E’ la commerciale Fina Bike la società distributrice ufficiale ed esclusiva per il nostro paese dei prodotti proposti sul mercato dal brand francese CyclingCeramic, realtà specializzata nella produzione di cuscinetti in ceramica ad alte prestazioni.
I cuscinetti in ceramica stanno diventando sempre più popolari nel settore ciclistico in quanto offrono diversi vantaggi rispetto ai tradizionali cuscinetti in acciaio, tra cui attrito ridotto, maggiore durata e migliore resistenza alla corrosione. I cuscinetti in ceramica di CyclingCeramic, in modo particolare, sono progettati per essere compatibili con un’ampia gamma di componenti per biciclette, come mozzi, movimenti centrali e pulegge del deragliatore. L’azienda utilizza materiali ceramici di altissima qualità per garantire che i suoi cuscinetti siano sia leggeri che durevoli, offrendo al tempo stesso una gamma di opzioni per adattarsi a diversi stili e condizioni di guida.
Oltre ai cuscinetti in ceramica, CyclingCeramic produce anche altri accessori, come corone e pulegge del deragliatore, progettati per migliorare le prestazioni e ridurre l’usura dei componenti della bici. L’azienda, che come già anticipato ha sede in Francia, diffonde i propri prodotti a clienti in tutto il mondo, e in Italia la rete dei rivenditori ufficiali autorizzati CyclingCeramic è rifornita e coordinata da Fina Bike.
Una sede all’avanguardia
Con sede “storica” a Serradifalco, nel pressi di Caltanissetta, in Sicilia, Fina Bike e si occupa dal 1994 della distribuzione commerciale di alcuni dei migliori marchi di biciclette attivi sul mercato, ma anche di accessori, di componenti e di abbigliamento per il ciclismo. Dal gennaio 2005, Rosario Fina, il fondatore della realtà (nella foto di apertura insieme ad Alessandro Ballan) dopo una lunga attività agonistica come atleta e come manager nel mondo del ciclismo, si dedica completamente all’attività commerciale della propria realtà, infondendo nella stessa tutta l’esperienza maturata negli anni di attività agonistica di primissimo livello e dirigenziale come tecnico federale.
Degna di menzione è anche la sede nella quale opera Fina Bike: una modernissima struttura che si sviluppa su un’area di ben 2.000 mq all’interno della quale è stato allestito un ampio “showroom” dove vengono esposti e presentati i prodotti di tutte le aziende rappresentate. Per la propria operatività, Fina Bike si avvale di agenti di zona, responsabili area lungo tutto il territorio commerciale italiano, perfettamente in grado di fornire il miglior supporto possibile all’intera rete dei negozianti specializzati che sono serviti.
La Coppa San Geo compie 100 edizioni. Il prossimo 24 febbraio la corsa lombarda sarà ancora una volta l’apertura del ciclismo dilettantistico italiano, primato che condivide ormai da decine di anni con la Firenze-Empoli. Ma certo quest’anno l’atmosfera è ben diversa. Quante corse tra i dilettanti, specialmente, vantano 100 anni? Pochissime.
Il primo squillo fu nel 1925 (in apertura una foto di quella edizione) e vinse Pietro Cevini. Fu Geo Davidson, pioniere e presidente dell’allora UVI (Unione Velocipedistica Italiana) a volere questa corsa. Sotto il suo striscione d’arrivo sono passati centinaia, ma forse migliaia, di ragazzi. Alcuni sono diventati campioni, altri hanno trovato spazio nella vita “normale”, ma a tutti loro la San Geo ha lasciato qualcosa. E per qualcosa non intendiamo solo la fatica, ma un’esperienza. Un insegnamento. Un ricordo.
E proprio di ricordi vogliamo parlare con tre protagonisti, più o meno recenti della San Geo.
Finalmente Fina…
Fina… lmente! No, non è un errore questo titolo, ma è lo stesso che nel 1991 utilizzò la Gazzetta dello Sport per raccontare la vittoria di Rosario Fina, da Serradifalco, Sicilia. Teatro della scena, la Coppa San Geo.
All’epoca c’era stato il famoso “blocco” degli atleti siciliani e Fina non poteva andare a correre per un team di altre regioni. Era già stato campione mondiale juniores nella cronosquadre e certo le offerte non gli mancavano. Tra queste quella di Locatelli.
«Che storia la mia San Geo – sospira Fina – il tesserino, materialmente, arrivò il pomeriggio prima della corsa. Io fino a quel momento mi allenavo, senza sapere se avrei potuto correre o meno. Per evitare quel blocco trovai una residenza e un lavoro fittizio nel bergamasco. Fortunatamente in Federazione, specie il Comitato Lombardo, c’era chi perorava la mia causa. Mentre Ingrillì, del Comitato della Sicilia, voleva trattenermi.
«In quei tempi si iniziava a parlare di Europa, di eliminare i confini (il Muro di Berlino era caduto da poco più di un anno, ndr) e feci delle minacce legali alla Fci».
La tessera alla fine arrivò. Ci furono interventi anche da parte di pezzi grossi del ciclismo lombardo e Rosario il giorno dopo potè partire. Fu già quella una vittoria.
«Se negli anni a venire i Tiralongo, i Nibali, i Visconti… sono potuti venire via e hanno potuto trovare gloria – sorride – è anche per merito di quella mia “rivolta”. E ce ne sono stati tanti di momenti così nella mia carriera. Il giorno dopo ci fu una corsa mitica. Media altissima. Partimmo in 180. Centottanta ragazzi gasati dalla prima gara dell’anno. In corsa subentrò tutta l’adrenalina accumulata, feci l’ultimo e giro e mezzo da solo e vinsi. Il giorno dopo la Gazzetta mi dedicò quattro colonne con quel titolo: Fina…lmente».
E da lì Fina ebbe il via per la sua carriera e tante altre vittorie. Dal Valli Aretine di qualche mese dopo, al successo iridato nella 100KM a Oslo 1993.
I due colpi di Destro
Alberto Destro fu un corridore degli anni ’80 e ’90. All’epoca il dilettantismo era diverso. C’erano la prima e la seconda serie e di fatto non c’erano limiti di età. Dopo gli juniores, si diventava dilettanti. E Destro è tra coloro che di Coppa San Geo ne hanno disputate di più. La vinse nel 1989 e ben sei anni dopo nel 1995, salendo sul podio nel 1987, 1992 e 1993.
«Era la prima corsa dell’anno – racconta Destro – c’erano tutti i più forti e anche parecchie incognite. Infatti non sapevi mai come sarebbe potuta andare. Avevi i dubbi: “Mi sarò allenato abbastanza? E gli altri come staranno?”. Poi non c’erano gli strumenti di oggi che misurano i watt e tanti altri valori.
«Se chiudo gli occhi il ricordo che ho è quello della prima vittoria. Si arrivava a Salò, pioveva, faceva freddo, le gambe erano dure. Nel finale, ai 200 metri mi vidi sfumare la vittoria. Chi doveva tirare la volata a Galli, il mio avversario, si spostò e involontariamente mi chiuse tra lui e il marciapiede. Dovetti ripartire. E sul colpo di reni ebbi la meglio».
Erano tempi mitici per i dilettanti. Certe corse erano delle sfide, delle lotte quasi di principio. C’era gente, come ricorda Destro stesso, che tornava a correre dopo essere stata professionista.
«E all’inizio – ricorda – per i ragazzi più giovani era una vera sfida confrontarsi con loro. Almeno per me era così. Dopo gli juniores passavi ed eri dilettante di seconda fascia. Se facevi un tot di punti, 21 mi sembra, passavi in prima. Alla fine era un modo per farsi le ossa e farsi trovare più pronti quando magari passavi pro’. In alcuni parti d’Europa so che ancora funziona così. Un metodo formativo, con meno “coccole” rispetto a quello che c’è ora. C’era gente di anche più di 30 anni. Ricordo Ettore Manenti per me era un punto di arrivo. Era la mia sfida batterlo».
Doppietta Persico
Infine, chiudiamo col più recente, Davide Persico, oggi in forza al team Bingoal-WB. Persico firmò la doppietta 2021-2022 con la maglia della Colpack-Ballan. E da quelle parti a questa corsa ci tengono come quasi fosse un mondiale.
«Per me – racconta Persico – la Coppa San Geo rappresenta uno dei migliori ricordi che mi porto dietro dai dilettanti. Da quando l’ho vinta un po’ inaspettatamente, ero al secondo anno under 23, è sempre stata il mio primo obiettivo, anche per le stagioni successive. Lavoravo d’inverno con il pallino di vincere la San Geo. E riuscirci poi ripagava i sacrifici fatti e soprattutto mi dava fiducia per il proseguo della stagione».
I corridori le corse se le ricordano. Se Fina e Destro hanno raccontato dettagli di oltre 30 anni, figuriamoci Persico.
«Il mio aneddoto della San Geo riguarda un problema meccanico che ho avuto nel 2023. A pochi chilometri dall’arrivo, prima della fase decisiva, ho avuto un problema alla sella a causa di una buca. Non c’era il tempo per cambiare la bici quindi ho dovuto fare l’ultimo strappo, dove poi è esplosa e si è decisa la corsa, in una condizione non facile. Pensavo di aver buttato tutto all’aria, ma poi sono riuscito comunque a fare un ottimo sprint e a vincere».
Persico spiega che queste due vittorie sono state importanti anche per il resto della carriera e non solo di quelle stagioni.
«Erano comunque vittorie di prestigio – conclude Davide – la squadra puntava a far bene in questa gara. Io sapevo che in pochi erano riusciti a fare il bis (solo lui, Destro e Conte, atleta degli anni ’50, ndr) ed era uno stimolo in più. Per poco non l’ho vinta per 3 anni di fila, nel 2022 infatti ho fatto terzo per una manciata di metri».
Dalle colline imbrullite di volata fino al mare. Un passaggio rapido sotto i templi di Agrigento e paesi che evocano nomi di grandi scrittori. «La chiamano la Strada degli Scrittori – dice Rosario Fina al volante – perché collega le case di Tomasi di Lampedusa, Camilleri, Pirandello, Sciascia, Rosso di San Secondo e Russell».
Da Caltanissetta a San Leone per il pranzo e ritorno. Il campione del mondo di Oslo 1993 nella Cento Chilometri ci accoglie nella Serradifalco, da cui partì bambino alla conquista del Nord. Se oggi ci si accapiglia per chi vuole passare professionista a 18 anni, vale la pena ricordarsi di quando una regola altrettanto odiosa (ma a suo modo lungimirante) impediva ai giovani siciliani di correre fuori regione. Rosario la affrontò e la sconfisse. Sbarcò a Bergamo vincendo un mondiale juniores nel 1987, poi uno da dilettante nel 1993, corse per tre anni da pro’ e se ne andò a carriera conclusa.
La presenza di Fina a Oslo fu dettata dalla tanta salita della cronosquadre: lì fece la differenza
Dopo il mondale di Bergamo 1987 della 70 km, Fina vinse così l’oro della Cento nel 1993
«Tornai a casa – dice – nonostante dopo 20 anni a Bergamo, da atleta e poi da tecnico della nazionale, avrei potuto costruirmi una vita lassù. Qualcuno mi disse che nascere in Sicilia è una sfortuna, quasi una droga. Perché siamo immersi in colori così forti, che il richiamo è fortissimo. Impossibile sottrarsi. Non ho mai pensato che essere meridionale sia un disonore e così sono tornato».
Uomo del mercato
Fina è uno dei più grossi distributori di marchi ciclistici del Centro Sud, capace di fare numeri ragguardevoli con brand come DMT e BMC, dopo essere stato per anni l’uomo forte di Cannondale. Con i primi soldi comprò anche una casa di campagna che oggi è un B&B dal nome di Sicily Bike.
Oggi la sua carriera è sulla porta di un’altra grande svolta: l’acquisto di un capannone nella zona industriale del paese imprimerà all’attività una forte accelerazione. Lo sta ristrutturando, con il supporto della compagna Cristiana, commercialista, che vive in Piemonte e proprio in questi giorni farà ritorno a casa. Quando sei corridore, le distanze non fanno paura. Quando vivi accanto a un corridore, ti abitui a capirlo.
Con la compagna Cristiana, piemontese, che ora è anche sua socia in affariCon la compagna Cristiana, piemontese, che ora è anche sua socia in affari
Atleta e imprenditore: ci sono punti di contatto?
Tantissimi. Il fatto di lavorare per progetti, la capacità di gestire un team e la tensione dei grandi appuntamenti. Quando ci siamo aggiudicati il capannone, non sapevo quanti rilanci avrei potuto reggere. Mi sono voltato verso Cristiana e vedendola con il pollice verso l’alto, ho avuto la sensazione di quando ero al limite in salita e qualcuno mi diceva che dietro la curva c’era il Gpm. E così l’asta l’abbiamo vinta noi.
Mondiali da junior e da dilettante, poi tre anni da pro’…
Ho fatto mie le parole di Franco Ballerini, quando si lavorava per i mondiali di Varese (i due sono insieme nella foto di apertura, proprio in quei giorni, ndr). Lui con i pro’ e io con gli U23. Quando si va verso le convocazioni, è giusto non dormire la sera prima. Dal giorno dopo però devi essere così sicuro delle scelte, che dormi bene e lavori meglio. Io ho smesso, decidendo di portare avanti la mia attività, contento che i miei meriti sportivi siano riconosciuti. Feci la scelta decisiva nel 2005 quando diedi le dimissioni da tecnico delle donne, perché non riuscivo a tenere i piedi in due scarpe. Fui richiamato nel 2008-2009 per gli U23, ma fu solo una parentesi.
Nel capannone in ristrutturazione: fine lavori stimata per l’estate
Ecco il capannone, di cui ha appena preso le chiavi: l’azienda si sposterà qui
La struttura è su tre livelli. Magazzini, uffici e al terzo ci sarà un mega showroom
Nel capannone in ristrutturazione: fine lavori stimata per l’estate
Ecco il capannone, di cui ha appena preso le chiavi: l’azienda si sposterà qui
La struttura è su tre livelli. Magazzini, uffici e al terzo ci sarà un mega showroom
Fina corridore e Fina tecnico.
Due mondi diversi. Il corridore metteva a frutto le doti di cui madre natura l’aveva dotato. Il mio motore era tale che potessi e dovessi pensare di far risultato. C’erano anche momenti di felicità, rapidi ma belli. Il Fina tecnico ha avuto grandi soddisfazioni perché riusciva a trasmettere i propri valori agli altri.
Cosa è successo nel mercato delle bici con il Covid?
Abbiamo vissuto momenti di pazzia assoluta. Prima chiusi per un mese e mezzo, convinti che saremmo falliti, chiedendoci come pagare i fornitori e come i negozi avrebbero pagato noi. Il 5 maggio 2020 invece, quando ci hanno permesso di riaprire, è successa una cosa impensabile. La rincorsa alle bici e le code fuori dai negozi. Siamo riusciti a ripianare le perdite e chiudere in attivo. Poi è venuta a mancare la merce. La Cina ha chiuso e le aziende hanno terminato le scorte e ancora oggi nei negozi manca la merce. Il momento sta tornando difficile, ma siamo dei miracolati. Guardo altri settori e non posso che pensarla così.
Che cosa significa fare impresa da queste parti?
Andare controvento, senza infrastrutture e lontani dal mondo del commercio. I costi di trasporto sono più alti e avere la fibra ottica negli uffici è un’utopia. E’ difficile, devi essere abituato a tirare. Però sono 25 anni che teniamo duro e siamo arrivati anche in altre regioni.
Il bed & breakfast è la sua… creatura. slegato dalla scoietà commerciale
Sicily Bile ha un’officina e un deposito per le bici: le strade intorno sono vallonate
Sicily Bike ha cinque camere, ognuna porta il nome di un luogo della sua carriera
Serradifalco si trova in posizione cruciale, lungo la Strada degli Scrittori (foto StradeAnas)
Il bed & breakfast è la sua… creatura. slegato dalla scoietà commerciale
Sicily Bile ha un’officina e un deposito per le bici: le strade intorno sono vallonate
Sicily Bike ha cinque camere, ognuna porta il nome di un luogo della sua carriera
Serradifalco si trova in posizione cruciale, lungo la Strada degli Scrittori (foto StradeAnas)
Come nasce Sicily Bike?
E’ la casa che mio padre mi fece comprare come investimento nel 1992 quando ero ancora dilettante. La tenevamo per farci l’olio e per la frutta, ma in mente mia sarebbe potuta diventare qualcosa. Smisi di correre nel 2006 e nel 2012 ho deciso di trasformarla in un bed & breakfast. Era il periodo dello spread altissimo e sapere che mi miei soldi fossero lì era consolante. Poi ci sono state altre ristrutturazioni e oggi Sicily Bike ha cinque camere in cui alloggiano turisti e operai nei momenti morti. L’idea di partenza era anche di creare una struttura per ospitare squadre in ritiro e in effetti la Top Girls è venuta giù un paio di volte, oltre a una squadra juniores laziale che viene da tre anni.
Perché venire qui?
Abbiamo il mare e monumenti importanti. Ci troviamo in una posizione cruciale, a 20 minuti da tutto. Da Agrigento, la casa di Pirandello, Caltanissetta e i suoi castelli, Sutera, Delia. Per chi vuole tranquillità e percorsi vallonati, siamo una bella realtà.
E’ vero che vuoi ricreare una squadra giovanile?
Credo che i tempi siano maturi, vorrei creare un’accademia. Ci sarò io, ma ci sarà soprattutto Luigi Spitali, il mio maestro di ciclismo che si è già rimesso a studiare. L’idea è dare un riferimento per tutti quei ragazzi che vogliono farne una professione. Ricordo quando mio padre mi portava alle corse. Ero bambino, ma lui già mi diceva che poteva diventare un lavoro. Non voglio che i loro sogni si spengano solo perché sono nati in Sicilia.
Ultima domanda, poi ti lasciamo in pace. Quel bambino di 7 anni che sognava di diventare corridore sarebbe fiero del Rosario che sei oggi?
Credo di sì (resta per un istante in silenzio, ndr). Molto è stato fatto in un contesto più difficile di adesso. Si andava su in macchina e si tornava per andare a scuola di lunedì. Sono andato avanti così per anni. Sono stato fortunato, perché ho trovato persone che mi hanno voluto bene. Zenoni, Spitali e Fusi che hanno contribuito a creare l’atleta e l’uomo. Nel bene e nel male, sono orgoglioso di quanto ho costruito.
Fina avrebbe continuato a dire di no, ma una domanda lo ha costretto a ripensarci: «Se non ora, quando?».
Si parla delle elezioni del Comitato regionale siculo, guidato al momento dal palermitano Diego Guardì. La storia di quello che accadeva laggiù è super nota, ma si tende a dimenticare. Si dimenticano le indagini della magistratura, scattate dopo l’inibizione del Tribunale Federale a Giovanni Duci, i rinvii a giudizio e i 31 indagati. Quel sistema di società fittizie che organizzava gare inesistenti, create per incassare contributi regionali e utili all’occorrenza per determinare il corso delle elezioni federali, è stato smantellato. Dalla magistratura. Oppure, se non altro, è stato fortemente ridimensionato.
«Non ci sono più 370 società come nel 2012 – racconta Fina – oggi sono circa 120 e ognuna con un presidente in carne e ossa con cui parlare di attività e di programmi».
Monterosso Almo, la gara di agosto multata per le sue locandineMonterosso Almo, la gara di agosto multata
Rosario Fina ha 51 anni e da ragazzino lasciò la Sicilia alla volta di Bergamo, con il sogno di diventare un corridore. E ci riuscì. Campione del mondo nella cronosquadre da junior e poi da dilettante. Tre anni di professionismo. Direttore sportivo fra gli under 23, commissario tecnico azzurro delle donne e a seguire degli under 23. Poi, conclusa quest’ultima parentesi, è tornato a Serra di Falco (Caltanissetta) per mandare avanti l’attività commerciale avviata già da anni. Fu proprio nel 2012 che provò a candidarsi, ma fu schiacciato per una serie di voltafaccia ripagati con incarichi e chissà quale altro favore.
Non ti è bastato?
Avevo detto di no, in effetti. Mi sostengono quelli che 8 anni fa erano dall’altra parte. E già sappiamo che qualcuno ha cominciato a fare promesse in giro perché cambino partito.
Eccola. Ai primi di agosto Salvatore D’Aquila ha organizzato a Monterosso Almo il Memorial Cannarella. C’era così tanta penuria di corse che sono venute 12 società dal Nord. C’erano 300 ragazzi fra esordienti, allievi e juniores e gli organizzatori sono stati multati con quattro verbali da 120 euro ciascuno perché sulle locandine la gara era indicata come “nazionale” anziché “regionale”. E il bello, come vi ha detto lo stesso Di Rocco, è che dall’inizio dell’anno c’è una delibera federale per cui le gare regionali sono state portate a nazionali.
Quindi non pagheranno?
Non vorrebbero. Ma se non pagano, non possono votare…
Scusa, parliamo dello stesso D’Aquila già presidente regionale?
Proprio lui. Eletto per tenersi buone le provincie orientali e sfiduciato quasi subito, in modo che il Comitato venisse commissariato e affidato a Francesco Miceli. Che tempi…
Giro delle Valli Aretine 1991, Fina vince davanti a Diego Pellegrini e Marco PantaniValli Aretine 1991, battuto anche Pantani
Per cui ci riprovi…
I numeri sono diversi. Duci è stato costretto a smettere, almeno ufficialmente. Per cui, davvero… Se non ora, quando?
Chi voterà per te?
C’è un blocco di comitati provinciali più o meno compatti. Abbiamo voti su Catania, Agrigento, Palermo, Trapani, Siracusa e Ragusa. A Caltanissetta, casa mia, è più complicato.
Perché?
Perché alcuni di quelli che volevano sostenermi otto anni fa, hanno ricevuto incarichi tecnici e regionali che adesso vogliono difendere. Io ci sto mettendo la faccia, portando avanti un progetto.
Spiegaci.
C’è bisogno di persone, finanziamenti e progetti giusti. I fronti sensibili sono tanti. La strada è da rifondare. Su pista, c’è guerra fra Palermo e Noto, perché Palermo non vuole che i fondi siano destinati solo al velodromo di Noto.
Perdona, il velodromo di Palermo è chiuso da anni…
Ma la società che lo gestisce vuole la sua parte nell’eventualità che un giorno sia riaperto. Il Comitato regionale deve pensare al movimento a 360 gradi. Anche Paternò ha un velodromo malmesso. Serve continuità di lavoro fatto bene, passando attraverso la collaborazione con le amministrazioni comunali.
Hai parlato di progetti giusti.
Un esempio. Nel 2007 andai dal direttore della BCC di Caltanissetta. Gli dissi che non volevo chissà cosa, ma 2.000 euro con cui avrei comprato 4 biciclette e le avrei verniciate con i colori della banca. Lui si stupì e accettò. Sapete quanti bambini mettemmo in bici con quei soldi? Ben 15 e la cosa si fermò solo perché dall’anno dopo mi chiamarono per fare il tecnico degli U23.
Ecco la vera domanda: perché lo fai?
Voglio lasciare un segno. Mi vedo qua ed è un peccato che questo bagaglio accumulato in 50 anni vada perduto. Poi, se non sarò capace, mi farò da parte. Odio quando sento dire che siamo nati qui e siamo destinati a restarci. Nascere in Sicilia è un valore aggiunto, la Sicilia non si deve accontentare. Di cosa? E perché?
Nel 2008 è tecnico degli U23: eccolo a Varese con Ballerini, nella ricognizione dei mondialiPrima di Varese 2008, con Ballerini sul percorso
Già, perché?
Fra 5-6 anni non avremo più Nibali, Visconti e Caruso. Il Comitato regionale si deve fare garante di riorganizzare l’attività. Si deve ricreare entusiasmo. Perché non deve nascere un altro Rosario Fina?
Perché pensi che non nascerà a breve?
Si fanno gare di 20-30-40 chilometri. Si fanno le affiliazioni plurime. Ma perché non immaginare di organizzare gare vere qui da noi? Perché questi ragazzi se ne devono andare? Io partii da dilettante, altrimenti ero qua e finii la scuola correndo in Sicilia. Non parlo di ricreare blocchi come ne vedemmo in passato, ma di ridare dignità all’attività.
Non ne ha?
Prima gara a Palermo dopo il lockdown. Una cronometro per tutte le categorie, organizza il presidente Guardì. Bravo, penso. Partenza e arrivo vicine. E si scopre che il tempo lo prendeva un volontario con il cronometro in mano. Nessun chip. Ma anche nessuna multa. Le gare vanno organizzate per gli atleti, perché possano fare esperienza. Serve un progetto di qualità, si devono gettare le basi per il futuro. E soprattutto… Se non ora, quando?