Pinarello Grevil F, una bicicletta gravel aero da gara

20.08.2022
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Grevil F, la gravel di Pinarello per correre. A tratti sembra di pedalare su una Dogma con le gomme più grandi e non è solo una questione di design. Montata con Campagnolo Ekar e ruote Princeton Grit 4540 con mozzi White. L'abbiamo provata e queste sono le nostre considerazioni.

Il DNA race non è un’opzione, non lo è per nessuna delle biciclette dell’azienda di Treviso, non lo è neppure per la Pinarello Grevl F.

A tratti sembra di pedalare su una Dogma con le gomme più grandi e non è solo una questione di design. C’è una proporzione ottimale tra retrotreno e avantreno, che si riflette sulla rapidità della bicicletta e sulla trazione. C’è una geometria che non è mai troppo esigente e permette di cucire la Grevil sulle proprie esigenze. L’abbiamo provata e queste sono le nostre considerazioni.

Il claim che caratterizza il progetto Grevil F (foto Matteo Malaspina)
Il claim che caratterizza il progetto Grevil F (foto Matteo Malaspina)

Non una bicicletta da viaggio

Ci piace parecchio il suo carattere marcato e deciso, che vuole la nuova gravel di Pinarello come riferimento nella categoria race. La Pinarello Grevl F non è da considerare un progetto ibrido, non lo vuole essere. Non è la bicicletta che va bene per fare questo e quello, che va bene e “deve” accontentare tutti a prescindere.

E’ un mezzo da gara e deve essere contestualizzata in un ambiente di agonisti. Pochi fronzoli per una bicicletta “unica” in fatto di impatto estetico e comunque essenziale.

La versione del test

Una livrea full black alterna delle sezioni opache ad altre brillanti. Il kit telaio full carbon (la fibra di carbonio è la Toray T700) comprende anche il seat-post (specifico), la forcella, anch’essa tutta in carbonio e il cockpit Most in alluminio. La scatola del movimento centrale mantiene le calotte esterne, come vuole la tradizione Pinarello.

La forcella: il design è una sorta di family feeling Onda, certamente aerodinamica, ma con l’obiettivo di essere anche efficace in ambito off-road. La luce è abbondante, tra il passaggio dello pneumatico e la testa. Qui si possono montare coperture fino a 2,1” (con ruote 650b). Non un cavo, non una guaina passano all’esterno e nonostante questo lo sterzo gira senza blocchi e senza frizioni. Belli e utili i perni passanti con la leva di estrazione a scomparsa, per forcella e carro.

La componentistica prevede la trasmissione Campagnolo Ekar, con la monocorona anteriore da 40 denti e i 13 pignoni posteriori con la scala 9/42. Ci sono le ruote Princeton Grit 4540 con mozzi White, belle da vedere e gratificanti da usare, con gomme Maxxis da 40. La sella è Most.

Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 8,5 chilogrammi. Il prezzo di listino della bicicletta è di 5900 euro (nella versione con ruote Fulcrum Rapid Red).

Come va

Quando si sale per la prima volta sulla Pinarello Grevil F, sembra davvero di montare su una bicicletta da strada, di quelle disegnate per le competizioni. Il corpo è centrato in modo perfetto sulla scarola del movimento centrale e il reach complessivo dell’avantreno invita a caricare proprio sulla porzione anteriore. La bicicletta non ha uno sterzo troppo basso e, anche quando si pedala in presa bassa non si è mai schiacciati in avanti. Il comfort ne guadagna, soprattutto nel medio e lungo periodo, considerando che con la Grevil è divertente quando si va a smanettare sullo sterrato.

Soffre lo sconnesso importante ai limiti della mtb. Proprio in un contesto del genere emerge il suo carattere brioso e delle doti di rigidità non secondarie, che vengono assecondate da una corretta gestione degli pneumatici (meglio tubeless), per dimensione e tassellatura. Il suo terreno ideale rimane il sentiero battuto (senza troppa roccia), anche tecnico con tanti cambi di direzione, dove si può apprezzare l’agilità dell’avantreno e la stabilità del carro.

In salita è un gran bel mezzo, con una trazione che non ci aspetta da una bicicletta così compatta. Il carro posteriore è lungo 42,2 centimetri e il passo totale è di 109,2 nella taglia 53. Inoltre il corpo centrato sul movimento centrale contribuisce a far forza in salita e anche ad uscire di sella.

In conclusione

La Pinarello Grevil F segue una filosofia che accomuna tutte le biciclette dell’azienda veneta, ovvero il piacere di sviluppare dei mezzi race oriented. E’ ovvio che la nuova Grevil deve essere contestualizzata in un ambiente gravel, ma comunque non è un compromesso e il DNA corsaiolo emerge in diverse situazioni e per più volte durante l’uscita. E’ pur vero che in ambito off-road il setting del mezzo ricopre un ruolo fondamentale, nell’ottica di sfruttare a pieno le potenzialità della bicicletta.

La Pinarello Grevil F è la bicicletta da usare con le ruote a medio/alto profilo, magari con le gomme leggermente più basse di pressione, in modo da essere veloci e al tempo stesso stabili. Questa Pinarello è una bici di sostanza, non è leggerissima e tutto sommato è meglio così. Trasmette un costante senso di forza e di controllo, con risposte sempre decise. Ma è pure unica nel suo design e in un mondo di standard è un aspetto che non passa in secondo piano.

Un viaggio di 10 ore per portare le ruote a Van der Poel

01.07.2021
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Sui media olandesi da ieri sera gli eroi sono due: Mathieu Van der Poel che ha conservato la maglia gialla e un certo Mark Putter che si è sciroppato un viaggio di 10 ore per consegnargli le ruote necessarie e che assieme a sua moglie Elma gestisce un lodge sui Pirenei, dal nome Les Deux Velos. Questa è la storia di un viaggio incredibile, per come si è potuto ricostruirla sommando quello che abbiamo saputo di prima mano al contributo de L’Equipe e di Het Nieuwsblad.

Prima telefonata

Il team manager della Alpecin-Fenix si chiama Christoph Roodhooft e lo scorso anno durante una sorta di reality organizzato da Alpecin, ha conosciuto Meindert Klem, rappresentante di Princeton CarbonWorks, le stesse ruote usate da Ganna e la Ineos, di cui vi parlammo lo scorso anno al Giro.

Klem è pure lui olandese, molto noto in patria per essere stato canottiere alle Olimpiadi di Pechino e con Alpecin si è allenato per partecipare all’Oetztaler. Roodhooft lo chiama quando Van der Poel prende la maglia gialla. Gli dice che Shimano è d’accordo perché si faccia uno strappo alla regola e gli chiede di trovare una coppia di ruote per la crono della quinta tappa.

«La chiamata – ricorda Klem – è arrivata lunedì mattina. Mi chiede se ho da fornirgli un set di ruote Princeton Blur 6560, perché anche Canyon che fornisce le bici è d’accordo che Mathieu provi a difendere il primato».

Le ruote di Ganna

Il guaio è che quel set di ruote non esiste e così si accordano per assortire una combinazione fra la Wake 6560 da 60 millimetri per l’anteriore e la Blur 633 Disc per il posteriore. Entrambe le ruote nascono per l’uso con copertoncino e si punta sui Vittoria Corsa Speed.

Il problema, come avevamo raccontato, è che la ruota Blur è prodotta in quantità davvero limitata e la possibilità di trovarla in Europa in epoca Covid è prossima allo zero. Il modo migliore, suggerisce Klem, è farsi dare una coppia da un corridore della Ineos, ma figurati se la squadra britannica darebbe mai un vantaggio del genere a un rivale. Senza considerare il fatto che anche loro si trovano al Tour con materiali limitati e che soprattutto a Van der Poel serve una ruota per freni a disco e Ineos al Tour le ha soltanto con freni normali.

Si mette così in moto la solidarietà fra canottieri. Infatti Klem pensa subito a Cameron Wurf, a sua volta canottiere prima di diventare ciclista. L’australiano vive ad Andorra e ha le ruote che servono (già, un corridore della Ineos ha ruote con i dischi: ne riparleremo), si tratta solo di portarle a Rennes. E qui entra in scena Mark Putter: vi ricordate di lui? Ne abbiamo parlato in apertura…

Doppio freno a disco: le aveva Wurf, la Ineos si prepara al passaggio?
Doppio freno a disco: le aveva Wurf, la Ineos si prepara al passaggio?

Seconda telefonata

Lunedì sera, sua moglie Elma riceve una telefonata “strana”. L’uomo al telefono è, neanche a dirlo, Meindert Klem, che per una serie di strani incroci ha alloggiato nel loro lodge cinque anni prima. 

«Mi chiede se possiamo prendere le ruote da un corridore che vive in Andorra – ricorda Mark – e portarle a Rennes da Van der Poel. Io sono pazzo per il ciclismo e quello che ha fatto Mathieu nei giorni precedenti è incredibile. Sarebbe grande se potessi aiutarlo a tenere la maglia portandogli quelle ruote, per cui dico di sì e martedì mattina alle 8 sono già alla porta di Cameron Wurf».

Le ruote viaggiano nell’abitacolo e dopo quasi 900 chilometri e 10 ore di strada, ecco l’hotel della Alpecin-Fenix.

Di corsa a casa

Mark dorme nell’hotel dei meccanici e visto che quello di famiglia è strapieno, avendo peraltro riaperto da poco, si rimette subito in viaggio verso casa. Non riesce a seguire la cronometro e non sa che mentre lui guida immaginando di raccontare la straordinaria avventura ai suoi amici, chiedendosi se gli crederanno, la radio e la stampa olandesi stanno facendo di lui l’eroe della gloriosa difesa di Van der Poel.

Van der Poel ha affrontato la crono con l’impeto del cacciatore di classiche
Van der Poel ha affrontato la crono con l’impeto del cacciatore di classiche

Senza allenamento

Alla vigilia della crono, sul tema viene chiamato in causa anche Adrie Van der Poel, padre della maglia gialla. Il vecchio olandese sa bene che Mathieu non ha fatto alcun tipo di preparazione sulla bici da crono: pare che nemmeno ce l’abbia a casa e l’abbia usata in gara soltanto alla Tirreno-Adriatico e due volte al Giro di Svizzera. 

«Non ha tempo di allenarsi per quello – dice Adrie e non si sa se ne sia contento – se potesse dedicare il tempo trascorso in mountain bike alla bici da cronometro, sarebbe diverso. Ma sono curioso come chiunque altro. Non sarebbe la prima volta che ci sorprende…».

Alla Tirreno aveva ancora la bici 2020: la nuova Canyon Speedmax CFR Disc ha debuttato al Giro
Alla tirreno sulla bici 2020: la nuova Canyon Speedmax CFR Disc ha debuttato al Giro

Un giorno in più

E la sorpresa arriva. Dopo aver tagliato il traguardo, Van der Poel corre verso l’ammiraglia per abbracciare Christoph Roodhooft che non sta nella pelle.

«E’ stato davvero incredibile. Dice alla televisione francese – martedì sera abbiamo lavorato sulla bici fino a mezzanotte per la posizione ed essere aerodinamici. E’ stato uno dei giorni più belli della mia carriera ciclistica. E’ incredibile con questa maglia in Francia, con il pubblico che mi ha davvero supportato, è stato enorme. Quando ho detto che non sarei stato in grado di mantenere la maglia, era davvero quello che pensavo. Stamattina, quando ho fatto la ricognizione, ho capito invece che il percorso mi andava bene. Sono molto felice di tenere la maglia per un giorno in più. In montagna chiaramente non ci riuscirò. Quello che ha fatto Pogacar è enorme, tanto di cappello per lui».

Dopo l’arrivo, sfinito, Van der Poel ha tenuto la maglia gialla per 8″
Dopo l’arrivo, sfinito, Van der Poel ha tenuto la maglia gialla per 8″

Tecnologia e passione

In realtà delle due ruote alla fine è stata utilizzata soltanto la posteriore, la Blur. Ma questa è la dimostrazione di come il ciclismo diventi magico quando la tecnologia si unisce alla passione degli uomini. Non abbiamo capito se a capo di quel suo viaggio così folle, Mark Putter abbia incontrato Van der Poel oppure no. In ogni caso, l’olandese ha un enorme debito di riconoscenza nei suoi confronti e siamo certi che lo salderà. E forse questo bagno di passione lo aiuterà dopo Tokyo nella sua scelta di campo fra strada e mountain bike.

Pinarello Bolide, ruote Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020

Princeton, le ruote segrete di Ganna

27.10.2020
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Durante il Giro d’Italia hanno molto incuriosito le ruote utilizzate nelle cronometro da Filippo Ganna, vincitore di tutte le prove contro il tempo della corsa rosa e in precedenza del mondiale di Imola. Il campione piemontese utilizzava infatti una coppia di ruote Princeton, marchio che adotta delle soluzioni innovative.

Profilo variabile

L’aspetto che risalta immediatamente agli occhi è il profilo particolare della ruota anteriore, la Wake 6560. Diciamo che nelle cronometro in questione si è potuta vedere soltanto l’anteriore, dato che al posteriore Ganna ha sempre utilizzato una lenticolare, ma in realtà si stratta di una vera e propria coppia che può essere utilizzata tranquillamente su tutti i tipi di biciclette da corsa e non solo.

Ben visibile il profilo variabile con un minimo di 60 e un massimo di 65 millimetri
Ben visibile il profilo variabile del cerchio

Il profilo particolare, chiamato Wake, è frutto di studi derivanti dall’ingegneria aerospaziale e varia da un minimo di 60 e un massimo di 65 millimetri. In pratica si raggiungono velocità maggiori grazie alla variabilità del profilo, che produce una minore resistenza e effetti ridotti della dispersione dei vortici di aria che si vengono a creare intorno alla ruota e alla bicicletta.

Oltre all’effetto aerodinamico appena descritto, Princeton realizza le ruote usando un processo produttivo molto avanzato che permette di ridurre i layup di carbonio. Questo processo porta ad avere dischi più leggeri, con una distribuzione migliore delle sollecitazioni del terreno. Quest’ultimo aspetto oltre a conferire un migliore comfort al ciclista, permette una maggiore stabilità della ruota a terra con un conseguente miglioramento della trazione. Le Wake 6560 sono frutto di ben 4 anni di ricerca e sviluppo e sono state testate sia in galleria del vento che su strada e anche sulla… ghiaia.

Il canale interno del cerchio permette di montare pneumatici larghi
Il profilo interno del cerchio permette di montare pneumatici larghi

Personalizzabili

Princeton offre un’ampia scelta di opzioni, infatti le Wake 6560 sono disponibili sia per freno a disco che per caliper. Inoltre si può scegliere fra due mozzi differenti: White Industries oppure Tune. Equipaggiate con mozzi White Industries il peso della ruota anteriore è di 675 grammi, mentre la posteriore è di 870 grammi. Se invece si opta per i mozzi Tune la ruota anteriore pesa 657 grammi e la posteriore 780 grammi.

La larghezza interna del cerchio è di 18 millimetri, quindi adatta a montare pneumatici fino a 28 millimetri e volendo anche qualcosa in più. La larghezza esterna è di 26 millimetri, il che segue quella che è la tendenza delle ruote moderne, che vede una maggiore larghezza del cerchio per ottenere la migliore aerodinamica. I raggi sono i Sapim CX-Ray, che di norma sono 16 all’anteriore e 24 al posteriore. Anche in questo caso si può personalizzare richiedendone 24 anche per la ruota anteriore.

Il cerchio non presenta fori, questo porta a una rigidità maggiore
Il cerchio non presenta fori, questa caratteristica aumenta la rigidità

Edizione limitata

Tornando alla coppia di ruote usate da Ganna, al posteriore ecco una lenticolare: la Princeton Blur 633. Diciamo subito che per il 2020 ne sono state prodotte solamente 25, quindi parliamo di una ruota molto esclusiva. Realizzata in carbonio vanta un mozzo della White Industries ed è disponibile sia per freni a disco che tradizionali.

Il profilo è asimmetrico per un’aerodinamica migliore
Profilo asimmetrico per un’aerodinamica migliore, fondamentale nelle prove contro il tempo

Il cerchio non presenta fori interni, il che le conferisce una rigidità molto forte. Viene realizzata a mano e si possono montare i copertoncini o i tubeless. Ovviamente il punto forte è l’aerodinamica, con il profilo asimmetrico fra lato destro e sinistro.