, respira un po’, parla anche alla radio per sapere cosa deve fare (c’era il compagno Landa in risalita, ndr), e poi cerca di recuperare il più possibile.

E come? Ha subito alleggerito il rapporto immaginiamo. L’istinto almeno direbbe quello…

Sì, ma non ha mollato del tutto. Ha amministrato la pedalata, quel tanto da “recuperare” e continuare a spingere. Anche perché l’acido lattico stesso, e questa è fisiologia, si trasforma in energia. Il 30% di acido lattico viene riconvertito in glicogeno e quindi in Atp per i muscoli. E in questo processo sono di grande aiuto i lavori 40”-20”, per esempio, che velocizzano la trasformazione di acido lattico. Poi è chiaro che l’atleta va anche a sensazioni in quei momenti.

Subentra l’istinto. Senza contare che così si fa anche esperienza. 

Certo. Pensate se non ci avesse provato… Alla fine Pogacar nel tratto in salita (in quei 3 chilometri, ndr) gli ha dato 25”. E cosa sono 25” in salita? Se ne avesse avuta così tanta di più, avrebbe preso più margine. E quando questa cosa l’ho fatta notare a Santiago ne è rimasto piacevolmente colpito, perché lui faceva riferimento al distacco dell’arrivo. Per lui sono iniezioni di fiducia.

E’ così che l’atleta impara a conoscere i suoi limiti. 

Sono piccoli step psicologici, che a quel livello contano. Penso per esempio agli stratagemmi che s’inventa Van der Poel per battere Van Aert, che più forte di lui. E poi quel giorno in Andalucia salivano forte.

In effetti abbiamo visto qualche dato sulle varie piattaforme . Sembra che Pogacar sia andato ben oltre i 7,3 watt/chilo di Geoghegan Hart (quel giorno quinto a 1’38”) alla Valenciana…

Prima dell’attacco hanno pedalato per 14′ ben oltre i 6 watt/chilo e sul momento dell’attacco per circa 2’30” hanno sviluppato 8,8 watt/chilo. Capite perché questo fuorigiri è servito comunque a Buitrago? Una volta Alfredo Martini mi raccontò un aneddoto su Coppi. A Fausto chiesero quale fosse il momento più bello per un ciclista e il Campionissimo rispose: «Il momento della decisione. Quando vedi gli avversari e decidi di partire». Ecco, a suo modo, credo che Buitrago abbia vissuto il momento della decisione rispondendo a Pogacar.

Kamna 2022

Dopo la vittoria, Kamna sulla strada giusta

24.02.2022
5 min
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La vittoria ottenuta da Lennart Kamna alla Vuelta a Andalucia-Ruta del Sol aveva davvero un sapore particolare: era come ritrovare la luce dopo mesi e mesi trascorsi in un buio impenetrabile, nel quale il tedesco era piombato improvvisamente lo scorso anno. Cercare di capire le cause è impresa difficile, solo lui probabilmente lo sa, nel fondo del suo animo.

Partiamo dai fatti: nel 2020, l’anno stravolto dal Covid con tutte le gare concentrate in tre mesi, Kamna esplode in maniera fragorosa. Vince una tappa al Criterium du Dauphine e una al Tour de France e fa capire di essere un validissimo prospetto soprattutto per le classiche, avendo solo 23 anni.

Nel 2021 parte alla grande vincendo una tappa alla Volta a Catalunya, poi corre la Volta ao Algarve e dal 9 maggio sparisce dai radar. Non se ne sa più nulla, tanto che come spesso succede nel mondo dello sport si ha quasi timore a fare il suo nome in giro.

Kamna crisi
Un forte rifiuto verso la bici: quello di Kamna è forse l’ennesima crisi psicologica, dalla quale è uscito
Kamna crisi
Un forte rifiuto verso la bici: quello di Kamna è forse l’ennesima crisi psicologica, dalla quale è uscito

Kamna come Dumoulin

Bisognerà attendere 10 mesi per rivederlo in gara, il 1° febbraio al Saudi Tour e subito sembra in grado di riannodare i fili della sua carriera: finisce 16° in classifica, va più che bene anche nella Clasica Jaen Paraiso Interior sulla gravel (4°) e sempre in Spagna riassapora il successo. Tutti a quel punto gli hanno chiesto che cosa fosse successo e Kamna ha ammesso di aver sofferto la stessa crisi interiore di Dumoulin: la perdita d’interesse per il ciclismo, la ricerca di una serenità interiore che aveva perso e che, tornando pian piano, gli ha restituito anche la voglia di pedalare, sacrificarsi, soffrire.

La saggezza del “Gaspa”

Volevamo sapere qualcosa di più di questa storia in piena evoluzione, così ci siamo rivolti a Enrico Gasparotto, suo nuovo diesse alla Bora Hansgrohe.

«Del passato non posso parlare perché non c’ero – risponde – ma gli ho detto subito di guardare al presente, non a quello che è stato. Io cerco di trasmettergli la mia esperienza, il mio modo di vivere il ciclismo, senza affannarmi a cercare di capire il perché della crisi. E’ acqua passata, deve solo restare tranquillo».

Gasparotto Bora 2022
Enrico Gasparotto sull’ammiraglia della Bora Hansgrohe. E’ il suo primo anno da diesse
Gasparotto Bora 2022
Enrico Gasparotto sull’ammiraglia della Bora Hansgrohe. E’ il suo primo anno da diesse
Che impressione ne hai tratto, lavorando con lui?

E’ un grande talento, questo ve lo posso assicurare. Ha una dote rarissima, sa interpretare le corse con una sagacia unica, sa scegliere sempre il momento giusto per attaccare. Questo è incredibile per un ragazzo della sua età, sembra un corridore di 30 anni e oltre. Va tenuto conto che sta correndo senza essere al massimo della forma, anzi ne è ancora lontano. A Jaen, ad esempio, se l’è cavata benissimo sullo sterrato senza avere esperienza. Alla Volta a Andalucia aveva già provato a vincere la terza tappa e se fosse stato in forma ci sarebbe riuscito, ma poi due giorni dopo ha colto il risultato, proprio perché le gambe giravano sempre meglio.

Sa quindi tirare fuori il meglio di quello che ha…

Esatto, è un valore aggiunto. Nella tappa vinta era già andato all’attacco, ma era stato ripreso a 70 chilometri dal traguardo. Poi è ripartito nel finale grazie anche al lavoro di copertura di due compagni di squadra e ha tenuto al veemente ritorno di Fortunato. Mi ha davvero impressionato proprio perché è stata una vittoria soprattutto tattica. Io sono convinto che potrà togliersi grandi soddisfazioni.

Kamna Jaen 2022
Kamna dietro Lutsenko, poi vincitore. L’esordio su sterrato del tedesco è stato più che positivo
Kamna Jaen 2022
Kamna dietro Lutsenko, poi vincitore. L’esordio su sterrato del tedesco è stato più che positivo
Come corridore dove lo vedi meglio?

E’ un atleta che può emergere su vari terreni, il classico passista-scalatore, forte soprattutto in quelle gare di medio livello, anche come salite, dove può fare la differenza. Sa muoversi perfettamente in gruppo, soprattutto sa interpretare i ventagli, dove non perde mai terreno. Non è corridore da classifica nei grandi Giri, ma può sicuramente cogliere tanti traguardi nel corso dell’anno.

E come persona come lo definiresti?

Un bravo ragazzo, molto educato, che sa stare in gruppo. Parla molto bene inglese e questo gli consente di fare amicizia con tutti, ha un modo di fare “easy way”, non ha grilli per la testa. Soprattutto sa fare gruppo, ridere quando è il momento, ma è concentratissimo quando serve.

Kamna Tour 2020
Il successo del tedesco a Villard de Lans nel 2020. Il Tour aveva mostrato di che pasta è fatto
Kamna Tour 2020
Il successo del tedesco a Villard de Lans nel 2020. Il Tour aveva mostrato di che pasta è fatto
Per la Bora è un po’ il beniamino da coccolare, visto che parliamo di una squadra tedesca?

Non direi, certamente in Germania puntano molto su di lui, ma in un team multinazionale come la Bora ci sono 30 corridori e ognuno conta, ognuno lavora per un bene comune. Non importa chi vince, quel che conta è che si vinca… Il nostro compito è portare ognuno di questi 30 ragazzi al suo miglior livello, per questo ogni diesse ha con sé 6-7 corridori e non di più, per dare loro il massimo dell’attenzione e metterli nella miglior condizione per emergere.

Dove lo vedremo?

Intanto correrà nel fine settimana in Francia e poi sarà alla Strade Bianche. Non l’ha mai corsa e lo ha chiesto espressamente. Non gli si chiede nulla di particolare. Sarà comunque al Giro d’Italia e sono convinto che per allora vedremo il miglior Kamna.