Il marchio iberico Gobik ha sviluppato in collaborazione con Polartec un pool di capi tecnici per la stagione invernale, specifici per condizioni di vento freddo, pioggia. Si chiama Black Series e utilizza i tessuti con le tecnologie Polartec Alpha e NeoShell.
Una delle caratteristiche del prodotto NeoShell, con una sorta di “felpato” all’interno del capo
La dicitura Polartec NeoShell che compare sulla giacca Gobik Armour
Un dettaglio della manica, traspirante ma anche capace di adattarsi alle caratteristiche di chi indossa il capo
La giacca Armour Thermal
Nuovo er NeoShell, una sorta di “felpato” all’interno del capo
La dicitura Polartec NeoShell compare sulla giacca Armour
Un dettaglio della manica, traspirante ma anche capace di adattarsi
La giacca Armour Thermal
Gobik, spirito di innovazione
Il ciclismo è considerato da molte aziende del settore (e non solo), lo sport outdoor per eccellenza, perché lo sforzo fisico si confronta con il continuo cambiamento delle condizioni climatiche. Non solo, con questo è necessario far collimare diversi processi di termoregolazione corporea e i capi tecnici, con i loro tessuti sono in grado di influire sulla performance atletica, in positivo e/o in negativo.
La Black Series di Gobik è composta dalla Armour Thermal Jacket e dalla Envy Water Jacket ed entrambe combinano la tecnologia NeoShell. Questo tessuto è protettivo e traspirante, confortevole grazie alla sua elasticità che gli permette di adattarsi al corpo ed è impermeabile. Polartec Alpha invece è in dotazione alla giacca Envy Water. Quest’ultima è disponibile in due versioni, a manica corta oppure lunga ed è una sorta di complemento con l’obiettivo di essere impermeabile prima di tutto. E’ utilizzabile anche in condizioni miti, combinata a capi primaverili e summer.
La giacca Water
Idrorepellente prima di tutto, la giacca Water di Gobik con tecnologia Polartec Alpha
La giacca Water
Idrorepellente prima di tutto, Water ha tecnologia Polartec Alpha
Cosa significa Polartec
Nello specifico, Polartec NeoShell è un pilastro dei capi tecnici più moderni che proteggono e permettono di allenarsi anche in condizioni estreme, di vento gelido e pioggia. È un tessuto con un peso molto ridotto e viene impiegato nei capi con un alto tasso tecnico. E’ traspirante perché permette di veicolare verso l’esterno il vapore prodotto durante lo sforzo, è impermeabile e la sua elasticità diventa un vantaggio in quanto non blocca i movimenti. Alpha invece è una sorta di membrana isolante, originariamente sviluppata per le forse speciali USA. Il tessuto è leggerissimo e si basa su fibre sintetiche volumizzate, combinate con una struttura a rete più solida, una sorta di scheletro interno. E’ waterproof ma anche isolante e in combinazione con un capo NeoShell aumenta il suo range ottimale di utilizzo, configurabile tra i 10° e -5°.
Che sia ciclismo su strada o offroad, rh+ ha la soluzione per affrontare vento e pioggia mantenendo eccellenti livelli di traspirabilità e comfort. L’azienda di cui avevamo già parlato per la presenza nel triathlon di Tokyo accanto ad Alice Betto, sfodera ora gli ultimi arrivi per la stagione più fredda, per uomo e donna. Tra questi le nuove giacche in Soft Shell: Logo II Jacket e Logo II Printed Jacket, ideali per comfort e caratteristiche tecniche. La salopette da uomo Wind Bibtight, calda e antivento. Infine la giacca da donna Code W Jacket insieme alla calzamaglia Reflex W Bibtight, racchiudono le proposte specifiche per affrontare le uscite invernali su ogni terreno e con qualunque condizione meteorologica.
Il trattamento Water Repellent rende queste giacche ancora più protettive dai rigidi mesi invernali
Le giacche uomo sono realizzate con tessuto Biomorphic AD antivento nella parte frontale
Nella parte posteriore si trova invece il nuovo ECO Biomorphic ID WR
La salopette Wind Bibtight protegge dal freddo grazie agli inserti antivento frontali AD Biomorphic Light
Il trattamento Water Repellent rende queste giacche ancora più protettive dai rigidi mesi invernali
Le giacche uomo sono realizzate con tessuto Biomorphic AD antivento nella parte frontale
Nella parte posteriore si trova invece il nuovo ECO Biomorphic ID WR
La salopette Wind Bibtight protegge dal freddo grazie agli inserti antivento frontali AD Biomorphic Light
Soft Shell per l’uomo
Logo II Jacket e la Logo II Printed Jacket, sono le due nuove proposte che qui analizziamo. Entrambi capi tecnici invernali realizzati con tessuto Biomorphic AD antivento nella parte frontale, abbinato al nuovo ECO Biomorphic ID WR sul retro. Il trattamento Water Repellent rende queste giacche ancora più protettive dai rigidi mesi invernali, mentre la struttura a nido d’ape del tessuto principale aumenta ulteriormente la traspirabilità.
Tre tasche cargo e una mini tasca con zip sul retro offrono grande spazio per gli oggetti personali. La Logo II Jacket e la Logo II Printed Jacket hanno una costruzione COMFORT Fit anatomica preformata, il fondo maglia Grip Fit Xlight con silicone interno antiscivolo. Il collo è preformato posteriormente per migliorare la posizione in bicicletta, le applicazioni riflettenti sul retro e sul fianco sinistro aumentano la visibilità sulla strada.
Logo II Jacket è acquistabile a 109,90 euro, Logo II Printed Jacket a 129,90 euro. Le taglie disponibili vanno da S a 3XL.
Soft Shell per la donna
Nella collezione invernale da donna di rh+ troviamo la Code W Jacket, una giacca Soft Shell sviluppata per le basse temperature e ricca di dettagli per essere sia funzionale sia confortevole. Il nuovo tessuto Morphic AD è sviluppato per offrire protezione dal vento garantendo sempre un’elevata traspirabilità. Così come le giacche da uomo, la Code W Jacket ha tre ampie tasche cargo e una mini tasca con zip per oggetti di valore, oltre a un’applicazione riflettente sul davanti e sul retro per una maggiore sicurezza nei mesi invernali.
Code W Jacket è disponibile in 5 taglie da XS a XL ad un prezzo di 109,90 euro.
La Code W Jacket ha un’applicazione riflettente sul davanti e sul retro per una maggiore sicurezza
La Code W Jacket, una giacca Soft Shell sviluppata per le basse temperature e ricca di dettagli
Reflex W Bibtight: salopette donna dal taglio più alto con grande comfort e ottima vestibilità
La Code W Jacket ha un’applicazione riflettente sul davanti e sul retro per una maggiore sicurezza
La Code W Jacket, una giacca Soft Shell sviluppata per le basse temperature e ricca di dettagli
Reflex W Bibtight: salopette donna dal taglio più alto con grande comfort e ottima vestibilità
Le salopette di rh+
A completare la proposta invernale da uomo troviamo la Wind Bibtight. La salopette più calda di rh+ con un’eccellente protezione dal freddo grazie agli inserti antivento frontali AD Biomorphic Light, mentre il nuovo tessuto Biomorphic Thermoroubaix assicura protezione dall’acqua. Ad aumentare il comfort di questo prodotto sono le cuciture elasticizzate ultrapiatte e l’elastico interno con silicone antiscivolo per il fondo gamba. Wind Bibtigh è disponibile in 6 taglie da S a 3XL ad un prezzo di 184,90 euro.
Per la donna si completa il look con la Reflex W Bibtight: una salopette dal taglio più alto con dettagli di stile e caratteristiche tecniche che offrono un maggiore comfort e un’ottima vestibilità. La salopette è calda grazie al nuovo tessuto Biomorphic Super Roubaix ID e include dettagli riflettenti per la sicurezza sulla strada. La parte posteriore in rete 3D traspirante con morbide bretelle aumenta ulteriormente il comfort. Reflex W Bibtigh è disponibile in 5 taglie da XS a XL ad un prezzo di 139,90 euro.
Per temperature rigide e maltempo bisogna affidarsi a prodotti performanti e di qualità. Ecco tre proposte di Sportful per questecondizioni avverse che faranno da contorno agli allenamenti invernali di ogni ciclista. E se già il kit fornito ai professionisti è un’ispirazione per chiunque pedali, quel che segue alza ancora l’asticella. La Fiandre Medium Jacket, una giacca tecnica invernale che non teme l’acqua. E infine le calzamaglie: Fiandre Bibtight e Fiandre Norain Team Bibtight per proteggere le gambe dal freddo e dalle intemperie.
La Fiandre Medium Jacket presenta frontalmente uno strato in Goretex Infinium
Sul retro un tessuto traspirante NoRain, con dettagli idrorepellenti lungo tutta la giacca
Questa giacca Sportful è disponibile in 4 colori per 6 taglie da S a 3XL
Il tessuto nella parte superiore del collo, polsi e coda, è trattato con water-repellent
La Fiandre Medium Jacket presenta frontalmente uno strato in Goretex Infinium
Sul retro un tessuto traspirante NoRain, con dettagli idrorepellenti lungo tutta la giacca
Questa giacca Sportful è disponibile in 4 colori per 6 taglie da S a 3XL
Il tessuto nella parte superiore del collo, polsi e coda, è trattato con water-repellent
Fiandre Medium Jacket
Uno strato in più per spingere contro il freddo, è questo l’obiettivo di Fiandre Medium Jacket. Una giacca adatta quando la temperatura scende, ma la voglia di salire in sella rimane. Frontalmente presenta uno strato in Goretex Infinium, sul retro invece un tessuto traspirante NoRain, con dettagli idrorepellenti lungo tutta la giacca. Le tasche hanno fori anti-acqua per proteggere gli oggetti personali.
Il tessuto nella parte superiore del collo, polsi e coda, è trattato con water-repellent. Comfort di utilizzo assicurato per vestibilità, grazie ai dettagli come il colletto doppio. Disponibile in 4 colori per 6 taglie da S a 3XL ad un prezzo di 189,90 euro.
Fiandre Bibtight
La calzamaglia Fiandre Bibtight è adatta a ogni condizione invernale. La membrana in Polartec Neoshell è stata applicata su punti strategici come fondo gamba e ginocchio, per consentire massimi livelli di protezione ed elasticità. Il capo ha uno spessore importante sulle gambe, ma leggero sul busto per accogliere meglio la termicità della giacca invernale.
Prezioso e funzionale il trattamento NoRain contro ogni imprevisto meteo. In corrispondenza della giacca la rete è leggera per favorire la traspirazione degli indumenti della parte alta. Disponibile in 6 taglie da S a 3XL ad un prezzo di 169,90 euro.
Fiandre Bibtight, membrana in Polartec Neoshell su punti strategici come fondo gamba e ginocchio
In condizioni di bagnato estremo, la calzamaglia Sportful non assorbe l’acqua e tiene più caldi
In corrispondenza della giacca la rete è leggera per favorire la traspirazione degli indumenti
Fiandre Bibtight, membrana in Polartec Neoshell su punti strategici come fondo gamba e ginocchio
In condizioni di bagnato estremo, non assorbe l’acqua e tiene più caldi
In corrispondenza della giacca la rete è leggera per favorire la traspirazione degli indumenti
Fiandre Norain Team Bibtight
Un altro modello di calzamaglia ideata per la pioggia e non solo è Fiandre Norain Team Bibtight. Il tessuto termico spazzolato NoRain è trattato con esclusive nanotecnologie. Molto traspirante, non trattiene il calore nelle giornate secche e il suo trattamento idrorepellente è in grado di tenere fuori pioggia, neve bagnata e schizzi sollevati in corsa. In condizioni di bagnato estremo, non assorbe l’acqua e tiene più caldi. Ideale per uscite non inferiori ai 5°C, il capo ha un peso contenuto di 235 grammi. Disponibile in 6 taglie da S a 3XL ad un prezzo di 119,90 euro.
Pioveva come a Sestola, quando arrivò la maglia rosa. «Ma a me – dice De Marchi – queste giornate piacciono. Si deve correre a carte scoperte. E quando questo succede, devi essere coraggioso. Devi correre sapendo che puoi perdere tutto, ma è il modo migliore per arrivare a vincere. O comunque per me è anche il modo più bello».
La corsa è partita dalla sede Eolo: i corridori del team sempre in prima fila. Qui GavazziLa corsa è partita dalla sede Eolo: i corridori del team sempre in prima fila. Qui Gavazzi
Fortuna e coraggio
Le valli intorno Varese trasudavano di pioggia e fango. L’acqua non ha offerto che qualche minima tregua, ma vedendoli passare giro dopo giro era chiaro che non avessero un solo centimetro asciutto. Quando poi in fondo al rettilineo di arrivo sono spuntati Formolo e De Marchi, a capo di una giornata in cui il veronese ha sprecato anche le forze che non aveva, era forse scritto che la vittoria sarebbe andata al friulano. E’ stato uno sprint alla moviola, come ha scherzato De Marchi, fra due uomini sfiniti e provati dal lungo attacco.
«In queste situazioni e il tipo di meteo che c’era – prosegue De Marchi – è meglio essere davanti e spendere, perché è molto difficile per quelli dietro inseguire. A 15 chilometri dalla fine sono riuscito a pizzicare il momento giusto, Formolo mi ha seguito e siamo riusciti a trovare la determinazione per arrivare. Dopo alti e bassi di prima parte di stagione, abbiamo trovato finalmente un po’ di serenità. Ci tenevo a questa corsa…».
Formolo sempre in fuga, ha sprecato le energie che gli sono mancate in volataFormolo sempre in fuga, ha sprecato le energie che gli sono mancate in volata
Come mai?
Avevo dato un’occhiata al percorso qualche settimana fa e mi ero detto che poteva essere un’occasione, per le strade e per il tempo. Ho fatto di tutto per esserci, perché mia moglie è incinta e ci siamo quasi. Sono dovuto correre a casa dall’Emilia, perché sembrava il momento e invece è stato un falso allarme. Ora l’obiettivo è tirare fino al Lombardia, ma dipende tutto da lei.
Da Sestola sembrano passati due anni, invece era la scorsa primavera…
Sono successe tante cose. Quella giornata rimane in cima alla lista dei grandi ricordi, ma è stata seguita da eventi negativi altrettanto grandi. Due mesi difficili, quando le ossa si rompono serve tempo e il tempo in questo ciclismo che corre veloce non sempre c’è. Devo ringraziare la squadra che mi ha aspettato senza mettermi pressione. Questa è la seconda corsa dopo il mondiale che faccio con la loro maglia, sono contento di averla onorata così.
Nibali ha provato qualche azione in salita: la condizione in ogni caso c’èNibali ha provato qualche azione in salita: la condizione in ogni caso c’è
Come ne sei uscito?
Ho solo voluto correre il più possibile, come fa un corridore per ritrovare il feeling col proprio corpo e con la bicicletta. Non mi sono mai fermato a pensare che dovevo tornare. Ho guardato ai piccoli step che potevo fare, a risalire in bici, allenarmi, ritornare alle corse e costruire con le corse quel poco di condizione che potevo raggiungere.
Quando la svolta?
Quando sono andato in fuga a Plouay. Ho fatto la mia cavalcata e intanto sentivo che nelle gambe c’era qualcosa di buono. Eravamo sulla strada giusta, con un po’ di perseveranza potevo fare bene. Gli acciacchi ci sono ancora, senza il mio fisioterapista e l’osteopata sarebbe difficile. L’inverno che abbiamo alle porte sarà decisivo per la stagione che arriva. Il problema è fare una gara a tappe, nelle gare di un giorno te la cavi. Ma se hai problemi a schiena e gambe, le tre settimane diventano difficili.
De Marchi in corsa con una grinta feroce: voleva proprio vincereDe Marchi in corsa con una grinta feroce: voleva proprio vincere
Che cosa significa questa vittoria?
Che mi sto riprendendo il mio posto, a dispetto di chi ha pensato che fossi vecchio. Sono tornato ai mondiali, una chiamata che vale tanto. Sono stato votato alla causa azzurra e dispiace che sia finita così, soprattutto visto il Colbrelli di Roubaix. Tornare dopo una caduta del genere era difficile, ma molto importante.
Il tempaccio propizia gli attacchi, ma è un fatto che tante corse si corrano ormai alla garibaldina…
Il livello è diventato altissimo, più corridori sono capaci di determinate prestazioni e questo ti costringe a inventarti qualcosa di nuovo. Se aspetti il finale, combini poco. Bisogna giocare di anticipo ed io con questa cosa mi trovo bene. Quando le giornate sono così, bisogna essere astuti e trovare il moto per entrare nel gioco. E oggi è successo ai 40 dall’arrivo, quando siamo entrati sui sette già in fuga.
Le interviste e poi per De Marchi il controllo medico e un po’ di riposo
Formolo e Pogacar alle spalle di De Marchi, la Uae le ha provate tutte
Le interviste e poi per De Marchi il controllo medico e un po’ di riposo
Formolo e Pogacar alle spalle di De Marchi, la Uae le ha provate tutte
Hai ancora al polso il braccialetto per chiedere giustizia per Giulio Regeni…
Mi piacerebbe vincere una corsa e non averlo più al polso. Mi dispiace averlo, perché significa che non c’è ancora stata giustizia, nessun cambiamento. Continuerò a portarlo, a incoraggiare la famiglia Regeni che ho avuto la fortuna di conoscere dopo il Giro. Tutto quello che posso fare è incoraggiarli e imparare da loro per la perseveranza e la tenacia che dimostrano.
Poi si avvia verso l’antidoping cercando prima di recuperare il cellulare. Un messaggio potrebbe avvertirlo che la sua Anna ha messo al mondo Giovanni. E a noi che ci precipitiamo a scrivere salta su il dubbio che forse di Regeni e di Silvia Piccini potremmo preoccuparci anche se De Marchi non vince. La sua ultima vittoria risaliva infatti al Giro dell’Emilia del 2018.
Le menti di tutti sono proiettate verso il Mondiale di Leuven, a maggior ragione dopo l’esito della cronometro maschile che ha inaugurato la rassegna iridata, ma poi? Poi il calendario stilato dall’Uci proporrà altri due weekend di fuoco, perché domenica 3 ottobre, esattamente una settimana dopo, ci sarà il recupero della Parigi-Roubaix e 6 giorni dopo ancora il Lombardia. Una sequela senza fine di grandi eventi, concentrata in poche giornate un po’ per forza di cose, considerando che il calendario è stato dovuto rimodellare in base alle esigenze Covid (e già si parla di un nuovo spostamento della Roubaix 2022, ma questa volta per esigenze elettorali).
Una Parigi-Roubaix a fine stagione che cosa significa, soprattutto che cosa comporta per chi vuole o forse avrebbe voluto esserne protagonista? Da questa domanda si dipana la chiacchierata con Andrea Tafi che non è solo uno degli uomini capaci di entrare nella leggenda della classica del pavé e l’ultimo italiano a riuscirci, ma ne è rimasto un profondo appassionato ed esperto di tutte le sue sfumature.
«Correre la Roubaix a inizio ottobre cambia molto, principalmente negli equilibri che mette in campo – spiega il toscano – solitamente quelli che preparano la stagione delle classiche del Nord non sono gli stessi che poi puntano a quelle di fine stagione e la prova francese spostata di calendario sicuramente rimescola un po’ le carte, ma io sono convinto che quelli che davvero puntano alla vittoria saranno gli stessi degli anni scorsi, quelli che lo avrebbero fatto anche ad aprile».
I tratti in pavé della Roubaix sono sempre stati un richiamo incredibile per il pubblico: potrà essere così anche il 3 ottobre?I tratti in pavé della Roubaix sono sempre stati un richiamo incredibile per il pubblico: potrà essere così anche il 3 ottobre?
Dal punto di vista tecnico, quanto cambia per la corsa?
Dipende, io credo che il fascino rimanga intatto anche se si corre in ottobre. Secondo me la corsa sarà molto influenzata da quel che avverrà al Mondiale, considerando anche che si corre in Belgio. Sarei portato a dire che belgi e olandesi saranno un po’ più avvantaggiati rispetto al solito, ma molto dipenderà da chi sarà davvero mentalizzato verso la corsa, perché è chiaro che la Roubaix è una classica diversa da ogni altra.
Il clima influirà correndosi a inizio ottobre?
Io non credo proprio. Se andiamo a guardare, il clima di marzo-aprile da quelle parti non è molto diverso da quello di ottobre, anzi forse uscendo dall’estate c’è possibilità di trovare temperature leggermente più alte rispetto al solito. Poi come sempre molto dipenderà se ci sarà pioggia o meno: ricordo che in un periodo gli organizzatori andavano a bagnare i tratti di pavé per renderli più spettacolari e epici…
La Parigi-Roubaix del 1981, corsa sotto un vero diluvio con l’iridato Bernard Hinault dominatoreLa Parigi-Roubaix del 1981, corsa sotto un vero diluvio con l’iridato Bernard Hinault dominatore
Il percorso invece resta quello di sempre…
Quello non cambia, i corridori si troveranno ad affrontare oltre 257 chilometri di cui 55 in pavé, diviso in 30 settori, uno diverso dall’altro, molti semplici nel complesso, altri dove davvero si potrà fare la differenza in base alla difficoltà del selciato e alla lunghezza.
Il Lombardia si correrà sei giorni dopo: non c’è il rischio che la “corsa delle foglie morte” (ma anche quelle di contorno nell’arco della settimana) venga penalizzata nella partecipazione?
Forse avverrà, ma teniamo presente che si tratta di un evento eccezionale, di un recupero in extremis per non togliere la Roubaix dal calendario per il secondo anno consecutivo. Io poi sono convinto che siano due gare così diverse nella loro conformazione richiedano quindi caratteristiche così particolari che chi punterà alla prova francese non sarà lo stesso di chi vorrà emergere in Italia. Poi come detto molto dipende dal Mondiale, non è improbabile che entrambe le gare possano diventare delle rivincite, ma lì dipenderà dalle condizioni psicofisiche dei protagonisti dopo Leuven.
Un distrutto Wout Van Aert dopo la Roubaix del 2019: finì 22°, ma non era ancora esploso…Un distrutto Wout Van Aert dopo la Roubaix del 2019: finì 22°, ma non era ancora esploso…
Tu avresti puntato a questa Roubaix così particolare?
Senza ombra di dubbio: la mia stagione ottimale ha sempre avuto un andamento standard. Io mi preparavo per essere al meglio per la Campagna del Nord, poi staccavo e ricominciavo a emergere d’estate, spesso al Tour, non è un caso se abbia fatto 6 Grande Boucle contro soli 3 Giri d’Italia. Il Tour mi dava la spinta per il finale di stagione, per puntare alle ultime grandi classiche, quindi la Roubaix di ottobre l’avrei finalizzata senza problemi.
Te la senti di fare qualche nome?
I nomi da fare sarebbero tanti, ma è chiaro che i primi sono Van Aert e nel caso Van Der Poel, anche per la loro capacità di andare nel ciclocross. Fra gli italiani sarebbe stato bello vedere Bettiol, io però una speranza su Davide Ballerini e anche su qualche altro ce l’ho…
Anche se non stiamo vivendo un’autunno particolarmente piovoso, abbiamo pensato di sentire Sonny Colbrelli, noto mago della pioggia, per chiedergli come si veste e si comporta nei giorni in cui pedala sotto la pioggia.
Non a tutti piace correre quando piove, ma ci sono dei corridori che in condizioni di acqua e freddo vanno molto meglio degli altri, uno fra questi è certamente il bresciano. «Beh anche io a volte quando mi sveglio la mattina prima di una gara e fuori piove non sono proprio contento – esordisce così Colbrelli – diciamo che c’è chi la regge meglio e chi no». Nei giorni in cui piove ci sono alcune parti del corpo che soffrono più delle altre, soprattutto se ad accompagnare la pioggia ci sono anche temperature basse.
«Le mani e i piedi sono le parti più sensibili, poi se fa anche freddo sono le prime a ghiacciarsi – il corridore del Team Bahrain-McLaren aggiunge – quando sento che inizio ad avere freddo al corpo allora vuol dire che la temperatura è vicina ai 4 o 5 gradi – e continua ridendo – a quel punto molti corridori del gruppo sono già… morti e io invece ancora sto bene».
Pioggia al campionato del mondo di Harrogate 2019Il gruppo alle prese con la pioggia durante il mondiale di Harrogate 2019
Il freddo non aiuta
Come dice Colbrelli, quando alla pioggia si aggiunge ilfreddo, ci sono dei corridori che finiscono la benzina prima di altri. Si tratta di caratteristiche fisiche e attitudine a sopportare le temperature basse.
«Ad esempio io non uso molto i guanti invernali, mi danno fastidio. Anche durante l’inverno capita spesso che parto con i guanti lunghi e poi una volta che mi sono scaldato li tolgo e sto bene senza».
Né leggeri né pesanti
Oltre alle doti fisiche c’è l’importanza di vestirsi in maniera adeguata, ne troppo coperti e nemmeno troppo leggeri e qui Colbrelli spiega. «A me piace mettere una mantellina bella pesante, che tenga bene per tante ore sotto l’acqua. Il problema principale è che dopo un po’ l’acqua entra dal coletto e dalle maniche. Per questo uso una mantellina con il collo alto. Nelle giornate più estreme metto la gabba sotto e sopra la mantellina, così rimango caldo e protetto, ma deve essere proprio una giornataccia, perché se mi vesto troppo sento di non respirare».
La borsa del freddo
Bisogna tenere presente che in gara i corridori professionisti hanno a disposizione le ammiraglie dove possono tenere la famosa borsa del freddo, con dentro i capi di ricambio. «Io sono uno che ci mette dentro di tutto, infatti i meccanici un po’ mi odiano per questo, perché non riescono a trovare quello che gli chiedo. Ad esempio la borsa del freddo di Caruso è un quarto della mia e gliene basta una in prima ammiraglia, tanto arriva davanti. Io invece ne devo fare due, perché se c’è l’arrivo in salita devo fare affidamento sulla seconda ammiraglia – e poi aggiunge – io ci metto dalla mantellina più leggera a quella più pesante, dai manicotti leggeri a quelli più spessi, due o tre tipi di guanti, un occhiale con la lente chiara e un paio di scarpe di scorta».
Colbrelli ci ha detto simpaticamente che i meccanici si devono letteralmente studiare l’abbigliamento di ogni corridore così da essere pronti quando c’è bisogno.
Visconti al Memorial Pantani 2020 sotto una pioggia estivaVisconti in azione al Memorial Pantani 2020 sotto una pioggia estiva
Alimentarsi bene
Con le giornate di pioggia bisogna stare attenti anche all’alimentazione. «Questo è un aspetto a cui sto molto attento perché quando piove non ti viene tanta voglia di bere ed invece il fisico consuma di più, così io mi impongo di bere una borraccia con le maltodestrine ogni ora e poi mangio di più soprattutto panini con la Nutella e barrette proteiche. Alcuni corridori siccome si dimenticano di bere si fanno il tè caldo molto zuccherato così gli viene più voglia di berlo perché scalda ed è dolce».
E le gomme?
Colbrelli ci ha detto che se esce in allenamento sotto la pioggia non usa dei copertoni specifici tiene quelli che ha solitamente in dotazione, mentre se è in gara a volte fa montare un pneumatico più zigrinato. Un accorgimento che usa quando esce ad allenarsi con la pioggia è quello di mettere il parafango posteriore così da proteggersi meglio dagli schizzi di acqua provocati dalla ruota posteriore.
I Copri scarpe Klimatik di Alé
La giacca K-tornado 2.0 DWR di Alé
Pantalone lungo K-Idro WR di Alé
Manicotti K-Atmo di Alé
Mantellina Equipe RS Clima Capsule di Assos
Castelli Gabba
Mantellina Castelli Idro Pro 2
Pantaloncini Adapt di Santini
I gambali Vega di Santini
Maglia Vega di Santini
Guanti Fiandre di Sportful
Copri scarpe Wall Pro di Santini
Una serie di prodotti che sono pensati per la protezione dalla pioggia e anche dal freddo
I Copri scarpe Klimatik di Alé
La giacca K-tornado 2.0 DWR di Alé
Pantalone lungo K-Idro WR di Alé
Manicotti K-Atmo di Alé
Mantellina Equipe RS Clima Capsule di Assos
Castelli Gabba
Mantellina Castelli Idro Pro 2
Copri scarpe Wall Pro di Santini
Pantaloncini Adapt di Santini
Gambali Vega di Santini
Maglia Vega di Santini
Guanti Fiandre di Sportful
Una serie di prodotti che sono pensati per la protezione dalla pioggia e anche dal freddo
Tanta scelta
Il mercato di oggi offre serie di capi tecnici sempre più leggeri ma specifici per la protezione dalla pioggia. Come ci ha spiegato anche Colbrelli, la scelta di cosa indossare cambia in base alla temperatura, perché coprirsi troppo può risultare altrettanto svantaggioso come il patire il freddo e bisogna sempre ricordarsi di bere e mangiare perché in condizioni piovose il nostro fisico brucia più calorie.
Sixs ha presentato la rinnovata linea Activewear Storm che comprende alcuni capi adatti al periodo autunnale e primaverile come giacca, salopette corta e lunga, manicotti, gambali e cappellino. A spiccare c’è sicuramente la Storm Jacket.
Si tratta di una giacca molto versatile adatta sia per affrontare le giornate di allenamento che quelle di gara. Le stagioni più adatte per utilizzarla sono l’autunno e la primavera. Il tessuto utilizzato è molto leggero, antivento, traspirante e resistente all’acqua grazie al trattamento DWR Durable Water Repellent. Inoltre Sixs ha prestato attenzione anche al rispetto dell’ambiente utilizzando un trattamento DWR biologico, senza utilizzo di fluoro. La parte posteriore è più lunga per proteggere dagli spruzzi provenienti dalla ruota della bicicletta.
Il taglio delle maniche è regolare per facilitare i movimenti in sella e avere una vestibilità agile e fluida. Nella parte posteriore è presente una tripla tasca traforata per drenare meglio l’acqua. I profili della Storm Jacket sono rifrangenti in modo da segnalare la presenza del ciclista agli automobilisti e avere un maggiore livello di sicurezza in strada.
La Storm Jacket è disponibile nelle taglie: XS, S, M, L, XL, XXL.
Paolo Bettini è un fiume in piena. «La decisione di oggi non la condivido e non la capisco». Il riferimento è alla protesta andata in scena al via della 19ª tappa, Morbegno-Asti che era anche la più lunga del Giro (258 chilometri).
Protesta inattesa
«E’ stato un gran caos – dice l’ex iridato al seguito della corsa rosa con Mediolanum – Stamattina ero in hotel a Mantello, nei pressi di Morbegno. Quando sono partito pioveva e c’erano 13 gradi. Ad un certo punto mentre andavo ad Alessandria per gli impegni con il Giro, mi giunge voce che Mauro Vegni sposta la partenza a Como. Tra me e me penso: guarda Mauro come vuol bene ai corridori. Gli toglie 25 chilometri. Mai e poi mai avrei pensato ad una protesta in corso. Non c’era motivo. Mi dispiace ma i corridori e i team sono indifendibili».
Per lunghi tratti non hanno trovato pioggia i corridoriPer lunghi tratti non hanno trovato pioggia i corridori
Bettini racconta anche delle sue proteste e di quanto lui stesso fosse un portavoce del gruppo. In una Tirreno-Adriatico restò scottato tanto si espose.
«Poco dopo il via – racconta – c’era da affrontare una salita sulla quale c’era pioggia mista a neve. Si trovò un accordo tra organizzatori e corridori: dopo la firma salite sui bus, così tagliate il pezzo di salita e di discesa incriminati, ci dissero. Recuperate quei chilometri facendo un giro in più nel circuito finale a Paglieta. Ebbene nello spazio del trasferimento avvennero telefonate dall’alto che cambiarono la decisione e io restai da solo. Fu Bramati a tirarmi fuori dall’ammiraglia. Però eravamo d’accordo fino a quel momento. E io ero leader, avevo vinto le prime due tappe e verso Paglieta ero ancora il favorito».
Mancano i “generali”
«Non dico che avevamo ragione, ma un accordo si trovava una volta. C’era un altro modo di fare. Ci si guardava negli occhi. Dove sono i corridori con gli attributi? Dove sono gli enti (Cpa, Accpi) preposti?
Sapevano da un anno che c’era quella tappa. Sapevano che sarebbe piovuto. Alcuni team sono tornati in hotel tardi e hanno dovuto fare colazione sul bus? Bene, da professionisti con gli attributi ci si parla. Si arriva in partenza, si firma e si parte tranquilli. Passato Milano si fa iniziare la bagarre. Due ore tranquille. Dormito poco, mangiato tardi: nessuno gli avrebbe detto nulla.
«Una volta eravamo a Livigno. Pioveva e faceva freddo. Sulla Forcola sapevamo che nevicava. Chiamammo Zomegnan e gli esponemmo il problema. Lui ci disse: okay, venite al foglio firma perché sapete quanto sia importante rispettare il via e salite sui bus. Ripartimmo in fondo alla valle. Fu una scelta concertata tra organizzatori, corridori e manager».
Stefano Allocchio direttore di corsa, alla ripartenza da AbbiategrassoAllocchio direttore di corsa, alla via da Abbiategrasso
Bettini su Vegni
«E poi sapete una cosa. Oggi la mancanza di rispetto non è avvenuta solo nei confronti di tifosi, sponsor… ma nei confronti dei fornitori di abbigliamento. Ci dicono che hanno vestiti super fighi, leggeri, impermeabili, che possono pedalare sotto la pioggia e il freddo e poi non li usano?».
«Non so da chi sia partita la protesta – conclude Bettini – di certo è stato un fallimento di tutti, tanto più dopo un anno così tribolato. Che sia stata la maglia rosa Kelderman? Non credo che un corridore e un team da solo possano aizzare tutto ciò. Evidentemente c’era del malumore. Ma allora i corridori e gli enti preposti dovevano fare le loro rimostranze già la sera prima.
«Vegni è stato l’unico ad aver applicato già una volta il protocollo per la sicurezza. Ha gestito situazioni difficili come la Val Martello. Gli è sempre andato incontro. Il tappone di domani glielo ha alleggerito. Ma oggi con 13 gradi proprio non c’era un motivo. Non bastano la scusa della pioggia, della lunghezza o della stanchezza. Allora che facciamo? Annulliamo la Liegi, che è lunga come la tappa di oggi, ma con 3.800 metri di dislivello? La discesa più lunga verso Asti era quella di qualche cavalcavia».