Assos Equipe R S9, letteralmente plasmati dai pro’

23.02.2023
5 min
Salva

Ci sono vari argomenti di conversazione fra i corridori al momento di valutare l’equipaggiamento per l’anno successivo e uno di questi riguarda il fondello. Quando sentono che useranno un prodotto Assos, calano tutte le resistenze. Così si capisce anche perché i pantaloncini Equipe R S9, appena lanciati ma frutto dei feedback degli atleti, siano uno dei prodotti più apprezzati della casa svizzera.

Sono più di 40 anni che Assos vince medaglie olimpiche e mondiali e ha sempre mantenuto l’identico approccio davanti all’esigenza di creare un nuovo prodotto. Cancellare quanto si è già fatto, progettare il nuovo e renderlo migliore.

In vita agli Equipe R S9 si trova la zeroPressure Waist, una struttura altamente elastica che si adatta alle linee del corpo
In vita agli Equipe R S9, la zeroPressure Waist si adatta alle linee del corpo

Lo sviluppo dei pro’

E veniamo ora al motivo di queste righe, i pantaloncini Equipe R S9: il modello base della collezione Race, resi più performanti con l’adozione della tecnologia di stratificazione Equipe RS. La base di partenza per la loro realizzazione è la struttura A-Lock Engineering, che porta nella linea Equipe RS gli accorgimenti adottati per i team WorldTour.

Confezionati con tessuto Type.443, che garantisce la stessa compressione dei modelli superiori, i nuovi Equipe R S9 mantengono grande stabilità durante la pedalata e vedono l’aggiunta di un pannello a farfalla che avvolge le fasce muscolari. Le bretelle sono invece realizzate con elastico monofilo, che riduce il peso e si asciuga più in fretta rispetto ai modelli a doppio strato. E il fondello, spunto di partenza di questo articolo, è il modello Racing di base.

Nuovo tessuto

Ma entriamo nel dettaglio, anche per far capire quanto studio ci sia dietro la realizzazione di un accessorio apparentemente semplice come questo.

Il tessuto Type.443 è indemagliabile compressivo e resistente alle abrasioni, come già il Type.441 impiegato per la linea Equipe RS. Ha grandi proprietà quanto a traspirazione e garantisce un ottimo sostegno alla muscolatura delle gambe.

Il disegno degli Equipe R S9 è aerodinamico e aderente, nel rispetto delle indicazioni fornite proprio dagli atleti WorldTour. I vari pannelli che li compongono modellano tutta la lunghezza standard dei pantaloncini e abbracciano i muscoli più grandi, offrendo supporto e compressione.

Grazie al disegno ben riuscito, il pantaloncino resta in posizione anche negli sforzi violenti
Grazie al disegno ben riuscito, il pantaloncino resta in posizione anche negli sforzi violenti

Una seconda pelle

Dato che si tratta di pantaloncini a vita bassa e non della classica salopette che copre di fatto mezzo busto, gli Equipe R S9 presentano in vita la zeroPressure Waist, una struttura altamente elastica che si adatta alle linee del corpo riducendo la pressione sull’addome e sulle aree più sensibili.

Il fondo gamba si vale degli Ultralight Leg Grippers, che hanno fasce elastiche compressive e gommini in silicone per una migliore presa sulla gamba. Ugualmente nell’ottica di rendere il capo stabile durante la pedalata, vale la pena soffermare l’attenzione su X-Frame, la sospensione ereditata dalla linea Equipe RS, che limita l’abbassamento nella parte inferiore della schiena, stabilizzando il fondello e il pannello principale del corpo durante le pedalate più intense.

Ecco il fondello Shock-Absorb Damping System Mono 9, realizzato con materiali in schiuma a compressione
Ecco il fondello Shock-Absorb Damping System Mono 9, realizzato con materiali in schiuma a compressione

Fondello termoformato

Venendo finalmente al fondello Assos utilizzato sugli Equipe R S9, abbiamo a che fare con lo Shock-Absorb Damping System Mono 9. Per la sua realizzazione vengono utilizzati materiali in schiuma a compressione, integrati in un modello da gara traspirante, alto 9 millimetri. Il fatto che le strutture che lo compongono siano termoformate riduce le pieghe e le irritazioni. Il fondello, in altre parole, ha già la sua forma e non è la trazione delle bretelle a farlo aderire al corpo.

La schiuma perforata 3D Waffle a tre strati aumenta la traspirabilità ed elimina il peso in eccesso. Interessante infine al riguardo la tecnica di cucitura del fondello. Si chiama goldenGate: fissa la parte anteriore e quella posteriore, ma per il resto lascia al fondello libertà di movimento, affinché possa seguire e sostenere anche i movimenti più energici del corridore.

Il prezzo indicativo riportato sul sito dell’azienda svizzera è di 180 euro.

Assos

BMC 2023: WorldTour con AG2R-Citroen e poi c’è Tudor

13.02.2023
5 min
Salva

BMC è presente nel ciclismo professionistico di primissima fascia con la francese AG2R-Citroen. La sensazione che si percepisce dall’esterno è che il naturale prosieguo nel circus dei pro’ sarà con la Tudor Pro Cycling di Fabian Cancellara. BMC è legata anche in modo personale al campione svizzero.

Abbiamo chiesto a Stefano Cattai, uomo di collegamento tra l’azienda rosso-crociata ed i professionisti, di raccontarci le biciclette in dotazione ai team.

La Teammachine SLR01 della Tudor Pro Cycling (foto Tudor Pro Cycling)
La Teammachine SLR01 della Tudor Pro Cycling (foto Tudor Pro Cycling)
Quali versioni vengono fornite ai team dei pro’?

Ci sono i progetti consolidati di BMC, ovvero la Teammachine SLR01, Timemachine road per i corridori che vogliono una bici con una forte connotazione aero e la versione da crono.

Due team con una matrice UCI molto diversa, cosa cambia?

I materiali sono gli stessi. In termini di fornitura complessiva possono cambiare i numeri e generalmente quelli di un team WorldTour sono maggiori e molto impegnativi.

I portaborraccia sono integrati nelle tubazioni. Qui si nota anche la centralina Campagnolo per l’EPS (foto Pauline Ballet)
I portaborracccia sono integrati nelle tubazioni. Qui si nota anche la centralina Campagnolo per l’EPS (foto Pauline Ballet)
Rimaniamo in ambito WorldTour. BMC quante bici fornisce ad ogni corridore?

Di base sono da considerare 4 bici da strada per ogni corridore, una per allenarsi e tre per le gare. Poi ci sono tre bici da crono. In questi numeri non sono comprese le variabili del caso, ovvero richieste specifiche di alcuni corridori e prodotti destinati allo sviluppo, fattori che fanno aumentare il numeri di biciclette destinate alla squadra.

Le biciclette dei pro’ sono le stesse che sono a disposizione dei normali utenti?

Sì ed è da sempre la politica di BMC. La volontà di fornire ai pro’ le stesse biciclette presenti nel listino tradizionale fu messa in opera ben prima che l’UCI imponesse ai marchi l’obbligo di avere le medesime biciclette disponibili normalmente per il mercato.

Trasmissione Campagnolo SuperRecord EPS e power meter P2Max, versione NGeco (foto Pauline Ballet)
Trasmissione Campagnolo SuperRecord EPS e power meter P2Max, versione NGeco (foto Pauline Ballet)
Tornando invece alla fornitura per i team, BMC fornisce esclusivamente i frame-kit, oppure interviene anche sulla componentistica?

BMC interviene in modo diretto con la fornitura della bicicletta completa. E’ una politica che mira ad avere anche delle biciclette che possiamo categorizzare come team replica e che BMC può inserire nel normale catalogo. E poi la stessa azienda ha un contatto sempre diretto con i diversi player/fornitori.

Sulle bici 2023 c’è qualche novità, rispetto alle versioni 2022?

Agli atleti AG2R-Citroen è stata fornita la bicicletta con l’ultima versione del manubrio integrato in carbonio, quello presente anche sulla versione top di gamma della Kaius, la bici gravel racing. Anche gli atleti della Tudor Cycling lo stanno provando e lo avranno tutti a stretto giro. Abbiamo preferito completare la dotazione del team WorldTour, come è facile immaginare la vetrina è diversa.

Con una taglia di questo manubrio riuscite a coprire tutte le richieste?

Sì esatto, siamo riusciti a fare collimare un prodotto molto efficiente in fatto di comfort, aerodinamica e leggerezza, capace di rispondere anche alle richieste attuali. E’ stretto sopra, ergonomico e con una svasatura verso il basso. La soluzione inoltre, permette ai corridori di raggiungere facilmente proprio la parte bassa della piega, con vantaggi notevoli per la posizione bassa. Si interviene esclusivamente sulla lunghezza dell’attacco.

Assos firma l’abbigliamento del Tudor Pro Cycling Team

18.01.2023
3 min
Salva

Assos è il nuovo fornitore per quanto riguarda l’abbigliamento tecnico del Tudor Pro Cycling, la competitiva compagine svizzera di cui Fabian Cancellara è proprietario. In virtù della definizione di questo accordo pluriennale, Assos lavorerà durante l’intera stagione a stretto contatto con tutti i corridori della squadra per raccogliere preziosi feedback tecnici sui prodotti utilizzati, sia in gara che in allenamento, nelle più diverse condizioni ambientali.

L’85% dell’abbigliamento Assos già a disposizione del team è esattamente quanto gli appassionati ciclisti possono trovare disponibile in vendita: la collezione Equipe RS, uno “standard” ma di altissima qualità. Il restante 15% dei capi impiegati rappresenta invece una evoluzione di quello che probabilmente arriverà sul mercato tra qualche tempo, trattandosi il più delle volte di prototipi, di nuove applicazioni, di nuovi componenti, di ultime tecnologie e di tessuti rivoluzionari.

«Ho avuto la fortuna di trascorrere molti anni della mia carriera vestendo Assos – ha affermato Cancellara – e conosco bene, in prima persona, quanto l’azienda sia impegnata a creare il miglior abbigliamento possibile per il ciclismo. I valori di Assos sono anche i nostri e l’abbinamento di questi due bellissimi marchi svizzeri rappresenta davvero una combinazione perfetta».

Si condividono valori comuni

«E’ con grande gioia ed entusiasmo che celebriamo questa nostra unione con il progetto di Fabian Cancellara – ha dichiarato Roche Maier, il Créateur, Brand and Product Chief di Assos – un accordo importante con un vero team pro’ svizzero che vuole essere l’estensione di punta della federazione ciclistica svizzera. Un ambiente ideale per noi per poter sviluppare ulteriormente gli atleti top svizzeri di domani.

«La struttura del team, le persone, il processo e il know-how che Fabian ed i suoi direttori hanno creato per questa squadra è semplicemente ottimale. Ci congratuliamo con Fabian, con l’intero team e con i partner coinvolti per l’iniziativa. Siamo davvero orgogliosi di essere parte di questo progetto, unico ed entusiasmante, per promuovere ulteriormente tra i più giovani e promettenti corridori i vantaggi della bicicletta e dello sport più in generale».

Assos fornirà l’abbigliamento al Tudor Pro Cycling Team per le prossime stagioni
Assos fornirà l’abbigliamento al Tudor Pro Cycling Team per le prossime stagioni

«Siamo estremamente entusiasti – ha ribattuto Edwin Navez, che di Assos è il CEO – di poter supportare lo straordinario progetto che Fabian e il team hanno messo insieme. Noi in Assos abbiamo come obiettivo quello di sviluppare il miglior abbigliamento possibile, aiutando i ciclisti più esigenti a portare le proprie prestazioni ad un livello superiore. Condividiamo la ricerca dell’eccellenza propria del team Tudor, e siamo sicuri che questa squadra abbia risorse importanti per poter vincere ai massimi livelli nel mondo del ciclismo professionistico».

Assos

Cozzi ci porta nel cuore del Tudor Pro Cycling Team

12.01.2023
5 min
Salva

Entrando in contatto con il Tudor Pro Cycling Team, l’impressione è quella di approcciarsi a qualcosa in grande evoluzione. Il team svizzero voluto da Fabian Cancellara entra a far parte delle formazioni professional dopo un apprendistato nella categoria inferiore (dove comunque rimane la diramazione development) ma questa probabilmente è solo una tappa verso un approdo più lontano, chiaramente nella massima serie.

La squadra è stata costruita senza cercare grandissimi nomi e considerando i progetti a medio-lungo termine non sarebbe stato neanche corretto farlo. Si lavora soprattutto sui giovani e si costruisce l’infrastruttura, proprio perché il progetto è ambizioso e a lunga scadenza. Di questo progetto fa parte anche Claudio Cozzi, diesse fuoriuscito dalla Israel Premier Tech e approdato quasi per caso alla formazione elvetica.

Il team al lavoro sulla pista di Ginevra, sede degli allenamenti sulla tecnica (foto Tudor Pro Cycling)
Il team al lavoro sulla pista di Ginevra, sede degli allenamenti sulla tecnica (foto Tudor Pro Cycling)

Solo fino a poche settimane fa, Cozzi aveva altre idee per la testa: «Ero uscito dalla formazione israeliana con l’idea di prendermi un periodo di riposo – dice – da dedicare soprattutto alla soluzione di alcuni problemi di salute. Invece sono stato contattato da Ricardo Scheidecker, il responsabile sportivo del team, che mi ha convinto presentandomi il progetto. Ho trovato un ambiente entusiasta, di quell’entusiasmo contagioso che ti coinvolge. Soprattutto un ambiente nuovo. Non ho mai lavorato alla formazione di giovani talenti e la sfida mi solletica alquanto».

E’ qualcosa di completamente diverso dalla formazione israeliana, anche perché quella aveva un’età media molto più alta.

E’ effettivamente un team molto diverso, basato su corridori di grande esperienza che in passato hanno vinto molto. Avevamo a disposizione atleti già completamente svezzati, un calendario del massimo livello, sfide con i più grandi. Qui si lavora su basi concettuali completamente diverse. Significa rimettersi in gioco, almeno per me.

Il lussemburghese Luc Wirtgen e il francese Alois Charrin. Wirtgen è stato 3° al Tour of Antalya (foto Tudor Pro Cycling)
Il lussemburghese Wirtgen (3° al Tour of Antalya) e il francese Charrin (foto Tudor Pro Cycling)
Che cosa ti ha colpito di più nel tuo approccio con il team elvetico?

La grandissima professionalità, che credo sia il primo ingrediente se si vuole davvero crescere. Abbiamo un management e uno staff dirigenziale davvero molto buono, con tanta voglia di crescere e soprattutto con un’enorme voglia di lavorare. Ci sentiamo costantemente fra noi direttori sportivi: almeno una riunione settimanale per analizzare ognuno dei nostri corridori.

Com’è strutturata la squadra?

Abbiamo 20 corridori nell’organico, con 4 tecnici. C’è una ripartizione fra noi dei vari corridori, cerchiamo di mantenere uniti i vari gruppetti in base ai loro allenatori, tutta gente che ho visto essere estremamente preparata. C’è poi un direttore sportivo che è dedicato esclusivamente alla squadra Devo, per tenere un rapporto di filiera e questo dimostra che i progetti sono proiettati in là nel tempo. E poi c’è Cancellara…

Fabian Cancellara con i suoi ragazzi. Lo svizzero ora vuole puntare sui giovani (foto Tudor Pro Cycling)
Fabian Cancellara con i suoi ragazzi. Lo svizzero ora vuole puntare sui giovani (foto Tudor Pro Cycling)
Si sente la sua impronta nel team?

Enormemente. E’ un leader nato, ha un carisma fortissimo che gli deriva anche dal suo eccezionale palmarés. Sta trasmettendo in tutti quella voglia di vincere che è stata alla base delle sue imprese e non vale solo per i corridori, tutti ne siamo contagiati.

C’è un equilibrio tra il blocco svizzero e quello estero, con corridori di altre 7 Nazioni. La sensazione è che la squadra sia anche uno strumento di crescita del movimento nazionale, un po’ come si vorrebbe in Italia attraverso un team del WorldTour…

E’ così, sin dall’inizio Cancellara è stato chiaro: il progetto era creare un gruppo che consentisse ai ragazzi del suo Paese di seguire le sue orme. Anche per questo il progetto Tudor Pro Cycling è a lungo termine e vuole approdare nel WorldTour, per completare quel cammino che poi sarà a disposizione in primis di tutti i ragazzi svizzeri.

Che impressione hai della squadra, qual è il livello generale?

Molto buono, ci sono giovani ma anche elementi d’esperienza come ad esempio Simon Pellaud, che in Italia è ben conosciuto. Pellaud ma anche altri come Bohli, Kamp, Suter devono essere il collante del team e il riferimento per consentire ai più giovani di crescere e migliorare e soprattutto ambientarsi sempre di più nel ciclismo che conta.

Il 22enne tedesco Mika Heming, molto promettente. Nel 2022 ha colto 2 vittorie e ben 26 top 10 (foto Tudor Pro Cycling)
Il 22enne tedesco Heming: nel 2022 ha colto 2 vittorie e ben 26 top 10 (foto Tudor Pro Cycling)
Quali sono gli elementi più promettenti?

Sarebbe antipatico fare una distinzione, ci sono tanti corridori che possono far bene e anche i più anziani, quelli di cui prima non sono qui solo per pensare agli altri ma anche per trovare le loro occasioni. Se proprio devo fare un nome ricorderei Robin Froidevaux se non altro perché è il campione svizzero in carica e perché viene dalla vittoria nella Serenissima Gravel.

Proprio a proposito di gravel, come viene vista la multidisciplina?

Non c’è una chiusura, anche se chiaramente essere un progetto sul nascere bisogna ancora prendere le misure. L’esempio di Froidevaux è però indicativo, ma bisogna considerare che l’attività su strada è logicamente primaria. Magari qualche altra sortita a fine stagione nel gravel la faremo, per il resto si vedrà con il tempo.

Come un falco sulla preda, Pellaud è di nuovo in corsa

14.12.2022
5 min
Salva

Tanta fatica per (ri)entrare nel WorldTour e poi una firma per venirne fuori: è la storia di Simon Pellaud che con un anno di anticipo sulla scadenza, ha rescisso il contratto con la Trek-Segafredo.

Il forte corridore svizzero-colombiano circa 48 ore fa ha rivelato al pubblico la sua nuova squadra: la Tudor Pro Cycling di Fabian Cancellara. Ed è pronto ad iniziare questa nuova avventura ritrovando l’entusiasmo che lo ha sempre contraddistinto.

Pellaud (classe 1992) correrà le prossime due stagioni con il Tudor Pro Cycling Team, qui la presentazione dei 20 atleti
Pellaud (classe 1992) correrà le prossime due stagioni con il Tudor Pro Cycling Team
Simon, eccoti alla Tudor dunque. Come ci sei arrivato?

Alla fine ho sempre seguito questo progetto che nasce dalla Swiss Race Academy, c’è gente che già conoscevo. Lo seguivo, ma senza pensare di andarci… tanto più da un giorno all’altro.

Spiegaci meglio…

Ho visto questo progetto nascere. Al Tour de Romandie ho visto che sarebbero partiti… e anche bene. Per la Svizzera avere una squadra professional è davvero importante. Ho aiutato alcune persone ad entrarci, un corridore e un paio dello staff, non pensavo a me. Poi durante una delle ultime corse, le cose sono cambiate. Io avevo vissuto la mia stagione più difficile di sempre sia a livello fisico che mentale. Non ho reso bene e quando è così, per di più in una grande squadra, è difficile ritrovare la fiducia da parte della squadra e in te stesso. Così ho parlato con il team e mi hanno detto che se volevo potevo andare via. Era tardi, eravamo al Giro del Lussemburgo (metà settembre, ndr) e lì è successo il tutto con la Tudor.

Cosa significa, Simon, aver perso la fiducia della squadra?

Io non sono un campione, non ho caratteristiche specifiche. E stare vicino agli atleti della Trek-Segafredo che sono tutti campioni e tutti con una loro caratteristica specifica per me è più complicato. Al netto dei tanti problemi fisici, che di certo non mi hanno aiutato, non mi sono trovato io. Ma con staff e corridori tutto okay. E tutto ciò a livello mentale non mi ha dato nulla. Mi sono sentito solo. Quando ho ripreso a stare bene, per tornare in fiducia, avevo solo un paio di gare.

E la stagione era finita…

Esatto. Ci voleva più tempo, più gare da fare con quella condizione. L’avessi avuta non dico in primavera, ma almeno a giugno magari sarei riuscito a salvare qualcosa. Avrei avuto il tempo di dimostrare che possedevo il talento per stare in una squadra importante. E poi devo dire che il progetto Tudor è impressionante. Loro magari lo tengono sin troppo nascosto, ma c’è uno sponsor fortissimo, un staff super, giovani solidi… Magari non vinceremo subito gare WorldTour, ma credo che fra due o tre anni saremmo tra i team più grandi.

Cancellara si vede mai? E’ presente?

Poco. Era a Ginevra nei giorni del primo meeting con i boss dello sponsor. Poi immagino lo rivedremo in gara. Ma lui rispetta il suo ruolo, quello di proprietario e non entra nei meriti tecnici. Non fa né il manager, né il direttore sportivo.

Prima hai parlato delle tue “non caratteristiche” specifiche, in effetti nel ciclismo attuale non è facile. Perché o diventi l’uomo di super fiducia di un Pogacar (che alla Trek non c’era), oppure si fa dura, specie se non sei in forma come è successo a te nel 2022…

E’ più difficile raggiungere i risultati. Immaginate mentalmente senza una buona gamba e senza un tuo terreno, come vivi. Sei lì solo a fare a numero in attesa di staccarti quando apriranno il gas. Non va bene. Io credo che fare gare giuste per il nostro livello mi aiuterà e ci aiuterà come squadra.

Simon è un appassionato di mtb. In estate ha preso parte al Gran Raid, mitica e durissima gara elvetica. Anche in Colombia ci va spesso
Simon è un appassionato di mtb. In estate ha preso parte al Gran Raid, mitica e durissima gara elvetica. Anche in Colombia ci va spesso
Quindi rivedremo il Simon Pellaud che tanto piace al pubblico, con il suo modo aggressivo di correre, con i suoi attacchi?

Mi avevate fatto la stessa domanda in un’altra intervista e lo spero anche io di tornare il “nuovo vecchio Pellaud”! La cosa che mi dà fiducia è che al mondiale mi sono davvero sentito bene. Ho ritrovato certe sensazioni che mi consentono di fare il ciclismo offensivo che piace a me.

E questo buono per affrontare l’inverno…

Esatto, stavo per dire proprio questo. In questo modo sei più tranquillo per fare bene la preparazione, adesso, e le vacanze, prima.

Più o meno conosci il tuo calendario?

Ci sono un paio di possibilità, ma dovrei iniziare da Besseges e Algarve. Poi dovrei tornare in Colombia. Anche questo è molto importante, per me, per il mio equilibrio. Qui ho più libertà nello stare tra Colombia e Svizzera. Tra l’altro in Colombia, a casa mia, ho la possibilità di stare in quota e di allenarmi al caldo.