Volchem Mirabol Hydro 90, proteine a rapida assimilazione

08.10.2021
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I risultati sportivi spesso sono figli della cura del dettaglio, prima, durante e dopo la corsa. Per questo Volchem ha creato Mirabol Hydro 90 whey protein. Si tratta di un integratore per soddisfare le esigenze degli sportivi ed utilizzatori più sensibili, più scrupolosi e precisi di tutti. Una ricetta ideata dall’azienda italiana che mette in primo piano le proteine idrolizzate in polvere, le più facili e rapide da digerire ed assimilare in assoluto.

Mirabol Hydro 90 è stato studiato per garantire rese elevatissime, con valori nutrizionali tra i migliori della categoria, velocità di solubilizzazione in acqua o latte, senza prescindere dal gusto e dall’appetibilità del prodotto. Una soluzione per l’integrazione immediata laddove il fisico necessita di un recupero istantaneo o dove vi sono spostamenti o impegni imminenti dopo l’allenamento o la corsa.

Filippo Baroncini con la sua splendida vittoria a Leuven tra gli U23, ci dice della bontà di questo integratore
Filippo Baroncini con la sua splendida vittoria a Leuven tra gli U23, ci dice della bontà di questo integratore

Composizione

Le proteine non sono tutte uguali. In natura come nella produzione di integratori alimentari, le fonti, le caratteristiche molecolari, le modalità di somministrazione, digestione ed assorbimento, sono molteplici. Alla base di Mirabol Hydro 90 vi è un obiettivo chiaro: più semplice e “corta” risulta essere la catena proteica, più facile e rapido sarà il processo digestivo.

La proteina idrolizzata è la somma finale di tutta la serie evolutiva di questa tipologia di composti. Questo integratore è formulato a partire dalle proteine del siero del latte. Queste sono le proteine a più alto valore biologico presenti in natura insieme a quelle dell’uovo, con percentuali di purezza del 90% sul prodotto finito. È un prodotto senza glutine. E’ utilizzabile dagli intolleranti al lattosio, privo di grassi idrogenati ed OGM, non contiene zuccheri semplici aggiunti e solo l’1-2% di grassi. 

Pochissimi grassi e una velocità di assimilazione senza pari per essere un integratore proteico
Pochissimi grassi e una velocità di assimilazione senza pari per essere un integratore proteico

Assimilazione e benefici

Una proteina già “parzialmente digerita”, ovvero idrolizzata, è una proteina che ha tempi di assimilazione ridotti a poche decine di minuti. È questa la caratteristica fondamentale di questo genere di polveri che, se utilizzate correttamente, risultano ideali per il recupero ed il reintegro proteico post-workout.

Attività fisiche molto intense e prolungate come quelle di endurance, sforzi ripetuti nel corso dei giorni con poco margine di recupero, possono necessitare di tutta questa serie di aspetti che altrimenti sarebbero trascurati utilizzando altre fonti proteiche. Il processo di idrolisi enzimatica parziale alla quale viene sottoposta la materia prima, permette non solo di velocizzare l’assimilazione, ma anche di migliorare la digeribilità dell’intero prodotto. 

Volchem

Dieta chetogenica, più difetti che pregi

01.03.2021
4 min
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Dieta chetogenica: una delle più ricercate del momento ma al tempo stesso è anche una delle più“delicate”. E’ una moda? E’ efficace per davvero? E’ dannosa? Dal momento che anche molti ciclisti l’hanno utilizzata ne abbiamo parlato Francesca Della Bianca, medico dello sport che collabora con anche con la Bardiani Csf Faizanè.

Muscoli più tirati con la dieta chetogenica, ma gli effetti collaterali non mancano
Muscoli più tirati con la dieta chetogenica, ma molti gli effetti collaterali

Organismo obbligato

«Si tratta di una di quelle diete estreme – dice Della Bianca – ed è lontana dalle diete equilibrate. Si può fare per brevi periodi, due o tre mesi al massimo, ed è legata ad un obiettivo, come la riduzione del peso.

«E’ un regime alimentare che si basa sull’abbattimento dei carboidrati. Lo scopo principale è costringere l’organismo a utilizzare i grassi come fonte di energia. Si genera una risposta ormonale come il rilascio dell’insulina e del glucagone che regolano il livello degli zuccheri nel sangue. In questo modo l’organismo è costretto  a produrli autonomamente sia per tenerci in vita, sia per far fronte all’esercizio fisico. E la fonte da cui provengono gli zuccheri sono i grassi stessi, si vanno ad intaccare le riserve e non si introducono carboidrati dall’esterno…

«Ma c’è una bella dose di effetti collaterali che vanno oltre quelli che riguardano il normale metabolismo. Ne risentono prima di tutto fegato e reni, che sono gli emuntori che smaltiscono le scorie. Non solo, ma questa dieta va ad incidere anche sulla respirazione».

La Jumbo Visma è stata criticata per aver utilizzato questa dieta
La Jumbo Visma è stata criticata per aver utilizzato questa dieta

Chetoni, il cibo del corpo

Se i carboidrati vengono ridotti a un livello molto basso, l’organismo comincia ad utilizzare i grassi, avviando un processo chiamato chetosi, perché porta alla formazione di molecole chiamate corpi chetonici, in pratica il “cibo per l’organismo, i sostituti dei carboidrati”. In genere la chetosi si raggiunge dopo un paio di giorni in cui si è assunta una dose molto bassa di carboidrati (non oltre 50-60 grammi).

«Di certo questa dieta – riprende la Della Bianca – non si può protrarre a lungo, poiché si danneggia l’organismo e anche il sangue ne risente visto che viene alterato il suo Ph e questo va in acido. É come se si entrasse in uno stato infiammatorio. E’ vero, ci si asciuga, si vede il muscolo, ma molti aspetti non sono tollerabili. Già in una fase di vita normale e senza troppo esercizio fisico, con i ritmi e i cibi di oggi, c’è un po’ di acidosi generale.

«Il corpo umano produce i chetoni che sono il “cibo” per i muscoli (e non solo). Diventano cibo in una situazione di emergenza, come l’acido lattico del resto. Si tratta di una dieta estrema e come tutte, se non è seguita poi da un regime alimentare corretto ed equilibrato, una volta che si finisce si torna al punto di partenza».

I macronutrienti nella dieta chetogenica: 70% proteine, 25% grassi, 5% carboidrati
I macronutrienti nella dieta chetogenica: 70% proteine, 25% grassi, 5% carboidrati

Cosa si mangia

Ma quindi come mangia un corridore che vuol fare la dieta chetogenica?

«Assume moltissime proteine e abbatte del tutto i carboidrati – conclude Della Bianca – o meglio quel che è possibile. Perché se si mangiano dei legumi questi ne contengono. Quindi uova a colazione, carne a pranzo e pesce a cena? Sì, può essere uno schema. La verdura va bene, non i tuberi, e la fonte di grassi arriva principalmente da condimenti tipo l’olio. Okay un po’ di frutta secca. Nelle forme più estreme di questa dieta si ricorre anche agli integratori, però siamo già in uno stato estremo e significherebbe gravare ancora sull’organismo. Pensiamo all’acidosi del sangue, alla fine visto che il sangue arriva dappertutto, si va ad intaccare tutto il corpo».

Senza dubbio è una dieta estrema. Chissà se anche questa ha contribuito (o si può legare) ai vari disordini alimentari di cui abbiamo parlato nelle scorse settimane.

borracce

Più proteine in gara: vero o falso?

14.10.2020
3 min
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Durante le prime tappe del Giro d’Italia, abbiamo notato che molti corridori cercavano barrette proteiche a vantaggio di quelle a base di carboidrati. E soprattutto si vedono sempr meno i cari vecchi “paninetti”. Una casualità o c’è del fondamento?

Per saperne di più abbiamo chiesto a Laura Martinelli, nutrizionista della Bahrain McLaren. La dietista con una specializzazione in nutrizione sportiva presso l’università di Leeds, ci ha subito chiarito le idee.

Pello Bilbao
Pello Bilbao, capitano della Bahrain McLaren segue le dritte di Laura Martinelli
Pello Bilbao
Bilbao (Bahrain McLaren) è seguito da Laura Martinelli
Laura, aumenta davvero l’utilizzo delle barrette proteiche?

Quando si parla di nutrizione generalizzare è sempre difficile. Ci sta che ci sia una piccola parte legata al gusto del corridore, ma non credo sia così. In gara si hanno due obiettivi: reintegrare i liquidi e mantenere alto il livello di carboidrati. E questo si ottiene consumando barrette glucidiche, rice cake, che apportano appunto dei carboidrati.

Quindi è vero che si vedono meno paninetti nelle tasche?

In parte è vero. La nuova generazione preferisce utilizzare prodotti confezionati. I corridori più esperti invece preferiscono tartine e tortine di riso. Ma per entrambi dominano i carboidrati. Almeno in corsa.

In allenamento è diverso?

Può essere diverso. Puoi decidere che per stimolare ulteriormente l’organismo e lavorare senza zuccheri soprattutto sul finire dell’allenamento l’atleta utilizzi più barrette proteiche che a base di carboidrati. SI vuole cercare uno stress ulteriore. In tal caso parte anche “scarico”, a colazione il corridore assume più proteine che zuccheri e nella borraccia mette proteine in polvere anziché le maltodestrine. Ma in corsa in cui l’obiettivo è la performance i carboidrati sono imprescindibili.

Voi in Bahrain come vi organizzate sotto questo punto di vista?

Io e l’altro nutrizionista Nicola Moschetti abbiamo ideato una sorta di ricettario per la gara, che comprende barrette e rice cake studiato per pezzo per pezzo e ognuno ha 20 grammi di carboidrati, mentre lipidi e proteine sono molto più bassi.

rice cake
Le rice cake preparate per i corridori della Bahrain McLaren
Le rice cake della Bahrain McLaren
Date molta importanza a queste tortine di riso, perché?

Perché si mandano giù facilmente e danno la giusta energia. Rispetto ai paninetti l’amido è già cotto e quindi si digerisce meglio. Oggi c’è la tendenza, più o meno giustificata, di evitare il glutine. E il panino ne ha di più. Noi in Bahrain tendiamo ad utilizzare pane fresco, ma non è sempre possibile durante un Giro. Anche se lo congeli dopo un po’ non è più la stessa cosa.

Preparate voi le rise cake?

Ci pensa il massaggiatore che fa l’hotel. Il pomeriggio prima della tappa nel camion cucina prepara il riso. La base è quella di un risotto. E poi a seconda delle preferenze dei corridori lo “condisce” con frutta, cioccolato, limone, cocco… E credetemi in 21 tappe i corridori amano cambiare gusto.

Quindi non è vero che le barrette proteiche in corsa sono la tendenza?

Per me no. Può starci che uno scalatore in una tappa facile in cui sa che consumerà meno energie del previsto voglia assumere un po’ di proteine in più e limare qualche grammo in vista delle tappe più dure. Ma non lo fa per questioni di performance.