Chiara Consonni, Martina Fidanza, madison europei 2020

Martina Fidanza, il tris è servito

12.10.2020
3 min
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Martina Fidanza, figlia di Giovanni e sorella di Arianna cresce e cresce bene. Aveva già in carniere due europei e due mondiali juniores in pista nel 2017, ma agli ultimi europei il suo tris di medaglie è stato da applausi. Ventun anni da compiere il 5 novembre e compagna di Riccardo Stacchiotti, professionista alla Vini Zabù-Ktm, la più piccola delle sorelle bergamasche a un certo punto è stata chiamata anche per sostituire Elisa Balsamo, caduta e ferita al ginocchio.

Si era allenata bene, ma al momento della convocazione ha dovuto fare i conti con lo splendido nervosismo che ti attanaglia quando ti avvisano che andrai in scena un secondo prima del sipario. Ma dopo un po’ ha smesso di agitarsi e ha pensato a tutto il lavoro fatto fino a quel punto. Si è rimboccata le maniche. Ha stretto gli scarpini. E la magia è cominciata ed ha preso la forma di tre medaglie d’oro nell’inseguimento a squadre, nello scratch e nell’americana (in coppia con Chiara Consonni).

Martina Fidanza, scratch europei 2020
Lo scratch conquistato uno sprint dopo l’altro
Martina Fidanza, scratch europei 2020
Lo scratch conquistato uno sprint dopo l’altro
Perché il nervosismo?

Non mi aspettavo molto. Mi ero preparata parecchio, ma non dovevo correre tre specialità e farle così bene mi ha sorpreso.

Nervosismo vero?

Era proprio panico. In realtà non ho mai avuto il dubbio di non essere in condizione, solo che non essendo la titolare, un po’ di paura di non essere all’altezza l’avevo.

Fidanza al posto di Balsamo. Nella testa di una riserva non dovrebbe esserci la voglia di dimostrare di essere all’altezza?

Quella c’è sempre, ma sapevo che con Elisa non c’era molta storia. Ho aspettato che si facesse sera, sapevo che era caduta, ma non quanto fosse grave. Mi avevano detto che avesse messo dei punti, ma non quanti e soprattutto non che fosse interessato il ginocchio.

Ma agli europei puntavi, giusto?

Erano un obiettivo da inizio anno. Se le cose fossero andate normalmente, non essendo nel giro olimpico, avrei puntato sugli europei U23. Ma la stagione è stata come è stata e nemmeno si sapeva più se li avrebbero organizzati. Però sono contenta di non aver mai avuto clamorosi cali di tensione.

Cosa resta ormai di questo 2020?

I campionati italiani su strada e gli europei elite in pista.

Anche Martina Fidanza preferisce la pista alla strada?

Lo confesso. Mi trovo più in sintonia con la gente, con lo staff e con la pista stessa, rispetto alla strada. Si è creato un gruppo eccezionale, con campionesse come Balsamo e Paternoster che prendo a riferimento.

Martina Fidanza, scratch europei 2020
Madison, quartetto e scratch: il tris è davvero servito
Martina Fidanza, scratch europei 2020
Madison, quartetto e scratch: il tris è davvero servito
Dove hai trascorso il lockdown?

A Recanati, a casa di Riccardo. E’ stato un caso. Ero andata da lui dopo i mondiali in pista di Berlino per stare una settimana tranquilla, invece ci hanno bloccato. Non mi è pesato, ma non poter uscire in bici non è stato semplice.

Se hai resistito tante settimane con Stacchio, l’unione è solida! Ricordi la prima uscita dopo la… liberazione?

E’ stato stranissimo. Siamo partiti da Recanati, quindi subito in discesa. E la velocità pareva davvero insolita, come se le ruote avessero qualcosa di strano. La bici si inclinava, non era rigida come sui rulli. Insomma, c’è voluto un po’ per riprendere il feeling, ma poi che bello…

Corri alla Eurotarget-Bianchi-Vittoria e con le Fiamme Oro, come ti gestisci?

Diciamo che prima viene il club. Le Fiamme Oro sono un bel supporto, ho dovuto fare il corso a Caserta al primo anno e poi il giuramento, ma a parte alcuni obblighi, sono al 100 per cento con la squadra.

Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020

Zanardi, corsa a punti da regina

12.10.2020
3 min
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Silvia Zanardi è nata a Fiorenzuola d’Arda, ma risiede a Piacenza. Come dire che quando agli europei U23 ha vinto la corsa a punti fra le ragazze, tifosi ne aveva quanti voleva. E se non fosse stato per il Covid, probabilmente ne avrebbe avuti ben di più.

Silvia è castana, in certe foto persino bionda. Di lei ci si accorse in massa nel 2018, quando ai mondiali juniores di Aigle vinse prima l’oro nel quartetto e poi quello nella corsa a punti. Questo non significa che la sua vittoria europea sia stata scontata, perché vincere non è mai facile e soprattutto non era scontato che il cittì Salvoldi l’avrebbe convocata.

Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Silvia Zanardi, in azione nella corsa a punti europea di Fiorenzuola
Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Silvia Zanardi, campionessa europea 2020 della corsa a punti

«Speravo mi chiamasse – racconta a bici.PRO – così come speravo che gli europei effettivamente si facessero. In realtà ero quasi rassegnata che saltassero, poi è arrivata la chiamata e sono stata super contenta».

Dopo l’inseguimento individuale, chiuso al quarto posto dietro Brausse (Germania), Guazzini (Italia) e Griffin (Irlanda), Silvia si è fatta un’idea delle avversarie che avrebbe incontrato nella corsa a punti.

«Non avevo riferimenti – spiega – non conoscevo le mie avversarie. Però dopo due volate ho sentito di stare bene e ho portato via una fuga. Abbiamo preso il giro e ho vinto tutti gli sprint. Non voglio dire che quando ci hanno preso fossi sicura di aver vinto, ma diciamo che sarebbe stato insolito perdere il comando. Per questo, nonostante avessi margine, ero ugualmente agitata. Ho fatto pure l’ultimo sprint, ma c’è voluto che Salvoldi mi dicesse che era finita, perché realizzassi di aver vinto».

Zanardi corre parecchio su strada con la maglia della BePink e proprio pensando ai campionati europei U23 ha corso il Giro Rosa Iccrea, mettendo nelle gambe il ritmo e i chilometri necessari.

«Con il mio allenatore Walter Zini – dice – abbiamo impostato un’ottima preparazione. Prima il Giro, poi il ritiro a Montichiari e per finire le gare a Aigle, in cui ho vinto l’omnium e ho fatto quarta nell’eliminazione, lo scratch e l’americana. Sapevo di stare bene, insomma, anche se era difficile dire che mi aspettassi la vittoria».

Nuove generazioni della pista. Se anni fa era impossibile che un atleta, uomo o donna, dicesse di preferire la pista alla strada, oggi soprattutto a livello femminile sentirselo dire è la regola.

«Mi piacciono entrambe – sorride lei quasi a scusarsi – ma qualcosa mi lega tanto alla pista. Mi piace di più, mi esprimo meglio. Non so perché. Non per il rapporto con le colleghe, perché quello è simile. Su strada siamo di più, nel grande gruppo forse ci si perde più facilmente».

Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Con il tricolore sulle spalle: per l’Italia un grande europeo
Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Con il tricolore sulle spalle: per l’Italia un grande europeo

L’entusiasmo per la vittoria alimenta la voglia di fare. E così la mente è già proiettata verso la prossima stagione, al netto delle incertezze che sul tema potrebbero già esserci.

«Non c’è tanto da staccare – dice – perché abbiamo iniziato tardi. Lo scorso anno siamo partite dal Tour Down Under, ma il lockdown ci ha appiedato. Ero a casa del mio ragazzo a Brescia, morivo dalla voglia di tornare a casa mia. Per cui, appena si è potuto, ho preso la bici e sono tornata. Dopo settimane di rulli e palestra, che mi ha fatto davvero tanto bene a livello fisico, sono salita in bici ed è venuta fuori un’uscita di 120 chilometri. Non so se ripartiremo ancora dall’Australia, ma se ci inviteranno, io sarò pronta».

Tutta Chiara, fra medaglie e risate

12.10.2020
4 min
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C’è stato un periodo in cui Chiara Consonni era soltanto la sorellina di Simone. La cosa non la faceva impazzire. Ma siccome certe cose non si possono dire, la biondina che spesso ride continuava ad allenarsi e correre. E correndo, le capitava sempre più spesso di vincere.

Chiara Consonni, europei 2020
A Fiorenzuola 2020, vittoria nell’eliminazione
Chiara Consonni, europei 2020
A Fiorenzuola 2020, vittoria nell’eliminazione

Con quattro mondiali e quattro europei, oggi Chiara Consonni – che corre con la Valcar-Travel & Service – è una delle colonne portanti del ciclismo femminile in Italia. E mentre le sue compagne del quartetto sono fiere di rivendicare la loro preferenza per la pista, lei si fa una risata e dice di essere 50 e 50. Perché la pista è bella, ma la strada lo è ugualmente.

«E’ sempre difficile decidere – dice Chiara – perché ho vinto tanto anche su strada. Sono emozioni che ricordi a lungo, sensazioni diverse, due mondi opposti. Diciamo che del nostro gruppo sono la meno schierata».

Sarà difficile alla fine della nostra chiacchierata dire se siano state più le parole o le risate. Perciò si va avanti nel segno del buon umore che di questi tempi è merce preziosa.

Chiara Consonni, Plouay 2020
Va forte anche su strada: qui terza a Plouay 2020
Chiara Consonni, Plouay 2020
Va forte anche su strada: qui terza a Plouay 2020
Chiara, che effetto fa essere uno dei pilastri del quartetto?

E’ importante. Se sbagli, il tuo errore condiziona tutti. Preferisco il quartetto a uno scratch, dove corri per te solo. Il fatto che non ci fossero Paternoster e Balsamo si poteva sentire se non fossimo un gruppo allargato e affiatato. Corriamo insieme da tanto. Forse soltanto Silvia Zanardi era un nuovo innesto, ma era anche la più motivata di tutte.

Siete così amiche?

Siamo un bel gruppo, ma viviamo lontane, per cui ci frequentiamo solo in bici. Solo con Martina Fidanza capita di vedersi, perché viviamo nello stesso paese e allora magari si esce a cena.

Le vittorie sono tutte belle?

Non ci si abitua mai, vincere è sempre più bello.

Si riesce anche a fare analisi degli errori?

Gli sbagli sono sempre quelli, li notiamo nel momento stesso in cui li facciamo. Per questo all’inizio si festeggia e poi si fa il punto. Di solito accade quando facciamo defaticamento sui rulli e, ancora a caldo, ci raccontiamo come è andata. Se passa troppo tempo, gli errori si dimenticano e si pensa solo a fare festa.

Chiara Consonni, europei 2020
Agonismo, forza fisica e sempre un tocco di femminilità
Agonismo, forza fisica e sempre un tocco di femminilità
Ti capita di allenarti con Simone?

Praticamente mai. Ci vediamo. Ci sentiamo. Se ho un problema in bici o nella vita scrivo a “Simo”, lui è il mio riferimento. Ma per il resto è sempre in giro, non ci incrociamo mai. 

Che effetto fa essere uscita dalla sua ombra?

Ammetto che all’inizio un po’ mi desse fastidio essere considerata soltanto sua sorella, ma ora mi faccio meno problemi. Un po’ forse perché ho raggiunto la mia dimensione. Magari adesso sarà lui ad essere riconosciuto come il fratello di Chiara.

Dalla pista alla strada.

Da Fiorenzuola al Fiandre e poi a De Panne. Poi i campionati italiani, infine se la fanno, la corsa nel finale della Vuelta. Non è facile passare da pista a strada. Sono sforzi completamente diversi. Per questo dalle gare al Nord non è possibile aspettarsi tanto, perché di certo ho perso distanza e ritmo gara. Però morivo dalla voglia di fare il Fiandre.

Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Già insieme a Doha 2016: Fidanza, Consonni, Elisa Balsamo iridata e Paternoster
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Doha 2016, Fidanza, Consonni, Balsamo iridata e Paternoster
Perché?

Perché il primo anno sono caduta due volte. E la seconda volta mi sono ritrovata da sola ai piedi di un muro. L’ho fatto in mezzo a due ali di folla che mi incitavano, erano tutti per me. Credo sia stato il momento più emozionante da quando corro in bici. Come essere in fuga, con l’accortezza di non alzare le braccia sul traguardo…

Che inverno prevedi per Chiara Consonni?

La stagione è stata breve ma intensa, quindi magari mi fermerò per il solito mesetto e poi ci darò dentro subito. Il programma per il prossimo anno è di iniziare subito forte, quindi ci sarà da menare. E francamente non vedo l’ora.