BMC Kaius, gravel race nell’anima

28.10.2022
6 min
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Abbiamo provato la BMC Kaius per un lungo periodo, testando differenti setting e portando questa bici all’interno di diversi contesti ambientali e gare.

La Kaius si conferma un proiettile ovunque. E’ una bicicletta tanto tirata, a tratti estrema, quanto agile, leggera e fluida nella guida, che esprime una stabilità inaspettata anche sui tratti particolarmente smossi e rocciosi.

La Prevot al riscaldamento pre-mondiale
La Prevot al riscaldamento pre-mondiale

La versione One 01

E’ la top che propone il catalogo. Per intenderci è la bicicletta che veste il primo iride gravel della storia, grazie a Pauline Ferrand Prevot. La pluricampionessa francese non è stata l’unica ad utilizzare la nuova Kaius al mondiale gravel: anche Van Avaermat si è presentato al via con questa bicicletta.

Dal punto di vista dell’utilizzo, la BMC Kaius nasce in modo specifico per le competizioni gravel. A tratti sembra una bicicletta road race, di quelle super performanti e con le gomme un po’ più grandi. Talvolta una bicicletta gravel che esprime delle performances elevate è accostabile ad una road endurance, in questo caso lo step è addirittura superiore.

Velocità, reattività e agilità

La Velocità non è espressa e contestualizzata “solo” nello spingere forte sui pedali ed andare veloce. Nella Kaius emerge da subito, fin dalle prime pedalate, quando la bicicletta sembra scappare via da sotto la sella. E’ piuttosto rigida, ma non è estrema e non “picchia” eccessivamente nella zona del sopra-sella. Non è una spacca polsi. E’ semplicemente facile da lanciare, anche quando la velocità è bassa, oppure è necessario cambiare ritmo in modo repentino. Merito di un pacchetto ben congeniato e di una geometria azzeccata al 1000%.

L’avantreno è un ottimo supporto alle azioni in fuori-sella e quando si sposta il corpo in avanti. Lo sterzo ha un angolo aperto al pari di una mtb marathon e offre stabilità, così come il rake avanzato della forcella che completa il concetto appena espresso. Nell’insieme diventano un riferimento anche alle alte velocità in discesa e quando è necessario portare la bicicletta alla corda nei cambi di direzione. Il tutto si riflette anche su una agilità degna di nota che coinvolge anche il retrotreno.

La BMC Kaius è reattiva, reattività ampiamente sfruttabile anche restando seduti in sella. Non è solo per via di un allestimento super performante, di un valore alla bilancia ridotto (abbiamo rilevato un peso ben al di sotto degli 8 chilogrammi) e di un prodotto che non lascia nulla al caso anche in fatto di design funzionale alla performance.

La Kaius ha tanta trazione e copia il terreno. Certo, è fondamentale agire in modo corretto sui tubeless, ma il vantaggio di una bicicletta race oriented che mantiene la traiettoria e al tempo stesso permette qualche correzione senza scomporsi è un fattore da considerare tra i primi posti della scala valori.

Una gran bici anche in discesa e stabile alle alte velocità (foto Jérémie Reuiller- BMC)
Una gran bici anche in discesa e stabile alle alte velocità (foto Jérémie Reuiller- BMC)

Quel manubrio tanto stretto

Al primo impatto mette quasi paura, un po’ di timore, soprattutto se facciamo degli accostamenti con la categoria off-road mtb. Eppure prendere confidenza con questo cockpit full carbon è semplice (per chi è abituato all’agonismo), molto più di quanto ci si aspetta. Sopra, dove ci sono i manettini del cambio è largo 38, a metà della piega 40 centimetri e termina a 42. E’ un manubrio da gara.

Sopra obbliga a chiudere le spalle e invita a rannicchiarsi guadagnando velocità. Se si è ben impostati sulla bici non è sacrificante e la cassa toracica non si comprime, ma è necessario avere uno svettamento sella/manubrio adeguato, in modo da lasciare aperto il muscolo del diaframma. Ci siamo trovati particolarmente a nostro agio e abbiamo sfruttato una posizione che ci ha aiutato a scaricare in modo ottimale il peso su glutei e sulle gambe.

Il flare della piega è di 12°, senza angoli vivi. Significa che le mani scivolano verso il basso con facilità e in modo rapido, anche in discesa sullo sterrato. Significa che le braccia cambiano posizione senza sovraccaricare i polsi. L’apertura del manubrio è buona e le mani non si accartocciano al suo interno, come capita con alcuni manubrio gravel che costringono a portare le mani troppo distanti dalle leve. Ne guadagnano sicurezza, prontezza e comfort e facilità di cambio delle posizioni.

L’abbiamo anche portata in gara
L’abbiamo anche portata in gara

Bikepacking, no grazie

Lo avevamo scritto già in occasione del suo lancio ufficiale e le tante ore di test lo confermano. La BMC Kaius, a prescindere dall’allestimento non è una bici da viaggio, non è una bicicletta adatta al bikepacking. Questo non significa che è scomoda, ma il suo DNA race lo si vede, lo si percepisce e lei lo mette in mostra senza se e senza ma.

E poi non ci sono neppure le asole per il montaggio delle borse, solo le due viti sull’orizzontale per il piccolo bag, soluzione mutuata dalla URS.

La Kaius della Prevot al Mondiale Gravel in Veneto
La Kaius della Prevot al Mondiale Gravel in Veneto

Tre gomme diverse

L’abbiamo provata con le 36, con le 40 e anche con le 45. Più che la sezione degli pneumatici è da considerare la qualità della gomma stessa e di come esprime la sua elasticità, fattore non secondario in ambito off-road. Pneumatici con una carcassa troppo dura e gonfiati in modo eccessivo limitano la sfruttabilità della bici, della sua trazione e della stabilità anteriore. Le 45 non tutte ci stanno (dietro), in particolare quelle che hanno ramponi laterali abbondanti.

L’ottima trazione/stabilità che esprime la bicicletta permette di sfruttare molto bene anche gli pneumatici “semi-tassellati” che si trovano in commercio.

Facile adottare una posizione al pari di una bici stradale di alto livello (foto Jérémie Reuiller- BMC)
Facile adottare una posizione al pari di una bici stradale di alto livello (foto Jérémie Reuiller- BMC)

In conclusione

Che piaccia oppure no, la BMC Kaius è una bici da gara e non lo nasconde. Mantiene fede ad un design e ad un impatto estetico che è parte integrante dell’azienda svizzera e BMC è da categorizzare come race brand. La Kaius non ha fronzoli, non ha mezze misure e concettualmente non è paragonabile alla URS. Anzi, a nostro parere la BMC in questione è più vicina ad una bici da strada.

Ci piace la soluzione, non presente sulla URS, di poter montare la doppia corona anteriore (il deragliatore si può alloggiare nella sua sede), a nostro parere un vantaggio e un dettaglio che può fornire tanti vantaggi nei termini di sfruttabilità per un delta di pubblico molto ampio. Anche per chi vuole usare questa bicicletta con le gomme un po’ più strette sull’asfalto.

Il prezzo è di quelli molto importanti, non accessibile a tutti, ma è pur vero che l’allestimento del test non richiede aggiunte e/o modifiche, se non un power meter. Focalizzandoci sulla spesa e sul rapporto qualità/prezzo/performamances è davvero interessante la versione BMC Kaius 01 Two, quella con lo Sram Force eTap 12v.