Roberto Capello corre per il Team Grenke Auto Eder e vive a Cossombrato in provincia di Asti

Da Kigali all’europeo: Capello tra viaggi, allenamenti e riposo

08.10.2025
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Quello di Roberto Capello è stato uno dei quattro argenti (delle sei medaglie totali) conquistati dalla spedizione azzurra all’europeo in Drôme-Ardèche. Lo juniores piemontese è stato anche uno dei tanti atleti che ha disputato l’accoppiata col mondiale nello spazio di una settimana.

In Francia non ha avuto paura di attaccare nel finale di gara cogliendo un’occasione non programmata. Capello si è fatto trenta chilometri da solo prima di essere raggiunto e staccato dal tedesco Karl Herzog, suo compagno di squadra nel Team Grenke-Auto Eder.
«Un secondo posto all’europeo – ci ha ribadito Roberto – non può che essere un buon risultato per me. Ovviamente un po’ mi dispiace perché ero davanti fino alla fine, però sono contento di come è andata».

Come sono stati però i giorni per lui tra la rassegna iridata e quella continentale? Molti tecnici azzurri infatti mesi fa – guardando il calendario e i profili altimetrici dei due eventi per i quali avrebbero portato quasi gli stessi convocati – avevano già fatto luce su questo aspetto. Non solo la fatica dovuta alle gare in Rwanda, ma anche la capacità di recupero psicofisico da viaggi e trasferimenti sarebbe risultata fondamentale ai fini della prestazione all’europeo. Ecco come Capello ha vissuto quel periodo.

Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney

Programma “millemiglia”

Il reparto “agenzia viaggi” della Federciclismo ha avuto il suo bel daffare per confezionare il pacchetto per quei corridori che avrebbero corso sia mondiale che europeo. Voli intercontinentali andata e ritorno associati a trasferte via terra. La vita dell’atleta moderno in un ciclismo sempre più globale è anche questa.

«Il viaggio di rientro dal Rwanda – ci racconta Capello, astigiano di Cossombrato – è stato molto più agevole dell’andata, quando eravamo rimasti in ballo circa 30 ore. Siamo partiti da Kigali il 28 settembre con arrivo a Malpensa il mattino presto del giorno dopo, con uno scalo intermedio di tre ore ad Addis Abeba visto che abbiamo volato con la Ethiopian Airlines sia all’andata che al ritorno. Appena sono atterrato, sono andato a casa dove sono rimasto due notti.

«Il primo di ottobre – prosegue – sono passati a prendermi a casa col furgone della nazionale per andare all’europeo. Ero di strada per la Francia e abbiamo ottimizzato gli spostamenti. Insieme a me c’erano Bernardi, Del Cucina, Pegolo ed un massaggiatore, mentre sull’ammiraglia c’erano un meccanico e Dino (il cittì Salvoldi, ndr)».

Bioritmi da ritrovare

La valigia nemmeno l’ha cambiata Capello. Giusto il tempo di alleggerirla dato che all’europeo la permanenza sarebbe stata più rapida rispetto al Rwanda. Nel mezzo però c’era da ritrovare un equilibrio bioritmico che non è così facile per tutti.

«Il pomeriggio del mio arrivo a casa – spiega Roberto – l’ho fatto molto tranquillo perché nel volo verso l’Italia avevo dormito poco o nulla. Giusto una pedalata breve per riprendere in mano la bici anche perché non la toccavo dalla mia prova in linea al mondiale, quattro giorni prima.

«Il giorno successivo – continua – ho fatto un bell’allenamento di tre ore con tanta intensità. Ho simulato le salite che avrei trovato all’europeo con diversi lavori. Mi sono concentrato molto sulle salite più corte, quelle da 6-7 minuti. Due volte le ho fatte fino alla soglia, altre due volte le ho fatte a blocco, con uno sforzo massimale. I dati erano buoni ed io ho avvertito buone sensazioni. Visto che mi sentivo bene, ho fatto un paio di salitelle in più andando a migliorare i miei “kom” (dice sorridendo, ndr)».

All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali
All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali

Effetti di altura e abitudine

Una volta arrivato in Francia, il 2 ottobre Capello ha effettuato una ricognizione del percorso con i suoi compagni. Prima il circuito lungo comprendente la salita di 7 chilometri di Saint Romain de Lerps, poi il circuito corto con la côte di Val d’Enfer. Il giorno successivo la prova in linea conclusa con un bellissimo argento ed una annotazione comune non sfuggita a chi ha seguito mondiali ed europeo.

«La gara – riprende Roberto – è andata come vi ho detto. Non mi aspettavo di andare così forte, però è anche vero che ero convinto di poter fare bene. Un po’ per le sensazioni dei giorni precedenti, un po’ perché avevo visto che i corridori arrivati davanti in Rwanda avevano fatto altrettanto in Ardeche, alcuni riconfermando le proprie vittorie.

«Probabilmente – conclude – penso che l’altura di Kigali abbia dato i suoi effetti soprattutto perché, gare a parte, non abbiamo fatto quel carico di lavoro che solitamente facciamo durante i ritiri in altura. Ne abbiamo beneficiato al massimo, grazie anche al caldo. Personalmente io mi ero ambientato abbastanza in fretta e al rientro a casa ho recuperato bene. Anche dal lato della alimentazione non ho avuto problemi come magari è stato per qualcun altro.

«Posso dire che quest’anno avendo corso tanto all’estero con la mia squadra e poco in Italia, ero molto abituato a questi “stress” da viaggio e trasferte. Ora però la mia stagione è finita. Farò un paio di settimane di riposo senza bici prima di iniziare a pensare al 2026 e alla categoria U23».

I viaggi dei pro’ non sempre vanno di lusso. Vero Vendrame?

08.04.2022
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Campioni e piccole disavventure. Una delle ultime è capitata la scorsa settimana ad Andrea Vendrame. Il trevigiano si stava dirigendo al Gp Indurain, il suo aereo ha fatto tardi, ha smarrito il bagaglio e persino la bici. Sono gli inconvenienti di chi è sempre in viaggio. 

Il corridore dell’Ag2r Citroen sta disputando i Paesi Baschi. La condizione è in crescita. Sta facendo fatica, ma piano piano le cose stanno tornando al loro posto. Così come alla fine al loro posto sono tornate valigia e bici. Dopo varie peripezie.

Lo zainetto che ha “salvato” Vendrame, con dentro scarpini, occhiali, una divisa e il casco
Lo zainetto che ha “salvato” Vendrame, con dentro scarpini, occhiali, una divisa e il casco
Andrea, dicevamo degli inconvenienti dei ciclisti in viaggio. Partiamo dalla tua disavventura: cosa è successo?

Era la settimana scorsa. Giovedì. Stavo andando al Gp Indurain, in Spagna. Volavo da Venezia a Parigi e da Parigi a Biarritz. Il volo accumula 45′ di ritardo e così mi trovo a correre con lo zaino in spalla all’aeroporto di Parigi per prendere la coincidenza, che partiva appena 15′ dopo. Prima di scendere dall’aereo vedo la mia valigia che sta per essere caricata sull’aereo successivo. Ho avuto giusto il tempo di mandare giù un panino.

E poi?

Sono arrivato a Biarritz che ormai era quasi mezzanotte, ma la valigia non c’era. Avevo solo il mio zainetto. Per fortuna che dentro c’erano una divisa, gli occhiali e gli scarpini. Il resto ce lo aveva la squadra. E’ stato tutto abbastanza traumatico. Una volta in aeroporto volevo richiedere info per recuperare la valigia, ma non c’era nessuno. Neanche i macchinari per farlo in modo digitale. Alla fine un poliziotto mi ha detto: «Vieni qui domani dalle 14 alle 15 e se sei fortunato trovi qualcuno». Nel frattempo ho contattato Air France e almeno la valigia l’ho recuperata.

E la bici?

Quella no. E’ arrivata tre giorni dopo, era rimasta a Parigi. Ho dovuto correre la con la bici numero due. Non che cambi nulla. Alla fine sono identiche, ma nella mia testa c’era questo tarlo.

Dopo averci corso al Gp Industria e Commercio di Larciano in azzurro, Vendrame doveva riportare la bici al suo team
Dopo il Gp Industria e Commercio di Larciano, Vendrame doveva riportare la bici al suo team
Come mai avevi la bici dietro? Di solito voi pro’ viaggiate senza…

Perché ci avevo corso con la nazionale a Larciano. Quindi dovevo riportarla.

Invece come mai avevi con te una divisa e le scarpe?

E’ un vecchia regola che mi hanno insegnato nei primi anni, quando passai nell’Androni. Siamo “obbligati” ad avere dietro le scarpe, proprio perché non si sa mai.

Capita spesso che vengano persi i bagagli?

Personalmente era la prima volta, però qualche volta ho sentito di bici che non arrivavano, soprattutto per chi doveva andare in ritiro verso Sierra Nevada. In attesa delle bici, i corridori per quei due o tre giorni cercavano di ottimizzare il tempo correndo a piedi, andando in palestra o comunque facendo un programma alternativo.

Andando oltre il viaggio, capita che magari non ci siano quei cereali o quella pietanza a tavola?

Essendo in una squadra WorldTour abbiamo il cuoco al seguito. E per quanto riguarda il cibo non ci manca davvero nulla. Alla fine quando ci sono un letto e un bagno siamo a posto.

Tra le varie sfortune di Vendrame legate al Gp Indurain, anche la neve!
Tra le varie sfortune di Vendrame legate al Gp Indurain, anche la neve!
Però se capita il materasso vecchio in cui si affonda…

E infatti nei grandi Giri porto sempre con me il mio cuscino personale. Il massaggiatore me lo fa trovare nella camera dove alloggerò. Per il materasso invece ti adatti. Il più delle volte ci dormi una notte sola. Almeno per quel che mi riguarda già col cuscino guadagno parecchio in quanto a comfort.

Ormai avete tutto programmato, rispetto ai primi tempi è migliorata la logistica? 

E’ cambiato parecchio. Anche rispetto ai tempi dell’Androni. Adesso c’è un programma di viaggio molto curato: mi scrivono chi mi viene a prendere in aeroporto e con che mezzo sarà effettuato il trasferimento in hotel, se andando verso l’hotel è previsto un pasto e dove si mangerà, o se invece devo arrangiarmi da solo.

E se ti devi adattare come fai: prendi un panino, una pizza? E ti è mai capitato di saltare la cena?

No, non salto la cena né il pranzo, perché mi preparo il cibo in anticipo. Mi preparo un panino o delle scatole da casa, così da mangiare anche in modo più genuino. Questo succede quando so che devo prendere più aerei.

Un improbabile volo durante la trasferta di Andrea in Gabon del 2019
Un improbabile volo durante la trasferta di Andrea in Gabon del 2019
A proposito di aerei: ti è mai capitato qualche volo particolare? Qualche volo turbolento in cui l’aereo ha ballato parecchio?

Beh, di ritorno dall’Australia nel 2020 incontrammo due tempeste e si ballò un bel po’. Però a me piace quando è così: mi rilassa! Preferisco le turbolenze a go go: non so perché… Piuttosto quello che odio sono gli aerei in ritardo e la gente che appena si atterra si alza tutta in piedi di corsa. Ma cosa devono fare, le corse per andare a prendere la valigia sul nastro? Si scannano per chi fa prima. Bah…

E in quanto ai transfer? Soprattutto quando si va in certi Paesi “esotici” spesso ci si imbatte in conducenti naif…

Io non ho fatto molte gare in Cina o in Malesia. Ho corso in Australia e in Europa soprattutto. Sono andato in Turchia e anche in Africa. Ecco in Gabon, con l’Androni, all’inizio del 2019 ricordo che c’era un ragazzo che guidava il pullman, che condividevamo con la Total Energies, in modo un po’ particolare. Era tutto un saliscendi e quando c’erano le discese prendeva una grande rincorsa. Arrivava anche a 100 chilometri orari, perché altrimenti non riusciva ad arrivare in cima alla salita successiva. 

Caspita! Una bella avventura…

Però mi divertivo, dai: la velocità a me piace. Certo, poi un po’ di paura ce l’hai perché comunque non conosci le strade, però…

Valigia sempre pronta. Marcellusi racconta il viavai dei corridori

20.02.2022
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Corridori come piccioni viaggiatori: vengono e vanno. Qualche giorno a casa e poi via di nuovo su qualche aereo, per qualche corsa. E’ una giostra con la quale bisogna assolutamente prendere il ritmo. E con la quale Martin Marcellusi sta prendendo le misure.

Lo stesso Alessandro Verre ieri aveva accennato a questa difficoltà di adattarsi. E due anni fa Lonardi fu tra i corridori in assoluto che gareggiò di più. Fece 60 giorni di gara nel “mutilato” 2020 del Covid e gli capitò di restare a casa per ore, più che giorni. Giusto il tempo di cambiare la valigia. E’ un dazio che spesso pagano a più caro prezzo i giovani. 

Come detto, abbiamo bussato alla porta di Martin Marcellusi, neopro’ della Bardiani-Csf-Faizané. Il laziale proprio in questi giorni è a cavallo fra due gare: il Tour of Antalya alle spalle e il Gran Camino in vista. Almeno così dovrebbe essere, visto che non è uscito benissimo dalla gara turca e potrebbe alzare bandiera bianca. Tuttavia il concetto non cambia. Anche perché Marcellusi ha già assaggiato in passato questo viavai.

Al Tour of Antalya il romano (classe 2000) ha lavorato per la squadra. Non è uscito benissimo per problemi di stomaco
Al Tour of Antalya il romano (classe 2000) ha lavorato per la squadra. Non è uscito benissimo per problemi di stomaco
Martin sei tornato il 14 febbraio dalla Turchia e il 22 dovresti ripartire per la Spagna, come gestisci questi giorni?

Devo fare due giorni di scarico, uno di riposo totale e poi riprendere con un’uscita di 3 ore con qualche lavoretto sulla forza, visto che in Turchia tra gare e sgambate non è stato possibile farne. Quindi devo fare una distanza il quinto giorno: 4 ore, 120-130 chilometri. Quindi un’uscita blanda e via.

E a livello di testa, si stacca?

Nei primi due giorni “ho spento” tutto! E mi sono concesso anche qualche “sgarro” nei pasti, ma poi mi sono rimesso subito sotto al 100 per cento, come richiede il mondo dei pro’.

Quando dici che sgarri cosa intendi?

Sono sgarri relativi. Nel senso che anziché mangiare la pasta in bianco o con il pomodoro semplice, mangio una carbonara. E se si fa una passeggiata magari ci si ferma al McDonalds. Ma ripeto si fa al massimo nei primi due giorni e quando si pedala.

Cosa fai in quei due giorni scarico?

Esco con degli amici cicloamatori che magari non vedo da 20 giorni. Si va a prendere un caffè. E’ quasi più il tempo che si passa al bar che in bici! E’ un’uscita goliardica, diciamo così.

Marcellusi si gode il sole dei borghi sulle colline ad Est di Roma in questi frangenti a casa (foto Instagram)
Marcellusi si gode il sole dei borghi sulle colline ad Est di Roma in questi frangenti a casa (foto Instagram)
E poi c’è la valigia, da fare e disfare. In Turchia quante divise hai portato?

Essendo una corsa a tappe e valutando il clima, ho portato due completini estivi e due body. L’hotel ci lava i sacchetti e la sera stessa li riprendiamo, però se questo non dovesse accadere tu devi comunque essere pronto. Il body invece sapendo che c’erano delle tappe non lunghe e abbastanza piatte, l’ho utilizzato… ma più per una questione estetica.

E quando sei tornato a casa? Hai dato tutto a mamma!

Eh sì! Io vivo con i miei e ci ha pensato mia madre. Avevo preparato una sacca con i panni sporchi. Poi per allenarmi chiaramente uso altri completi. La Bardiani-Csf-Faizanè ci ha dato un bel po’ di materiale.

Definiamo un bel po’…

Ohi, faccio due conti al volo. Una ventina di divise fra estive ed invernali, più manicotti, gambali e “tre quarti” in quantità. Credo una decina di pezzi ciascuno. Poi tutta roba top, di Alé!

Cosa ti colpisce di questi giorni a casa? E’ più il godersi il riposo o il pensiero di ripartire?

La vita è più o meno sempre la stessa, ma il mio pensiero più grande è sul come si viaggia. Spesso sono viaggi strazianti. Per esempio proprio per tornare dalla Turchia, abbiamo lasciato l’hotel alle 9 turche (il fuso è di due ore, ndr), siamo arrivati ad Istanbul con un volo interno e lì abbiamo fatto tre ore di scalo. Poi abbiamo ripreso l’aereo e siamo atterrati a Roma. Alla fine tra una cosa e l’altra sono arrivato a casa alle 20… italiane, vale a dire alle 22 turche. In questi viaggi cerchi di non mangiare troppo. Qualche complesso, qualche pensiero c’è sempre: un po’ perché bisogna limitarsi e un po’ per una questione d’igiene. Se ci mettiamo che neanche stavo benissimo di stomaco… 

Ecco, con il fuso come ci si regola?

Nel caso della Turchia che era solo due ore avanti, all’andata non ci sono stati grandi problemi. Anziché andare a letto alle 23 ci andavo verso mezzanotte e mezzo, approfittando anche del fatto che al mattino la sveglia non era prestissimo. Al ritorno invece è stata più complicata. Faccio fatica ad arrivare alle 22. In ogni caso cerco sempre di “prendere l’orario” il prima possibile. In più non prendo pastiglie per il sonno, meglio evitare.

E per il resto a casa cosa fai?

La mia fidanzata, Cristina, è siciliana e in questi momenti cerco di passare del tempo con lei. O vado io in Sicilia, o viene lei nel Lazio. Ci piace fare delle passeggiate. Questo è il mio vero stacco.

Non solo uscite blande nei giorni a casa tra una gara e l’altra. I richiami sono indispensabili (foto Instagram)
Non solo uscite blande nei giorni a casa tra una gara e l’altra. I richiami sono indispensabili (foto Instagram)
Invece per il viaggio come ti organizzi? Libri, film…

Ah, ah, ah, rido perché proprio in quest’ultima trasferta ho perso le cuffie. E io principalmente sento la musica su Spotify, anche se ho notato che concentrandomi sui testi mi sembra che il tempo scorra più lentamente. L’alternativa alla musica è vedere i film su Netflix.

Che genere di film?

Non vorrei sembrare una femminuccia, ma mi piacciono quelli d’amore strappalacrime o il genere opposto: film d’azione, con sparatorie. Dipende dal “mood” del momento.

Riguardo ai materiali: caschi, bici… come ci si organizza?

Il casco lo portiamo noi. Come la maggior parte dei corridori, anche io lo attacco alla maniglia del bagaglio a mano (come nella foto di apertura, ndr), tanto non ci sono problemi per portarlo nella cabina dell’aereo. Per la bici ci pensa la squadra, ma a volte per questioni logistiche può capitare che una viaggi con te.