Alé e la UEC: presentata ad Asiago una “capsule collection”

21.10.2024
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Il celebre brand veronese Alé, noto per la propria qualità nella produzione di abbigliamento tecnico per il ciclismo, ha definito un importante accordo di rinnovo con l’Union Européenne de Cyclisme (UEC). Questa collaborazione prevede la fornitura ufficiale delle maglie dei campioni europei, per le categorie agonistiche e master, fino al 2029, coprendo così un totale di circa quaranta eventi all’anno. Per celebrare questa partnership, Alé ha ideato e lanciato una bella “capsule collection” dedicata, caratterizzata dai colori ufficiali dell’UEC, per offrire ai ciclisti e agli appassionati di tutto il mondo un’esperienza unica e distintiva.

L’accordo tra Alé e la UEC consolida la presenza del brand nel panorama europeo del ciclismo, confermando il suo ruolo in prima fila nel settore dell’abbigliamento tecnico sportivo. Sotto la guida di Alessia Piccolo, Alé ha presentato una collezione completa dedicata ai colori e all’identità dell’Unione Europea di Ciclismo, disegnata per rispondere alle esigenze dei campioni ma anche degli amatori. La collezione Alé x UEC rappresenta un’occasione unica per gli appassionati di ciclismo che vogliono sentirsi parte del mondo delle competizioni europee. Ogni capo è difatti pensato per offrire performance, stile e comfort, mantenendo alta l’attenzione per i dettagli e la qualità che contraddistinguono il brand veronese.

Alé ha presentato una collezione completa dedicata ai colori e all’identità dell’Unione Europea di Ciclismo
Alé ha presentato una collezione completa dedicata ai colori e all’identità dell’Unione Europea di Ciclismo

Una collezione tecnica e versatile

La capsule collection Alé x UEC è già disponibile sul sito alecycling.com, e ha fatto il suo debutto durante i Campionati UEC Gravel di Asiago. In quest’occasione, Alé ha allestito uno stand rappresentativo dove tutti i visitatori hanno avuto la possibilità di ammirare e acquistare in anteprima i capi della nuova linea, confermando l’impegno del brand nel sostenere e promuovere il ciclismo europeo.

La nuova collezione si distingue per il design esclusivo e la qualità dei materiali utilizzati. Comprende maglie e pantaloncini disponibili in varie tonalità, tra cui blu marino, azzurro e bianco, perfetti per chi cerca uno stile unico e riconoscibile. Oltre ai capi principali, la linea include anche accessori versatili come cappellini, calze, scaldacollo e una felpa con cappuccio. Un modo originale per completare il look dei ciclisti sia durante le gare che nel tempo libero.

Le maglie sono realizzate con tessuti leggeri e traspiranti. Presentano maniche corte con taglio vivo, elastico siliconato al bordo per una maggiore aderenza e dettagli riflettenti per garantire la sicurezza su strada. I pantaloncini, dotati di una costruzione Body Mapping, offrono comfort e sostegno grazie alla rete sulla schiena e ai dettagli riflettenti per una visibilità ottimale.

I kit sono realizzati con i migliori tessuti di Alé, per una grande qualità e tenuta tecnica
I kit sono realizzati con i migliori tessuti di Alé, per una grande qualità e tenuta tecnica

Uno degli elementi chiave della collezione è il fondello Alé 4HF, progettato in microfibra elastica con imbottiture strategicamente posizionate. Grazie alla sua costruzione ergonomica, il fondello offre protezione e comfort nelle zone più sensibili, come la perineale e l’ischiatica. L’imbottitura ha una densità di 90 kg/m³. Calibrata per garantire traspirabilità e protezione dagli urti e dalle sollecitazioni della strada, rendendo i pantaloncini ideali per lunghe sessioni di allenamento o competizioni.

Alé Cycling

Le luci e le ombre dell’europeo gravel secondo Mattia De Marchi

06.09.2024
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E’ recente la notizia che l’europeo gravel 2024 si terrà ad Asiago il prossimo 13 ottobre. Una data che ha sollevato più di qualche perplessità da parte di chi il gravel lo pratica tutto l’anno, com’è il caso di Mattia De Marchi, tra i più forti italiani della disciplina (in apertura al mondiale 2023). Lo abbiamo raggiunto al telefono mentre è impegnato al Giro del Friuli, per farci raccontare la sua opinione a riguardo (e il problema, abbiamo scoperto, non è solo questione di date).

Mattia, come vedi questo prossimo europeo gravel?

Non benissimo sinceramente. La prima cosa è la data scelta, il 13 ottobre. Sembra sia stata decisa pensando solo agli stradisti e non a chi fa gravel tutto l’anno.

Perché?

Perché proprio quel giorno c’è una gara molto importante in Spagna (la finale del circuito Gravel Earth Series, ndr), alla quale, se vogliamo correre l’europeo, dovremo rinunciare. Difficile non pensare che quella data sia stata presa perché il giorno prima si corre il Giro di Lombardia, cercando così di attirare i professionisti. Allora, mi dico: se la principale preoccupazione è quella, che facciano direttamente una gara gravel solo per i professionisti su strada. Con la possibilità che poi alla fine non vengano, ovviamente. Questo mi ha dato fastidio perché mi è sembrata una mancanza di rispetto, non ci voleva tanto a controllare il calendario. Devo dire poi che una recente intervista di Pippo Pozzato (che svolge funzione di supporto agli organizzatori di Flanders Classics, ndr) non mi è piaciuta granché, perché nomina solo i pro’. Quindi ecco, come praticante del gravel tutto l’anno mi sento un po’ preso in giro.

Per quanto riguarda il percorso invece, come lo vedi?

Il percorso lo conosco bene, ma è il più facile che si potesse fare. Dicono che il 70 per cento è sterrato, ma per mia esperienza diretta so invece che tante di quelle strade sono asfaltate. L’altopiano di Asiago lo conosco benissimo e c’erano molte altre alternative. L’obiettivo secondo me doveva essere spingere il posto nella sua interezza e credo che in questo senso si sia persa un’occasione. Voglio dire: si correrà su un anello che solitamente fanno fare alle famiglie con le e-bike. Mi auguro che questo evento faccia comunque conoscere il territorio, credo solo ci fosse un modo migliore per farlo conoscere, tutto qua.

Tu comunque parteciparei, giusto?

No, non andrò. Mi pesa moltissimo dire di no alla maglia azzurra, ma avevo questa gara in Spagna programmata da mesi e alla fine ho deciso di andare.

Una scelta non facile…

Rinuncio e basta, però non è un modo corretto di fare. Oltre al fatto che annunciare il tutto poco più di un mese prima rende ogni cosa complicata. Piuttosto forse era meglio non farlo, questo europeo. Quando sono iniziate a girare le voci su questa data, avevo anche scritto all’UEC, che ha in mano l’organizzazione, per fargli presente il problema. Non mi hanno mai risposto. Ad un certo punto c’erano corridori che mi scrivevano per chiedermi informazioni in quanto italiano, ma io non sapevo niente. Il rischio grande così facendo è di bruciarsi tutta una fetta di atleti e poi diventa un problema serio.

Cioè?

Cioe se noi decidiamo di non correre più agli eventi perché non ci sentiamo un minimo tutelati, e di non parlare più del gravel ogni giorno come facciamo da anni, anche chi organizza rimane fregato. Noi siamo nel nostro piccolo delle persone influenti che il gravel lo fanno tutto l’anno e in qualche modo tengono su la baracca. Finché c’è questo genere di approccio è difficile che riusciamo ad attirare corridori di livello. Noi siamo obbligati ad andare in America e loro, se le cose restano così, non verranno mai di qua. Dopo aver visto il percorso del primo mondiale gravel, gli americani non volevano venire al secondo, per dire. Hanno chiesto a me e io gli ho detto che invece valeva la pena. Ma capite bene che, di nuovo, se le cose si fanno così c’è il forte rischio di bruciarsi un sacco di opportunità.

Ti senti di dare qualche consiglio, magari per i prossimi anni?

Io, come avevo scritto all’UEC, sono a disposizione per dare consigli. Non saprei come organizzare un evento, ma sono nel giro da anni e quel mondo credo di conoscerlo. Spero che Flanders Classic veda potenzialità nelle nostre zone per fare qualcosa di davvero interessante qui, che investano nei nostri territori. Io, ripeto, sono e resto a disposizione.

Alé con la UEC (Unione Europea di Ciclismo) fino al 2029

04.03.2024
2 min
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Il marchio d’abbigliamento specializzato Alé e UEC (l’Unione Europea di Ciclismo) hanno recentemente ufficializzato il rinnovo della loro collaborazione sino alla fine del 2029. Il brand veronese, di proprietà di APG, continuerà dunque a essere sponsor e fornitore delle maglie dei campionati europei per le categorie agonistiche e master (per un totale di circa quaranta eventi all’anno).

Il prolungamento dell’accordo tra la confederazione continentale ed il prestigioso brand italiano coordinato da Alessia Piccolo è stato siglato tra il presidente UEC Enrico Della Casa, l’Amministratore delegato di APG Alessia Piccolo e da Federico Zecchetto, il titolare del Gruppo Zecchetto.

Il quartetto azzurro femminile campione europeo in carica con le maglie Alé
Il quartetto azzurro femminile campione europeo in carica con le maglie Alé

Una collaborazione ideale

«Vestire i campioni è propriamente nel DNA di Alé – ha dichiarato Alessia Piccolo – ed affiancare un’organizzazione importante come la UEC rappresenta per noi un onore e un continuo stimolo a migliorare i nostri capi adatti a qualsiasi tipologia di ciclista, ciascuno con le sue peculiarità e le specifiche richieste. Dal punto di vista comunicativo, inoltre, il nostro rapporto attivo con la UEC è a tutti gli effetti un asset importante che rafforzerà la brand awareness nelle diverse discipline ciclistiche».

Alé Cycling ha prolungato la sua collaborazione con la UEC fino al 2029
Alé Cycling ha prolungato la sua collaborazione con la UEC fino al 2029

«Il rinnovo dell’accordo con Alé – ha ribattuto Enrico Della Casa, il Presidente della UEC – rappresenta per la nostra organizzazione un passo importante che va oltre la mera logica commerciale. Questa partnership sottolinea e consolida un rapporto umano e di fiducia costruito nel tempo da entrambe le parti: un aspetto fondamentale per garantire il successo della collaborazione. Fin dall’inizio del nostro abbinamento, nel 2017, nel corso degli anni insieme ad Alé e a tutto il suo preparatissimo staff, abbiamo condiviso un cammino di notevole successo. Un percorso che vogliamo proseguire per raggiungere obiettivi comuni e di lungo termine. Ringrazio per la fiducia l’Amministratore delegato di APG Cycling Alessia Piccolo e tutto lo staff dell’azienda italiana con cui andremo a celebrare i campioni europei per i prossimi sei anni».

Alé

Un europeo con tutto il ciclismo? Della Casa rivendica l’idea

18.08.2023
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A Glasgow era anche Enrico Della Casa, numero uno dell’Uec. Estremamente incuriosito dall’organizzazione di un evento complesso come la prima edizione di questa sorta di “Olimpiadi della bici”, per trarne ispirazione per nuove idee. A dir la verità, un evento del genere era nei programmi della federazione europea, ma proprio vedendo come in ambito più grande si procedesse per la stessa strada, non se n’era fatto più nulla.

Compressa fra il Tour de France e l’inizio della rassegna iridata, l’Uec aveva intanto allestito la prima edizione degli europei per scalatori. Si sarebbe portati a pensare a una manifestazione di nicchia, eppure di spunti ne ha dati tanti, basti pensare alla vittoria di Grosschartner, alla rinuncia in extremis di Pogacar, all’argento di Gaffuri. Il problema è stata la scarsa promozione dell’evento, praticamente se ne è cominciato a parlare appena finito il Tour e la gara era la domenica dopo…

Felix Grosschartner è stato il primo nome nell’albo d’oro degli europei per scalatori (foto Uec)
Felix Grosschartner è stato il primo nome nell’albo d’oro degli europei per scalatori (foto Uec)

«Eppure la manifestazione era in calendario dall’inizio dell’anno – ride Della Casa alla nostra puntualizzazione – ma effettivamente è risultata un po’ schiacciata nel calendario. Non poteva essere altrimenti, vista la particolarità di questa stagione. Per noi era un test, per capire le sue prospettive, soprattutto considerando che univa vari mondi del nostro panorama, da quello agonistico di vertice a quello amatoriale, tutto unito nello spazio e nel tempo. E’ stato un test, direi ampiamente superato».

L’annuncio della possibile partecipazione di Pogacar in tal senso è stata una fortuna…

Tadej aveva dato la sua disponibilità – precisa Della Casa – e questo ci ha aiutato nella pubblicizzazione dell’evento, poi non ha potuto esserci vista la stanchezza accumulata al Tour e l’imminente impegno mondiale, ma abbiamo apprezzato molto la sua volontà. E’ stata nel complesso una buona esperienza, sulla quale sicuramente ragioneremo per migliorarne l’impatto, perché è un evento che può avere un futuro.

Sui tornanti del San Gottardo gli europei per scalatori torneranno nei prossimi due anni (foto Uec)
Sui tornanti del San Gottardo gli europei per scalatori torneranno nei prossimi due anni (foto Uec)
E’ già in cantiere la seconda edizione?

Sì, resteremo al San Gottardo che ha dato la sua disponibilità per tre edizioni. Oltretutto il supporto della federazione elvetica è forte, verranno disputati lì anche i campionati nazionali, d’altronde abbiamo riscontrato molto interesse da parte di svariate federazioni e nell’ambiente l’idea è piaciuta. Abbiamo intanto avuto l’interesse del Mont Ventoux, per raccogliere l’eredità degli svizzeri, quindi il futuro è tracciato.

Manterrete questa connotazione che permette anche a chi agisce nel mondo delle Granfondo di confrontarsi con gli Elite?

L’idea è quella, anche se uno come Gaffuri è un corridore con tessera assoluta, quindi avrebbe comunque avuto diritto a partecipare. Dare a tutti la possibilità di correre è alla base di questa iniziativa, con la formula della cronoscalata tutti possono registrare il proprio tempo nello stesso giorno. Oltretutto su un tracciato gestito in tutta sicurezza il che non è poco.

Contemporaneamente ai mondiali, a Il Ciocco si sono svolti gli europei giovanili di mtb (foto Uec)
Contemporaneamente ai mondiali, a Il Ciocco si sono svolti gli europei giovanili di mtb (foto Uec)
Che cos’altro proporrete?

Quest’anno lanciamo la Coppa Europa di ciclocross per categorie giovanili, che era un’idea che avevamo da tempo e che abbiamo già rodato per un paio d’anni senza però seguirla direttamente. E’ un’iniziativa che è piaciuta perché ha un alto tasso promozionale, basti guardare a quanti ragazzi provenienti dal ciclocross siano stati protagonisti nelle varie specialità a Glasgow. Oltre non andiamo, l’Uec non ha grandissime risorse e vogliamo fare poche cose ma fatte bene.

E’ vero che una rassegna pluriciclistica come quella scozzese era nei programmi dell’Uec?

Non solo – Della Casa si fa serio – era già stabilita, la prima edizione si sarebbe dovuta svolgere a Minsk in Bielorussia nel 2021, ma poi la pandemia ha fatto saltare tutti i programmi, senza dimenticare i problemi politici nel frattempo insorti. Il calendario è già molto ricco, noi poi facciamo parte del programma della rassegna quadriennale dei campionati europei, lo scorso anno è stato un successo clamoroso. Nel 2026 vogliamo portare tutte le specialità olimpiche proprio come è avvenuto a Glasgow, ma è un impegno oneroso.

I campionati europei si svolgeranno a Drenthe (NED) dal 20 al 24 settembre (foto Uec)
I campionati europei si svolgeranno a Drenthe (NED) dal 20 al 24 settembre (foto Uec)
Quest’anno gli europei prendono il posto della rassegna mondiale come data. Questo dovrebbe dare anche maggiore impatto multimediale…

E’ un caso, avverrà nell’anno della rassegna omniciclistica, ma già dal prossimo anno torneremo alla nostra collocazione abituale di agosto, considerando anche la presenza delle Olimpiadi che rende il calendario ancora più complicato.

Che impressione ha avuto di questa rassegna scozzese?

E’ stato un grande evento – asserisce Della Casa – che ha permesso di conoscere il mondo del ciclismo a 360 gradi. Chi in Italia aveva mai sentito parlare ad esempio della ciclopalla, o del ciclismo artistico o le tante sfaccettature della bmx? Questo mondiale ha dato più visibilità del solito al nostro mondo e poi ha consentito agli atleti paralimpici di convivere con i normodotati, un grandissimo traguardo.

Quest’anno la Uec ha in programma ben 26 manifestazioni spartite fra le varie discipline (foto Uec)
Quest’anno la Uec ha in programma ben 26 manifestazioni spartite fra le varie discipline (foto Uec)
Un’idea quest’ultima che si può ripetere?

Non solo si ripeterà, ma addirittura i prossimi mondiali su strada di Zurigo 2024 abbineranno ancora i due mondi. Noi seguiamo il paraciclismo solo da due anni, non avevamo le strutture organizzative per farlo bene. La richiesta che ci arriva è di fare altrettanto e seguiremo questa indicazione per la strada, probabilmente dal 2025. Per la pista è più difficile visto quel che serve, anche a Glasgow che pure ha un impianto all’avanguardia hanno avuto problemi.

Trento 2021, due mesi dopo i numeri del successo

16.11.2021
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Ci sono le corse, il pubblico e i corridori. E poi c’è il backstage, quello che la televisione non mostra e che cogli (se ti va bene) leggendo gli sguardi degli organizzatori e di chi a vario titolo ha partecipato a costruire l’evento. I campionati europei di Trento sono finiti in archivio con le vittorie di Colbrelli, Silvia Zanardi e della staffetta a cronometro di Ganna e compagni, ma a distanza di due mesi, in una conferenza stampa che si è svolta oggi a Trento sono stati letti gli altri numeri. Quelli che giustificano tanto lavoro e che domani si potranno mostrare ad altri investitori.

«Che l’evento sia andato meglio di quanto ci aspettassimo – spiega Maurizio Evangelista, direttore dell’organizzazione – è chiaro. La risposta c’è già stata. Ho visto nei volti e negli occhi di chi ci ha aiutato la convinzione di aver fatto una bella cosa e averla fatta bene. Ma partendo da questo, l’ufficio marketing ha valutato di fare una valutazione economica, affidandosi a Nielsen: azienda americana specializzata nella misurazione dell’audience di tv, radio e giornali».

La vittoria di Colbrelli in Piazza Duomo ha concluso in modo trionfale gli europei di Trento
La vittoria di Colbrelli in Piazza Duomo ha concluso in modo trionfale gli europei di Trento

La giusta consapevolezza

Gli europei di Trento tornavano dopo la scelta di non disputarli nel 2020 per il rischio che le complicazioni Covid vanificassero gli sforzi. Proprio il fatto di aver attraversato un periodo di grandi incertezze ha reso il successo della manifestazione ancora più eclatante.

«La nostra esigenza – conferma Maurizio – è fare in modo che il territorio e i soggetti coinvolti serbino un buon ricordo e abbiano consapevolezza di quello che si è avverato. Affinché un domani proprio le realtà imprenditoriali coinvolte abbiano gli strumenti per valutare ogni fattore se e quando gli verrà proposto di nuovo qualcosa del genere».

I numeri delle gare

I campionati europei Trentino 2021 hanno visto cinque giorni di gare con 13 titoli in palio. A fronte di 2.762 tamponi rapidi eseguiti in loco, hanno gareggiato 768 atleti in rappresentanza di 39 Paesi, con 439 fra tecnici e accompagnatori, 130 rappresentanti della stampa. In totale 1.967 accrediti consegnati, compresi quelli per la produzione televisiva curata dalla Eurovisione con uno staff di 72 persone.

Da sinistra: Villotti, Della Casa (Uec), Bertagnolli (APT), Ianeselli (Sindaco di Trento), Failoni, Rossini (Trentino Marketing), Evangelista
Oggi a Trento: Villotti, Della Casa, Bertagnolli, Ianeselli, Failoni, Rossini, Evangelista

Il dato complessivo sull’occupazione alberghiera attesta un +20 per cento nella città di Trento rispetto all’analogo periodo del 2020 e +15 per cento nei territori limitrofi. La ricaduta economica dell’evento si è propagata in molte altre zone del Trentino integrando l’offerta alberghiera della città.

I numeri di Nielsen

I dati di Nielsen danno l’esatta dimensione del successo. A fronte di un investimento di 1,6 milioni di euro, fra costi organizzativi, compensi e investimenti in comunicazione, il media value generato dall’evento è di 48.494.868 euro. Il successo della manifestazione ha moltiplicato di oltre 30 volte il valore dell’investimento.

A ciò si aggiungono i dati di audience televisiva, con 15 emittenti collegate in diretta, 71 Paesi coperti in Europa e Asia, 20 ore di produzione totale di cui 17 in diretta.

Maurizio Evangelista, presentazione Tour of the Alps
Maurizio Evangelista, già direttore del Tour of the Alps, ha condotto molto bene in porto anche gli europei
Maurizio Evangelista, presentazione Tour of the Alps
Maurizio Evangelista, già direttore del Tour of the Alps, ha condotto molto bene in porto anche gli europei

I numeri dei social

Non mancano neppure i dati sui digital media, che oggi come oggi spostano il gradimento in maniera davvero importante.

Instagram ha collezionato 1.236.000 utenti, per 2.347.000 impressions. Facebook 277.000 utenti e 445.000 impressions. Sul fronte video, 265 ore complessive di visualizzazioni. Mentre il sito ufficiale dell’evento ha avuto 186.000 sessioni per un totale di 116.700 utenti.

Asticella più alta

«Questi numeri – prosegue Evangelista – mettono dei paletti, dei riferimenti per i quali potremo dire di aver portato bene a casa un compito di cui inizialmente non eravamo tutti convinti. Ma c’era fiducia nelle strutture che lo avrebbero organizzato, che hanno dimostrato di avere gli strumenti per farlo. Il risultato ottenuto alza l’asticella e anche la Uec in futuro potrà faticare per trovare una località alla stessa altezza e insieme potrà pretendere uno standard superiore rispetto ai primi anni, quando gli europei non erano eventi così ben organizzati. Hanno lavorato molto bene per promuoverli, portandoli a una dimensione economica sostenibile. Magari noi abbiamo dato una spinta dal basso perché crescano ancora. Non si tratta di lodarsi, quando piuttosto di apprezzare i risultati di valutazioni economiche importanti».

U23 donne, categoria in rampa di lancio anche su strada

01.10.2021
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In occasione della conferenza stampa di presentazione dei mondiali australiani 2022 si è parlato anche della categoria U23 donne. Una categoria che di fatto su strada “non esiste” per l’Uci.

Quella sera, in un lussuoso hotel di Leuven, ha preso parte a questa conferenza stampa anche Enrico Della Casa, presidente della Uec e anche vicepresidente Uci. Ebbene con lui abbiamo approfondito questo discorso che, a quanto pare, ha radici ben fondate. Insomma non si tratta solo di “gender equality”, ma ci sono discorsi tecnici alle spalle.

Enrico Della Casa oltre ad essere il presidente Uec, da qualche giorno è anche uno dei vicepresidenti Uci
Enrico Della Casa oltre ad essere il presidente Uec, da qualche giorno è anche uno dei vicepresidenti Uci
Enrico, si è parlato di poter vedere le donne U23 già a Wollongon il prossimo anno: è così? Cosa bolle in pentola?

Se ne è parlato, ma per ora dico subito che non c’è nulla di ufficiale. L’Uci ha detto che le donne elite e U23 potrebbero partire insieme e fine gara potrebbero essere assegnate due maglie: una alla prima elite e una alla prima under. Una corsa, due classifiche separate. Ma, ripeto, non c’è nulla di ufficiale.

La Uec però non fa così…

No, noi già da qualche anno abbiamo visto che il formato delle under 23 funziona. Avevamo il timore di una scarsa partecipazione, invece non è stato così. A Trento nella crono delle under c’erano 35 partenti e più o meno le stesse erano le elite, dunque dei buoni numeri. Molte Nazioni ci spingono a chiedere all’Uci di introdurre questa categoria anche ai mondiali. Vuol dire che ce n’è bisogno.

Perché?

Per proteggere le ragazze. Per dare loro delle possibilità in più. Questa categoria è un cuscinetto. E soprattutto in pista in termini di sviluppo fisico si troverebbero a fare un bel salto.

Nel cross e nella Mtb però questa categoria già esiste nell’Uci…

In Mtb ce l’hanno da anni. Nel cross, noi in Uec introducemmo le under 23 nel 2015, accorpandole con le junior. Poi dal 2017 facemmo due partenze distinte. L’unica imposizione che abbiamo introdotto è che se un’atleta decide di gareggiare con le elite, non può più tornare indietro. E devo dire che è una regola approvata anche dalle singole Nazioni. Serve più che altro a non far scegliere all’atleta se partecipare a questa o a quella categoria in base alla sua condizione (o alle caratteristiche del percorso più o meno congeniali, ndr). In tal senso mi viene in mente la fortissima biker svizzera Sina Frei. Lei ha corso tutti gli anni che doveva tra le under 23 pur avendo la possibilità di competere ad alto livello con le elite. Questo cosa significa? Che questa categoria serve. E a noi dice che va supportata.

Perché non c’era in passato?

Forse per il timore di non avere numeri sufficienti. E fu anche un timore nostro, bisogna dirlo. Ricordo che in commissione strada qualcuno più “vecchio” si disse contrario.

Nella Mtb la categoria U23 donne già esiste. Ecco l’austriaca Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole
Nella Mtb la categoria U23 donne già esiste. Ecco l’austriaca Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole
E poi si va verso la parità dei sessi in tutto…

Esatto. Guardate l’Uci: il prossimo anno ai mondiali, la crono delle donne elite misurerà la stessa distanza di quella degli uomini elite. Un qualcosa che noi abbiamo introdotto già nel 2019. Percorsi uguali per juniores, under 23 ed elite, maschili e femminili. Tra l’altro una soluzione molto apprezzata anche dalle Tv. L’eurovisione ci ha detto che è un buon fomat: gare che durano un’ora e via. E poi va bene anche agli organizzatori che hanno un solo percorso da gestire.

Quanto incide sui costi questa categoria?

Bah, sui dorsali da stampare e sulla benzina delle staffette! No, a livello finanziario praticamente non incide se non davvero in minima parte, semmai richiede un maggiore sforzo organizzativo, più forza umana.

L’introduzione di questa categoria consente alle ragazze di crescere più gradualmente?

Io piuttosto dico che serve a proteggere le piccole nazioni. Pensiamo a quelle ragazze di Federazioni meno sviluppate che a 19 anni si ritroverebbero con le grandi. Un salto grande, forse esagerato, che alla lunga potrebbe spingerle a lasciare, potrebbero perdere motivazione. Mentre se sai di gareggiare con delle tue coetanee è diverso. Tu sai che per quattro anni il livello è quello. Per me, ripeto, è molto importante soprattutto per la pista, in cui l’età della maturazione è un po’ più in là. In Uec facciamo un europeo l’anno e già questo serve a motivare le under 23 (e le altre categorie). Abbiamo introdotto questa categoria anche nella Bmx, in cui l’età della maturazione è più bassa. Figuriamoci quanto ci crediamo…

Insomma anche in sede Uci, la Uec e il crescente movimento femminile potranno farsi sentire e portare avanti questo bel progetto. Il successo mediatico ed organizzativo visto a Trentino 2021 (in apertura Vittoria Guazzini regina della crono U23 femminile) la dice lunga.

Della Casa 2021

Della Casa: «La Coppa Europa deve dare spazio a tutti»

18.06.2021
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Il progetto va avanti. Le obiezioni portate in sede italiana dal Ct Fausto Scotti non sono cadute nel vuoto, anzi entrano a far parte del bagaglio con il quale la Coppa Europa di ciclocross prepara il suo esordio nel prossimo inverno. L’agenda di queste ore per il presidente dell’Uec Enrico Della Casa è estremamente ricca, ma la nuova idea relativa al ciclocross è alla base della sua azione, anche perché non si tratta di un’idea estemporanea.

«Il Covid ci ha notevolmente rallentato – spiega Della Casa – il progetto infatti è del gennaio 2020 e avevamo intenzione di presentarlo a tutte le nazioni europee a marzo, ma poi come noto si è fermato tutto e quindi abbiamo dovuto posticipare l’idea di oltre un anno e senza poter dare quell’impronta che avremmo voluto. Dobbiamo andare avanti un po’ per gradi, ma il suo lancio è fondamentale nell’ottica della promozione del nostro mondo».

Giro d'Italia ciclocross 2021
Tappa del Giro d’Italia Ciclocross a Porto Sant’Elpidio: l’Uec pensa di coinvolgere in Coppa un paio di gare italiane
Giro d'Italia ciclocross 2021
Tappa del Giro d’Italia Ciclocross a Porto Sant’Elpidio: l’Uec pensa di coinvolgere un paio di gare italiane
Com’è stata accolta l’idea dalle varie federazioni?

Molto bene perché soprattutto si è ben compreso che la nostra volontà era quella di proporre qualcosa di intermedio. Vogliamo inserirci fra l’attività locale e quella di vertice, costituita da Coppa del Mondo e grandi eventi, quasi del tutto localizzati in Belgio e Olanda. Molte nazioni non hanno budget sufficienti per affrontare questi eventi e la Coppa Europa può essere il giusto tramite per crescere a costi contenuti. 

Che formula avete pensato per la Coppa?

Noi ci siamo ispirati soprattutto all’identico circuito riservato alla Bmx e agli Europei giovanili di Mtb: vogliamo soprattutto che non sia una challenge riservata solo alle nazionali, che si debba essere selezionati, ma che sia aperta anche alle rappresentative locali e alle formazioni private. Deve essere un modo per fare esperienza vera, in Paesi dove altrimenti mancherebbe un reale confronto per crescere.

Coppa Mondo Tabor 2020
La Coppa Europa dovrebbe svilupparsi in più Paesi, a ovest come a est (qui a Tabor, Repubblica Ceka)
Coppa Mondo Tabor 2020
La Coppa Europa dovrebbe svilupparsi in più Paesi, a ovest come a est (qui a Tabor, Repubblica Ceka)
A quante prove avete pensato?

L’idea di base era di 12 gare nel corso dell’anno, ma per questa prima stagione crediamo che già averne 4-5 sarà un grande risultato. E’ un’edizione forzatamente sperimentale, che ci servirà per trovare i giusti equilibri. Noi vogliamo attirare piccole realtà organizzative che possano attraverso la Coppa Europa fare il salto di qualità a livello internazionale. 

Un’obiezione portata al lancio di quest’iniziativa è legata al timore che il calendario diventi troppo oneroso per i più giovani, considerando gli impegni scolastici che, con l’allontanarsi della pandemia, dovrebbero diventare più massicci e in presenza…

Proprio per questo abbiamo scelto di non allestire eventi nuovi, ma di chiedere a organizzatori di gare già esistenti di aderire al progetto, in modo da non intaccare il totale degli impegni agonistici dei ragazzi. Non solo: noi pensiamo che essi non debbano essere sottoposti a lunghe trasferte che toglierebbero tempo agli studi, potrà quindi capitare anche la contemporaneità di prove di Coppa in zone diverse dell’Europa, strutturando il sistema di punteggi e classifiche in modo da tutelare tutti.

Europei ciclocross 2020
Tra gli obiettivi della challenge quello di far uscire il ciclocross dal dualismo Belgio-Olanda che rischia di schiacciarlo
Europei ciclocross 2020
Tra gli obiettivi della challenge quello di far uscire il ciclocross dal dualismo Belgio-Olanda che rischia di schiacciarlo
In questo modo si può uscire dal duopolio Belgio-Olanda che caratterizza in modo molto stringente il mondo del ciclocross?

Belgio e Olanda restano i riferimenti assoluti, ma come detto per molti sono quasi irraggiungibili, noi dobbiamo dare modo a tutti di fare attività internazionale, sfruttando Paesi come Spagna, Francia, la stessa Italia dove l’attività è tanta e di ottimo livello organizzativo. A lungo andare questo potrà anche influire su un nuovo disegno delle gerarchie internazionali, con campioni sparsi per i vari Paesi, ma ci vuole tempo.

Con l’ingresso nella Coppa Europa della categoria allievi, solamente il ciclismo su strada non ha manifestazioni internazionali loro riservate. Ci state pensando?

Sì e abbiamo già due progetti in cantiere, uno simile alla Coppa Europa di ciclocross e un altro che sia un evento europeo a sé stante, forse non un vero e proprio campionato europeo ma una sorta di festival continentale della categoria, che coinvolga i ragazzi con le loro famiglie. Il problema con il ciclismo su strada è che abbiamo limiti di partecipazione, non possiamo pensare a eventi per migliaia di competitori. Dobbiamo prendere le misure, per questo sono due cantieri aperti.

Lampi d’Italia nel dominio belga

08.11.2020
4 min
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Un europeo nato tra mille difficoltà, nell’olandese s’Hertogenbosch, senza pubblico, dopo l’ottimo avvio, ha offerto molti motivi d’interesse per l’Italia anche nella seconda giornata. Nella gara under 23 femminile le padrone di casa hanno rischiato la clamorosa beffa da parte dell’ungherese Kata Blanka Vas, battuta per soli 8” da Puck Pieterse replicando così l’argento di categoria già vinto ai mondiali di Mtb, bronzo all’altra olandese Manon Bakker a 10”.

Jakob Dorigoni, Campionati europei 2020
Jakob Dorigoni ottimo 13° posto alla prima gara di questo livello
Jakob Dorigoni, Campionati europei 2020
Jakob Dorigoni ottimo 13° posto

Ma qui va sottolineata la splendida prova di squadra delle azzurre, presenti in tre e tutte nella top 10, con Francesca Baroni settima a 52” allo sprint su Sara Casasola, decima Gaia Realini a 1’31”.

Legge fiamminga

Tra gli uomini elite dominio belga, come si prevedeva: gara vissuta sulla fuga a due di Eli Iserbyt e Michael Vanthourenhout che non erano i più accreditati in casa fiamminga. Alla fine l’ha spuntata il primo, appena 23 anni, con 16” di vantaggio sul compagno di team che ha contenuto il ritorno dell’olandese Lars Van Der Haar a 22”. In una prova con ben 7 belgi fra i primi 10, ottima la prestazione di Jakob Dorigoni, 13° a 2’05”, più giovane di tutti coloro che l’hanno preceduto.

Azzurre crescono

Una trasferta, quella dell’Italia, nel complesso positiva con 6 piazzamenti nei primi 10, ma è soprattutto sui più giovani che il cittì Fausto Scotti pone l’attenzione.

«Si sono difesi anche oltre le aspettative – dice – guardate la gara della Realini, partita per quart’ultima, oppure la Casasola, che per due giri è stata a livello delle migliori, poi chiaramente è emersa la maggior abitudine ai grandi eventi delle olandesi. Nel complesso però il bilancio è molto positivo».

Puck Pieterse, Campionati europei, s'Hertogenbosch, 2020
Puck Pieterse prima fra le donne U23
Puck Pieterse, Campionati europei, s'Hertogenbosch, 2020
Puck Pieterse prima fra le donne U23

Dorigoni c’è

Chi è stato particolarmente convincente è stato Dorigoni, alla sua prima uscita fra gli elite.

«Era partito pure troppo forte – sorride Scotti – intorno al settimo posto, in mezzo a quei marpioni belgi si è preso qualche botta. Poi ha continuato a spingere, è rimasto in gruppo con gente molto accreditata, alla fine il 13° posto vale moltissimo perché in Italia non ha l’abitudine a gareggiare a quei livelli. Davanti andavano davvero fortissimo, ma nel complesso tutte le gare di questo europeo sono state molto valide ed è stato un bene esserci. Agli organizzatori e alla Uec va fatto un plauso speciale, perché allestire un evento internazionale di questi tempi non è semplice, i rischi ci sono e sono molti».

Non solo strada 

Una due giorni dominata nel medagliere dall’Olanda, ma che fra gli elite vede ancora il predominio belga. Si potrà interrompere un giorno questo dominio di due sole Nazioni?

«Lì il ciclocross è sport nazionale – prosegue Scotti – per un ragazzo vale una carriera e tanti soldi, ci sono interessi che non possiamo solo sognare. Casi come Van Aert non sono la regola, non si cerca su strada il successo, il ciclocross è già ricco abbastanza».

Italia al palo

L’europeo di s’Hertogenosch ha però anche confermato come a emergere siano corridori che hanno dimestichezza con varie discipline, vedi i casi della Alvarado e della Vas, titolate anche nella Mtb, riportando così d’attualità il tema della multidisciplinarietà.

«Qui tocchiamo un tasto dolente – commenta Scotti – perché in Italia ci si riempie spesso la bocca di questa parola, ma la realtà è che appena un corridore va forte viene subito portato alla strada e lì resta. Gente come Trentin e Aru andava molto forte anche nel ciclocross, abbinare le due discipline avrebbe fatto loro bene, ma quando approdi alla strada esiste solo quella. Siamo in Italia…».

Guazzini, il quartetto e la chitarra

13.10.2020
2 min
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Vittoria Guazzini compirà vent’anni il 26 dicembre, ma nella sua bacheca brillano già 8 titoli europei e 4 campionati del mondo. Tutti su pista, tranne il primo oro da junior agli europei del 2018 a cronometro. La toscana di Pontedera, bionda con i capelli spesso legati sopra, corre nella Valcar e per le Fiamme Oro ed è in bici da quando aveva sette anni.

L’ultimo successo in ordine cronologico è il titolo europeo dell’inseguimento a squadre centrato a Fiorenzuola d’Arda assieme a Consonni, Cavalli e Fidanza. Quando la sentiamo, risponde dal Belgio, dove è volata per la Gand-Wevelgem e poi per il Giro delle Fiandre. La linea è disturbata, ma la sua risata arriva chiara e argentina.

Da sinistra, Martina Fidanza, Consonni, Guazzini e Cavalli: regine europee del quartetto
Fidanza, Consonni, Guazzini e Cavalli: il quartetto è loro
Come si vive l’ennesimo oro in una manifestazione così importante?

Ogni volta è diverso, non bisogna mai accontentarsi. Ogni gara fa storia a sé. E anche quando vinci, che resta una cosa bellissima, trovi sempre il dettaglio da migliorare.

Che cos’è per te il ciclismo a 20 anni?

Ora è un lavoro, la mia grande passione. E forse proprio per questo non pesa come un lavoro.

E’ stato una passione anche durante il lockdown?

Ecco, quel periodo non mi è passato molto bene. La quarantena è stata difficile per tutti e alla fine sono stata molto contenta che le gare siano ripartite.

Cosa scegli fra quartetto e gare su strada?

Preferisco il quartetto. Perché si prepara da lontano e non si può improvvisare. Forse è difficile da capire per chi ci osserva da fuori, ma è bello vedere che tutto funziona come un meccanismo perfetto.

E’ bello anche vincere un europeo da U23?

Diciamo che il livello è un po’ più basso, infatti adesso l’obiettivo sono gli europei con le grandi.

Come sarà l’avvicinamento agli europei in Bulgaria?

Di sicuro passeremo qualche giornata a Montichiari. Bisognerà riprendere dimestichezza con la pista dopo queste corse su strada. La difficoltà è l’impossibilità di fare lavori specifici, ma in questa stagione così strana, era necessario sfruttare tutte le occasioni. Quindi su strada e in pista.

Avete vinto senza Paternoster e Balsamo: motivo di vanto?

Di sicuro Letizia ed Elisa sono due elementi importanti, ma abbiamo fior di riserve e la vittoria lo ha dimostrato.

Come proseguirà la tua stagione dopo gli europei?

Con una bella vacanza. Non si faranno le Coppe del mondo, per cui si stacca. Mi voglio rilassare. Mi piace uscire, guardare qualche film su Netflix. E con l’aria che tira, mi sa tanto che uscire potrebbe diventare difficile. E poi suono la chitarra…

Davvero?

Suono da quando ero in quinta elementare. Chitarra elettrica e acustica. Musica rock e pop. Ma suono solo a casa, non la porto mai ai ritiri. Tra valige e bici, non mi basterebbero tre mani…