Athletica Cetilar Performance Center

Training Camp Cetilar Nutrition: la preparazione fa “tappa” a Pisa

19.12.2025
4 min
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La VF Group Bardiani-CSF Faizanè ha inaugurato ufficialmente la nuova stagione con il Training Camp Cetilar Nutrition, svoltosi dal 7 al 12 dicembre a Viareggio. Una settimana intensa, costruita su basi scientifiche, che ha combinato test funzionali, valutazioni mediche, lavoro atletico e programmazione tecnica. Un appuntamento decisivo per impostare la preparazione verso il 2026.

Il ritiro è iniziato con le visite mediche ai Poliambulatori San Gaetano, primo step per tracciare il quadro clinico dei corridori. Da lì, la squadra si è trasferita a Viareggio, sede operativa del camp, dove si sono aggiunti il dottor Andrea Giorgi e il performance manager Borja Martinez.

Elemento cardine della settimana è stato il supporto di Athletica Cetilar Performance Center, il centro di Pisa specializzato in medicina sportiva, preparazione atletica, fisioterapia, riabilitazione e mental training. La struttura, parte del gruppo Pharmanutra, ha affiancato gli atleti in ogni fase del lavoro, integrando valutazioni, prevenzione e gestione della performance.

Test, dati e programmazione tecnica

I primi due giorni del camp hanno visto i corridori impegnati nei test sul lattato e nelle analisi antropometriche, fondamentali per definire un profilo fisiologico preciso di ciascun atleta. Le informazioni raccolte hanno permesso di stabilire parametri chiave per la costruzione dei carichi di lavoro.

Successivamente, la programmazione è entrata nel vivo con sessioni di allenamento su strada, esercizi specifici in palestra e riunioni tecniche serali. Lo staff di Athletica Cetilar Performance Center ha guidato il gruppo in lavori mirati sulla forza, sulla biomeccanica e sulla postura, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del gesto atletico.

La fase più specialistica della settimana ha previsto i test VO2 max, le prove di sprint e valutazioni ad alta intensità. Strumenti indispensabili per comprendere la risposta fisiologica degli atleti e impostare una preparazione invernale realmente personalizzata.

Un stage… strategico

Il Training Camp Cetilar Nutrition ha rappresentato anche un momento importante per rafforzare una collaborazione ormai consolidata. Inoltre, per il secondo anno consecutivo, infatti, Cetilar Nutrition sarà Official Nutrition Partner del Giro d’Italia 2026, l’evento simbolo del ciclismo italiano e internazionale. Un ruolo di prestigio che conferma l’impegno del brand nella ricerca scientifica applicata alla performance e nel supporto ai team professionistici.

Per la squadra, questo legame aggiunge valore alla preparazione invernale, che diventa parte di un progetto più ampio, condiviso con un partner tecnico di altissimo livello.

Athletica Cetilar Performance Center
L’Athletica Cetilar Performance Center è una struttura dotata di diversi servizi e che segue pienamente l’atleta in ogni sua esigenza
Athletica Cetilar Performance Center
L’Athletica Cetilar Performance Center è una struttura dotata di diversi servizi e che segue pienamente l’atleta in ogni sua esigenza

Athletica Cetilar Performance Center

«Questo Training Camp Cetilar Nutrition – ha sottolineato Roberto Reverberi, Team Manager VF Group Bardiani-CSF Faizanè – è stato un passaggio obbligato per costruire una stagione solida e organizzata. L’Athletica Cetilar Performance Center rappresenta per noi un valore aggiunto importante: test e analisi ci forniscono dati preziosi per definire un programma personalizzato per ogni atleta. Il 2026 sarà impegnativo e vogliamo affrontarlo con basi scientifiche ben strutturate. Queste giornate tra Thiene, Viareggio e Pisa ci hanno permesso di ottenere una fotografia chiara dello stato di salute e della condizione atletica della squadra. Test funzionali, visite mediche e il contributo del Performance Center ci consentono di impostare una preparazione davvero su misura. Prevenzione, monitoraggio e gestione degli allenamenti restano i pilastri del nostro lavoro».

Con il Training Camp Cetilar Nutrition, la VF Group Bardiani-CSF Faizanè ha dunque avviato il percorso verso la stagione 2026 costruendo una base solida, scientifica e condivisa. Un punto di partenza essenziale per affrontare con ambizione gli impegni dell’anno, dal calendario nazionale alle grandi corse internazionali.

Cetilar Nutrition

Ma che bel Bernal abbiamo rivisto. Ed Ellena racconta

19.05.2025
5 min
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VIAREGGIO – Il tempo all’improvviso rallenta. Dopo la frenesia totale dei giorni scorsi, ecco una giornata relativamente tranquilla. Di certo senza stress. Ed E’ senza stress e di meritato riposo anche per Egan Bernal. Negli hotel si lavora comunque. La sgambata per quasi tutti verso le 11, ma forse con un filo in meno di frenesia. Forse… Almeno qui è una bella giornata, anche se per domani sembra che il tempo si guasterà e dovrebbe sfavorire chi partirà nel finale.

Ma torniamo a Bernal. Il colombiano passeggia mano nella mano con la sua compagna. Poi, una volta accompagnata alla macchina, lei se ne va e lui ritorna alla base. E’ sereno, sorridente. Stamattina la sgambata con delle bici che vedremo a Treviso. I massaggi. Qualche chiacchiera con la sua amata. E tra poco la cena.

La Pinarello Bolide di Bernal. Il colombiano oltre ad essere campione nazionale su strada, lo è anche a crono
La Pinarello Bolide di Bernal. Il colombiano oltre ad essere campione nazionale su strada, lo è anche a crono

Giornata di relax

E’ sereno e sorridente e, soprattutto, dopo un bel po’ di tempo ci torna ad apparire muscoloso. Lo scorso anno era solo magro. Insomma, è un corridore.

«Sto bene – ci ha detto Egan – fa piacere essere di nuovo lì. Ieri è stato un momento difficile per tutta la tappa: dalla partenza alla fine».

Intanto i suoi meccanici lavorano sulla Pinarello Bolide che domani sfoggerà nella crono da Lucca a Pisa. Egan spingerà un 64×11.
Due prove fanno (quasi) un indizio: Tagliacozzo e Siena. Chiaramente non si può non partire dalla tappa di ieri, quella degli sterrati. Quanto è stato bello vederlo là davanti in una tappa lunga e dura. Tutti, ma veramente tutti, sono stati contenti di ammirare nuovamente il corridore della Ineos Grenadiers così pimpante.

«Il piano di gara – aveva detto Bernal riferendosi alla frazione di Siena – non era affatto una scienza esatta. Dovevamo essere in testa all’ingresso del primo settore sterrato e da lì in poi correre a tutto gas. Dovevamo solo rimanere in testa, settore dopo settore. Siamo riusciti a concludere in una buona posizione. Mi è mancata un po’ di potenza per non farmi staccare dalla testa della corsa nel finale, dopo aver speso molte energie nei chilometri precedenti».

Non solo, abbiamo scoperto un dettaglio non da poco. Nel finale Bernal si è staccato anche perché molto probabilmente era disidratato. Quando l’ammiraglia gli è piombata finalmente addosso, mancavano ormai meno di 20 chilometri all’arrivo. E appena gli hanno dato da bere, ha preso la borraccia in modo quasi famelico. Di sicuro non beveva già da diversi quarti d’ora. Immaginiamo la sete, la polvere che s’impasta con la saliva… devono essere state sensazioni tremende.

A Tagliaccozzo la maglia rosa 2021 ha messo a segno il primo acuto di questo Giro: terzo. Prima grossa iniezione di fiducia
A Tagliaccozzo la maglia rosa 2021 ha messo a segno il primo acuto di questo Giro: terzo. Prima grossa iniezione di fiducia

Bernal c’è

Fatto sta che a quasi metà Giro d’Italia, domani il colombiano si presenta al via in settima posizione, a 1’10” da Isaac Del Toro.

«Le sensazioni sono buone, molto buone, però bisogna andare piano: giorno dopo giorno», ci ha detto Egan.

I giornalisti colombiani, che sono sempre molto attenti ai loro connazionali, cominciano a muoversi come un tempo. Questo non è più il Bernal del recupero. Adesso si torna a parlare del corridore. Un altro dettaglio. Ieri dopo la tappa di Siena ha voluto fare il defaticamento sulla bici da crono… Questo lo fa chi punta alla classifica.

In questo assalto al podio c’è da metterci anche lui? Molto probabilmente sì. E il Giro e lo spettacolo ne guadagnerebbero non poco. «Egan per me, senza l’incidente, sarebbe stato uno dei pochissimi, se non l’unico, a poter lottare con Pogacar sulle lunghe salite».

Bernal (classe 1997) è alla sue seconda partecipazione al Giro
Bernal (classe 1997) è alla sue seconda partecipazione al Giro

Parola ad Ellena

Questa ultima frase è di Giovanni Ellena, il direttore sportivo che lo ha avuto ai tempi dell’Androni Giocattoli, quando Bernal arrivò in Italia. Ellena, ora in forza alla Polti–VisitMalta, ci ha detto la sua.

«Vedere Bernal, ma anche Brendon Rivera, che si sono divertiti lì davanti, mi ha fatto davvero piacere. Rivera è il suo amico di sempre. Egan ce lo aveva proposto in Androni, ma era un emerito sconosciuto. Andava in Mtb con lui, e ieri sugli sterrati si sono divertiti, ne sono certo».

«Se invece andiamo su un livello psicologico, io ho passato un po’ quello che ha passato Egan sul mio corpo. E pensare che uno si butti a fare quello che sta facendo lui sulle strade vuol dire che ha una testa impressionante. Senza contare il suo recupero fisico. Ora lui non è tanto il campione che va in bicicletta per vincere, ma è quello che dà l’esempio alla gente che ha dei problemi. Dimostra che se ne può uscire».

Per Ellena vederlo buttarsi in questo modo in discesa, in gruppo e nello sterrato è segno di una grande forza mentale da parte di Bernal
Per Ellena vederlo buttarsi in questo modo in discesa, in gruppo e nello sterrato è segno di una grande forza mentale da parte di Bernal

Podio possibile?

Cosa può fare dunque concretamente Egan Bernal in questo Giro d’Italia? Davvero può lottare per il podio? Anche in questo, l’occhio tecnico e di chi conosce l’atleta, quello di Ellena, ci viene in soccorso: «Difficile dire cosa davvero potrà fare – riprende Ellena – bisogna vedere il fisico, che non è più quello di prima. La testa però sì. Ne sono certo. Si vede. Vi racconto questa.

«Un giorno mi sono ritrovato a Madrid per andare al Gran Camino e sull’aereo vedo un cappellino nero sul mio sedile. In inglese chiedo al ragazzo di spostarlo. Quel ragazzo alza gli occhi e mi fa: “Ciao Giovanni”. Era Egan. A un certo punto gli ho chiesto: “Ma tu come stai?”. E lui: “Sono abbastanza ben messo. Vediamo, cosa mi dirà il futuro”. Allora l’ho guardato e gli ho detto: “Il tuo futuro dice che o diventi quello di prima (o quasi), o smetti. Perché tu non sei mediocre”. Mi disse che avevo ragione.
Questo per dire che Bernal non è qui per portare a spasso la bici. Se poi lotterà per il podio, la vittoria, una top five… non lo so. Ma di certo è qui per fare bene».

Ellena poi sottolinea un altro aspetto: la fiducia da parte della squadra. E questa non è cosa da poco. Come tutti i grandi, anche Bernal si è creato il suo ambiente. «Ormai Egan ha il suo massaggiatore di fiducia, il suo compagno di allenamenti e d’infanzia. E poi è un ragazzo che si fa amare e si fa rispettare al tempo stesso».

Viareggio a Cort, ma tiene banco lo sgarbo di Remco

16.05.2023
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«Era la tappa perfetta – dice De Marchi, meno afflitto di qualche giorno fa – il finale verso Viareggio era un po’ troppo pianeggiante, ma io volevo provarci e siamo riusciti a mettere in fila tutte le cose. Sapevo che rispetto a Napoli potevamo essere più tranquilli, perché avevo due ottimi compagni di viaggio. Eravamo forti e uniti, ma purtroppo quando siamo arrivati alla fine, sapevo che ero il più lento. Quindi se non si fosse creata la situazione per anticiparli, sarei stato perdente e così è stato. Ma ci riprovo. E’ solo la decima tappa, quindi ce n’è di strada, prima o poi dovrò provarci ancora».

Bordate dal Belgio

Oggi il Giro d’Italia ha la faccia annerita e sfinita di Alessandro De Marchi, Magnus Cort Nielsen e Derek Gee, usciti dal gruppo quando mancavano 170 chilometri all’arrivo, in una tappa che in tutto ne misurava 196 e varcava l’Appennino dalla provincia di Reggio Emilia al Tirreno. E’ il giorno della ripartenza dopo l’addio scombinato di Evenepoel, che per la forma scelta ha reso tutto più caotico e incomprensibile. Il più delle volte per fare la differenza basta avere i modi giusti, invece la fuga del campione del mondo ha offeso il pubblico e ferito la lunga storia del Giro.

Quel che ha reso tutto ancor più sgradevole è stata la serie dei commenti arrivati dal Belgio. Dalla madre che si chiede se suo figlio correrà mai più in Italia, agli attacchi di Yvan Van Mol, storico medico della Soudal-Quick Step, che ha parlato di una morte annunciata, a causa dell’incompetenza degli organizzatori del Giro.

Intendiamoci, tutti i presenti alla conferenza stampa della presentazione delle squadre a Pescara sono rimasti perplessi per il piccolo locale dove hanno sfilato i corridori davanti ai giornalisti ammassati. Ma fatto salvo quel caso, la corsa stava andando avanti secondo un copione ben collaudato, in Italia, come all’estero. Semmai alcune squadre farebbero meglio a vigilare sul proprio personale che la sera, finite le tappe, va a fare baldoria alle feste della carovana pubblicitaria.

Mentre in testa Cort si giocava la tappa, Bettiol è finito per terra dopo lo scontro con un autista che stava soccorrendo un altro corridore caduto
Mentre in testa Cort si giocava la tappa, Bettiol cade dopo lo scontro con un autista

La scelta giusta

Ma Remco doveva andare a casa: i medici sono tutti concordi. Con due settimane di Giro ancora da affrontare, nessuno avrebbe autorizzato la sua permanenza. Non in osservanza a protocolli Covid vecchi di almeno 15 mesi, ma nel rispetto della sua salute e per i danni che correre in quello stato avrebbe potuto creare nell’atleta.

Toon Cruyt è il medico della Soudal-Quick Step al Giro: lo conosciamo da anni e sappiamo che ne ha viste di tutti i colori.

«Per me – racconta a Het Nieuwsblad – è stato un momento difficile, molto stressante. Ci sono volute due ore per avere un quadro chiaro della situazione. Fortunatamente il solo positivo era Remco, che sabato mattina si era già alzato con delle brutte sensazioni. All’inizio abbiamo creduto che fossero ancora le conseguenze delle cadute, quindi non ho pensato di fare un tampone, perché erano previsti nel giorno di riposo. Ma dopo la cronometro in calando e i sintomi che manifestava, ho deciso di provare domenica sera e la riga “positiva” è stata visibile dopo tre secondi.

«Non ho esitato – prosegue Cruytho chiamato prima Lefevere, che è stato subito d’accordo. Poi mi sono consultato con Philip Jansen, capo della nostra struttura medica, ma la decisione finale spettava a me. E non ho pensato neanche per un secondo di lasciarlo continuare. Non voglio rischiare la salute di nessuno, altrimenti non vale la pena fare il medico. Ho già avuto l’esperienza di Tim Declercq che ha contratto la pericardite poco dopo un’infezione da Covid. Ho sentito abbastanza storie di persone che hanno fibrosi polmonare o problemi cardiaci. Quindi ho deciso: Remco doveva tornare a casa».

Verso Viareggio, primo giorno in rosa per Thomas, emozionato e determinato a tenere duro
Primo giorno in rosa per Thomas, emozionato e determinato a tenere duro

Se solo l’avessero spiegata così prima di mandarlo a casa, forse tanto baccano non ci sarebbe stato. Resta intanto l’anomalia del Giro che richiede le mascherine per gli addetti ai lavori, in controtendenza rispetto al vivere quotidiano. Ma il Covid non è scomparso e se è agevole conviverci nella vita di tutti i giorni, non così è per atleti che devono sfidare montagne alte fino al cielo.

Primo giorno in rosa

Intanto Viareggio ha salutato il primo giorno in maglia rosa di Geraint Thomas, che da queste parti ha vissuto prima assieme a Max Sciandri, quando il toscano gestiva la nazionale U23 della Gran Bretagna, e poi da professionista, una volta passato con la Barloworld.

«Sono successe tante cose fra ieri e oggi – ha detto il gallese dopo le premiazioni – dall’addio di Remco alla grande lotta per far partire la fuga. Eppure, nonostante la pioggia, sono riuscito a godermi questa maglia. Ho vissuto da queste parti, per me significa molto aver attraversato queste zone in testa al Giro d’Italia. La tattica del gruppo inevitabilmente senza Evenepoel cambierà, ma ciò non toglie che io voglia tenere la maglia rosa il più a lungo possibile. So che non tutti ci credono, ma in tutta la mia carriera ho sempre convissuto con un certo scetticismo, non mi fa paura».

Nella volata per il quarto posto a Viareggio, Milan parte ai 400 metri e viene rimontato da Pedersen: c’è da lavorare sui tempi
Nella volata per il quarto posto, Milan parte ai 400 metri e viene rimontato da Pedersen: c’è da lavorare sui tempi

«Spero che il tempo migliori – ha chiuso Thomas – ma è davvero un onore indossarla, a prescindere da tutto il resto. Quando ero un ragazzino e poi da più grande quando sono venuto a vivere in Toscana, l’idea di vestire la maglia rosa era un sogno molto lontano…».

Domani la tappa più lunga porterà il Giro a Tortona, sulle strade dei Campionissimi: Girardengo e Fausto Coppi. Venerdì la neve renderà impossibile il transito sul Gran San Bernardo, per cui il gruppo passerà in Svizzera attraverso il tunnel. Ciò fa sì che la Cima Coppi saranno le Tre Cime di Lavaredo. Il Giro in qualche misura è appena iniziato, immaginando tutto quello che potrà accadere, abbiamo la sensazione che sarà una corsa pazzesca.