I progressi di Zambanini, che matura alla vecchia maniera

11.09.2025
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Il podio conquistato al Tour of Britain ha dato un’impronta diversa a questo periodo della stagione per Edoardo Zambanini. Un periodo molto intenso come spesso capita al corridore della Bahrain Victorious che sul finire dell’estate è chiamato in causa con grandi aspettative da parte del suo team. Lo avevamo lasciato al Giro d’Italia, protagonista di una bellissima tappa nella quale era mancato davvero poco per cogliere quella vittoria che da sola vale per tanti una carriera, ma col passare del tempo quella delusione ha lasciato il posto a belle sensazioni.

In stagione Zambanini ha colto 6 top 10, sfiorando al Giro quella vittoria che ancora insegue da pro’
In stagione Zambanini ha colto 6 top 10, sfiorando al Giro quella vittoria che ancora insegue da pro’

Destinazione Canada

Il corridore di Riva del Garda è già in Canada, pronto a gareggiare domani nella prima delle due classiche del WorldTour, attesissime perché segnano il ritorno in gara di Tadej Pogacar dopo il suo trionfo al Tour de France. Il trentino vuole sfruttare anche oltreoceano le belle sensazioni che si è portato dietro dalla Gran Bretagna.

«Diciamo che è stata una bella gara su percorsi che mi piacciono molto – ci ha detto – perché sono un po’ ondulati ed esplosivi, adatti alle mie caratteristiche. Anche l’anno scorso ho fatto bene in questo finale di stagione, perché comunque mi trovo bene nelle gare di questa durata. E’ stata una settimana positiva anche per la squadra. Nei primi due giorni abbiamo corso per il velocista che avevamo in squadra, nella quarta c’era un arrivo che mi piaceva molto e dovevamo un po’ giocare il finale. Nel gruppetto di testa eravamo io ed Eulalio, lui è rimasto chiuso, io invece mi sono trovato molto bene e le sensazioni erano buone durante tutta la tappa. Ma Gregoire ed Alaphilippe avevano preso qualche metro».

Gregoire si afferma su Alaphilippe nella terza tappa, Zambanini a 2″ precede il gruppo (foto Livesey/Getty Images)
Non ti sei fermato a quel podio, però…

Il giorno dopo era una tappa più dura, quindi si andava più per la classifica. Noi avevamo Bilbao come capitano con Eulalio che si è dimostrato un ottimo supporto e si è mosso molto bene. Anche lì io comunque avevo chiuso bene. Poi c’è stata l’ultima tappa, anche questa con un finale esplosivo, ho fatto la volata finendo quarto proprio dietro Wright che era stato in fuga ed è stato ripreso agli ultimi 50 metri.

Tra l’altro l’ultima tappa era a Cardiff nella città di Geraint Thomas che aveva deciso di chiudere lì la propria carriera…

Sì, l’ultima recita di Geraint è stata davvero speciale. Un tifo eccezionale, gli hanno riservato una grande accoglienza. Ma devo dire che di gente lungo il percorso ne abbiamo trovata sempre, nonostante il fatto che per tutta la settimana abbiamo preso pioggia. Ma la gente c’era e dava calore, si faceva sentire. L’ultimo giorno c’è stata la cerimonia per Thomas con le ruote che giravano, è stato molto sentito.

Il successo di Kooij nell’ultrima tappa. Zambanini è all’estrema destra, 4° all’arrivo (foto Livesey/Getty Images)
Il successo di Kooij nell’ultrima tappa. Zambanini è all’estrema destra, 4° all’arrivo (foto Livesey/Getty Images)
Ormai sono passati mesi, che cosa ti è rimasto di quel secondo posto di tappa al Giro d’Italia?

E’ stata sicuramente una giornata che mi ricorderò sempre, perché mi ha dato molto morale, provare a battere Pedersen non è comunque una cosa che ti riesce tutti i giorni. Lo vediamo anche alla Vuelta di chi stiamo parlando… Il livello che c’era al Giro era altissimo. Possiamo anche dire che quella tappa me la sono giocata male, ho speso molto nel tirare gli ultimi chilometri fino all’ultimo strappo di Matera. Non ero io deputato a puntare alla vittoria, ma avevo tenuto mettendoci tutto quel che avevo e trovandomi all’ultimo chilometro ho pensato di provarci. Però sono partito talmente indietro che non è stato abbastanza, servivano altri 20 metri per recuperare ancora. Alla fine va bene così.

Se ti guardi indietro, rispetto allo scorso anno, quanto sei migliorato?

Nel 2024 ho fatto bene la seconda parte di stagione, seguendo lo stesso calendario di quest’anno: Polonia, Gran Bretagna, Canada. Chiudendo spesso nella top 10, quindi sono stato a un buon livello. Quel miglioramento generale quest’anno ho cercato di tenerlo, dimostrare che non era stato casuale anche perché trovare il risultato è anche difficile. Non dimentichiamo che ci sono sempre 180 corridori che vogliono vincere e ne vince sempre solo uno… La squadra è stata molto contenta di come ho lavorato, poi quest’anno ho fatto parecchia altura, tre cicli fra inizio stagione, prima del Giro e prima di questa parte di annata. Prima facevo periodo d’altura, andavo alle gare, magari mi mancava un po’ di ritmo e tornavo in altura. Ora c’è più ordine.

Zambanini è tornato in gara a San Sebastian, poi tra Polonia e Germania ha ritrovato la condizione giusta
Zambanini è tornato in gara a San Sebastian, poi tra Polonia e Germania ha ritrovato la condizione giusta
La sensazione che si ha, visto che tu hai già il contratto per il prossimo anno con la Bahrain e sarà il quinto, è che la Bahrain con te stia facendo un ragionamento come si faceva in passato, seguendo un corridore e facendolo maturare piano piano, non avendo troppa fretta neanche nei risultati…

E’ verissimo, io sono stato uno dei ragazzi passato molto giovane, avevo quindi bisogno di un po’ di esperienza e quindi di pazienza. E piano piano sto arrivando, ma questo atteggiamento e sostegno del team vuol dire tanto, saper leggere la gara e sapere dove risparmiare qualcosina, dove invece farsi vedere. Sono piccole cose che impari col tempo, d’altronde non tutti sono talenti così precoci che vincono appena passano. Adesso la squadra che ha sempre creduto tanto in me, mi dà sempre più responsabilità, che io vedo come stimolo a dimostrare di poter fare qualche risultato. Io mi sto fidando al 100 per cento, ho già il contratto anche per il 2027 e vedo che anche i risultati stanno arrivando.

Cominci a identificarti più come un cacciatore di tappe o anche come uno che può emergere nelle classifiche almeno delle gare medio-brevi?

Adesso mi sto trovando molto bene nelle gare di un giorno o di una settimana. Ho ritrovato un po’ di esplosività e tengo in salita. Sono le caratteristiche di un cacciatore di tappe o di una classica. Poi nella classifica generale di quelle corse posso difendermi.

Confermato anche per il 2026, il trentino ha trovato alla Bahrain il team giusto per crescere senza fretta
Confermato anche per il 2026, il trentino ha trovato alla Bahrain il team giusto per crescere senza fretta
In Canada tu l’anno scorso hai fatto una doppia top 10

Sì, giocandomela anche un po’ male in Quebec. C’era stato un fraintendimento con Bilbao perché ci siamo trovati Pogacar nel mezzo, lui pensava di avere me e così abbiamo iniziato la volata quasi da fermi. A Montreal invece eravamo lì nel finale, ci dividevamo gli scatti, abbiamo lavorato bene e lui è finito secondo. Quest’anno vediamo, dobbiamo ancora parlarne, io vorrei far bene proprio in Quebec perché è un percorso che mi piace molto. Hanno cambiato un po’ il percorso, quindi sarà uno sforzo diverso. Montreal invece rimane la stessa, dura come sempre. Comunque la gamba c’è, la condizione pure, vediamo di avere anche un pizzico di fortuna…

Salvate il soldato Remco (che riparte dal Tour of Britain)

02.09.2025
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Woodbridge è un paese di undicimila abitanti della contea del Suffolk, in Gran Bretagna, che oggi darà il via al Lloyds Bank Tour of Britain. L’ultima corsa della carriera per Geraint Thomas, quella del rientro per Remco Evenepoel. Anche ieri pioveva, sembra che lo faccia ogni giorno. Per questo i campi e i giardini sono gonfi di un bel verde fradicio.

A volte i tasselli del puzzle si mettono a posto da soli. La riflessione fatta nell’Editoriale di ieri sull’estremizzazione delle preparazioni, già denunciato dalla signora Vingegaard, teneva conto anche del caso di Remco, smagrito e svuotato nel tentativo di rincorrere Pogacar. La sua storia recente avvalora la tesi. Magari non tutti, ma tanti stanno esagerando, avendo per riferimento un campione così speciale da rappresentare un’eccezione, cercando di farne la regola. Finirà che un giorno anche Pogacar dovrà arrendersi a se stesso, quando si renderà conto di non poter più reggere il confronto con le sue imprese.

Evenepoel e Pogacar si sono incontrati all’Amstel, in cui Remco è arrivato terzo. Ma già Freccia e Liegi hanno scavato il solco
Evenepoel e Pogacar si sono incontrati all’Amstel, in cui Remco è arrivato terzo. Ma già Freccia e Liegi hanno scavato il solco

Ritirato per sfinimento

Evenepoel era sparito dai radar ritirandosi dal Tour. Arrivò quasi ai piedi del Tourmalet e alzò bandiera bianca, dopo aver subito l’onta di essere ripreso da Vingegaard nella crono di Peyragudes. Va bene che il danese è più scalatore di lui e quella tappa aveva l’arrivo sul celebre muro, ma voi lo capite che cosa abbia significato un momento del genere per il campione che ha vinto mondiali e olimpiadi a crono?

Remco non aveva particolari malattie, se non l’essere spossato, svuotato, sfinito. Spiegandolo ai media alla vigilia della corsa britannica, ha detto di non essersi mai riposato del tutto prima della sfida del Tour.

Tour de France, 14ª tappa: a circa 100 km dall’arrivo, Evenepoel, sconsolato, si ritira (immagine tv)
Tour de France, 14ª tappa: a circa 100 km dall’arrivo, Evenepoel, sconsolato, si ritira (immagine tv)

Necessità di staccare la spina

Così si è fermato, come riesce a fare chi può scegliere. A fine luglio ha messo per due settimane la bici in un angolo e si è rifugiato a casa sua in Belgio. Il padre, intervistato da l’Avenir, ha spiegato come fosse completamente esausto e avesse la necessità assoluta di staccare la spina. Il suo allenatore Koen Pelgrim, che ha fornito ovviamente una versione edulcorata, ha detto che Remco ha ricaricato le batterie per essere pronto mentalmente e fisicamente per l’ultima parte della stagione. Sarebbe suonato strano se anche lui avesse ammesso che il campione è stato spinto oltre la sua capacità di sopportazione.

Remco era talmente svuotato da aver saltato per la prima volta dopo tre anni la R.EV. Ride, il raduno dei suoi fan che si tiene ogni anno al Castello di Schepdaal. «Dal punto di vista medico – ha detto ancora suo padre a l’Avenir – non era pronto a correre con tutti gli altri. Ed è anche positivo per lui resettarsi completamente. La gente capirà».

Prima del ritiro dal Tour, la resa nella crono di Peyragudes: Vingegaard, partito 2′ prima, lo riprende e lo salta
Prima del ritiro dal Tour, la resa nella crono di Peyragudes: Vingegaard, partito 2′ prima, lo riprende e lo salta

A Livigno, in silenzio

Allo stato di prostrazione fisica, luglio ha aggiunto la notizia del passaggio di Evenepoel alla Red Bull-Bora-Hansgrohe, che ha fatto parecchio rumore. Anche il modo in cui la Soudal Quick Step lo ha annunciato non ha contribuito a distendere gli animi. In ogni caso, quattro giorni dopo, Evenepoel è arrivato a Livigno per riprendere la preparazione, in vista di mondiali ed europei: cronometro e strada.

A parte il suo staff, nessuno sa in che modo il belga abbia lavorato. Contrariamente a quanto accade ormai per consuetudine infatti, Remco non ha condiviso alcuna attività su Strava. L’unica informazione è venuta dal suo allenatore che ha parlato di volumi di lavoro a bassa intensità.

Il tassello finale del puzzle, che fa capire come non si sia trattato di uno stop dovuto a un trauma o una malattia, lo ha fornito Lefevere, che è sempre stato il padre putativo di Evenepoel. Ha ammesso al podcast Derailleur di non aver avuto a lungo contatti con il ragazzo. «Mi ha detto che ci rivedremo – ha raccontato – quando la tempesta si sarà calmata. Non voglio disturbarlo in questo momento. Il cambiamento di squadra non lascia mai nessuno indifferente, porta sempre un po’ di stress».

Sfrontato, potente e spensierato: così Evenepoel con Lefevere dopo la prima Liegi vinta nel 2022 (foto Wout Beel)
Sfrontato, potente e spensierato: così Evenepoel con Lefevere dopo la prima Liegi vinta nel 2022 (foto Wout Beel)

La maledizione del Tour

In questa stagione che lo ha visto rientrare vincendo la Freccia del Brabante dopo aver sistemato le tante fratture dell’incidente in allenamento, Remco ha di fatto conquistato tre vittorie in altrettante cronometro: al Romandia, al Delfinato e al Tour. Prima della Grande Boucle, gli annunci sulla sua magrezza e gli ottimi valori si sono infranti su un’altra evidenza. Ora che (forse) si è capito che esiste un limite o in attesa che anche la Red Bull provi a fare di lui l’anti Pogacar, quello che sarebbe auspicabile per Remco sarebbe il ritorno alla spensieratezza. La stessa che gli ha permesso di ottenere le vittorie più belle e che è sparita da quando il Tour è entrato nella sua vita. Il podio del 2024 ha fregato anche lui. Il timore per chi lo conosce è che nel tentativo di cambiargli il dna, finiranno col cambiargli anche l’anima.

Majerus, la vittoria sfumata e la furia di Kopecky

11.06.2024
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Due anni di attesa. Certo, se guardate il palmarés di Christine Majerus ogni stagione compare la sua vittoria al campionato nazionale lussemburghese, ma lei stessa ne conosce il valore relativo. Ne ha vinti 31 fra gare in linea e a cronometro, ma non è la stessa cosa. Non è lo stesso di qualsiasi altra corsa, con compagne di squadra ed avversarie di ogni parte del mondo, di qualsiasi categoria sia. Era dall’11 marzo 2022 che aspettava di cogliere il risultato pieno e quando hai 37 anni sai che ogni occasione conta, il tempo ti sta sfuggendo di mano come sabbia tra le dita.

La lussemburghese è campionessa nazionale in linea ininterrottamente dal 2010, a cronometro dal 2007
La lussemburghese è campionessa nazionale in linea ininterrottamente dal 2010, a cronometro dal 2007

Christine, è il tuo giorno…

Tappa finale del Tour of Britain. La Sd Worx sta facendo il suo solito, comanda la classifica generale con l’iridata Lotte Kopecky, quella a squadre, quella a punti, se ci aggiungiamo le vittorie di tappa è il bottino al quale nel ciclismo si è ormai abituati. Al mattino, riunione prima della corsa, si valuta che cosa fare. La difesa del primato non è in discussione, ma si pensa che sarebbe bello fare qualcosa di diverso dal solito.

Durante la tappa, quasi 100 chilometri con partenza e arrivo a Manchester, il team trova l’accordo: si corre per Christine. E’ il giusto premio per il suo impegno. Questa volta Kopecky e Wiebes saranno le sue luogotenenti, la piloteranno verso il traguardo, ma poi starà a lei dare la zampata finale. La lussemburghese è fuori di sé dalla gioia, durante la corsa si vede il suo sorriso, sa che sta per succedere qualcosa che aspettava da tempo. E’ pur sempre una prova WorldTour, metterci la propria firma alla sua età non è cosa di tutti i giorni.

Per tantissime volte gregaria, per la Majerus quella britannica era la giornata per prendersi la sua soddisfazione
Per tantissime volte gregaria, per la Majerus quella britannica era la giornata per prendersi la sua soddisfazione

Fuori causa la Paternoster

Si arriva alle battute conclusive e a fare la volata non sono neanche in tante, il gruppo si è sfaldato. Non c’è neanche quella spina nel fianco della Paternoster, attardata da una foratura che le costerà il podio nella classifica generale. Loro però ci sono, in forze e la volata la lanciano come quelle che sanno di essere le padrone. Solo che questa volta i ruoli sono invertiti.

Christine si lancia, sicura, pregustando il tutto. Kopecky e Wiebes sono lì, quasi scudiere del suo successo, lontane pochi centimetri. Alza il braccio. Lo alza troppo presto, al suo fianco c’è inattesa Ruby Roseman-Gannon, la campionessa nazionale australiana. Neanche l’aveva vista.

La sfortunata volata della Majerus con l’australiana che la passa sulla sua sinistra
La sfortunata volata della Majerus con l’australiana che la passa sulla sua sinistra

Davide contro Golia

Già, perché l’assenza forzata della Paternoster aveva scombinato i piani della Liv Jayco Alula, con l’australiana che non sapeva più che la compagna non c’era, quindi niente più treno da mettere insieme, ma lei si è buttata lo stesso, con coraggio, quasi un Davide contro il Golia identificato nell’intero team olandese. Forse neanche si erano accorti che anche lei si stava precipitando verso l’arrivo.

E’ questione di centimetri. Un battito d’ali. Un tuffo al cuore. Il responso è impietoso: ha vinto l’australiana e in casa Sd Worx volano gli stracci. La Kopecky è un fiume in piena davanti ai primi taccuini: «Abbiamo scelto di puntare su Christine nello sprint e lo abbiamo fatto alla perfezione fino alla fine. Quando ho visto Christine andare ero sicura che avremmo vinto, invece è stato uno stupido errore. Avrebbe potuto essere un bel finale per Christine, ma abbiamo concluso bene come squadra» per poi andarsene verso il pullman della squadra. I dirigenti la calmano, le dicono di gettare acqua sul fuoco.

Christine insieme alle compagne dell’SD Worx. A Manchester tutto era filato liscio fino allo sprint…
Christine insieme alle compagne dell’SD Worx. A Manchester tutto era filato liscio fino allo sprint…

Parola d’ordine: ammorbidire i toni…

Gli addetti stampa fanno il loro mestiere che è anche quello di edulcorare quello che avviene. Le successive dichiarazioni sono molto più morbide, rilasciate via social (e naturalmente concordate): «Può sembrare sciocco, ma si può capire la nostra decisione solo se si sa quanto rispetto abbiamo l’una per l’altra. Abbiamo deciso di lasciare che Christine sprintasse per la vittoria. Anche se non è andata come previsto, avremmo comunque fatto la stessa scelta».

Christine è a terra. In tanti anni di carriera mai le era capitata una cosa simile, assaggiando tutto d’un colpo la delusione propria unita a quella delle compagne, delle capitane. Testa bassa, con le spalle che sembrano sostenere un peso enorme. I giornalisti sono impietosi, la notizia è la sua sconfitta, o meglio come essa è arrivata. Lei riesce a dire poche parole, in maniera sommessa: «È colpa mia se ho esultato troppo presto, ma complimenti a Ruby per aver creduto nelle sue possibilità fino al traguardo. Ringrazio le mie compagne per avermi dato la possibilità e mi dispiace di aver rovinato tutto».

Il fotofinish che all’Amstel ha punito la Wiebes, anche lei esultante troppo presto
Il fotofinish che all’Amstel ha punito la Wiebes, anche lei esultante troppo presto

Chi è senza peccato…

Conoscendo il suo impegno, la sua abnegazione, il rispetto per la sua carriera (è nel massimo circuito fin dal 2008) meritava un epilogo diverso. Anche perché qualcuno in passato diceva “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e non c’è neanche bisogno di andare troppo indietro nel tempo: Amstel Gold Race, la Wiebes alza la mano dal manubrio e la Vos la beffa. Forse prima di giudicare bisognerebbe pensarci due volte e venendo via da Manchester molti si chiedevano: ma le daranno un’altra chance?

Alé partner ufficiale del Lloyds Bank Tour of Britain

07.06.2024
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Alé ha ufficializzato la propria partnership con l’edizione 2024 del Lloyds Bank Tour of Britain, sia per la competizione femminile che per quella maschile. Il prestigioso evento ciclistico WorldTour, che si terrà sulle strade della Gran Bretagna, comprende due gare distinte: l’evento femminile, attualmente in svolgimento fino a domenica 9 giugno e che ha visto ieri il secondo posto di Letizia Paternoster nella prima tappa, e quello maschile in calendario dal 3 all’8 settembre.

Il brand d’abbigliamento veronese, rinomato per la qualità e per il proprio spirito innovativo nel settore dell’abbigliamento ciclistico, fornirà quest’anno le maglie dei leader per entrambe le gare: maglie che appartengono alla collezione PR-R di Alé, quella dedicata ai professionisti del ciclismo e specificamente progettate per offrire leggerezza, traspirabilità e un taglio ergonomico. Una collezione – quella PR-R di Alé – che utilizza tecnologie tessili all’avanguardia per garantire prestazioni ottimali.

Le maglie ufficiali in entrambe le competizioni saranno quattro: quella verde riservata al leader della classifica generale (foto di apertura). Quella blu è per il miglior scalatore, la maglia rossa per il Re degli sprinter, e quella bianca che come tradizione verrà indossata dal miglior giovane della classifica generale.

Un mercato importante

«Il Tour of Britain – ha dichiarato Alessia Piccolo, CEO di APG, azienda a cui fa capo Alé – è un evento in crescita che merita grande attenzione e supporto. Per noi è un piacere e un onore essere partner per la prima volta. La Gran Bretagna è un mercato strategico per Alé, e siamo lieti di fornire il meglio della nostra ingegneria tessile per le maglie del Tour of Britain. Auguriamo all’organizzazione e alle squadre partecipanti ogni miglior successo per questa rinnovata edizione».

«Siamo entusiasti di annunciare la collaborazione con Alé a pochi giorni dall’edizione inaugurale del Lloyds Bank Tour of Britain Women – ha ribattuto Darren Henry, Direttore Commerciale di British Cycling – e siamo certi che queste maglie conquisteranno i nostri corridori e le migliaia di tifosi che seguiranno la gara. Dopo aver lanciato il nostro ambizioso programma di eventi a febbraio, abbiamo riscontrato un grande interesse da parte di brand appartenenti al mondo del ciclismo e non. La scorsa settimana, ad esempio, abbiamo annunciato con orgoglio che Lloyds Bank è diventato Title Sponsor dei nostri eventi. Queste collaborazioni sono fondamentali per il successo della gara e siamo grati al team di Alé per il grande sostegno che ci ha dimostrato in quest’occasione».

L’ingresso nel Tour of Britain apre ad Alé un nuovo mercato, tutto da scoprire
L’ingresso nel Tour of Britain apre ad Alé un nuovo mercato, tutto da scoprire

La qualità dei pro

Il Lloyds Bank Tour of Britain è una delle competizioni ciclistiche più attese del calendario UCI World Tour. La gara attira l’attenzione di ciclisti professionisti di livello mondiale e di un pubblico appassionato che segue con grande passione le varie tappe. La versione femminile della gara, che si disputa proprio in questi giorni, vede le migliori cicliste del mondo competere su un percorso impegnativo che attraversa paesaggi mozzafiato. Il tour maschile, in programma invece dal 3 all’8 settembre, offrirà uno spettacolo altrettanto emozionante con una serie di tappe che metteranno alla prova resistenza e trategia dei ciclisti partecipanti.

La collaborazione tra Alé e il Lloyds Bank Tour of Britain rappresenta un passo significativo per entrambe le parti. Per Alé, questa partnership offre una piattaforma per mostrare la qualità dei propri prodotti ad un pubblico internazionale. La Gran Bretagna rappresenta un mercato strategico per Alé, e questo accordo segna un passo importante nell’espansione del marchio sul territorio. Essere il fornitore ufficiale delle maglie dei leader per una delle competizioni ciclistiche più prestigiose del Regno Unito offrirà ad Alé una visibilità significativa…

Per il Lloyds Bank Tour of Britain, avere Alé come partner significa senza dubbio garantire ai partecipanti maglie di alta qualità che migliorano le prestazioni e il comfort durante la gara.

Alé Cycling

Al Britain si è visto un gran Persico. Ora vuole riprovarci

15.09.2023
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Il Tour of Britain ha visto sì la Jumbo Visma dominare la scena con le volate di Kooij e la crescita di condizione di Van Aert planato sulla vittoria finale, ma c’è anche stato un ragazzo italiano che si è messo in bella mostra, con quella sua aria un pizzico spaurita di chi sembra l’invitato al pranzo dell’ultimo minuto, sconosciuto ai più. Sulle strade britanniche c’era anche Davide Persico, l’under 23 della Colpack schierato nelle file della Bingoal, con la quale da inizio agosto sta facendo uno stage.

Non capita spesso che uno stagista si metta così in mostra, se avviene è perché c’è del talento che emerge in maniera dirompente. Persico ha colto tre Top 10 e per più giorni è rimasto nelle prime posizioni della classifica, con una prestazione che ha impressionato molti appassionati, pronti anche sui social a mettere in risalto i suoi risultati.

«Questa per me era la terza gara con il team belga – racconta Persico, che farà parte del team fino a fine stagione pur potendo ancora indossare la divisa della Colpack – e in Gran Bretagna dovevo innanzitutto fare esperienza e farmi trovare pronto per le volate. Ho cercato di cogliere più occasioni possibile».

Lo sprint vincente di Kooij nella quarta tappa, dietro si intravede in giallo Persico, 7° all’arrivo
Lo sprint vincente di Kooij nella quarta tappa, dietro si intravede in giallo Persico, 7° all’arrivo
Ti aspettavi di andare così bene?

Sinceramente no. La squadra non era costruita per aiutarmi nello sprint, dovevo un po’ arrangiarmi da solo: nella prima tappa sono rimasto fuori dai giochi, nella seconda mi sono buttato e da allora è andata sempre meglio, con tre piazzamenti dalla quarta alla sesta tappa. Ero sorpreso di questi risultati, anche perché il livello della competizione era davvero alto, con molte squadre WorldTour di primo piano.

Era la prima volta che ti confrontavi con corridori del WorldTour?

C’era il precedente della Coppi e Bartali del 2020 (anche lì colse un 5° posto e anche in quell’occasione a vincere fu Kooij, ndr), ma da allora tanta acqua è passata sotto i ponti… La differenza rispetto alle solite gare che facevo da under 23 è enorme. Il livello è molto più alto e te ne accorgi soprattutto negli ultimi 15 chilometri dove si va fortissimo. Se non hai un team fisso che si dedica a te, non vinci.

Qui la vittoria alla San Geo. Quest’anno ha colto 4 vittorie con 11 altri piazzamenti nei primi 10
Qui la vittoria alla San Geo. Quest’anno ha colto 4 vittorie con 11 altri piazzamenti nei primi 10
Come ti sei trovato nella nuova realtà?

Molto bene, il team belga non è del WorldTour e ha un’atmosfera molto più famigliare, c’è meno staff, ma comunque non ti fa mancare niente, anzi c’è da stupirsi di come con mezzi più limitati tenga testa a squadroni come la Jumbo Visma. La cosa che mi ha impressionato è che fanno davvero un gran calendario, con molte prove della massima challenge e tantissime occasioni per affrontare i più forti.

Prima di questi exploit come giudicavi la tua stagione alla Colpack?

Buona nel complesso, ero partito bene con importanti vittorie alla San Geo e alla Popolarissima, ma tra maggio e giugno mi sarei aspettato qualcosa di meglio, invece sono andato un po’ giù di forma e anche al Giro Next Gen avrei voluto fare molto di più. Comunque nel complesso ho 4 vittorie e tanti piazzamenti, non posso lamentarmi.

Persico è al suo ultimo anno con la Colpack. Ora è pronto per il grande salto
Persico è al suo ultimo anno con la Colpack. Ora è pronto per il grande salto
Con il team come va?

Alla Colpack sono stato benissimo, ho imparato tanto e sono contento di aver fatto tutta la trafila nella categoria, fino all’ultimo anno. Il team lavora prevalentemente con gli under 23, quindi so che a fine stagione devo andar via, ma d’altro canto ho visto quest’anno che ormai il livello della categoria mi va un po’ stretto, credo di essere pronto per i pro’.

Hai qualche prospettiva di contratto?

Alla Bingoal già mi hanno detto di volermi prendere, ma per ora non c’è nulla di definito, io vorrei qualcosa di più grande. Diciamo che fino a fine stagione mi lascio la porta aperta anche in base ai risultati che farò, ma se dovessi firmare per loro sarei comunque contento, anche perché di base resterei a casa, viaggiando per le gare, com’è la vita del corridore.

Per il corridore di Cene qualche dubbio a fine stagione, per trovare il team più adatto fra i pro’
Per il corridore di Cene qualche dubbio a fine stagione, per trovare il team più adatto fra i pro’
Anche tu comunque sei uno dei giovani che cerca e trova il suo futuro fuori dai confini. Per te l’esperienza alla Bingoal era la prima all’estero, ti sei sentito spaesato?

Un po’ sì all’inizio. In Italia siamo tutti abituati a essere coccolati di più, nei team fanno tutto i dirigenti. Quando cambi Paese ti ritrovi a doverti comunque un po’ gestire da solo anche perché sono vere e proprie multinazionali, dove ognuno parla una lingua diversa e in quella babele bisogna sapersi orientare. Ma ci si abitua presto.

Con la Bingoal ti ritroveresti a fare un calendario fortemente improntato alle gare franco-belghe…

A me andrebbe benissimo, sono corse che mi piacciono molto, dove potrei fare risultato perché sono percorsi adatti alle mie caratteristiche.

Che cosa ti attende ora?

Ancora un paio di gare in Belgio e poi torno alla Colpack per le classiche italiane e la Parigi-Tours under 23: l’ho già fatta lo scorso anno ma forai nella parte finale quand’ero nel gruppo davanti di una quarantina di corridori. Per me è una sorta di mondiale dei velocisti, ci tengo a far bene.

Kooij mattatore al Tour of Britain: Affini fa gli onori di casa

14.09.2023
5 min
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L’ultima settimana di corsa della Jumbo-Visma ha visto una grande serie di vittorie. Quella che, da un certo punto di vista, ha colpito più di tutte è il dominio al Tour of Britain. In particolare il poker calato da Olav Kooij nelle prime quattro tappe, un dominio in volata che merita di essere approfondito. Chi può aiutarci a guardare attraverso questi successi è Edoardo Affini

Il mantovano risponde da casa, è appena rientrato dalla trasferta britannica. La notizia dell’incidente di Van Hooydonck lo ha raggiunto nella mattinata di ieri. I due hanno corso insieme il Tour of Britain.

«Siamo stati insieme fino a 24 ore prima dell’incidente – dice Affini con voce affranta – anche noi non sappiamo nulla. Il comunicato di ieri sera della squadra racchiude quel che sappiamo: praticamente nulla. Con Nathan ci avevo appena corso 8 giorni di fila e fino alla sera prima ci eravamo scambiati anche dei messaggi. Mi dà fastidio che parte della stampa scriva cose non accertate, la vedo come una mancanza di privacy verso la famiglia».

Affini è stato il penultimo uomo del treno per Kooij al Tour of Britain
Affini è stato il penultimo uomo del treno per Kooij al Tour of Britain
Edoardo, cerchiamo di tornare con la mente al Tour of Britain, siete andati in grandi forze.

Per fare una squadra da grande Giro mancavano due corridori, visto che correvamo in sei. Però eravamo ben attrezzati diciamo, considerando che l’ultimo uomo di Kooij era Wout (Van Aert, ndr). 

Quattro vittorie di fila non si vedono tutti i giorni…

Vero, ma è anche dovuto alla conformazione delle tappe, l’arrivo in volata era quasi sicuro in tutte le prime frazioni. Dopo aver vinto il primo sprint abbiamo capito che la corsa sarebbe stata in mano nostra. Le altre squadre hanno capito il nostro potenziale e ci hanno lasciato l’onere di chiudere sui fuggitivi. 

Tu che ruolo hai ricoperto in questo Tour of Britain?

Ero il penultimo uomo del treno, un ruolo che ho già fatto qualche volta e con il quale mi sono trovato bene. Alla Parigi-Nizza, sempre per Kooij, ho fatto anche l’ultimo uomo. Al Tour of Britain eravamo più organizzati, perché la squadra era tutta per lui: Van Emden e Kruijswijk avevano il compito di chiudere sulla fuga. Mentre Van Aert, Van Hooydonck ed io eravamo gli addetti al treno. 

L’ultimo uomo era un certo Wout Van Aert, una garanzia per il giovane calabrone
L’ultimo uomo era un certo Wout Van Aert, una garanzia per il giovane calabrone
Che tipo di velocista è, esigente?

Il giusto. In questo caso eravamo ben attrezzati per lui, ma alla Parigi-Nizza ci è capitato più volte di doverci arrangiare. E’ uno che sa prendere bene la posizione in gruppo anche se non scortato alla perfezione, ha una buona capacità di lettura. 

In che modo affrontavate gli sprint?

Nella maniera classica: guardando la strada su Veloviewer. A parte un paio di occasioni, dove abbiamo avuto la fortuna di partire e arrivare nello stesso posto, così dopo il foglio firma andavamo a vedere gli ultimi 2 chilometri.

Sempre meglio avere un occhio in più…

Sì, Kooij veniva insieme a Wout e me e insieme guardavamo la strada: buche, tombini, rotonde. Che poi, si può guardare tutto alla perfezione, ma poi la corsa è un’altra cosa.

Kooij è un velocista moderno, che non teme gli arrivi in leggera pendenza o percorsi difficili
Kooij è un velocista moderno, che non teme gli arrivi in leggera pendenza o percorsi difficili
In che senso?

Ricordo che in un’occasione, ai meno 7 dall’arrivo, eravamo piazzati bene in testa al gruppo. Stavamo arrivando verso una rotonda che avevamo già visto dalle mappe e sapevamo di doverla prendere a sinistra. Solo che accanto a noi c’erano due squadre che hanno sbagliato la traiettoria e siamo finiti dalla parte opposta. Tutto ad un tratto da primi ci siamo trovati ultimi. 

In questi casi è uno che si fa prendere dal panico?

No. Come detto, ha ottimo capacità di prendere posizione anche da solo, quindi non cade in questi tranelli. 

Che tipo di sprint ha?

Non ha una volata estremamente lunga, non è uno di quei corridori che parte ai 300 metri. Allo stesso tempo non nemmeno è uno sprinter alla Ewan che esce praticamente sulla linea d’arrivo. 

Per l’olandese è l’anno della consacrazione: 10 vittorie ed altrettanti piazzamenti sul podio nel 2023
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E’ un corridore che tiene bene anche nelle volate atipiche, magari con la strada che sale un po’ o con un finale insidioso.

Non teme salitelle o rettilinei che tirano un po’ all’insù. Non è pesante (è alto 184 centimetri e pesa 72 chili, ndr) e questo lo aiuta. E’ quello che definiremmo come velocista moderno.

Correrete ancora insieme?

Domenica abbiamo una gara in Belgio: la Gooikse Pijl. 

Poi tu come prosegui con il calendario?

Ancora non lo so bene. L’unica cosa che so è che dovrei finire con la Parigi-Tours l’8 di ottobre. Quest’anno ho iniziato presto: dalla Omloop Het Nieuwsblad a febbraio e correrò fino all’ultima gara del calendario europeo, la Parigi-Tours appunto. Metterò insieme 65 giorni di corsa più o meno, non pochi.