Bedda Madre e ciclismo: sapori, storie e la promo per bici.PRO

18.05.2022
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Qualità, tantissima qualità, e storie autentiche da raccontare: sono queste in estrema sintesi le caratteristiche principali che distinguono Bedda Madre, l’attività e-commerce – nata da poco più di una anno – e specializzata nella vendita di tipicità alimentari italiane accuratamente selezionate e proposte da piccole eccellenze del nostro paese.

Per capire qualcosa in più relativamente a questo successo imprenditoriale e per cogliere anche il legame che questa impresa ha con il mondo del ciclismo, abbiamo scambiato qualche battuta con Claudia Migliore, che di Bedda Madre conosce genesi e storia.

Bedda Madre è un portale e-commerce specializzato nella vendita di prodotti italiani di qualità
Bedda Madre è un portale e-commerce specializzato nella vendita di prodotti italiani di qualità
Claudia, come è nato il progetto Bedda Madre? E a chi si rivolge?

In realtà l’idea di creare un portale e-commerce specializzato nella vendita di food italiano di altissima qualità è nata quasi… per caso. Durante il lockdown, così come è stato per molti, i tre soci fondatori del brand hanno avuto tempo e modo di riflettete molto su questa iniziativa. L’idea c’era, ma il periodo di assoluto blocco che tutti noi abbiamo vissuto nella primavera del 2020 ha come accelerato pensieri e azioni… Bedda Madre è una piattaforma online di vendita di prodotti tipici italiani caratterizzati dalla propria e assoluta autenticità. Dunque rivolge la propria offerta a tutti coloro che vogliono letteralmente deliziarsi con prodotti di grande qualità. E poi ci sono le storie.

Per celebrare il Giro d’Italia è stata lanciata una promozione che durerà per tutto il mese di maggio
Per celebrare il Giro d’Italia è stata lanciata una promozione che durerà per tutto il mese di maggio
Le storie? In che senso, spiegaci…

All’interno del nostro gruppo di lavoro ci consideriamo prima dei curiosi e poi dei buongustai. Curiosi perché abbiamo sempre avuto lo stimolo nel voler conoscere che cosa c’è dietro un piatto oppure all’origine di un prodotto tipico. Io sono siciliana, capite bene che bel bagaglio gastronomico mi porto dietro… Bedda Madre si prefigge di essere un negozio virtuale dove poter acquistare, vedendoseli poi recapitare a casa, dei prodotti assolutamente eccellenti. Però è anche una piattaforma di comunicazione per tutti quei piccoli imprenditori-produttori italiani che non hanno modo oppure hanno difficoltà a mettersi in luce non potendosi pubblicizzare.

In che modo lo fate?

Raccontiamo le loro storie e di conseguenza le storie dei loro prodotti. Un capitale incredibile del quale dispone il nostro Paese e che si lega indissolubilmente a territorio e cultura. I prodotti disponibili su Bedda Madre provengono da tutta Italia: hanno un gusto autentico, quasi sempre sono cibi biologici, ricercati, salutari e genuini. Con Bedda Madre, il sapore della tradizione e dell’eccellenza Made in Italy sono a portata di mano: dalla nostra credenza alla tua dispensa… In un click.

I prodotti disponibili su Bedda Madre provengono da tutta Italia: hanno un gusto autentico
I prodotti disponibili su Bedda Madre provengono da tutta Italia: hanno un gusto autentico
Il rapporto con il ciclismo come e in quale modo si declina?

All’interno del nostro gruppo siamo tutti sportivi. E poi io personalmente il ciclismo lo vivo quotidianamente in famiglia… In casa è una vera passione. Bedda Madre esalta i prodotti ed i piccoli produttori italiani, e così – proprio in coincidenza con il Giro d’Italiaabbiamo deciso di riservare una promo speciale dedicata a tutti i lettori di bici.PRO che si registreranno sul sito www.beddamadre.com. A loro verrà immediatamente offerto uno sconto del 20% sull’acquisto ed in omaggio riceveranno anche una bottiglia di olio d’oliva Bio da 100 ml. Ma bisogna far presto perché questa promozione è valida per il solo mese di maggio, quello appunto del Giro d’Italia, e fino ad esaurimento scorte.

Bedda Madre

Dieci anni fa il poker di Boonen. Ballan ricorda quella Roubaix

16.04.2022
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Dieci anni fa, un certo Tom Boonen metteva nella sua bacheca la quarta pietra della Parigi-Roubaix. Il campionissimo belga, fu autore di un’azione spettacolare. Forse la più bella alla Roubaix. Nella polvere di un corsa secca, come tra l’altro si annuncia quella di domani, Tom sorprese tutti. Anche Alessandro Ballan.

L’iridato 2008 quel giorno fu terzo ed è proprio lui che ci racconta come andò. Che ci fa vivere da dentro quel viaggio tra pietre, pensieri, emozioni, momenti di rabbia e muscoli che potevano fare tanto, tanto di più. Parola ad Alessandro dunque.

Dieci anni fa una Roubaix polverosa e “calda”… come caldo era il tifo a bordo strada
Dieci anni fa una Roubaix polverosa e “calda”… come caldo era il tifo a bordo strada

Gambe al top

«Era una bella giornata – inizia a raccontare Ballan – c’era sole ed era caldo, anche se non come dovrebbe fare domani (prevista una punta di 20 gradi, ndr). C’erano 14-15 gradi. Io passai una buona vigilia.

«Stavo molto bene ed ero consapevole che avrei raccolto un buon risultato. Venivo dal terzo posto al Fiandre della domenica precedente proprio dietro a Boonen e Pozzato. Avevo una grande voglia di rivalsa, anche per come era andato quel finale.

«Sapevo che Boonen, e tutto sommato anche Pippo, erano gli uomini da controllare. Dentro di me non sentivo però troppa pressione. Non avevo ancora vinto quell’anno, ma avevo fatto bene. Insomma ero consapevole di ciò che avrei fatto».

La Bmc Granfondo di Ballan, quanti “memo” per il veneto. Riempito l’attacco manubrio era passato all’orizzontale
La Bmc Granfondo di Ballan, quanti “memo” per il veneto. Riempito l’attacco manubrio era passato all’orizzontale

Una Bmc speciale

Una consapevolezza in parte dovuta anche al mezzo meccanico. Fatta la ricognizione, Ballan aveva optato per la Bmc Granfondo. All’epoca iniziavano ad arrivare le prime bici “confortevoli”, quelle che oggi chiameremmo endurance. Avevano accorgimenti ideali per i fondi più rotti.

«Era una bici speciale – spiega Ballan – Sostanzialmente aveva il carro un po’ più lungo e una fibra di carbonio un po’ più morbida. In più avevo fatto inserire degli inserti in gel sotto al nastro manubrio, per attutire le vibrazioni. E sempre sul manubrio avevo fatto montare i bottoncini per il cambio posteriore».

«Avevo anche un paio di ruote in carbonio con un particolare profilo. Un profilo da 25 millimetri, se ricordo bene e soprattutto avevo scelto tubolari da 28 millimetri. La Granfondo infatti consentiva di montare questa misura, cosa impossibile sulle bici normali all’epoca».

La Foresta di Arenberg: 2,5 chilometri dritti come un fuso. E’ la porta dell’Inferno del Nord. Qui si entra a 70 all’ora
La Foresta di Arenberg: 2,5 chilometri dritti come un fuso. E’ la porta dell’Inferno del Nord. Qui si entra a 70 all’ora

Corridore e pavè

Con il fondo secco le velocità erano ancora più alte. E se il pavé non diventa più duro, arrivandoci più veloci si rimbalzava di più. 

«Il pavé – spiega Ballan – è sempre quello e la legge è: prima ne esci e meglio è! Sembra sciocco o ironico, ma è la verità. La cosa importante è mantenere alta la velocità e scegliere la via più filante, perché poi riportare su la velocità è quasi impossibile. E la via giusta è anche quella in cui davanti non ci sono rallentamenti. Per questo prima della Foresta di Arenberg c’è la volata per stare davanti».

«Un settore in pavé non è una salita, ma è come se lo fosse. Quando ci entri la prima cosa che pensi è: quanto manca? E’ più di uno strappo duro. In quel caso è solo mal di gambe, il pavé è sofferenza totale, è doloroso per tutto il corpo. Proprio all’ingresso dell’Arenberg, che si fa a 70 all’ora, nei primi 200 metri non vedi nulla, fai fatica a vedere la strada, a mantenere la visuale. Ti butti e spingi».

La forza, la potenza e l’eleganza di Boonen sul pavè. Dopo la sgasata di Terpstra, Tom percorse 53 chilometri in solitaria
La forza, la potenza e l’eleganza di Boonen sul pavè. Dopo la sgasata di Terpstra, Tom percorse 53 chilometri in solitaria

Boonen da lontano

Fantastica. La descrizione di Ballan è “poesia”. E’ tecnica applicata. Ma torniamo alla Roubaix 2012. Anche quel giorno l’ingresso nella Foresta fu tremendo.

«Fin lì – riprende Ballan – con un compagno in fuga tutto sommato passai una corsa tranquilla. Ero riuscito a stare coperto e tutto filava secondo programma. Prima dell’Arenberg ci fu la volata. Stavo bene, la presi davanti e uscii davanti.

«E questo è un momento cruciale. All’uscita capisci come affronterai il resto della gara. Se arranchi, sai già che nel finale non sarai competitivo. Io stavo benissimo invece. Ero sicuro dei miei mezzi».

La corsa quindi sembra essere delineata. I migliori sono davanti dopo la Foresta e Ballan sta bene. Boonen continua ad essere il più marcato. E non solo da Ballan. E forse anche per questo Tom gioca di astuzia, di esperienza. Agisce con l’istinto del campione. E…

«E succede che ad un certo punto Boonen scatta. Mancava moltissimo, più di 55 chilometri. Sicuro. Uno scatto prematuro. Pozzato si fiondò subito alla ruota e io non dico che fossi rilassato, ma ero in decima posizione circa. Quando ho visto muoversi Niki Terpstra e arrivare su Boonen (i due erano compagni alla Omega Pharma, ndr) capii che era un pericolo enorme».

Il buco di Pippo

«Si apre un buco. Davanti Terpstra, Pozzato e Boonen. Io dietro spingo forte. Faccio di fatto l’inseguimento e alla fine rientro. Stacco tutti e rientro, ma facendo uno sforzo enorme in cui spreco molte energie.

«Mentre rimontavo, da dietro, vedevo che Pozzato, nonostante fosse in inferiorità numerica, collaborava. Loro tre giravano regolari. Io ero da solo».

«Nel preciso momento in cui mi aggancio ai tre, Pozzato stava tornando indietro per il cambio e voleva che mi inserissi subito. Io ero davvero in apnea e non glielo diedi. Pippo pensò che volessi fare il furbo. E così fece il buco. Due metri, cinque metri, dieci…

«Io ero il meno veloce e avrei avuto meno interesse a collaborare, ma lo avrei fatto dopo aver ripreso un po’ fiato. Pozzato l’aveva vista come una mia presa di posizione, come una scelta tattica. Intanto il buco diventa di 20 metri. Terpstra si volta. Vede il buco. E inizia a dare una menata pazzesca per lanciare Boonen».

Tom parte, scappa, spinge. Guadagna secondi. Dietro provano ad organizzarsi.

«Boonen era davanti, ma in quel momento non ero del tutto preoccupato. Mancava tanto, noi dietro eravamo forti e di più, potevamo riprenderlo. Invece qualche curva dopo, in un tratto in pavé Pippo cade. In breve il vantaggio di Boonen passa da 20” a 40”. A quel punto ho capito che avrei corso per il piazzamento».

Inseguimento e beffa

Dietro regna il caos. Boonen spinge forte e regolare. Gli inseguitori vanno “a fiammate”. Intanto dopo la caduta di Pozzato altra gente si è accodata a Ballan. Alessandro spinge e ad ogni settore stacca qualcuno. 

«Ricordo che c’erano diversi corridori della Sky, tra cui Flecha. Ho pensato che con loro avrei potuto organizzare l’inseguimento, invece ogni volta che spingevo se ne staccava uno.

«Ricordo anche un francese, Sebastien Turgot, che si vide in pratica solo quel giorno. Anche lui all’uscita di ogni settore si staccava, ma poi riusciva a rientrare. A forza di fare questo tira e molla, si portò a casa il secondo posto. E per me fu un’ulteriore piccola beffa».

«Ero dispiaciuto davvero. Sapevo come stavo. Con Pippo non parlammo dopo la corsa. Avevo ancora il dente avvelenato per come era andato il finale del Fiandre della domenica precedente».

«Però – conclude Ballan – il bel ricordo di quella Roubaix, e non solo, è il tifo. In molti si lamentano della non sportività dei tifosi francesi e belgi verso alcuni corridori stranieri. Io invece ricordo che nei settori in pavé mi supportavano, mi incitavano, urlavano il mio nome. E questo mi fece, e mi fa, onore. Significa che mi volevano bene».

Buona Roubaix a tutti.