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Volate al Giro, Petacchi spiazza: meglio se c’è salita

25.02.2021
4 min
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Questo Giro con cinque tappe vere per velocisti sarebbe piaciuto ad Alessandro Petacchi, che degli sprinter è stato a lungo il re?

Lo spezzino, toscano di adozione, si è fatto un’idea studiando le carte che sono uscite su social e siti e pur essendo l’ideale ambasciatore della categoria veloce, ha una posizione interessante e alla fine condivisibile su volate e salite. Avete presente le rimostranze di alcuni uomini veloci, secondo cui anche le tappe con arrivo in volata hanno dislivelli elevati? Secondo Alessandro non è necessariamente un male, ma ci arriveremo con ordine.

Giro 2003, a Lecce Petacchi batte Cipollini e apre la sua era
Giro 2003, a Lecce Petacchi batte Cipollini
Che cosa ti sembra del Giro?

Ho visto il percorso, direi che il Giro ormai è disegnato così da qualche anno. Quest’anno forse i giorni veramente duri sono concentrati e sembra che ci sia più respiro.

Cinque volate, in teoria a capo di percorsi pianeggianti, sono un lusso?

La tappa piatta sicuramente è tranquilla per chi fa classifica. La salitella a ridosso dell’arrivo diventa sempre motivo di tensione. Diciamo che la tappa piatta è più rilassante per tutti, finché non arrivi alla volata, a meno che non trovi vento. L’Italia da questo punto di vista non è come la Spagna o la Francia, le uniche zone in cui ne trovi tanto sono a Sud, di solito in Puglia. Ma la tappa che parte da Foggia sembra dura e non si arriverà in volata.

Rilassante per tutti, finché non arrivi alla volata?

Quando vedono una tappa così, tutti vogliono fare lo sprint. C’è confusione proprio in finale, soprattutto quando si parla della prima settimana, quindi ad esempio a Cattolica. Sono quelle tappe in cui arriva il gruppo “compattone”. Invece nella terza settimana, fra chi è stanco e chi è già andato a casa, il gruppo si allunga e ci sono meno problemi.

Bennett è uno di quelli che tiene bene anche sulle medie salite. Qui vince al Uae Tour
Bennett tiene bene in salita. Qui vince al Uae Tour
Meglio tappe un po’ più impegnative, quindi?

La salitella in finale mette ordine. Magari a meno 15 dall’arrivo, ma niente di troppo duro, sennò il velocista non arriva. Uno strappo entro i 3 chilometri, in cui magari qualcuno resta tagliato fuori.

Petacchi era di quelli che tenevano.

Mi allenavo su salite entro i 10 minuti, con pendenza del 5-6 per cento. Pendenze o lunghezze superiori erano problemi anche per me. Ma c’è in gruppo chi si stacca anche dopo un chilometro. Con la salita è più bello, sale l’adrenalina, sai che la volata devi guadagnartela. Chiaro che il velocista che si stacca preferisca il piattone…

Oggi ce ne sono pochi.

Infatti corridori come Viviani, Nizzolo, Gaviria, Bennett se stanno bene, non si staccano. Forse Groenewegen, Jakobsen quando tornerà, Mareczko vanno meglio sui percorsi veloci.

Quando è in forma, Fernando Gaviria tiene bene sugli strappi
Quando è in forma, Fernando Gaviria tiene bene sugli strappi
Si dice in giro che tornerai al Processo alla Tappa.

Ne abbiamo parlato anche ieri. Il mio problema è che la squalifica scade il 14 maggio, dopo la prima settimana del Giro. Auro (Bulbarelli, direttore di Rai Sport, ndr) pensava finisse ai primi del mese, invece hanno fatto partire i due anni dal giorno che lasciai il Giro. Il fatto è che non posso frequentare luoghi in cui ci siano i corridori. All’Uci spiegai che avrei voluto riprendere il mio lavoro e dissero che per loro non era un problema. Ma cosa succede se per arrivare al palco del Processo devo ad esempio attraversare un passaggio in cui potrebbero passare anche i corridori? Qualcuno farebbe la foto e sarebbero rogne per la Rai e per me. Al Tour il compound delle televisioni è lontano dall’arrivo, al Giro siamo sempre sulla strada.

Sembra un po’ surreale…

Il bello è che mi hanno squalificato perché nel 2018 mi tesserai per correre la Cape Epic con Chicchi, altrimenti non avrebbero potuto farmi niente. E Hondo, che secondo l’Uci mi avrebbe tirato in ballo, mi ha fatto mandare dal suo avvocato i verbali degli interrogatori, in cui non c’è nulla che parli di me. Non mi ha mandato tutto? Non lo so, ormai la squalifica l’ho avuta. Spero solo di poter tornare a lavorare.