Valentina Scandolara e Guido Bontempi sulla moto del regolatore di gara al Tour of Guangxi

Scandolara: «Mi piace vivere le gare dal lato organizzativo»

24.11.2025
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Classiche e percorsi mossi erano i suoi terreni preferiti quando correva e vinceva. Ora Valentina Scandolara si trova a suo agio in qualunque tipo di corsa… da regolatore di gara. Un compito che si aggiunge a quelli di diesse, talent scout e manager potendo dire serenamente che stia diventando una (ex) atleta completa.

In questa fase della sua carriera post agonistica, sta avendo un ruolo importante un gigante del passato come Guido Bontempi che è una colonna nei servizi motociclistici di scorte tecniche. Al Tour of Guangxi maschile e femminile, l’ultima gara WorldTour di una stagione sempre più infinita, Scandolara ha esordito sulla moto guidata proprio dall’ex velocista della Carrera, formando una coppia di altissima qualità per quel tipo di lavoro. Per una giramondo come lei è stata un’esperienza inedita che le ha fatto scattare un’ulteriore scintilla.

Scandolara ha corso per 15 stagioni. Il suo "occhio" e la sua esperienza sono molto utili per il suo nuovo ruolo
Scandolara ha corso per 15 stagioni. Il suo “occhio” e la sua esperienza sono molto utili per il suo nuovo ruolo
Scandolara ha corso per 15 stagioni. Il suo "occhio" e la sua esperienza sono molto utili per il suo nuovo ruolo
Scandolara ha corso per 15 stagioni. Il suo “occhio” e la sua esperienza sono molto utili per il suo nuovo ruolo
Valentina com’è andata in Cina?

E’ andata molto bene. Ero emozionata perché ho visto il Tour of Guangxi evolvere sotto tanti punti di vista, specie per la sicurezza. Io lavoro per la ProTouch Global di Robert Hunter, l’ex pro’ sudafricano, che è un’agenzia di management sportivo. Non abbiamo solo la procura di diversi atleti, ma curiamo da vicino anche alcune gare. Il Tour de Suisse lo organizziamo completamente noi così come il Tour of Guangxi maschile, mentre aiutiamo l’organizzazione della gara femminile. Ecco perché mi sentivo così inizialmente, ma con accanto uno come Guido mi sono tranquillizzata subito.

Ti sta facendo da mentore?

Lui per me è un riferimento assoluto. Guido dopo che ha smesso di correre ha davvero fatto di tutto: direttore sportivo, regolatore e ora esperto motociclista. Mi ha insegnato tanto e mi consigliava di diventare una regolatrice di gara già da tempo. Mi ha spinto a seguire tanti corsi perché, come mi dice sempre lui, possono sempre tornare utili. Infatti in quest’ultimo periodo ho fatto i corsi di scorte tecniche e moto staffette organizzati dalla FCI.

Al via della gara Scandolara ha notato scetticismo per un regolatore donna, però sapeva come farsi rispettare
Al via del Tour of Guangxi, Scandolara ha notato scetticismo per un regolatore donna, però sapeva come farsi rispettare
Al via della gara Scandolara ha notato scetticismo per un regolatore donna, però sapeva come farsi rispettare
Al via del Tour of Guangxi, Scandolara ha notato scetticismo per un regolatore donna, però sapeva come farsi rispettare
Grazie alle sue indicazioni hai avuto meno difficoltà nella gestione in gara?

Quello senza dubbio, anche perché ci vogliono tremila occhi per stare attenti ad ogni cosa. Noi non siamo né giudici né commissari, ma persone che conoscono molto bene il percorso di gara che devono gestire la parte non sportiva. Non possiamo dire nulla se un atleta sta in scia prolungata ad un’ammiraglia però possiamo intervenire sulle manovre moto di fotografi od operatori tv che stanno troppo vicino ai corridori. Oppure, come in Cina dove non ci sono strade alternative a quelle della corsa, organizziamo il passaggio del convoglio di altri mezzi.

Quanto conta essere stata un’atleta?

Certamente perché ti rendi conto subito di tante cose. Sai come pensa un corridore in gara o come può reagire in certe situazioni. Ad esempio le traiettorie che fanno quando e dove vogliono rientrare in gruppo dopo aver superato il traffico di ammiraglie e altri mezzi. Oppure in altri punti del percorso. Per i ruoli che riguardano la sicurezza a mio avviso è importante che ci sia un ex atleta.

Hai qualche aneddoto da raccontare del Tour of Guangxi?

Non molti per la verità, giusto un paio che mi sono rimasti impressi. Appena arrivata, sia dopo le riunioni che soprattutto al via della corsa, ho notato alcuni sguardi di scetticismo nel vedere una donna come regolatore di gara. Sono abituata a queste cose ormai. Fortunatamente essendo stata in ammiraglia, so come farmi capire bene fin da subito. L’altro aneddoto riguarda un momento in corsa.

Spiega pure.

Riprendo ciò che dicevo prima. Nel finale del Tour of Guangxi femminile si era avvantaggiata in discesa Anna Henderson (che poi ha vinto, ndr) e la stava affrontando a grande velocità. Su di lei avevo lasciato un’auto dell’organizzazione guidata da un cinese, ma sono dovuta ritornare ben presto su di loro perché lui le stava davanti in modo pericoloso. Non si era reso conto, e forse non se lo aspettava minimamente, quanto potessero andare forte in discesa anche le ragazze. Gli ho detto di lasciarle più spazio e si è risolto tutto.

Il tuo congedo dall’Esercito Italiano ti ha permesso di essere attiva su più fronti?

Sono stata con loro per dodici anni e gli sono grata per il supporto che mi hanno dato in tutti quegli anni. Avevo ottenuto il servizio permanente, ma è stata una decisione mia l’anno scorso quella di uscirne. Avevo in ballo la realizzazione di alcuni progetti e una parte di essi stavano e stanno prendendo corpo. Sono sempre impegnata anche con la Down Under Cycling Academy di ciclisti che arrivano da lontano o da altri sport con l’obiettivo di portarli ad un livello più alto.

Henderson vince il Tour of Guangxi, ma in un tratto di discesa Scandolara ha dovuto metterla in sicurezza per una moto troppo vicina
Henderson vince il Tour of Guangxi, ma in un tratto di discesa Scandolara ha dovuto metterla in sicurezza per un’auto troppo vicina
Henderson vince il Tour of Guangxi, ma in un tratto di discesa Scandolara ha dovuto metterla in sicurezza per una moto troppo vicina
Henderson vince il Tour of Guangxi, ma in un tratto di discesa Scandolara ha dovuto metterla in sicurezza per un’auto troppo vicina
Come sta andando?

Molto bene anche quello. Inizialmente, grazie ai miei trascorsi lavorativi in Australia, prendevamo atleti elite australiani o neozelandesi, con donne under 27 per consentire loro di correre almeno le gare open in Italia. Dall’anno scorso abbiamo allargato anche ad atleti U23 o juniores che vengono anche da Israele o Canada. Abbiamo una base nel veronese a Ronco all’Adige dove fanno camp di due mesi insegnandogli il ciclismo europeo e seguendo test e programmi di Luca Zenti, preparatore della UAE Team ADQ. Quest’anno siamo riusciti a far partecipare due australiane al Giro Women con la Mendelspeck (McCarthy e Nicholson, ndr).

L’agenda di Valentina Scandolara è già piena per il 2026?

Vedremo cosa mi riserverà anche questo nuovo ruolo di regolatore. Mi piace stare da questa parte del ciclismo e mi piace questo compito. Non avevo mai considerato troppo il lato organizzativo delle gare, però vorrei continuare a seguirlo e magari scoprire altri aspetti.

Andrea Garosio ancora in gruppo. Da corridore a regolatore…

16.05.2025
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E’ successo tutto molto in fretta, quasi senza volerlo. Quando lo scorso novembre Andrea Garosio ha deciso di smettere con il ciclismo, la stagione era appena finita. L’idea di lasciare c’era da tempo, ma la conferma è arrivata dopo pochi giorni: «Avevo ancora una proposta da una squadra, ma poi non è andata. E ho deciso che era finita».

Dopo un inverno passato con il padre nell’impresa di famiglia e un po’ di indecisione su cosa fare da grande, Garosio è stato chiamato dalla RCS Sport: lo volevano al Giro d’Italia come regolatore. Era un pomeriggio di gennaio e il telefono ha squillato.

Una figura ibrida, a metà fra la direzione e la giuria, che si muove con la moto per garantire sicurezza e fluidità alla corsa. Lo abbiamo intercettato per capire meglio cosa significhi questo nuovo ruolo e cosa si nasconde dietro le quinte della corsa rosa.

Andrea Garosio è stato pro’ per 9 stagioni. Ha chiuso la carriera nel 2024 alla Polti-Kometa
Andrea Garosio è stato pro’ per 9 stagioni. Ha chiuso la carriera nel 2024 alla Polti-Kometa
Andrea, come sei arrivato a fare il regolatore?

Mi hanno chiamato da RCS Sport. Ero a lavoro con mio papà. In quel periodo andavo un po’ con lui perché volevo tenermi la possibilità di restare legato al ciclismo, quindi non mi ero ancora impegnato con nessuno. A casa abbiamo una piccola azienda edilizia. Avevo ricevuto alcune proposte, anche per lavori d’ufficio, ma non avevo deciso. Mi ha chiamato Barbin e mi ha detto che avrebbero voluto parlarmi. Quasi non ci credevo all’inizio. Poi mi hanno convocato, ho parlato direttamente con Mauro Vegni e Luca Papini. Mi hanno spiegato tutto e ho colto al volo l’occasione. In più avevo anche il corso da direttore sportivo di terzo livello. Insomma avevo i requisiti anche per l’UCI.

Quanto il to passato da corridore, fresco ex corridore, ti ha aiutato per fare il regolatore?

Molto. Aver corso tanti anni aiuta: conosci le dinamiche, capisci la corsa. Quando vedi il profilo della tappa sai già che tipo di giornata sarà. Poi durante la corsa, essendo vicino al gruppo, sai se stanno accelerando, se c’è vento, se è un momento di stress. In discesa, per esempio, sai se conviene allungare un attimo per dare spazio, oppure se puoi stare più vicino. Insomma, sei in mezzo alla corsa. Ti muovi come un corridore, anche se sei in moto. Capisci le intenzioni del gruppo e ti adatti.

Ma concretamente, cosa fa un regolatore?

Regola tutto quello che riguarda i mezzi in corsa. Dalla gestione dei fotografi, che devono sapere quando possono avvicinarsi ai corridori, alla sicurezza degli atleti che si staccano, posizionando le staffette o la polizia per ogni gruppetto. Poi se c’è un ostacolo a terra che non è stato segnalato, puoi metterti davanti al gruppo e indicare la direzione. Quando c’è una caduta, devi far defluire il traffico, assicurarti che arrivino i medici e l’ambulanza. Se c’è un rientro dopo una foratura o un incidente meccanico, devi gestirlo. Sono tante piccole cose che non si vedono, ma fanno parte del lavoro quotidiano.

Ieri un bel da fare per Garosio e colleghi nelle fasi della neutralizzazione…
Ieri un bel da fare per Garosio e colleghi nelle fasi della neutralizzazione…
A livello tecnico, con quante radio sei collegato?

Due. Una è quella nostra, interna alla direzione. L’altra è il radiocorsa, quella di tutti: ammiraglie, direzione, giuria. Noi della direzione abbiamo un canale nostro in cui ci coordiniamo su tutto: eventuali pericoli, decisioni da prendere, posizionamenti.

C’è stato un momento difficile, oltre alla maxi caduta di ieri che però con la neutralizzazione tutto sommato è stata poi “facile”?

Il circuito di Lecce per esempio. C’erano due strettoie e l’ho segnalato subito, ero davanti e ho sentito anche le lamentele. Se fossi stato ancora un corridore, avrei pensato che fosse un punto pericoloso, invece da regolatore lo valuti diversamente. Per me il circuito era bello. Le strettoie c’erano, ma non erano impossibili da affrontare.

E’ più complicato stare davanti o dietro al gruppo?

Davanti è più complicato per l’attenzione. Devi essere preciso, non intralciare, leggere bene la discesa. C’è un lavoro più attivo. Chi scatta e chi chiude. Dietro invece c’è più da fare in generale, perché se qualcuno si stacca lo devi seguire, mettere in sicurezza. Ma se non ci sono corridori staccati, dietro è più tranquillo. Davanti hai più responsabilità, soprattutto nei momenti chiave.

Quando sei dietro però, i corridori non ci sono più…

Solo se non si staccano. Se invece ci sono corridori in difficoltà, devi seguirli, assicurarti che ci siano le staffette, vedere se rientrano. Però è più semplice da gestire: sono pochi, li conosci, sanno come muoversi. Davanti invece hai la responsabilità di non intralciare nessuno, di vedere tutto prima che accada.

Dalla tv non si vede ma in corsa c’è sempre un bel caos di mezzi al seguito. Il regolatore come Garosio ha il compito di gestire questo traffico
Dalla tv non si vede ma in corsa c’è sempre un bel caos di mezzi al seguito. Il regolatore come Garosio ha il compito di gestire questo traffico
Andrea da ex corridore: chi ti ha impressionato sin qui?

Sicuramente Pedersen. E’ fortissimo e mi ha stupito soprattutto nella crono di Tirana. Incredibile davvero. Poi vedo molto bene Roglic: mi sembra in forma. Ayuso invece si sta nascondendo tanto. Entrambi però hanno squadre fortissime. Sarà una bella sfida fino alla fine.

Il tuo ex compagno Piganzoli?

Ci ho parlato in questi giorni con “Piga”, lo vedo tranquillo. Secondo me ha preso tanta fiducia lo scorso anno dopo il Giro dell’Emilia dell’anno scorso. Ha valori buoni, va forte, gli auguro davvero di fare un bel Giro. Siamo amici, siamo stati compagni di camera tante volte, lo conosco bene. Anche Pellizzari mi ha sorpreso, soprattutto nella crono. Non era una prova semplice: strade larghe, ritmi alti, eppure è andato forte. Lui però ha un capitano importante (Roglic, ndr)… vedremo. Ma se va forte a crono, vuol dire che sta bene.

Speriamo bene per entrambi: due italiani davanti fanno bene a tutto il movimento…

Assolutamente. E io tifo per loro. Li conosco entrambi, anche se con Piga ho più confidenza visto che spesso è stato anche mio compagno di stanza. Sono ragazzi giovani, motivati, stanno bene. Spero vivamente che riescano a lasciare il segno.

Dalla bici alla moto, Simion regolatore con battesimo di fuoco

09.04.2022
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Paolo Simion è (quasi) sceso di bici ed è salito in moto. La storia del veneto va ad aggiungersi a quella di altri corridori che adesso “dirigono il traffico” in corsa. Paolo infatti è diventato uno dei regolatori, come prima di lui avevano fatto altri colleghi, da Allocchio a Velo, passando per la breve parentesi di Gasparotto, ora diesse alla Bora-Hansgrohe.

Capelli rossi, lentiggini e una voce squillante, l’ex stradista e pistard ha iniziato questa avventura nella famiglia Rcs Sport ufficialmente alla Strade Bianche. 

Anche se in volto non si vede bene, ecco Simion sulla moto come regolatore
Anche se in volto non si vede bene, ecco Simion sulla moto come regolatore
Paolo, raccontaci come è andata? E prima di tutto perché hai deciso di dire basta col ciclismo: avevi ripreso con la pista…

Avevo degli accordi con la squadra cinese (la Tianyoude, in cui già aveva militato in passato, ndr), ma le cose non erano per nulla chiare, soprattutto per quel che concerneva il calendario. E infatti in Asia è ancora tutto bloccato. In Cina in pratica è tutto fermo. Io già avevo investito un anno a tenere duro e ne avrei anche fatto un altro, ma poi mi sono fatto due conti. Quest’anno compio 30 anni e non posso più permettermi certe libertà come se ne avessi 21-22. Non dico che il sogno è passato, ma quasi…

Quindi dalla bici alla moto…

Sì, anche se in realtà non sono sceso del tutto. Mi hanno infatti contattato per fare la guida nel tandem in vista delle Paralimpiadi di Parigi 2024. A giorni inizierò il circuito, non ho molta esperienza ancora, ma cercherò di farla presto.

E l’aggancio con Rcs Sport come è avvenuto?

Mi hanno contattato direttamente dall’organizzazione su consiglio, credo, di Barbin, mio ex compagno di squadra. Loro cercano regolatori e due dei requisiti fondamentali per diventarlo sono: essere stato un corridore ed avere una tessera UCI da diesse. E io ce l’avevo di terzo livello. Un diesse infatti deve anche sapersi muovere con la macchina in corsa. In realtà con Rcs già c’era stato un contatto a dicembre. Avrei dovuto fare il debutto all’UAE Tour, ma prima di partire il tampone per il Covid risultò positivo e sono rimasto a casa, anche se non avevo assolutamente niente. Così ho iniziato con la Strade Bianche, la Tirreno e Sanremo. 

Un debutto di fuoco alla Strade Bianche…

Eh già, un bel “casino”! Iniziare all’UAE Tour sarebbe stato meglio, vista anche la tipologia delle strade più ampie e meno tortuose. La difficoltà maggiore è stata riconoscere le varie voci in radio. Ma già alla Tirreno le cose sono andate decisamente meglio.

Sullo ormai mitica Yamaha Tricity (tre ruote) che vediamo nelle corse di Rcs, Simion ha debuttato alla Strade Bianche
Sullo ormai mitica Yamaha Tricity (tre ruote) che vediamo nelle corse di Rcs, Simion ha debuttato alla Strade Bianche
Il regolatore dirige il traffico, ma ci dici di preciso in cosa consiste il tuo ruolo?

Siamo parte integrante dell’organizzazione e curiamo la sicurezza in gara, i movimenti di auto, moto, staffette, ammiraglie, fotografi… Serve un linguaggio sintetico e chiaro al tempo stesso. Quando devi spiegare una cosa non puoi fare una prosopopea!

Come ti muovi in corsa?

I regolatori sono quattro. Uno sta davanti alla fuga, uno dietro, uno davanti al gruppo e uno dietro al gruppo. Questo almeno in una situazione standard, tranquilla. Se invece la corsa scoppia e ci sono tanti gruppetti, si fa la spola tra un drappello e l’altro. Ci si assicura che le ammiraglie non si infilino in mezzo e facciano da punto da appoggio, si vede se c’è una staffetta o una moto della Polizia che possa “scortare” quello stesso drappello. Tutti noi facciamo riferimento a Velo ed Allocchio.

Ci sono dei meccanismi incredibili…

Esatto. Ma è bello e poi ho l’occasione di restare nel mio ambiente. Il must comunque è: se vedi qualcosa che necessita di un intervento, intervieni. Prendi la decisione. Non aspettare a chiedere. Se si può risolvere, risolvila subito. In corsa le cose cambiano nel giro di pochi secondi.

Avete una vostra radio?

In cuffia parliamo con il motociclista, poi ascoltiamo la radio della direzione con la quale possiamo comunicare tra noi. E possiamo ascoltare anche radiocorsa e se ci sono delle criticità possiamo intervenire anche con loro. La cosa di cui mi sono accorto è che in corsa tutto è talmente dinamico che anche se siamo in tanti, paradossalmente siamo sempre pochi! Inoltre direi che siamo ancora in una fase di rodaggio, per questo ci scambiamo spesso le posizioni. E’ importante prendere confidenza con le varie situazioni del gruppo.

Paolo, hai detto che hai seguito la Sanremo dalla moto: come è stato? E che differenze hai notato tra il farla in bici?

Che in moto è più semplice! E’ sempre fantastica. Già da corridore capisci che una corsa è qualcosa di diverso, ma in moto è unico. Ti accorgi delle velocità folli e colpisce vedere come tutti conoscano tutto: ogni curva, ogni buca, ogni salita.

Solo a novembre scorso, Simion ancora era nel pieno dell’attività. Nel 2021 ha corso con la Giotti Victoria – Savini Due
Solo a novembre scorso, Simion ancora era nel pieno dell’attività. Nel 2021 ha corso con la Giotti Victoria – Savini Due
Dove eri posizionato alla Classicissima?

Fino alla Cipressa sono stato dietro al gruppo. Poi dopo che si è rotto ho fatto la spola tra gruppetti fino al Poggio. A quel punto siamo risaliti sulla fuga per allontanare tutte le auto e le moto. Dovevano andare davanti perché in quei frangenti con le velocità alte e la discesa del Poggio è un attimo che si possano creare degli intoppi. L’obiettivo era liberare la strada il più possibile.

Ti sentiamo davvero entusiasta, Paolo!

E’ bello. La logistica del ciclismo, tutti i mezzi della carovana mi hanno sempre affascinato. S’imparano tante cose. Si hanno competenze trasversali su tanti aspetti della corsa. E sì: sono contento!

Con l’occhio dell’ex corridore chi ti ha colpito di più degli atleti?

Ho corso con campioni come Boonen o Cancellara, ma la facilità di pedalata di Pogacar fa paura. E’ una spanna sopra a tutti. Nel ciclismo di oggi, in cui con quei ritmi assurdi scollinano in 35 sulla Cipressa quando pochi anni fa sarebbero stati in tre, fare certe differenze è incredibile.

Cosa fa il regolatore? Chiediamolo a Gasparotto

11.05.2021
5 min
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Gasparotto ha cambiato ruolo, ma non lo sguardo. La capacità di guardare dritto al cuore delle cose che aveva da corridore l’ha portata oggi nel nuovo ruolo di regolatore. Anche se, ammette con disappunto, alcuni corridori e parte dell’ambiente non hanno ancora capito di che cosa si tratti. Enrico detto “Giallo” è salito sulla moto di Rcs Sport al Uae Tour e poi chilometro dopo chilometro, è arrivato al Giro d’Italia. Ieri ha preso la prima pioggia della corsa rosa, ma oggi sarà peggio. E comunque ricorda di essersi bagnato ben di più alla Tirreno nel giorno in cui Van der Poel vinse a Castelfidardo.

«Mi hanno proposto questo incarico ai primi di gennaio – racconta – anzi inizialmente era venuto fuori che si liberavano delle posizioni, solo dopo ho saputo di cosa si trattava. Sono uno dei quattro regolatori che Rcs vuole per gestire al meglio il gruppo. Gli altri sono Velo, Longo Borghini ed Enrico Barbin. Siamo più di quelli che prevede l’Uci, ma per stare tranquilli, da noi si fa così. Ero curioso di sapere che cosa ci fosse da fare. Mentre però il Uae Tour non era così difficile da gestire, la Tirreno è stata la prima vera gara, fra moto e auto al seguito. E ho capito davvero il mio compito».

E’ un compito difficile?

Dipende dal ruolo che hai. Velo è quello che sta davanti al gruppo e la sua posizione è la più pericolosa. In ogni caso è un ruolo in cui devi avere capacità decisionale, fermezza e devi essere fermo in quello che decidi, altrimenti è un attimo che qualcuno se ne approfitti.

In che modo lavorate?

Siamo tutti collegati tramite Radio Direzione, un canale attraverso il quale comunichiamo i problemi che ci sono. E’ una frequenza cui hanno accesso la direzione e tutte le figure ufficiali che gestiscono la corsa. Chi è davanti avvisa chi è dietro di eventuali rischi per il gruppo. La figura del regolatore nasce per la sicurezza dei corridori. Ogni ragionamento che facciamo è per la massima sicurezza dei ragazzi. Parliamo di gestire il sorpasso delle moto staffette e quello delle moto dei fotografi, gestendo anche la loro rotazione in testa al gruppo, perché possano lavorare tutti in condizioni di sicurezza. Sta a noi permettere a chiunque abbia un ruolo di lavorare in gruppo, ammiraglie comprese.

Il fatto di aver corso ti permette di capire i movimenti del gruppo?

E’ il motivo per cui siamo tutti ex professionisti, perché riusciamo a capire e prevenire il movimento dei ragazzi. Se capisci in che modo si muove il gruppo, puoi disporre il passaggio di chi deve superare. Comunichiamo le indicazioni a Velo, che sposta il gruppo di conseguenza.

Velo è il regolatore numero uno. Qui sulla moto guidata da Igor Astarloa al Giro del 2015
Velo è il regolatore numero uno. Qui sulla moto guidata da Igor Astarloa al Giro del 2015
Sembra brutto, ma sembra che voi siate i cani e il gruppo un gregge…

E avete ragione, perché sono come un branco di pecoroni. Ho discusso tante volte quando correvo di questi dettagli, affinché lasciassero lavorare le ammiraglie, dando a tutti modo di fare la propria parte. Quello che mi dispiace è che tanti non sappiano che cosa sia il regolatore. Mi chiedono che cosa faccia in moto, se stia collaborando con la Rai…

Forse si dovrebbe insegnarlo ai corridori?

Servirebbe una formazione a livello Uci e non soltanto per i corridori, perché anche alcuni team manager o direttori non capiscono. Alla Sanremo ho dovuto discutere con un’ammiraglia, per la quale ero poco più di una staffetta o di un fotografo.

Sei tranquillo in corsa sulla moto?

Il motociclista che mi è stato assegnato ha fatto tanti anni come scorta, ma non aveva mai guidato in gruppo, perciò gli ho insegnato come muoversi. E devo dire che in queste prime due tappe in linea, si è mosso bene. E questa è una bella soddisfazione. Per contro, anche io ho dovuto imparare la mia parte. E comunque è bello perché sento che in questi giorni si sta creando il feeling in tutto il nostro gruppo.

Dovete ispezionare i percorsi in qualche modo?

Ogni giorno, finita la tappa, facciamo un briefing mettendo sul tappeto tutte le informazioni sulla corsa del giorno dopo. Abbiamo software nei telefonini, la stessa tecnologia che usano i direttori sportivi sulle ammiraglie.

Prima del via, parlando con Longo Borghini, altro regolatore
Prima del via, parlando con Longo Borghini, altro regolatore
Quali sono dunque i tuoi strumenti quando sali in moto?

A parte il casco e l’abbigliamento tecnico, il più importante è il fischietto. Poi la bandierina, l’elenco dei partenti e la mappa della tappa. Questa una volta era di carta e in certi casi lo è ancora, ma di fatto sotto il cupolino della moto si riesce a mettere uno smartphone con lo schermo gigante che ha cambiato le cose.

Arrivi stanco la sera?

Non ho il mal di gambe dei ragazzi, ma c’è comunque tensione. Se piove, se le strade non sono grandi. E comunque c’è tensione per fare le cose al meglio. Inoltre con la diretta televisiva integrale, c’è una pressione incredibile. L’Uci sorveglia ogni fase e le multe arrivano. E noi regolatori abbiamo la responsabilità e ci chiediamo sempre se potevamo fare meglio. Quando alla Tirreno, Simon Carr è finito contro quel paletto, mi sono chiesto per giorni se avrei potuto fare di meglio.

Riesci ancora a mandare avanti la tua squadra continental?

La squadra va avanti da sé e io comunque non sono il tecnico principale. Per quello c’è Marcello Albasini, io do una mano quando serve. Riesco ancora a farlo benissimo.