Cherry Juice: il succo rosso che bevono dopo l’arrivo

25.05.2024
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SAPPADA – La novità da quest’anno è contenuta nelle bottigliette da mezzo litro che vengono passate ai corridori dopo l’arrivo. Tutti le vedono, tutti chiedono di cosa si tratti: contengono un liquido rosso scuro. Dei nitrati e della barbabietola abbiamo già parlato, ma la sensazione è che si tratti d’altro: infatti è il Cherry Juice. Per questo ci siamo rivolti a Laura Martinelli, nutrizionista della Jayco-AlUla, per avere lumi in merito. Che cosa c’è dentro quelle bottigliette?

«Sono ciliegie – risponde – anzi, amarene. Sono particolarmente ricche di antiossidanti che favoriscono il recupero. E quello prima inizia e meglio è ed è il motivo per cui lo bevono sulla linea d’arrivo. Inoltre lo stesso prodotto, se viene assunto nel dopocena, dato che contiene naturalmente della melatonina, favorisce anche l’addormentamento. Ha lo stesso colore del nitrato, ma non c’entra nulla con la barbabietola».

Nelle borse dei massaggiatori all’arrivo, bibite e bottigliette con il succo di ciliegia
Nelle borse dei massaggiatori all’arrivo, bibite e bottigliette con il succo di ciliegia

Le preziose amarene

Succo di ciliegia. Ne avevamo già parlato su bici.STYLE quando Rossella Ratto ci ha descritto i benefici delle ciliegie e ora i tasselli compongono un mosaico più chiaro e dai contorni definiti.

«Alcuni studi preliminari – ha scritto la nostra esperta di nutrizione – suggeriscono che le ciliegie di Montmorency, note anche come amarene, si differenziano per un maggiore contenuto di melatonina, ormone che regola il ciclo sonno-veglia e il loro consumo potrebbe favorire il sonno migliorandone la qualità ed aumentandone la durata. Le amarene più sono scure più contengono antociani e hanno quindi un miglior potere antinfiammatorio. Sembrerebbero inoltre capaci di ridurre il dolore muscolare e la fatica durante l’esercizio prolungato.

«Con queste proprietà le ciliegie possono essere quindi un frutto di prima scelta per i ciclisti, da consumare quotidianamente in questo periodo, al fine di sostenere anche gli allenamenti più impegnativi e migliorare il recupero durante il sonno».

Il Cherry Juice viene disciolto in acqua nella concentrazione voluta
Il Cherry Juice viene disciolto in acqua nella concentrazione voluta

Gel disciolti in acqua

Tolta la prima parte di curiosità, ancora con Laura Martinelli quel che ci preme capire è il dosaggio di questo succo di ciliegie e il quantitativo che ciascun corridore manda giù per avere l’effetto voluto sul recupero.

«Sembra tanto liquido – risponde – ma in realtà è perché si tratta di succo concentrato che si vende in forma di gel e si schiaccia dentro la bottiglia da mezzo litro. Parliamo di un prodotto molto concentrato da 40 ml disciolto in mezzo litro d’acqua. Contiene anche 25 grammi di zucchero, però penso che i corridori preferirebbero bersi mezza Coca Cola o mezza Fanta. Non so se altre squadre abbiano bevande già pronte, noi abbiamo i gel e li sciogliamo in acqua. Sono molto dolci e i corridori farebbero fatica a prenderli così, anche se qualcuno lo fa, ma è davvero molto stucchevole».

Questo il Cherry Juice in dotazione alla Jayco-AlUla, prodotto da 6D Sport Nutrition
Questo il Cherry Juice in dotazione alla Jayco-AlUla, prodotto da 6D Sport Nutrition

Il protocollo del recupero

Interessante anche la parte legata al quantitativo di melatonina contenuto nelle amarene. Non tanto perché il gel diventi un sonnifero, ma perché assumendolo il riposo notturno diventa un momento di miglior recupero.

«Mentre dopo l’arrivo si dà a tutti – spiega Martinelli – dopo cena lo prende solo chi magari fa fatica a dormire. Per cui si parla di un prodotto che si prende principalmente per il recupero nell’immediato dopo corsa, dopo che hanno bevuto qualcosa di fresco, ma c’è anche chi per questo usa i chetoni. Una volta nel bus, diamo il recupero con le proteine disciolte in acqua oppure latte. Quindi fanno la doccia e poi mangiano la pasta o il riso. Diciamo che la novità di quest’anno è il Cherry Juice. C’è chi lo usa già dall’anno scorso, ma nel nostro protocollo è la novità del 2024».

Tra orgoglio e rivincita, la firma di Vendrame su Sappada

24.05.2024
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SAPPADA – Nel giorno della battaglia del Piave, Andrea Vendrame porta a casa la battaglia sportiva di questo arrivo infradiciato dalla pioggia che cade da ore. 147 chilometri di fuga dal mattino, 28 da solo. Il corridore della Decathlon-Ag2R, nato a Santa Lucia di Piave, aveva annunciato dal mattino che avrebbe provato a cercare la fuga. E quando finalmente si è trovato nel gruppo al comando della corsa, ha iniziato a pensare a come portare a casa la vittoria.

Andrea Vendrame ha 29 anni, è professionista dal 2017 e con questa il conteggio delle sue vittorie passa a sei. Basta guardarlo in faccia per capire che la sua non è una storia banale. Le cicatrici sul volto gli ricordano ogni giorno che in questo mestiere non c’è nulla di facile. Un’auto gli tagliò la strada e lo travolse in allenamento a Vittorio Veneto. Era da solo, sfondò il vetro con il volto e fu lui a chiamare i soccorsi. Gli ricucirono la faccia con sessanta punti, ma Andrea non si diede per vinto. Dal Trofeo Piva di aprile passò direttamente al Val d’Aosta di luglio. E appena ritrovò una forma di condizione accettabile, arrivò terzo al campionato europeo e poi quarto in un assaggio di professionismo alla Coppa Sabatini. La sua carriera tra i grandi iniziò in questo modo, guarendo da un incidente. Per questo quando Vendrame vince, è sempre qualcosa di speciale e sudato.

«E’ da anni che cercavo la vittoria – dice – ho fatto tanti piazzamenti. Dicono che non sono un corridore molto vittorioso, ma sempre piazzato. Oggi penso di aver fatto vedere un po’ di che pasta sono. Sono felice per come è uscita la corsa, come si è messa la tappa e per come ho vinto. Ho fatto vedere che non sono un corridore da sprint, non sono un corridore da montagna, ma posso giocarmela in diversi terreni. Sono un corridore mix…».

Sin dalla partenza, Vendrame aveva detto di voler entrare nella fuga giusto. E’ stato di parola
Sin dalla partenza, Vendrame aveva detto di voler entrare nella fuga giusto. E’ stato di parola

Lacrime a San Martino

Ride, è contento e se la merita tutta. La sua precedente e unica vittoria al Giro risale al 2021, quando andò in fuga verso Bagno di Romagna e battè Chris Hamilton nello sprint a due. Nel 2019, quando correva ancora con la Androni Giocattoli-Sidermec, la vittoria gli sfuggì a San Martino di Castrozza, quando era abbondantemente solo in testa alla tappa. Come oggi, praticamente all’ultimo chilometro. Invece la sua bici si ruppe, Chaves lo superò e a lui non rimase che un amarissimo secondo posto.

«Ogni tanto ci penso ancora – sorride amaramente – ci siamo passati l’altro giorno in discesa e sinceramente mi è venuta giù una lacrima. Per fortuna pioveva, così nessuno l’ha vista. Quella di oggi era una tappa in cui avevo messo un bollino rosso. L’importante era essere nella fuga di giornata perché si sapeva che sarebbe andata a giocarsi la vittoria. Quindi entrandoci, il primo obiettivo l’ho centrato. A quel punto stava a me gestire al meglio la situazione. Ero arrivato al Giro con una condizione già buona, però ho dovuto fare i conti con una bronchite che mi ha messo fuori gioco dalla tappa di Rapolano, quella con le strade bianche. Ho dovuto lottare con questo piccolo problema fisico, ma alla fine ne sono venuto fuori».

Infiniti piazzamenti, ma la vittoria a Vendrame mancava da giugno 2021
Infiniti piazzamenti, ma la vittoria a Vendrame mancava da giugno 2021

L’oro di Decathlon

La sua squadra è in testa alla classifica a tempi. Le tappe vinte sono due, dopo quella di Paret-Peintre. O’Connor è ancora quarto in classifica generale a 1’43” dal podio. Rosario Cozzolino, responsabile del ciclismo di Decathon Italia, dice che le bici Van Rysel di alta gamma, che erano già introvabili in Francia, sono esaurite anche in Italia. Attorno al team si respira certamente un’aria nuova.

«Fin dall’inizio del Giro – dice Vendrame – stiamo andando veramente forte. O’Connor è in classifica generale, domani si deciderà il risultato finale di questo Giro. Siamo a un passo dal podio, ci proveremo. Per il resto, sono cambiati i materiali, è cambiato il clima all’interno della squadra. Tra noi c’è più unione, si scherza, si ride, c’è più collaborazione. Questo lo dimostrano tutti i risultati che abbiamo ottenuto finora. Sono contentissimo di questo cambiamento e per l’entrata dei nuovi sponsor. Speriamo che sia così anche per il prosieguo».

La fuga più dura

Quando nella stanza entra Pogacar, si capisce che il tempo per il vincitore sia finito. Perché puoi anche aver vinto una tappa al Giro, ma devi sempre stare un passo indietro rispetto al padrone della corsa. Andrea si alza, lo accompagnano l’addetto stampa della squadra e lo chaperon che lo scorterà fino all’antidoping. L’ultima domanda, ricordando il video del mattino, gliela facciamo su quanto sia stato davvero difficile entrare nella fuga giusta.

«Secondo me è stato più difficile prendere la fuga che vincere – riflette Vendrame – perché c’era una battaglia veramente ardua. Ero presente fin dall’inizio, nella prima fuga, ma ci hanno ripresi. Poi siamo riusciti a portare via un altro drappello a San Daniele del Friuli. L’importante era essere dentro, quindi il primo obiettivo era quello. Poi lo sapete, sono un po’ matto, mi chiamano Joker. Ho attaccato in discesa ed è andata bene. Ho tenuto un ritmo regolare e sono arrivato in solitaria all’arrivo. Non potete neppure immaginare quanto sia importante per me questa giornata…».

Maguire ci presenta il Pogacar che non conosciamo

24.05.2024
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SAPPADA – Oggi Tadej Pogacar ha vissuto una giornata tranquilla, specialmente in bici. Poi per lui sono iniziate le solite pratiche: interviste, controlli, conferenza stampa… e in questo frangente interviene il suo “angelo custode”, Luke Maguire, addetto stampa della UAE Emirates (al suo fianco nella foto di apertura).

Mentre si attende l’arrivo della maglia rosa, oggi un quarto d’ora più indietro di Vendrame, è proprio Maguire che ci porta a scoprire un Tadej diverso. Quello dietro le quinte, nel vero senso della parola. E ci apre uno spiraglio anche sul suo lavoro, quello di assistere al corridore più forte del mondo. E di come Tadej abbia trovato il suo equilibrio con il Giro d’Italia.

Un Giro che lo ha visto praticamente sempre con il microfono in bocca. In quanto vincitore di tappa o portatore della maglia rosa, cosa che fa ininterrottamente dal 5 maggio, “Pogi” era in mix zone, alle interviste flash dopo il traguardo o alle conferenze stampa post tappa. In un paio di occasioni è parso nervoso, ma molto più spesso è stato solare.

Luke Maguire con Tadej Pogacar in mix zone
Luke Maguire con Tadej Pogacar in mix zone
Come fai a capire quando lui sta bene, è nervoso, è tranquillo, insomma, il suo stato d’animo?

Tadej è un ragazzo molto calmo, direi. E il suo stato d’animo lo si capisce molto bene anche dal suo linguaggio del corpo. solitamente è sorridente. Si trova bene con le persone intorno a lui. Trasmette ottimismo. E anche per questo c’è una buona atmosfera. In più è un grande motivatore.

Sa fare gruppo dunque…

Nella nostra squadra l’atmosfera è ideale. Lui è sempre molto propositivo con tutto lo staff, con tutti coloro che sono sull’autobus e noi lo vogliamo vedere così… E’ un esempio. Fa lavorare al meglio tutti, dai massaggiatori ai meccanici. E questo suo modo di essere sorridente ed ottimista è una spinta in più.

Dopo la gara solitamente cosa chiede prima di tutto? 

La prima cosa quando attraversa la linea d’arrivo è il suo telefono per mandare messaggi o chiamare Urska (Zigart, la sua compagna, ndr). Questa è la cosa più importante per lui. Poi sì, si concentra molto anche sul recupero, gli integratori, assume le sue bevande e il suo cibo. Non ne è ossessionato, ma è certamente molto professionale. Dal suo modo di fare fa sembrare tutto molto naturale e facile, ma in realtà in quello che fa ci pensa molto.

Pogacar spesso è salito sul podio anche tre volte: vittoria di tappa, maglia rosa e maglia blu di miglior scalatore. In queste fasi Maguire è cruciale
Pogacar spesso è salito sul podio anche tre volte: vittoria di tappa, maglia rosa e maglia blu. In queste fasi Maguire è cruciale
Luke, veniamo al tuo lavoro: che differenze hai notato nel seguire Tadej fra Giro d’Italia e Tour de France?

La mia giornata è abbastanza simile, con gli obblighi del podio e le conferenze stampa, sia al Tour che al Giro. Penso che qui al Giro con lui si sia fatto un passo in avanti per i tanti tifosi che si sono visti a bordo strada. E penso anche che sia stata una gara fantastica per Tadej, ma anche per noi e per gli italiani: si sono entusiasmati in un modo diverso dal solito. Okay, lui è sloveno ma passa molto tempo in Italia. Vive vicino all’Italia, quindi credo che il vostro Paese sia un posto speciale per lui.

Quando siete in macchina per tornare in hotel di cosa parlate? Quali sono gli argomenti?

Prima di tutto controlliamo se è un bell’albergo! Poi, visto anche che gran parte del nostro staff è italiano, magari chiediamo loro qual è il piatto tipico della regione. O cosa potremmo trovare a cena. Anche se questo riguarda più noi dello staff che Pogacar o i corridori.

Possiamo immaginare…

Loro devono seguire tutti gli aspetti della dieta che gli indica il nutrizionista. Quindi Tadej non mangia sempre le specialità locali, ma noi sì! E si scherza su queste cose. Fa alcune battute in merito. E anche se è stanco ha sempre una bella energia.

In verde l’adesivo di Hulk che Pogacar ha sul manubrio della sua bici
In verde l’adesivo di Hulk che Pogacar ha sul manubrio della sua bici
Durante questo Giro hai avuto qualche richiesta particolare o strana da parte di noi giornalisti?

Una richiesta particolare, forse potrebbe riguardare il piccolo logo sul manubrio, Hulk. Questa è probabilmente la richiesta più insolita. E neanche io so bene perché lo chiedano.

E per Roma Pogacar vi ha fatto qualche domanda? Si è informato? Magari avete previsto una passeggiata in centro la sera per vedere il Colosseo o Fontana di Trevi?

Penso che per quella sera il nostro hotel sia abbastanza lontano dal centro di Roma, quindi non sono sicuro di quanto potremmo godercela. Prima dovremmo sbrigare le cose principali,  successivamente ci riuniremo tutti in gruppo e ceneremo in un ristorante vicino all’hotel. Dopodiché, penso che Tadej abbia degli obblighi con la gara. Obblighi che avranno anche le altre maglie di leader. Ma la verità è che tornare a casa sarà una priorità per lui.

Luke, più che una domanda chiudiamo con un consiglio. Visto che non sempre Pogacar si è potuto gustare le specialità locali, una pasta molto romana, forse ancora più tipica della carbonara che lui ama tanto, è la cacio e pepe…

Va bene. Glielo dirò e penso che gli piacerebbe provarla.