Pidcock mtb 2022

Intanto Pidcock in mtb non ha perso il suo vizio: vincere…

09.05.2022
5 min
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Raramente si è visto Tom Pidcock sorridere come dopo la sua vittoria ad Albstadt, nella prima prova europea della Coppa del Mondo di mtb. Il perché non è dato tanto dalla portata pur significativa dell’evento, quanto da quando questa vittoria è arrivata, ossia dopo un periodo di classiche del Nord che per il britannico non è davvero andato come sperava. Per questo, per capire che cosa davvero Tom ha fatto in terra tedesca, non si può non partire da un paio di settimane prima.

Pidcock Albstadt 2022
Abstadt è un posto magico per la mtb, in migliaia ad assistere alle gare (foto Alessandro Di Donato)
Pidcock Albstadt 2022
Abstadt è un posto magico per la mtb, in migliaia ad assistere alle gare (foto Alessandro Di Donato)

La caduta della Doyenne

Liegi-Bastogne-Liegi. Pidcock cerca il riscatto, dopo una stagione di corse in linea dalla quale si aspettava molto di più. Ha portato a casa il terzo posto alla Dwars door Vlaanderen e il 5° alla Freccia del Brabante, poco rispetto a quanto si attendeva. La sua Doyenne si chiude però a una sessantina di chilometri dal traguardo, in quella maxi caduta costata buona parte della stagione al campione del mondo Alaphilippe e infortuni diffusi a buona parte del gruppo. Anche Pidcock non ne è esente: «Volete sapere una cosa? Ho sacrificato una delle mie nove vite…

«Un corridore della Total Energies (identificato poi in Jeremy Cabot, ndr) ha fatto una mossa da irresponsabile cercando di passare dove non si poteva e questo è il risultato. Io ho riportato forse un dito rotto e posso dirmi fortunato».

Pidcock discesa
Il britannico è rimasto sulle sue per due terzi di gara, ma quando ha forzato, ha chiuso i conti (foto Alessandro Di Donato)
Pidcock discesa
Il britannico è rimasto sulle sue per due terzi di gara, ma quando ha forzato, ha chiuso i conti (foto Alessandro Di Donato)

Una gara dominata

Alla fine poi quel dito non era fratturato, ma Tom è uscito dal periodo con un diavolo per capello. Tornare alla mtb è stato come riappropriarsi delle sue radici, resettare tutto dopo un periodo che gli ha dato più dolori che gioie. E’ vero, in mtb non si era allenato molto dall’inizio della stagione, non c’era neanche la possibilità, ma sapendo di avere qualche giorno a disposizione per Albstadt si è messo al lavoro con un piglio nuovo, con una rabbia interiore che gli ha dato quel qualcosa in più.

In terra tedesca Pidcock è tornato alle corse fuoristrada dopo la splendida stagione di ciclocross, culminata con il trionfo ai mondiali di Fayetteville, ma in fin dei conti non prendeva in mano una mtb dalla vittoria olimpica di Tokyo. Appena si è rimesso a girare però è come se tutto fosse tornato come in quel magico giorno giapponese. Aveva dominato allora, lo ha fatto anche in Germania.

Pidcock tecnica
Nuova forcella? Un’evoluzione elettronica della Suntour usata a Tokyo? (foto Alessandro Di Donato)
Pidcock tecnica
Nuova forcella? Un’evoluzione elettronica della Suntour usata a Tokyo? (foto Alessandro Di Donato)

Poco allenamento in mtb

In Germania, in quel che è considerato ormai un tempio della mtb, Pidcock inizialmente ha lasciato fare agli specialisti, con un folto gruppo in testa guidato dal vincitore della passata edizione, quel Victor Koretzky, francese, che ha scelto la stessa via del britannico dedicandosi quest’anno più alla strada correndo nella B&B. Più volte era Nino Schurter, il pluricampione del mondo svizzero a provare a fare selezione, senza però riuscirci.

«Quando ho visto che le acque non si smuovevano ho provato io a fare qualcosa – ha raccontato Pidcock alla fine della gara – e ho visto che si era creato un divario, anche più facilmente di quanto immaginassi. Vi posso assicurare che è stata più dura di quel che si è visto, proprio perché in mtb mi sono allenato poco, ma d’altronde il principio di base è sempre vero: quando impari ad andare in bici, poi non lo dimentichi più…».

Pidcock arrivo
Impennata per salutare il pubblico, dopo un ultimo giro senza spingere (foto Alessandro Di Donato)
Pidcock arrivo
Impennata per salutare il pubblico, dopo un ultimo giro senza spingere (foto Alessandro Di Donato)

In Coppa sempre più stradisti

Effettivamente il britannico della Ineos Grenadiers ha scavato un solco fra lui e gli altri ben più grande di quel che i risultati finali dicono, perché l’ultimo giro si è trasformato in una passerella per lui, che salutava il pubblico e dava spettacolo sulla sua bici, mentre gli avversari si dannavano per le posizioni di rincalzo, ha ricordato molto quel che si era visto a Fayetteville, con quel volo d’angelo sul traguardo del quale tanto si è discusso.

Guardando la classifica di Albstadt, si nota come la commistione fra strada e mtb stia diventando sempre più abituale nell’offroad. Detto di Koretzky, andato in verità spegnendosi nel corso della gara, c’è stato l’ottavo posto di Filippo Colombo, lo svizzero sempre più coinvolto dalle gare su strada e del quale vi abbiamo già raccontato. 20° è stato Ondrej Cink, 31enne tornato alla Mtb dopo un’esperienza poco rimarchevole alla Bahrain. Solo 41° invece Samuel Gaze, neozelandese dell’Alpecin Fenix che due giorni prima però aveva fatto saltare il banco nello short track, la gara breve che da quest’anno ha una vita propria nella mtb, con un proprio circuito di coppa del mondo (anche se continua ad assegnare i posti principali in griglia di partenza alla domenica) e avrà anche la sua prova ai mondiali.

Gaze Albstadt
Nel giorno del trionfo rosa di VDP, Gaze esalta l’Alpecin Fenix anche ad Albstadt (foto Alessandro Di Donato)
Gaze Albstadt
Nel giorno del trionfo rosa di VDP, Gaze esalta l’Alpecin Fenix anche ad Albstadt (foto Alessandro Di Donato)

Un kiwi alla corte di VDP

Gaze era considerato un grande talento fin dalle categorie giovanili con due titoli mondiali U23 al suo attivo, ma su di lui ha poggiato gli occhi la sfortuna, che lo ha martoriato. Basti pensare che quest’anno, dopo che si era messo in luce al Tour of Antalya con una Top 10, si è dovuto fermare per un’operazione a entrambe le ginocchia. Nel 2019 aveva deciso di provare la strada, era entrato a far parte della Deceuninck Quick Step, ma dopo un anno la sua parabola sembrava già conclusa.

Conoscendolo da vicino, Mathieu Van Der Poel ha invece deciso di prenderlo sotto la sua ala, convincendo i dirigenti dell’Alpecin Fenix a dargli una possibilità, per condividere gli sforzi sia su strada che nella mtb. In fin dei conti ha ancora 26 anni e può dare molto, soprattutto è pronto a fare di tutto per il suo capitano olandese, che nel suo sogno di vincere tre titoli mondiali in tre discipline diverse, avrà bisogno di un sostegno anche al di fuori della nazionale orange.