Salvatore Puccio, Giro d'Italia 2020

Puccio, i grandi capitani e un… piatto di pasta

01.12.2020
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Puccio sperava di starsene per qualche giorno in Umbria a godersi la campagna, invece si è ritrovato a fare l’infermiere. E così dopo una decina di giorni, quando è stato certo che sua sorella sarebbe potuta subentrare, ha preso sua moglie Francesca e il cane Ercole ed è tornato a Monaco.

«Non abbiamo fatto il ritiro – sorride – per il rischio di prenderci il virus. E ho scoperto di avere la famiglia tutta positiva. Non è stato bello. Ho fatto per dieci giorni l’assistente, per fortuna stanno tutti bene. Anche mio nonno Salvatore che ha 92 anni e vive in Sicilia, ma è venuto su per stare in famiglia. Ha cominciato a isolarsi prima mio fratello e poi gli altri. E così sono stato giù per fare la spesa e poco altro…».

Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart, Matteo Tosatto
Tosatto in ammiraglia (qui con Pinarello e la maglia rosa) ha fatto la differenza
Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart, Matteo Tosatto
Tosatto ha cambiato pelle al Team Ineos-Grenadiers

Trentuno anni, un metro e 82 per 68 chili, “Salvo” è passato professionista nel 2011 con Sky e non se ne è più andato. Ha partecipato a 7 Giri d’Italia e 2 li ha vinti con Froome e Geoghegan Hart. Ha partecipato 6 volte alla Vuelta e ha vinto con Froome quella del 2017. Incredibilmente, vista la squadra in cui corre, non è mai andato al Tour.

Hai ricominciato ad allenarti?

Sì, ma con calma. L’allenatore ha detto di non andare oltre le due ore e mezza, piano piano. E da solo. Sono uscito un po’ di volte con Diego Rosa, ma dopo un mese di stacco preferisco ripartire per i fatti miei. Non c’è niente di peggio di uscire con gente che va troppo più forte.

Come è stato il post Giro?

Niente di speciale, ci siamo tutti un po’ dispersi. Qualche messaggio, ma rimanderemo il brindisi a quando ci troviamo. La classica cena di Natale la faremo in videoconferenza, sperando che passi tutto alla svelta. Ma devo dire che è stato un Giro stupendo, me lo dice anche la gente…

Quale gente?

In Umbria, per esempio. Mi dicono che siamo stati tutti bravi, che abbiamo animato il Giro. Che non ci avevano mai visto correre così. A parte il Giro di Froome, ma anche lì nelle prime due settimane avevamo corso al solito modo. Invece la caduta di Thomas ci ha consegnato un Giro da incorniciare.

Salvatore Puccio, Giro d'Italia 2018, Colle delle Finestre
Colle delle Finestre, Giro 2018: Puccio prepara l’attacco di Froome
Salvatore Puccio, Giro d'Italia 2018, Colle delle Finestre
Finestre 2018, si prepara l’attacco di Froome
Quanto è contato avere Tosatto in ammiraglia?

Toso ha un carisma diverso, senti che è cattivo, senti la passione. Lui si butta dentro, sentirlo alla radio ti motiva. A Brailsford piace la gente che sa di ciclismo, alla Ineos-Grenadiers non è una dittatura. E Toso il ciclismo lo vive dentro, ha corso fino a ieri in grandi squadre e con grandi capitani. I suoi consigli valgono oro. La sua cultura non la impari nei libri.

Hai più sentito Froome?

Non so se sia qui a Monaco. Mi dispiace che sia dovuto andare via, ma si è trovato con tutti questi giovani e la squadra non poteva fermarli. Lui vuole correre da leader, non potevi dirgli di tirare. A questo si sono aggiunti l’infortunio e l’incertezza del ritorno. Ma quello che ha fatto in 10 anni non si può negare.

Pensavi o pensi ancora che tornerà forte?

Quando sono tornato a casa dall’ospedale, la prima volta, dissi a mia moglie che era finita lì. Aveva una gamba normale e l’altra praticamente non c’era più. Ma se penso che ancora zoppica e ha finito la Vuelta, credo che Chris davvero non sia una persona normale. Tornerà a vincere, per tutta la fatica che ha fatto. Ha tanto sudore addosso. Talento e lavoro.

Non sarebbe mai stato pronto per il Tour, però…

E’ stato sfortunato. Gli serviva correre, qualunque gara gli sarebbe stata buona, invece si è ritrovato come tutti sui rulli. E’ già difficile essere competitivi preparandosi normalmente, immaginate voi così.

Come ti trovi in mezzo a tante facce nuove?

Col mio carattere, non ho mai avuto problemi con nessuno e in mezzo a tanti ragazzi, comincio a sentirmi vecchietto. Mi rispettano tutti, nessuno dice male di me. Del resto, non mi sono mai legato a un capitano, io sono un corridore della squadra, voglio poter lavorare con tutti.

Salvatore Puccio, mondiali di Harrogate 2019, pioggia
Pedina chiave anche in azzurro: qui nel diluvio di Harrogate 2019
Salvatore Puccio, mondiali di Harrogate 2019, pioggia
Pedina chiave anche in nazionale. Qui nel 2019
Hai mai avuto offerte per andare via?

Anni fa qualcuno venne. Ma sono nella squadra numero uno. Siamo trattati da re, soprattutto qua a Nizza. Con tanti capitani c’è sempre da lavorare. Questo progetto è nato 10 anni fa e non è mai successo che si siano seduti. Siamo sempre aggiornati, cosa vuoi lamentarti? Se la manica del body è troppo larga, arrivano e te la fanno trovare stretta.

Come andiamo con la tavola?

I primi tempi c’erano tante leggende e magari lo chef ancora oggi mette a tavola bacche e succhi strani. Ma a parte che adesso quasi tutte le squadre seguono la stessa linea, mi ricordo che al primo anno rimasi a bocca aperta vedendo al buffet quante cose Boasson Hagen fosse stato capace di mettere in un solo piatto. Ci sono alimenti particolari, però magari nessuno li mangia. E ci sono anche ketchup e maionese, che in certe squadre italiane non si vedono proprio. Abbiamo i nostri nutrizionisti che indicano le quantità, ma io nonostante tutto sono italiano e preferisco la linea italiana. A me la pasta non la devono toccare…

Rohan Dennis, Giro d'Italia 2020

Dennis, splendida scoperta del Giro

25.10.2020
4 min
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Alzi la mano chi poteva immaginare che Rohan Dennis sarebbe stato l’ago della bilancia del Giro d’Italia sulle grandi montagne. L’australiano, un metro e 82 per 72 chili e due volte campione del mondo della crono, se ne era andato dal Tour de France del 2019 in polemica con l’allora Team Bahrain-Merida e poche settimane dopo aveva vinto il mondiale con una bici non ufficiale. Portandosi appresso un fardello di nomignoli non troppo lusinghieri, è approdato al Team Ineos e il suo arrivo era stato salutato come il vezzo dello squadrone così ricco da potersi permettere il lusso di una mina vagante. Poi è venuto il Covid e il mondo si è dimenticato di lui fino al giorno dell’Etna, quando scalò il vulcano assieme a Thomas ferito. Di lì un inesorabile climax ascendente. In fuga a Matera, poi a Cesenatico, tutto il giorno all’attacco a Piancavallo nel giorno della vittoria del compagno Geoghegan Hart e l’indomani a San Daniele del Friuli. E quando il Giro ha addentato le grandi montagne, accanto a Tao si è messo lui. Lo ha preso per mano. E sullo Stelvio prima e a Sestriere poi, ne ha sgretolato i rivali.

Rohan Dennis, Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Lo Stelvio è un gigante, tira Dennis, poi Geoghegan Hart e Hinfley
Rohan Dennis, Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Tira sullo Stelvio, selezione netta

Primo contatto

«Non avevo mai lavorato con lui – racconta Dario Cioni – per cui c’era bisogno di conoscerlo. Durante il lockdown ci eravamo tenuti in contatto, ma la prima esperienza sul campo è stata nel primo training camp fatto a Isola 2000 con il gruppo del Giro. Anche se non c’erano ancora Thomas e Carapaz. Il primo perché era nel gruppo Tour e il secondo ancora bloccato in Ecuador. Però c’erano ragazzi di esperienza come Puccio e Swift e il loro parere mi interessava molto. C’era di buono che si sarebbe parlato inglese e questo ha creato subito una buona amalgama, ma al di là di questo, Rohan è piaciuto subito a tutti. Restava solo da vedere il suo ruolo nel team per il Giro d’Italia».

Verso il Giro

Thomas è il capitano designato, dopo che Carapaz è stato spostato verso il Tour. Il Giro ha tre crono e tre cronoman superbi come Thomas, Dennis e Ganna.

«Così la squadra – prosegue Cioni – ha deciso di dare ai due carta bianca nella prima e nell’ultima crono, mentre a Valdobbiadene sarebbero dovuti andare piano, salvando la gamba per aiutare Geraint. E i due hanno accettato. Poi sappiamo come è andata con Thomas, ma a me stava a cuore il fatto che Dennis avesse accettato di non fare a tutta la crono più adatta a lui per essere al servizio del team».

Le montagne

Con Thomas fuori dai giochi e Narvaez ritirato, il Team Ineos-Grenadiers non ha più gregari per le salite. La squadra miete successi di tappa come nessun altro, ma serve qualcuno che possa assistere Tao che nel frattempo sta scalando posizioni nella generale.

«Abbiamo tenuto a quel punto – dice Cioni – un approccio più soft. Non volevamo dargli la pressione di sentirsi l’ultimo uomo in salita, per cui si è concordato di dargli lo stesso ruolo di Ganna. Entrambi corridori in grado di fare il passo sulle salite pedalabili. Ma quando siamo arrivati al giorno dello Stelvio, gli abbiamo chiesto se se la sentisse di dare una mano. Lui ci ha guadato e ha detto che avrebbe tirato fino a 5 chilometri dalla vetta. Bè, cosa dire… l’approccio ha funzionato. E visto che si sentiva bene, ha continuato e ha fatto quel capolavoro di tappa che avete visto tutti. Fermandosi sì ai 5 chilometri, ma dall’arrivo…».

Rohan Dennis, Vincenzo Nibali, Sestriere, Giro d'Italia 2020
I complimenti di Nibali a Sestriere: «Il tuo passo mi ha distrutto»
Rohan Dennis, Vincenzo Nibali, Sestriere, Giro d'Italia 2020
I complimenti di Nibali a Sestriere

La missione

Dennis non è soltanto una macchina come l’ha definito Geoghegan Hart dopo l’arrivo di Sestriere. Evidentemente a un certo punto si è sentito così parte della missione di squadra da volerne fare parte.

«Così la sera prima di Sestriere – sorride Cioni – ha preso lui la parola e ha detto che l’indomani avrebbe fatto la differenza in salita. Insomma… l’avete visto tutti. Forse il segreto è stato renderlo partecipe del ruolo, farlo sentire parte di un progetto».

Oggi Dennis, come pure Ganna, darà gli ultimi consigli di questo Giro a Tao per quella che è la sua specialità preferita: la crono. Il giovane gallese pedalerà come tutti gli altri su una Bolide di Pinarello, sperando che i tanti lavori fatti per la specialità diano i loro frutti. In team è fiducioso, ma per come era partita l’avventura del Giro, con il leader fuori dai giochi al terzo giorno, se anche finisse così, anche stasera non potrebbero che brindare…

Salvatore Puccio, Filippo Ganna, Sestriere, Giro d'Italia 2020

Arriva Puccio, sul bus si fa festa

24.10.2020
3 min
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Puccio è l’uomo dietro le quinte, quello cui i direttori sportivi della Ineos-Grenadiers chiedono sempre un parere, sapendo che non sarà banale. Quando Salvatore è arrivato al traguardo, il personale della squadra si è messo in fila per abbracciarlo, sapendo quanto abbia lavorato lontano dalle inquadrature. Così quando si avvicina alla transenna, il suo è il sorriso di chi ha fatto bene il suo mestiere.

Ti aspettavi di arrivare a un giorno dalla fine messo così?

Dopo la sfortuna di Thomas ci siamo reinventati. Non abbiamo pensato alla classifica. Tao era lì, poteva fare la sua top ten. E’ giovane, era tutta un’esperienza. Dopo, piano piano, ogni giorno ricevevamo il numero della macchina che scalava uno ad uno. Mancavano dieci tappe ed eravamo la macchina numero dieci. Così scherzando ci siamo detti che saremmo arrivati secondi o primi.

Salvatore Puccio, Vieste, Giro d'Italia 2020
Secondo a Vieste, anticipato da Dowsett
Salvatore Puccio, Vieste, Giro d'Italia 2020
Secondo a Vieste, anticipato da Dowsett
E i giorni passavano…

Finché a Piancavallo, Tao è andato fortissimo e ci è arrivata l’ammiraglia numero tre e a quel punto abbiamo iniziato a crederci. Comunque abbiamo mantenuto la stessa tattica. Andavamo in fuga, per noi era importante vincere tappe in questo Giro. Ognuno ha avuto la sua chance. Ma nel giorno dello Stelvio qualcosa è cambiato.

Che cosa è cambiato?

Rohan Dennis ha iniziato a fare cose da paura. Non lo scopriamo né lo abbiamo inventato noi. Uno che ha vinto due mondiali… Magari è partito piano a inizio Giro, poi è cresciuto e oggi addirittura ha fatto terzo. Sono contentissimo e poi sul bus c’è un’atmosfera stellare. Siamo rimasti in sei, ma siamo sei amici, non sei compagni di squadra.

Un clima inedito per voi?

Abbiamo sempre avuto un grande leader. Con Froomey, Geraint Thomas, c’era da stare super concentrati. Stavolta ci siamo ritrovati qui con Tao che ha sempre lavorato per gli altri e si può giocare la sua occasione. E’ stato diverso. Però non volevamo dargli nemmeno lo stress di pensare di dover vincere per forza. Lui stava tranquillo, noi andavamo in fuga e la pressione non c’era. Alla fine ha dimostrato di essere stato il più forte.

Ti mangi le mani per il secondo posto di Vieste?

Un po’ sì (sorride, ndr), ma Israel ha corso bene. Alla fine erano in due. Sarebbe stata una bella ciliegina sulla torta, però lo sport è così.

E’ la Ineos dei giovani…

Ne abbiamo tanti e poi il ciclismo di adesso è pieno di giovani rampanti. C’è il cambio generazionale, è normale. Io sono considerato il vecchio. A casa mia moglie mi dice che sto invecchiando, però ho seguito questa strada di gregario dall’inizio. Ho l’età giusta, ho 31 anni, posso ancora dare qualche consiglio a questi sbarbatelli.

Che cosa significa giocarsi il Giro in una crono?

Abbiamo due cronoman fortissimi tra i favoriti della tappa e speriamo che Tao riesca a dormire stanotte. Non è facile pensare che ti giocherai il Giro. Si vince dopo la linea, ancora non si è vinto niente, però noi siamo contenti per quello che abbiamo già fatto, l’atmosfera, la passione che ci abbiamo messo in tutto. Per lui è tutto un di più, farà la sua crono. Non parte svantaggiato e non ha niente da perdere.

Poteva guadagnare più tempo, credendoci da subito?

Era arrivato per aiutare. Forse nella prima crono gli hanno detto di non rischiare e di fare una tappa pulita per il vento. Forse lì poteva guadagnare qualcosa. Ai Laghi di Cancano ha perso perché Hindley aveva dietro il compagno che prendeva la rosa. Oggi è stato Tao a non tirare, avendo dimostrato di essere il più forte di tutti. Il ciclismo in fondo è uno sport semplice.

Se ieri aveste corso normalmente oggi ci sarebbero stati distacchi maggiori?

Di ieri si dovrebbe parlare a lungo, ma non adesso. Andiamo a Milano, la strada è lunga.

Tao Geoghegan Hart, Piancavallo, Giro d'Italia 2020

Tosatto regista della vittoria di Tao

18.10.2020
3 min
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C’è una firma italiana anche nella vittoria di Tao Geoghegan Hart a Piancavallo: quella di Matteo Tosatto. C’era il tecnico veneto, che ha ormai perso la voce, sull’ammiraglia alle spalle del gallese e sono stati i suoi consigli a spianare la strada del ragazzo dal volto simpatico e pieno di lentiggini.

«Tutta la Sunweb, i compagni di Kelderman hanno fatto un buon lavoro – ha detto il vincitore – dovevano guadagnare più tempo possibile sulla maglia rosa e hanno fatto un grande forcing. Io ho cercato di restare calmo e restare focalizzato sulla vittoria, anche se a volte la tentazione di muovermi prima l’ho avuta. Per fortuna da dietro Tosatto, che ha grande esperienza mi diceva di stare calmo».

Rohan Dennis, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Rohan Dennis a lungo in fuga verso Piancavallo
Rohan Dennis, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Rohan Dennis a lungo in fuga

La tattica di Tosatto

Dopo Cioni accanto a Ganna, un altro asso italiano dell’ammiraglia. Toso ascolta e sorride e forse nel cambio di mentalità del Team Ineos-Greenadiers dopo la caduta e il ritiro di Thomas c’è anche quel suo spirito pratico e scanzonato da vecchio combattente del gruppo.

«La squadra aveva dimostrato alla Tirreno – dice – che eravamo pronti a fare un bel Giro. Non ci siamo mai nascosti, puntavamo a vincere con Thomas e la squadra era pronta. Dopo l’incidente, a parte la condizione fisica che c’era, i ragazzi hanno cambiato mentalità con attacchi e vittorie. Oggi abbiamo voluto la fuga. Con Dennis, ma avremmo sganciato volentieri anche Puccio e Narvaez. Volevamo metterne due in fuga per tenere Tao tranquillo. E alla fine ha funzionato perché Tao ha vinto. Nel finale ha fatto una cosa stupenda ed è salito al quarto posto».

Reset mentale

In questa sorta di scambio fra il direttore e il suo pupillo, le parole di Tao completano il quadro.

«Niente di strano in questo nostro modo di correre – ha detto – eravamo venuti al Giro convinti di avere un super leader come Thomas in ottima condizione. Eravamo pronti per sostenerlo. E’ stato duro quel giorno in Sicilia, soprattutto per la natura della caduta. Abbiamo dovuto fare un reset, lui è andato a casa e noi abbiamo onorato la corsa. Abbiamo grande supporto dai nostri sponsor e vogliamo fare il massimo per loro. Abbiamo ancora sette giorni in cui fare il massimo.

«Dobbiamo prendere quello che viene. Ci saranno altri distacchi. Ci saranno le tappe di montagna successive. Sapevamo con il nuovo calendario che le cose potevano cambiare per il meteo. Ci saranno gap maggiori, alcuni attaccheranno da lontano come Froome nel 2018 e io non vedo l’ora. Sarà una terza settimana molto spettacolare».

Tao Geoghegan Hart, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Così Geoghegan Hart sul traguardo di Piancavallo
Tao Geoghegan Hart, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Così Geoghegan Hart sul traguardo di Piancavallo

Podio possibile?

Si pedala fra cautela ed entusiasmo. Ma se un ammiraglio esperto come Martinelli pensa che Geoghegan Hart possa essere l’uomo della maglia rosa finale, allora forse con Bramati bisogna approfondire il discorso.

«Tao già l’anno scorso al Tour of the Alps – dice Bramati – è andato forte, ha fatto vittorie, ha fatto il podio e ha aiutato Sivakov. Ha fatto la Vuelta, ha fatto fughe. E’ un giovane interessante, deve migliorare su certi punti di vista nella gestione della corsa. Oggi ha fatto una grande vittoria. Non parlo della sua classifica che è una sorpresa anche per noi, anche se non del tutto dopo la caduta di Thomas. Tao è quarto in classifica e ad un secondo dal podio. Da qui a dire che salirà sul podio o vincerà il Giro, il passo è lungo».