Esclusivo / I nuovi Keo Blade, più grandi, resistenti e rivoluzionati

24.01.2024
6 min
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La prima versione del Look Keo Blade nasce nel 2011. E’ stato il pedale che, grazie alla lama di tensionamento in carbonio, ha cambiato il DNA della categoria. Il nuovo Blade non cambia il concetto che lo ha reso celebre, ma tutto quello che sta intorno sì.

Entriamo nel dettaglio del nuovissimo pedale di casa Look, snocciolando i dettagli e la tecnica del prodotto, ma anche le prestazioni. Lo abbiamo provato in anteprima.

Nuovo Look Blade, forma diversa e appoggio maggiorato
Nuovo Look Blade, forma diversa e appoggio maggiorato

Blade Carbon, inizia tutto qui

Una delle caratteristiche tecniche principali è l’aumento della superficie di appoggio, che nel nuovo Blade Carbon si amplia a 705 millimetri quadrati (in precedenza era 700). Il corpo del pedale è in carbonio. La tacchetta appoggia completamente sull’area superiore del pedale, con dei vantaggi tangibili sulla ripartizione delle masse durante le fasi di spinta e trazione. Le tacchette Look Keo non sono cambiate.

Aerodinamico. Lo si nota fin dal primo sguardo, per via del suo profilo laterale ridotto, così come tutta la sezione anteriore. Non solo per via della lama in carbonio, il nuovo Keo è completamente “calottato” nella parte interna, soluzione che contribuisce ad aumentare l’efficienza aerodinamica, ma anche la rigidità. Le lame in fibra sono sostituibili in modo semplice in fase di manutenzione. Noi l’abbiamo fatto e l’operazione richiede solo qualche minuto. Le lame disponibili sono 4, con altrettante tensioni: 8, 12, 16 e 20 Nm. Le “vecchie” lame Blade sono perfettamente compatibili.

Le versioni sono tre

Le prime due hanno i cuscinetti ceramici, sono il Keo Blade Ceramic Ti (con asse in titanio e ad un prezzo di listino di 310 euro) ed il Ceramic (quello provato da noi, con un listino di 210 euro) con asse in acciaio chromo. Rispetto alla precedente versione è stato cambiato il grasso che è contenuto nei cuscinetti, oggi più longevo del 18% e in grado di offrire una maggiore stabilità del comparto. Il primo ha la lama in carbonio con tensione 16, mentre il secondo porta in dote la 12 (noi abbiamo montato una “vecchia” 20). Il terzo modello è il Look Keo Blade (145 di listino) con asse e cuscinetti in acciaio.

Il design non cambia per nessuno di loro, così come il fattore Q di 53 millimetri e un’altezza tra asse e suola che è di 14,8 millimetri.

Petilli al Tour Down Under 2024 con i nuovi materiali
Petilli al Tour Down Under 2024 con i nuovi materiali

I feedback di Simone Petilli

Simone Petilli, corridore della Intermarché-Circus-Wanty, ha iniziato a usare i nuovi pedali alla vigilia della trasferta australiana del Tour Down Under.

«Colpisce subito e in positivo – spiega – l’ampiezza della superficie di appoggio, sicuramente utile ad una migliore espressione della potenza. La percezione di sfruttare una maggiore forza impressa sui pedali è assolutamente reale. Al pari della versione precedente, lasciano la pedalata libera e rotonda. Ho trovato anche una maggiore stabilità della tacchetta che è tutta all’interno del pedale, nonostante io utilizzi la grigia che, rispetto alla nera, offre più agio e libertà laterale».

Sviluppati con modelli CFD

Per contestualizzare ancor di più tutto quello che si cela dietro i nuovi Look, abbiamo interpellato Alexandre Lavaud, Product Manager dell’azienda francese per la categoria dei pedali.

«Il progetto dei nuovi Blade è partito tre anni fa – spiega – con l’obiettivo di incrementare la longevità, la robustezza e tutto quello che tocca la resa tecnica dei pedali. Il nuovo Blade non è solo un pedale diverso – prosegue – ma è un prodotto che ci ha obbligato a cambiare diverse procedure di sviluppo che a cascata coinvolgeranno l’intera gamma dei pedali. In questo rientra anche il modello CFD creato appositamente per i pedali, riferito alla valutazione aerodinamica e da impiegare nella galleria del vento. Questa ricerca ci ha permesso di ridurre l’impatto frontale con effetti positivi del drag e senza sacrificare la resistenza complessiva, che è addirittura aumentata del 200% rispetto alla versione precedente».

Le nostre impressioni

Più rigido, più forte in fase di aggancio e di tenuta della tacchetta, soprattutto nella sezione posteriore (a parità di tensione della molla). Sempre in questo punto trattiene in modo impeccabile la tacchetta che non accenna al minimo basculamento.

Se è complicato quantificare l’efficienza aerodinamica di un pedale, è facile sottolineare quanto il nuovo Look Blade faccia sentire il sostegno nella fasi di rilancio e quando ci si alza in piedi. Supporta ed invita a caricare il peso, inoltre non strozza l’angolo e l’apertura del gesto naturale (e soggettivo) della caviglia (al di la del posizionamento della tacchetta).

Rispetto alla precedente versione non abbiamo sentito la necessità di modificare l’altezza sella, un fattore non banale che aiuta a mutuare un feeling importantissimo ai fini della qualità prestazionale.

Dai pedali a sgancio al reggisella di Mohoric, Fondriest racconta

27.03.2022
7 min
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La bicicletta ha più di 200 anni. E’ cambiata, si è evoluta, modificata e non smette di cambiare. Eppure alcuni passaggi storici hanno segnato più di altri la sua crescita. I freni a disco è solo l’ultimo dei tanti sanpietrini che tassellano il sentiero che percorre la bicicletta. La posizione in sella, l’aerodinamica e tutti i componenti votati a massimizzare quei “marginal gains” (per usare un aggettivo tanto di moda) che messi insieme fanno la differenza. I pedali a sgancio rapido, il carbonio e le ruote ad alto profilo. Il cambio elettronico e l’abbigliamento, ma anche quel richiamo al comfort funzionale alla performance e non è solo il reggisella telescopico. Affrontiamo di petto l’argomento con un Campione del Mondo e appassionato della tecnica legata al mezzo meccanico, Maurizio Fondriest.

Nel 1988 Fondriest vince il mondiale di Renaix, dopo il pasticcio di Bauer e Criquelion
Nel 1988 Fondriest vince il mondiale di Renaix, dopo il pasticcio di Bauer e Criquelion
Se Fondriest dovesse dare un ordine alle cose, quali sono le innovazioni che hanno fatto la differenza nell’evoluzione della bicicletta?

Il percorso evolutivo della bici è composto da tantissimi tasselli, ognuno ha e ha avuto un ruolo importante, alcuni di questi molto più di altri. Facendo una scaletta il primo gradino è occupato dai pedali a sgancio rapido della Look, quelli usati da Hinault. Il secondo dalle leve STI Shimano, le prime ad integrare il cambio, utilizzate per la prima volta da Phil Anderson al Giro del Lazio nel 90. Poi c’è il manubrio da crono usato da Lemond, quando ha vinto il Tour e in parallelo il primo abbigliamento in Lycra usato dagli atleti DDR e dai russi, più o meno gli anni erano quelli, poco prima. In questa classifica è da inserire anche il primo cambio elettronico della Mavic, le ruote ad alto profilo ed il carbonio. E poi il casco, anche se potrebbe essere all’apice della classifica.

Hinault con i primi pedali a sgancio firmati Look, vinse il TDF
Hinault con i primi pedali a sgancio firmati Look, vinse il TDF
Cosa hanno permesso di migliorare i pedali a sgancio rapido?

Il primo vantaggio è stato il miglioramento della sicurezza, soprattutto se si pensa ai vecchi lacci che legavano il piede al pedale e che, in caso di caduta, erano davvero pericolosi. E poi il miglioramento dei componenti, calzature comprese, ha portato ad aumentare anche le prestazioni. Mi raccontò Hinault, che un amico appassionato di sci, aveva iniziato ad utilizzare questo sgancio automatico proprio sugli sci. Hinault ha chiesto se la soluzione era trasferibile alla bici e oggi è difficile immaginare una bici senza i pedali a sgancio.

Il primo pedale automatico Look (foto Look)
Il primo pedale automatico Look (foto Look)
Invece il cambio integrato nei manettini e sul manubrio?

E’ entrato ufficialmente in commercio nel 1991. Ho iniziato ad usarlo proprio in quell’anno alla Panasonic. Pesava quasi 500 grammi in più di quello tradizionale con le levette sulla tubazione obliqua, ma era efficiente e veloce. Ti permetteva di tenere le mani sempre ben salde sul manubrio e quindi si univa velocità della cambiata e sicurezza. Sono due argomenti molto dibattuti anche oggi e sono passati 30 anni.

Un grafico della trasmissione Shimano Di2 a 12 velocità
Un grafico della trasmissione Shimano Di2 a 12 velocità
Come ha influito invece il manubrio da crono di Lemond, sulle bici di oggi?

In realtà ci sono due episodi molto vicini tra loro, il Tour di Lemond e anche gli atleti della DDR che si presentavano alle crono con dei manubri che chiamavamo a corna di bue. Erano le prime appendici che vedevamo e loro avevano una posizione molto vantaggiosa. Tornando a Lemond e alla grande vetrina della Grand Boucle, la sua bici da crono con il manubrio specifico ha dato il via agli studi aerodinamici legati alla bicicletta. Inoltre lui utilizzò due manubri differenti tra il prologo e l’ultima tappa di Parigi. Alla tappa di apertura il manubrio era uno Scott da triathlon, riadattato, mentre a Parigi ha usato un prodotto differente, ma comunque specifico per la bici da crono. Oggi la ricerca dell’aerodinamica non è solo legata alle crono, ma a tutto il segmento bici.

E per quanto riguarda l’abbigliamento?

L’abbigliamento moderno e la sua estremizzazione dei tessuti, del fitting e dell’ergonomia, hanno stravolto il concetto di comfort, di aerodinamicità dell’atleta e hanno contribuito a far capire alcuni aspetti positivi dell’abbassamento di peso. Prima si correva con le maglie di lana, pesanti ed ingombranti. I primi ad usare dei prodotti aderenti, sembravano quasi dei body, sono stati i corridori DDR.

Anche l’industria tessile ha contribuito al processo di evoluzione del settore, Fondriest racconta…
Anche l’industria tessile ha contribuito al processo di evoluzione del settore
Il cambio elettronico, le ruote ad alto profilo ed il carbonio quali benefici hanno portato?

L’elettronica ha dato il via ufficiale all’integrazione e all’ingresso di nuove tecnologie in un settore che era un po’ statico da molti anni. All’epoca la trasmissione Mavic non funzionava in modo ottimale, ma la categoria è cresciuta e oggi i corridori pretendono il cambio elettronico. Si narra che Zulle perse il Tour perché si blocò il cambio durante la crono. Le ruote ad alto profilo hanno permesso di aumentare le velocità e di sfruttare le masse in movimento. Le prime sono state le Campagnolo Shamal. Il gruppo di bici e di corridori che si muove è una massa che si sposta. Il carbonio ha fatto abbassare i pesi, ma ci sono voluti alcuni anni prima di raggiungere un bilanciamento ottimale tra leggerezza e rigidità. Le materie composite hanno cambiato le forme di bici e tubazioni, ma in questo passaggio faccio rientrare anche l’alluminio. E poi ci sono anche i freni a disco, che hanno cambiato la bici da corsa dopo 200 anni.

Nelle tappe veloci e nelle crono, Pantani usava le Shamal
Nelle tappe veloci e nelle crono, Pantani usava le Shamal
La bicicletta moderna è il risultato di tante cose messe insieme?

Si, perché oltre a quelle citate ci sono una serie di innovazioni che hanno contribuito a far evolvere il settore. Ci sono i tubeless, ma li trovo una soluzione che non ha stravolto la categoria. C’è il power meter, ma più che lo strumento preferisco identificare la capacità di leggere i numeri, i dati e di come questi hanno cambiato il modo di allenarsi. Io ad esempio ho usato il primo misuratore nel 93, ma all’epoca non c’era la coscienza e la conoscenza per sfruttare le potenzialità del prodotto.

Computerini, dati e numeri, tanta elettronica nel ciclismo di oggi, potrebbero rientrare anche i canali social
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E poi ci hai nominato il casco integrale

Sono stato il primo ad usare il casco integrale e rigido, era il 1993. Da li non ho mai più tolto il casco ed in gruppo talvolta ero l’unico ad averlo indossato. Da li in poi la sicurezza è cambiata in maniera decisa, per fortuna.

Mohoric ha usato una scultura per poter montare il reggisella telescopico, secondo Fondriest un’ottima idea
Mohoric ha usato una scultura per poter montare il reggisella telescopico
Se ne parla ancora in questi giorni, cosa pensa Fondriest del telescopico usato da Mohoric?

Lo ha provato in precedenza e dobbiamo contestualizzarlo all’evento Sanremo che abbiamo vissuto lo scorso fine settimana. Non lo vedo come un’innovazione e non mi stupirei se fosse vietato dall’UCI.

Cosa possiamo aspettarci dal futuro della bici?

Credo che la ricerca punterà molto sulla riduzione degli attriti, sulla trasmissione in molti comparti della bicicletta. Anche in questo campo le tecnologie hanno fatto passi da gigante. E poi mi immagino la trasmissione senza catena, perché è stato cambiato tutto, ma parliamo ancora della bicicletta che si muove grazie ad un componente come la catena.