Perché TrainingPeaks è il sito di riferimento? Cerchiamo di capire

21.02.2025
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TrainingPeaks ad oggi è il portale più utilizzato per l’analisi dei dati dell’allenamento, quello più usato e comune tra i preparatori atletici (di riflesso lo usano anche tantissimi atleti professionisti).

Dopo il precedente articolo in cui abbiamo snocciolato le peculiarità di Intervals.icu, cerchiamo di capire se TrainingPeaks è migliore oppure no. Perché è così comune tra gli allenatori? Questa volta abbiamo il ricco contributo di due preparatori di eccellenza. Michele Della Piazza che abbiamo già imparato a conoscere e Ian Jenner, preparatore in ambito professionistico di diversi atleti WorldTour, fondatore ed head coach di Rule 5 Cycling Coaching, collaboratore attivo di TrainingPeaks.

Alla base del successo c’è l’allenamento e gli stimoli che arrivano da quest’ultimo
Alla base del successo c’è l’allenamento e gli stimoli che arrivano da quest’ultimo

TrainingPeaks specifico per i coach

Come tutti i portali dedicati all’esplosione dei dati, anche TrainingPeaks ha l’obiettivo principale di tradurre la vita reale (l’allenamento) in numeri. Al contrario degli altri siti web fornisce delle soluzioni mobile app e per desktop, iOs e Android. TrainingPeaks nasce alla fine degli anni Novanta ed è il primo sito ufficiale specifico per le analisi degli allenamenti.

TrainingPeaks offre due livelli di account. Quello a pagamento (121 euro circa all’anno) per atleti (o per chi vuole avere un’interfaccia completa) e per allenatori. L’account gratuito mette invece a disposizione delle analisi basiche, sufficienti per chi non ha cognizione di causa, per chi non ama fare confronti o semplicemente per chi si affida al 101% al suo preparatore.

Il sito offre dei pacchetti già pronti, provenienti da diversi allenatori certificati
Il sito offre dei pacchetti già pronti, provenienti da diversi allenatori certificati

Il vantaggio dei programmi on-line già pronti

E’ una sorta di grande contenitore di allenatori, di diverse discipline (non solo ciclismo), che hanno diversi gradi di preparazione e che offrono differenti pacchetti di allenamento. Ognuno di questi è acquistabile dal portale. Le informazioni sono piuttosto dettagliate e permettono di capire quale tipologia di training si configuri meglio con le proprie esigenze. Un po’ per tutte le necessità e tasche. Si può avere un rapporto diretto con il proprio coach, oppure una sorta di relazione virtuale. In questo secondo caso entrano in gioco anche le conoscenze del preparatore e le abilità di quest’ultimo di tenere sotto controllo un utente con il quale non è mai entrato in contatto in modo effettivo, o in maniera parziale.

Un ulteriore vantaggio della disponibilità di programmi (pronti), è la disponibilità di una serie di allenamenti specifici per un periodo dell’anno. Ad esempio quello invernale dove le sedute indoor sono più numerose e avere una linea guida per usare le potenzialità dell’home training ha dei vantaggi non secondari.

Michele Della Piazza nel suo “bunker” dove studia e analizza
Michele Della Piazza nel suo “bunker” dove studia e analizza

La potenza normalizzata

«TrainingPeaks è un riferimento sotto quasi tutti gli aspetti – spiega Della Piazza – anche se non condivido al 100% il concentrarsi in modo eccessivo sul valore della potenza normalizzata. Talvolta chi lo utilizza tende ad avere come riferimento quasi esclusivamente la normalizzata. Non significa che non vada bene o non debba essere presa in considerazione, ma l’evoluzione dei sistemi permette di considerare molti altri dati. La NP sovrastima gli aspetti metabolici e non distingue il carico metabolico da quello neuromuscolare. Tuttavia grazie ad un pool esperto di sviluppatori e preparatori, TrainingPeaks sta migliorando tantissimo anche in questi termini e in breve arriverà ad essere super preciso nelle sue valutazioni».

TP è alla base di diversi concetti e pubblicazioni alla base della cultura del training moderno
TP è alla base di diversi concetti e pubblicazioni alla base della cultura del training moderno

Il portale dove tutto è iniziato

«TrainingPeaks fonda i suoi successi su un gruppo di esperti che sono stati, lo sono tutt’ora, in grado di tradurre in modo semplice il monitoraggio del training – prosegue Della Piazza – dalla pianificazione fino all’analisi approfondita. TP ha cambiato tutto ed è grazie a questo sito che oggi troviamo l’unità di misurazione per quantificare l’allenamento. Tutti i siti che sono arrivati dopo, i più ed i meno completi, hanno preso ispirazione da TrainingPeaks».

Il futuro è anche un ampliamento ufficiale verso il virtuale
Il futuro è anche un ampliamento ufficiale verso il virtuale

Uno sguardo al prossimo futuro

«Seppur limitato nella customizzazione approfondita, TrainingPeaks è un esempio di semplicità – prosegue Della Piazza – è una guida nelle analisi del training specifico, è dotato di grafici adeguati alla metodologia di lavoro. Tra i valori aggiunti da considerare, c’è anche il fatto che tutti i dispositivi si collegano a TP ed è un sito pronto, già confezionato da qualcuno che lo ha pensato, sviluppato e confezionato per l’allenatore. TrainingPeaks è stata una grande idea, risultato di una cultura che ha cambiato il modo di allenarsi. Penso che in futuro migliorerà ulteriormente, grazie a nuove funzioni, come ad esempio il far corrispondere in maniera precisa i dati del carico interno dell’atleta a quelli forniti dagli strumenti esterni (i power meter, ndr)».

Il super esperto di TP Ian Jenner (foto Ital Cycling Tours)
Il super esperto di TP Ian Jenner (foto Ital Cycling Tours)

TP è inimitabile

Hanno provato a copiare TrainingPeaks, ma con poco successo, racconta Ian Jenner, che della piattaforma è un collaboratore attivo.

«Tuttavia – spiega – rimane il sistema di riferimento per l’allenamento specifico. Quello che è in grado di fare questo portale è far arrivare ogni dettaglio al coach e all’atleta, training e fatica, livello di fitness e forma, tenere traccia del riposo/sonno HRV, relazione con il peso, macronutrienti, naturalmente i profili della potenza, eccetera. Il segreto è comunque capire nel profondo le potenzialità del sistema e riuscire a sfruttarle.

«Inoltre – prosegue Jenner – TrainingPeaks è uno strumento che nasce per gli allenatori, non è un giocattolo. Un altro aspetto da valutare quando si parla di TrainingPeaks è questa sorta di paura del cambiamento. Insieme ai power meter è uno dei principali protagonisti del cambiamento di rotta del ciclismo, dello sport in genere, ma spesso certi passaggi sono difficili da affrontare e non tutti sono disposti a cambiare le vecchie abitudini».

TrainingPeaks

Ancora su Training Peaks, stavolta però nei panni del coach

05.11.2021
4 min
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Torniamo a parlare di Training Peaks. Ieri lo abbiamo fatto dal punto di vista degli atleti, adesso lo facciamo da quello del preparatore. Per l’occasione abbiamo pensato di chiamare in causa Pino Toni, il tecnico toscano che probabilmente è stato il primo in Italia a fare riferimento a questa piattaforma. Ammesso sia corretto chiamarla in questo modo.

Ci si possono caricare gli allenamenti che si registrano con i propri dispositivi e anche importarli da altre App come Strava, Garmin, Polar… In base agli strumenti che si utilizzano. Quindi massima disponibilità, per un sistema davvero “open source”.

Joe Friel, tra gli ideatori di Training Peaks e autore de La Bibbia dell’allenamento ciclistico
Joe Friel, tra gli ideatori di Training Peaks e autore de La Bibbia dell’allenamento ciclistico
Pino, quando hai iniziato a lavorare con Training Peaks?

I primi contatti credo risalgano già al 2005, io ero responsabile dell’SRM in Italia e Schoberer aveva conosciuto la piattaforma in Colorado dove da poco aveva aperto la sede americana di SRM. Organizzò l’incontro con il Team Telekom del quale eravamo consulenti come azienda. Dirk Friel e Gear Fisher i fondatori s’incontrarono con l’allenatore, Sebastian Weber, e partecipai alla presentazione. Ho iniziato ad utilizzarla nel 2009 quando lasciata SRM mi sono dedicato al Coaching (Giuseppe dirige Cycling Project, ndr).

Perché di fatto è un portale. Non un software…

Esatto è un sito, il software è WKO, oggi arrivato alla quinta versione. Dirk è figlio dell’autore de La Bibbia dell’Allenamento Ciclistico, Joe Friel, quindi non creato a caso. Anche lui è stato un corridore. Era un compagno di Bobby Julich, correvano insieme nelle categorie giovanili.

Cosa ti piace in quanto preparatore di questo sito?

Sul piano dell’analisi dei dati non dà molto di più di altri, ma puoi trasferirci tutti i dati e questo è ottimo per il lavoro del preparatore e per la programmazione. Ci si possono mettere anche impressioni, feedback, note, e chiaramente i dati degli allenamenti. Senza contare che è facile da utilizzare. Ed è internazionale, va bene per tutti. Oggi quando prendi un atleta la prima cosa che gli chiedi è l’accesso a Training Peaks.

Il fatto che sia internazionale e che “omogenizzi” un linguaggio, immaginiamo possa aiutare molto…

Sì. Da quest’anno, per esempio, ho iniziato a collaborare con la Bardiani Csf Faizanè e la prima cosa che ho fatto nella riunione che abbiamo avuto è stata quella di portare, di suggerire Training Peaks. Non tutti lo utilizzavano. Su 24 corridori ci sono 14 coach. Io seguo otto corridori. Va da sé che avere una “piazza” comune sia importante. Anche per la squadra stessa, per mettere a conoscenza tutto lo staff non solo su ciò che si è fatto in allenamento, ma anche quello che si andrà a fare. E magari correggere il tiro se non si è convinti di qualche allenamento. Si discute di questo o quel lavoro da fare.

Pino Toni, al Cicalino spiega ai ragazzi della Bardiani come dovranno lavorare con Training Peaks
Pino Toni, al Cicalino spiega ai ragazzi della Bardiani come dovranno lavorare con Training Peaks
Il cuore di TrainingPeaks quindi è WKO?

E’ utile per la programmazione e consente di fare analisi dei dati più precise.

In questo periodo in cui gli atleti si allenano in modo blando per esempio a cosa dai maggiore attenzione?

A tutto! Scherzi a parte, si dà maggiore importanza a valutare bene i valori che indicano il recupero uno di questi l’HRV per esempio. HRV sta per Heart Rate Variability ed è la variazione della frequenza cardiaca tra un battito ed un altro. Faccio un esempio. In un minuto, quindi 60 secondi, ho 60 battiti. Si può dire un battito al secondo. In realtà non è proprio così. Perché si ha un battito dopo 0,98” e un altro dopo 1,02” e maggiore è questa differenza e più il fisico di quell’atleta è riposato. E’ l’incidenza tra il sistema simpatico e parasimpatico, parte attiva e parte passiva. Esistono molti accessori che aiutano in questo, anelli, bracciali e orologi, non tutti li usano ma io da anni lo consiglio.

Tanti dati dicevamo, ma tutto ciò in qualche modo “alfabetizza” anche gli atleti? Li rende consapevoli di ciò che stanno facendo, caricando e parlando?

Sì – risponde secco Toni – e questo a mio avviso è molto importante quando poi si vanno a fissare gli obiettivi. E questo ottimizza ulteriormente il lavoro, sia mio che dell’atleta. Creare un grafico dell’allenamento in base a valori di soglia permette di avere un quadro completo di quello che andiamo a consigliare all’atleta e avere subito una previsione di TSS (training stress score), IF (intensity factor), NP (normalized power) tutti termini comuni anche nel dialogare con gli atleti.

Cavalli e Martinelli, come vi trovate con Training Peaks?

04.11.2021
5 min
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La globalizzazione del ciclismo passa anche dal perfezionismo e dalla cura di tanti aspetti. Cosa c’è dietro alle prestazioni dei corridori? Allenamento, certo, ma come viene sviluppato dall’atleta ed elaborato dai coach? La preparazione migliora grazie a certe applicazioni oppure queste ultime nascono perché lo richiede la preparazione stessa? Sembrano dubbi amletici, di sicuro alla base ci sono dei test, dei valori e tanta voglia di impegnarsi e fare fatica. Ed è così da una chiacchierata con Marta Cavalli e Davide Martinelli – incontrati a Cremona durante il Gran Premio Mamma e Papà Guerciotti di ciclocross – il discorso vira su Training Peaks. Ovvero una piattaforma utilizzata rispettivamente sia dalla 23enne della Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope, dal 28enne della Astana-Premiertech e tanti altri corridori sia dai preparatori per impostare al meglio gli allenamenti in funzione delle gare.

Innanzitutto, da quanto tempo usate questa applicazione?

CAVALLI: «Ho iniziato quest’anno, da quando sono andata in Francia a correre. La mia squadra la utilizzava già da un paio di annate. Onestamente prima non la conoscevo anche se ne avevo già sentito parlare». 

MARTINELLI: «Dal 2016, da quando sono passato professionista nella Quick Step. Ed anche in Astana lo usiamo. La metà delle formazioni ce l’ha».

L’interfaccia di Training Peaks viaggi anche su mobile: ecco la situazione di riposo di Davide proprio oggi
L’interfaccia di Training Peaks viaggi anche su mobile: ecco la situazione di riposo di Davide proprio oggi
Ce ne parlate? Come funziona?

CAVALLI: «E’ una piattaforma in cui vengono caricati, come base, tutti i nostri dati e i valori espressi dai test. Successivamente ci carichiamo dentro tutti i dati degli allenamenti. Dopo di che, in base a tutti questi elementi, viene fatta la tabella di allenamento. Ma attenzione, non è mica un programma che elabora tutto magicamente. Manca la componente più importante».

MARTINELLI: «Su Training Peaks si possono caricare anche tutti gli allenamenti salvati in passato anche se, ad esempio, un corridore non lo utlizzava. Si può veramente creare un database, trovare tutto quanto. Si può vedere e capire, prendendo un periodo a caso, se in quel momento il corridore era in forma o meno. E’ eccezionale».

Marta, dicevi che manca una componente. Quella umana, giusto?

CAVALLI: «Esatto, quella del preparatore atletico per essere precisi. E’ lui che, incrociando i dati e considerando il calendario delle gare, compone le tabelle di allenamento. Ovviamente ci vuole un coach che conosca bene la piattaforma, però vedo che ormai tutti la sanno usare». 

MARTINELLI: «Concordo con Marta. Il ruolo del preparatore è chiaramente fondamentale per fare tutto. Ad esempio lavoro da tempo con Mazzoleni (il coach della Astana, ndr), c’è fiducia reciproca e talvolta modifico leggermente io la mia tabella in base a certe situazioni. Questo forse succede con corridori un po’ più esperti e che hanno un rapporto più profondo con i propri allenatori».

In sostanza cosa produce Training Peaks?

CAVALLI: «E’ uno strumento che ottimizza gli allenamenti e i vari periodi di lavoro. Da quelli di carico a quelli di scarico e recupero. Oppure ti evita l’overtraining. C’è un range entro il quale restare per sapere di essere in condizione. Più ci sono bilanciamento ed equilibrio, più sei vicino al picco di forma. Addirittura è possibile avere una stima di come andrai o come starai il giorno della gara. Però bisogna assolutamente dire che non è una piattaforma infallibile».

MARTINELLI: «In pratica lì dentro abbiamo tutte le nostre tabelle. Nel periodo di fondo, in preparazione alle corse, abbiamo il programma di lavoro dei prossimi 15/20 giorni. Mentre durante il periodo delle gare è limitato al massimo alla settimana perché subentrano altre variabile di cui tenere conto. Anche se molto precisa, qualcosa non viene sempre calcolato».

Sulla piattaforma vengono caricate le prestazioni in allenamento per impostare meglio la gara. Qui Cavalli al Giro d’Italia Donne
Sulla piattaforma vengono caricate le prestazioni in allenamento per impostare meglio la gara. Qui Cavalli al Giro d’Italia Donne
Perchè dite che non è infallibile?

CAVALLI: «Beh, non tiene conto delle sensazioni che abbiamo in gara o in allenamento. I dati di Training Peaks sono un ottimo riferimento su cui basare il proprio lavoro, ma alla fine i valori devono essere associati alle nostre sensazioni. Ad esempio quando i miei dati indicano che potrei essere stanca, io solitamente in gara vado bene e poi ancora meglio in quella successiva, specie se ravvicinata. E’ come se avessi bisogno di sbloccare il mio motore, in Francia lo chiamamo “déblocage”. Dobbiamo sì tenere sotto controllo i valori, ma anche ascoltare noi stessi».

MARTINELLI: «Le sensazioni sono quello che devi riferire al tuo preparatore, perché la piattaforma non può capirle o calcolarle. E torniamo al discorso che facevo del rapporto di fiducia che si ha con lui».

E come vi trovate? Si può rischiare di diventarne troppo dipendenti?

CAVALLI: «Mi trovo bene. E’ semplice da usare e non è condizionante negli allenamenti. Anzi, so cosa mi dice il mio corpo e col passare del tempo prendo sempre più le misure a questo modo di allenarsi. Certo, va detto che il ciclismo adesso è sempre più performante, già dalle prime gare sono tutti in formissima e quindi queste metodologie sono all’ordine del giorno.

MARTINELLI: «Benissimo, è uno strumento utile per preparare le gare che hai già fatto in passato, andando a ripescare nel famoso database i valori che avevi in quel periodo. A quel punto puoi ripeterli o modificare in modo o l’altro. Vi dirò che ormai i preparatori preferiscono vedere una ventina di allenamenti caricati, piuttosto che fare il classico test alla soglia che si fa solitamente. Sono più veritieri».

Training Peaks non riesce a leggere nelle sensazioni: per quelle si parla con il preparatore (foto Instagram)
Training Peaks non leggere le sensazioni: per quelle si parla con il preparatore (foto Instagram)
Marta quest’anno sei cresciuta ancora e sei stata tra le più costanti in termini di risultati.  Visto che utilizzi Training Peaks da un anno, quanto e in cosa ti ha cambiato?

CAVALLI: «Mi ha cambiato tanto, soprattutto in termini di gestione dello sforzo o dei periodi di carico e recupero. Ora che so meglio come mi devo allenare, devo curare qualche dettaglio per completare il mio processo di crescita. Ad esempio nel 2022 mi aiuterà a ritrovare un po’ di esplosività».

Davide tu invece che usi Training Peaks da tanto tempo che differenze hai trovato dal primo anno ad oggi?

MARTINELLI: «Direi che negli ultimi anni guardo di più tre aspetti. Le ore settimanali di allenamento. Poi il TSS (training stress score, ndr), ovvero il carico e l’intensità delle ore di allenamento. Chiaramente un’ora tranquilla non è uguale ad un’ora a tutta. E infatti per questo c’è un ulteriore range, che va da 30 a 100, per parametrare l’intensità di queste ore di allenamento. Infine il terzo aspetto è legato alla critical power, che per me è la chiave di tutto. Ossia vedere che wattaggio puoi tenere su determinati periodi di tempo. Da quello puoi capire se sei performante o meno. Ormai il ciclismo viene calcolato tutto in minuti. Una salita non è più di tot chilometri ma di tot minuti. E su quel tempo devi calcolare la tua prestazione in base ai watt. Il watt non mente mai».