Ultima e sfinita, orgoglio Carbonari per il battesimo sul pavé

28.02.2022
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Mentre in testa al gruppo Annemiek Van Vleuten sceglieva il modo per vincere la Omloop Het Nieuwsblad, alle sue spalle e già ultima nell’ordine di arrivo, Anastasia Carbonari portava a casa la fatica e la soddisfazione di essere arrivata in fondo.

La sua non è stata una resa da piegarsi sulle ginocchia, ma la conseguenza di una fuga andata via presto e ripresa a 40 chilometri dall’arrivo nella prima corsa di stagione e la prima sul pavé. Per la ragazza marchigiana, arrivata quest’anno alla Valcar-Travel&Service, una rapida scuola di tecnica e strada, suggerita da Davide “Capo” Arzeni.

Prima del via, con il giusto carico di ansia: per Carbonari, battesimo sul pavé (foto Twila F. Muzzi)
Prima del via, con il giusto carico di ansia: per Carbonari, battesimo sul pavé (foto Twila F. Muzzi)

Un ricordo da scacciare

Ci può essere soddisfazione nell’arrivare ultimi? C’è sempre soddisfazione nell’arrivare: se si è capaci di fare tesoro di ogni esperienza, anche la resa può insegnare qualcosa.

«Partiamo da come ho lasciato il Belgio due anni fa – racconta – quando non vedevo l’ora di andarmene. Ho fatto Liegi e Freccia e ovviamente erano andate malissimo. Neanche le avevo finite e da lì avevo iniziato a pensare che magari veramente il ciclismo non fosse fatto per me.

«Quindi tornare con la migliore squadra d’Italia, poter correre tra le big e riuscire a mettere la testa fuori andando anche in fuga, non nego che per me sia stata una soddisfazione grandissima. Non è niente, lo so. In confronto a piazzarsi o arrivare alla fine con le prime non è niente. Ma come inizio e per come mi ero lasciata con questi posti, dico che sono veramente soddisfatta».

Carbonari ha… assaggiato il pavé nella recon del venerdì (foto Twila F. Muzzi)
Carbonari ha… assaggiato il pavé nella recon del venerdì (foto Twila F. Muzzi)

Un nuovo nascere

Quel debutto nelle Ardenne porta la data del 2020. Qualche mese prima, alla fine di luglio 2019, Anastasia si era ritrovata sull’asfalto con una vertebra rotta per un’auto che le aveva tagliato la strada. L’arrivo nella squadra di Valentino Villa ha pertanto il sapore di un vero battesimo. E visto che la marchigiana era davvero digiuna di pavé, incontrato nel pomeriggio di vigilia, il diesse Arzeni ci aveva anticipato che l’avrebbe mandata in fuga. Per darle confidenza con le stradine e permetterle di credere di più in se stessa.

«Non avevo mai corso sul pavé – dice –  Liegi e Freccia sono tutte su asfalto, quindi anche provare quelle stradine nella ricognizione e riconoscere i posti in cui vedevo sempre i ciclisti professionisti in televisione, è stata un’emozione grandissima. Sono contenta di averla finita».

La presentazione nel velodromo di Gand dà il senso del grande evento (foto Twila F. Muzzi)
La presentazione nel velodromo di Gand dà il senso del grande evento (foto Twila F. Muzzi)
Che cosa significa averla finita?

Per me è un punto di partenza non indifferente. Sono molto contenta della fiducia che mi ha dato Capo, di portarmi qui e darmi la possibilità di farmi vedere e di crescere. Eravamo tutti consapevoli che fosse la mia prima volta sul pavé e che per fare queste corse serve molta esperienza. Sono contenta, è stata una grande emozione.

Come hai esorcizzato la paura del pavé?

Capo mi ha detto di andare in fuga, perché essendo la prima volta, l’impatto sarebbe potuto essere traumatico. Mi ha detto: «Vai davanti, così fai esperienza e prendi il pavé non in gruppo».

E tu?

E io sono andata in fuga. Alla fine mi ci sono trovata abbastanza bene e con un bel feeling. Negli ultimi muri mi sono staccata perché ero arrivata a cottura.

Bel piazzamento di Silvia Persico, tricolore di cross, 22ª nel gruppo dietro le prime tre (foto Twila F. Muzzi)
Bel piazzamento di Silvia Persico, tricolore di cross, 22ª nel gruppo dietro le prime tre (foto Twila F. Muzzi)
Una fatica diversa?

Io penso che più impari ad andarci e meno fatica fai. Quindi essendo la prima volta ed essendo del tutto inesperta, è ovvio che abbia penato più alle altre. Penso di avere una certa affinità per questo tipo di percorsi. La mia fortuna è che in bici non ho molta paura, so guidarla, mi sono trovata abbastanza bene.

Che cos’altro porti a casa?

La presentazione con tutte le luci, il fatto poter correre lassù. Sabato veramente ho realizzato che sono arrivata in questa squadra, che sono qui con le migliori atlete italiane e posso essere al loro fianco. Imparare da loro per me è una soddisfazione grandissima. Non vedo l’ora di continuare questa stagione e di crescere. Penso di essere nella squadra giusta.

La fuga di Carbonari suggerita da Capo Arzeni per prendere confidenza con il pavé (foto Twila F. Muzzi)
La fuga di Carbonari suggerita da Capo Arzeni per prendere confidenza con il pavé (foto Twila F. Muzzi)
E il pubblico?

Quella gente è stupenda. Passare tra gli odori di birra e patatine fritte e sentire nell’aria il profumo del Belgio. Sentire l’incitamento che ricevi anche nell’ultimo gruppo è qualcosa di stupendo… Mi hanno sempre detto che per capirlo devi provarlo, ora l’ho provato e posso dire che è veramente unico.

Prossime corse?

Strade Bianche, Freccia e Liegi. Voglio vedere come andrà questa volta.

Donne in rotta su Roubaix fra adrenalina e domande

30.09.2021
6 min
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Le donne a Roubaix. Pochi se lo aspettavano, tante lo sognavano e ora, alla vigilia della prima volta (sabato 2 ottobre) un po’ di domande iniziano a saltar fuori. La carovana ovviamente è già in viaggio e così abbiamo raccolto tre voci con sottofondo d’autostrada. Fortunato Lacquaniti, tecnico della Alé-BTC Ljubljana, unica squadra WorldTour italiana. Walter Zini, tecnico della più piccola BePink. Ivan Panseri, meccanico della Valcar che schiererà Elisa Balsamo in maglia iridata. Tre diversi punti di vista, dalle sole tre squadre italiane presenti, davanti a un monumento del ciclismo che per tanti di noi è pane quotidiano, ma per le ragazze è soprattutto un gigantesco punto di domanda lastricato di pietre.

Alè-BTC punta in alto

Lacquaniti è in viaggio proprio oggi, a capo di una stagione impegnativa e ancora lungi dall’essere alla conclusione. Il calendario cresce, ma gli organici sono ancora esigui e arrivare in fondo non sarà semplice.

«Credo di aver portato ragazze adatte – dice – per una prova che sarà massacrante, ma serve per crescere. Andiamo con la giusta mentalità. Già oggi faranno una piccola ricognizione, così daremo forma al grande entusiasmo con cui è stata accolta questa prima edizione. Correremo con la testa libera, perché per la squadra il 2021 è stato un anno positivo, anche oltre le aspettative. Non abbiamo alle spalle un team maschile, per noi è più impegnativo».

Racconta ancora che durante l’inverno, approfittando delle corse del Nord erano già andati a studiare parti di percorso, ma che certo in gara sarà diverso.

«Però andiamo per fare risultato – conferma – Marta (Bastianelli, ndr) è in ottima condizione e come lei la Reusser. Poi c’è Tatiana (Guderzo, ndr) che in certe sfide si esalta. Vogliamo dimostrare che le ottime cose fatte alla Vuelta, all’europeo e al mondiale non sono venute per caso. Poi è chiaro che servirà anche un pizzico di fortuna, perché lassù una foratura può cambiare tutto. Per questo avremo bici con tubolari o tubeless con dentro il lattice, a seconda delle preferenze. Cerchi più bassi. A dire il vero avevo proposto di usare il cerchio in alluminio, ma useremo il carbonio. E se devo dire, mi preoccupa un po’ come staranno il giorno dopo. Perché poi dal 4 si corre in Gran Bretagna e speriamo stiano tutte bene. Ne cambiamo due, Guderzo torna a casa per fare la Tre Valli Varesine».

Bastianelli, qui al Simac Ladies Tour, ha vinto un Fiandre: al Nord va bene
Bastianelli, qui al Simac Ladies Tour, ha vinto un Fiandre: al Nord va bene

BePink, piedi per terra

Walter Zini e la BePink, anche se per la Francia è già partita sua moglie Sigrid Corneo, tengono più i piedi per terra e si godono la vittoria europea di Silvia Zanardi. L’invito per la Roubaix però è arrivato il giorno prima che la piacentina vincesse gli europei, forse dopo la buona Vuelta e forse per qualche rinuncia. Per Zini non è un problema, esserci è utile per l’esperienza, per i buoni rapporti e per l’immagine del team.

«Andremo su in modo tranquillo – dice – non Silvia che correrà l’Emilia. Per puntare a fare bene, si doveva probabilmente anticipare la partenza di un giorno e andare con uno staff più numeroso, per avere uomini nei punti chiave del percorso. Devo dire che le ragazze la stanno vivendo abbastanza bene, senza pressione, con l’idea di fare il meglio. Ci sarà di certo una selezione naturale amplificata dal pavé. Andremo con tubeless da 28 con il lattice dentro. Alla Strade Bianche non abbiamo mai forato, ma per lassù serve forse un’altra competenza. E’ una novità positiva, molto specifica.

Due sole italiane nella BePink alla Roubaix: Crestanello e Alessio (nella foto)
Due sole italiane nella BePink alla Roubaix: Crestanello e Alessio (nella foto)

«Se devo trovare il pelo nell’uovo, che poi tanto sottile non è, questo moltiplicarsi di corse e squadre è troppo perché il movimento possa sopportarlo. Si rischia di mandare nel WorldTour delle ragazzine ancora acerbe e di bloccare il ricambio. Già pare si siano resi conto di non poter pagare una 19enne come un’atleta professionista già fatta. Non vorrei che vivessimo in meno tempo le problematiche che sono già belle grosse fra gli uomini. Comunque, evviva la novità Roubaix.

Valcar, officina piena

Infine Panseri stamattina si sta dedicando a montare il nuovo telaio realizzato da Cannondale per Elisa Balsamo. Il meccanico della Valcar era anche ai mondiali. Ha fatto giusto in tempo a riportare in Italia i furgoni della Federazione, passare da casa, caricare quelli della Valcar e ripartire per la Francia.

«Diciamo che i telai sono gli stessi con cui hanno corso le classiche del Nord – spiega – con ruote Metron 40 a medio profilo e tubolari Veloflex da 28 già provati lo scorso inverno. Per la pressione delle gomme vedremo, ma si starà fra 5,5 e 6 atmosfere. Le ragazze sono arrivate oggi e sono uscite subito per il primo allenamento. Per il resto, abbiamo previsto sia la possibilità di mettere il doppio nastro manubrio o anche degli inserti in gel. Sul fronte dei rapporti, via il 36 e avanti corone anteriori da 42 o 45. Si tratta di un debutto anche per me e ho un po’ d’ansia per le bici, che vadano come si deve. Ho portato dietro il mondo: qualsiasi cosa serva, ce l’abbiamo…».

Sabato si apre al Nord, prepariamo le ruote…

23.02.2021
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Come si montano le ruote per correre il Nord? Sabato si apre in Belgio la stagione dei muri, con Omloop Het Nieuwsblad e poi Kuurne, ad aprile sarà la volta della Roubaix con Gilbert ultimo vincitore (foto di apertura). Le particolari difficoltà che i corridori incontrano sulle pietre hanno spinto i produttori che forniscono le ruote ai team professionistici a cercare di adattare, laddove è possibile, le parti più sensibili, al fine di garantire più sicurezza e affidabilità. Per le insidie che si incontrano nelle classiche del Nord, la fatica, fisica e mentale, si richiede la massima concentrazione, perché i rischi ai quali sono sottoposti i corridori sono molteplici. Ecco che qui l’importanza delle ruote da utilizzare emerge chiaramente. Abbiamo sentito  il parere di Andrea Nieri, un esperto meccanico toscano che ha fatto parte di team importanti come la Mapei, il Team Bahrain-Merida e la nazionale e che vanta numerose presenze in questo tipo di corse.

Roubaix del 2019, l’ultima: la Ef corre con ruote Vision
Roubaix del 2019, l’ultima: la Ef corre con ruote Vision
Andrea i corridori sono sempre così scrupolosi nel cercare la perfezione, per quanto riguarda le ruote da utilizzare sul pavé pensi che si possa raggiungere?

 Certo! Le ruote che si trovano in commercio sono già abbastanza affidabili, ti parlo di ruote come Campagnolo, Shimano, Vision… Una volta i corridori usavano delle ruote fatte appositamente per queste corse. Ora del materiale fornito ci si può fidare, non ci sono problemi, ci hanno studiato su e per queste corse sono robuste, resistenti.

Le ruote richiedono meno manutenzione…

 Sì, sono ruote molto sicure, ti basti pensare che vengono gommate per il Belgio, poi si usano anche durante il Giro d’Italia.

La Lotto Soudal corre con le Bora One di Campagnolo
La Lotto Soudal corre con le Bora One di Campagnolo
La manutenzione delle ruote, prima delle corse sul pavé, ad esempio la Parigi-Roubaix, in che cosa consiste?

 Le ruote innanzitutto vengono gommate bene, è importante che non si corra il rischio di un’eventuale scollatura dei tubolari per via delle forti sollecitazioni a cui sono sottoposte. Poi dopo un controllo ai raggi si passa alla lubrificazione, devono scorrere bene.

Si può fare qualcosa al fine di evitare, per quanto possibile, una foratura?

Non più di tanto, mettiamo un liquido nei tubolari che dovrebbe quantomeno rallentare la foratura, ma se devi forare in queste corse, ti basta poco. Prendi un sampietrino spigoloso ed ecco fatto. Il corridore scaltro fa la differenza, conosce il percorso. Certo anche un tubolare di buona marca è importante.

Degenkolb, vincitore della Roubaix 2015, nel 2019 alla Trek ha corso con ruote Bontrager
Degenkolb, nel 2019 alla Trek con ruote Bontrager
Le ruote possono rompersi in ogni gara, in queste corse però il rischio aumenta. Ti è mai successo di doverne buttare dopo una Parigi-Roubaix o un Giro delle Fiandre?

 Sì, molte volte. Spesso i corridori finiscono queste corse con la pista frenante compromessa o con i cerchi crepati. Sai sul pavé le ruote corrono più rischi del solito. Con i freni a disco un po’ cambia…

Ci fai qualche esempio?

Direi che la forte disconnessione del terreno aumenta il rischio di far toccare il cerchio con le pietre. Non ti nego nemmeno che gli sbandamenti che subiscono i corridori in gruppo, a determinate velocità, facciano sì che che si tocchino anche tra di loro e il più delle volte si aggancino con le ruote. In questo caso vai per terra, non sei sull’asfalto normale che puoi correggerti.

Bora e Deceuninck corrono con ruote Roval
Bora e Deceuninck corrono con ruote Roval
La pressione dei tubolari come viene gestita?

Qui si considerano più fattori: condizioni atmosferiche, peso dell’atleta e la sensibilità sulla bici. Solitamente la sera prima della corsa facciamo il giro delle stanze dei corridori, ognuno ci dà una pressione diversa dall’altro. E’ una cosa molto soggettiva.

In base alla tua esperienza, confermi che il meccanico in queste corse assume un aspetto di primaria importanza?

Prima di più, perché sai, non avendo moltissimo a disposizione dal commercio, il meccanico doveva arrangiarsi un po’ nel mettere assieme le ruote. Adesso invece è sempre importante, col vantaggio però di avere a disposizione bei materiali.

Ruote Vision al Fiandre per la Ef Pro Cycling
Ruote Vision al Fiandre per la Ef Pro Cycling
I meccanici si posizionano anche nei tratti più importanti della corsa…

Sì, oltre al meccanico che segue la corsa in ammiraglia, ce ne sono altri che si posizionano lungo il percorso, nei tratti fondamentali.

Cosi si contiene di più il rischio forature?

Sì sì, certo. E’ vero anche che se tu fori all’inizio del tratto, devi cercare di arrivare con la ruota forata almeno dove siamo noi. Non è facilissimo. L’alternativa altrimenti è che aspetti l’ammiraglia, che però è lontana due-tre minuti. Allora ti conviene quasi pedalare un po’ sul cerchio fino a raggiungere il meccanico, sebbene tu abbia bucato.

Quindi riassumendo servono tante ruote per le classiche del Nord…

Certo! Nelle ammiraglie, che sono almeno due al seguito della corsa, se ne mettono già sei o sette paia, tra ruote posteriori e ruote anteriori. Inoltre il meccanico che aspetta a fine tratto in pavé ne tiene anche lui almeno tre paia.