Search

Dalla bici alla moto, Simion regolatore con battesimo di fuoco

09.04.2022
5 min
Salva

Paolo Simion è (quasi) sceso di bici ed è salito in moto. La storia del veneto va ad aggiungersi a quella di altri corridori che adesso “dirigono il traffico” in corsa. Paolo infatti è diventato uno dei regolatori, come prima di lui avevano fatto altri colleghi, da Allocchio a Velo, passando per la breve parentesi di Gasparotto, ora diesse alla Bora-Hansgrohe.

Capelli rossi, lentiggini e una voce squillante, l’ex stradista e pistard ha iniziato questa avventura nella famiglia Rcs Sport ufficialmente alla Strade Bianche. 

Anche se in volto non si vede bene, ecco Simion sulla moto come regolatore
Anche se in volto non si vede bene, ecco Simion sulla moto come regolatore
Paolo, raccontaci come è andata? E prima di tutto perché hai deciso di dire basta col ciclismo: avevi ripreso con la pista…

Avevo degli accordi con la squadra cinese (la Tianyoude, in cui già aveva militato in passato, ndr), ma le cose non erano per nulla chiare, soprattutto per quel che concerneva il calendario. E infatti in Asia è ancora tutto bloccato. In Cina in pratica è tutto fermo. Io già avevo investito un anno a tenere duro e ne avrei anche fatto un altro, ma poi mi sono fatto due conti. Quest’anno compio 30 anni e non posso più permettermi certe libertà come se ne avessi 21-22. Non dico che il sogno è passato, ma quasi…

Quindi dalla bici alla moto…

Sì, anche se in realtà non sono sceso del tutto. Mi hanno infatti contattato per fare la guida nel tandem in vista delle Paralimpiadi di Parigi 2024. A giorni inizierò il circuito, non ho molta esperienza ancora, ma cercherò di farla presto.

E l’aggancio con Rcs Sport come è avvenuto?

Mi hanno contattato direttamente dall’organizzazione su consiglio, credo, di Barbin, mio ex compagno di squadra. Loro cercano regolatori e due dei requisiti fondamentali per diventarlo sono: essere stato un corridore ed avere una tessera UCI da diesse. E io ce l’avevo di terzo livello. Un diesse infatti deve anche sapersi muovere con la macchina in corsa. In realtà con Rcs già c’era stato un contatto a dicembre. Avrei dovuto fare il debutto all’UAE Tour, ma prima di partire il tampone per il Covid risultò positivo e sono rimasto a casa, anche se non avevo assolutamente niente. Così ho iniziato con la Strade Bianche, la Tirreno e Sanremo. 

Un debutto di fuoco alla Strade Bianche…

Eh già, un bel “casino”! Iniziare all’UAE Tour sarebbe stato meglio, vista anche la tipologia delle strade più ampie e meno tortuose. La difficoltà maggiore è stata riconoscere le varie voci in radio. Ma già alla Tirreno le cose sono andate decisamente meglio.

Sullo ormai mitica Yamaha Tricity (tre ruote) che vediamo nelle corse di Rcs, Simion ha debuttato alla Strade Bianche
Sullo ormai mitica Yamaha Tricity (tre ruote) che vediamo nelle corse di Rcs, Simion ha debuttato alla Strade Bianche
Il regolatore dirige il traffico, ma ci dici di preciso in cosa consiste il tuo ruolo?

Siamo parte integrante dell’organizzazione e curiamo la sicurezza in gara, i movimenti di auto, moto, staffette, ammiraglie, fotografi… Serve un linguaggio sintetico e chiaro al tempo stesso. Quando devi spiegare una cosa non puoi fare una prosopopea!

Come ti muovi in corsa?

I regolatori sono quattro. Uno sta davanti alla fuga, uno dietro, uno davanti al gruppo e uno dietro al gruppo. Questo almeno in una situazione standard, tranquilla. Se invece la corsa scoppia e ci sono tanti gruppetti, si fa la spola tra un drappello e l’altro. Ci si assicura che le ammiraglie non si infilino in mezzo e facciano da punto da appoggio, si vede se c’è una staffetta o una moto della Polizia che possa “scortare” quello stesso drappello. Tutti noi facciamo riferimento a Velo ed Allocchio.

Ci sono dei meccanismi incredibili…

Esatto. Ma è bello e poi ho l’occasione di restare nel mio ambiente. Il must comunque è: se vedi qualcosa che necessita di un intervento, intervieni. Prendi la decisione. Non aspettare a chiedere. Se si può risolvere, risolvila subito. In corsa le cose cambiano nel giro di pochi secondi.

Avete una vostra radio?

In cuffia parliamo con il motociclista, poi ascoltiamo la radio della direzione con la quale possiamo comunicare tra noi. E possiamo ascoltare anche radiocorsa e se ci sono delle criticità possiamo intervenire anche con loro. La cosa di cui mi sono accorto è che in corsa tutto è talmente dinamico che anche se siamo in tanti, paradossalmente siamo sempre pochi! Inoltre direi che siamo ancora in una fase di rodaggio, per questo ci scambiamo spesso le posizioni. E’ importante prendere confidenza con le varie situazioni del gruppo.

Paolo, hai detto che hai seguito la Sanremo dalla moto: come è stato? E che differenze hai notato tra il farla in bici?

Che in moto è più semplice! E’ sempre fantastica. Già da corridore capisci che una corsa è qualcosa di diverso, ma in moto è unico. Ti accorgi delle velocità folli e colpisce vedere come tutti conoscano tutto: ogni curva, ogni buca, ogni salita.

Solo a novembre scorso, Simion ancora era nel pieno dell’attività. Nel 2021 ha corso con la Giotti Victoria – Savini Due
Solo a novembre scorso, Simion ancora era nel pieno dell’attività. Nel 2021 ha corso con la Giotti Victoria – Savini Due
Dove eri posizionato alla Classicissima?

Fino alla Cipressa sono stato dietro al gruppo. Poi dopo che si è rotto ho fatto la spola tra gruppetti fino al Poggio. A quel punto siamo risaliti sulla fuga per allontanare tutte le auto e le moto. Dovevano andare davanti perché in quei frangenti con le velocità alte e la discesa del Poggio è un attimo che si possano creare degli intoppi. L’obiettivo era liberare la strada il più possibile.

Ti sentiamo davvero entusiasta, Paolo!

E’ bello. La logistica del ciclismo, tutti i mezzi della carovana mi hanno sempre affascinato. S’imparano tante cose. Si hanno competenze trasversali su tanti aspetti della corsa. E sì: sono contento!

Con l’occhio dell’ex corridore chi ti ha colpito di più degli atleti?

Ho corso con campioni come Boonen o Cancellara, ma la facilità di pedalata di Pogacar fa paura. E’ una spanna sopra a tutti. Nel ciclismo di oggi, in cui con quei ritmi assurdi scollinano in 35 sulla Cipressa quando pochi anni fa sarebbero stati in tre, fare certe differenze è incredibile.

Paolo Simion

Dall’Everest alla pista, il ritorno di Simion

24.12.2020
5 min
Salva

Paolo Simion è un personaggio, ragazzi. Un atleta davvero interessante. Fresco laureato in scienze motorie, ex (e di nuovo) pistard, stradista, viaggiatore “estremo” quando stacca dalla bici. Dietro ai suoi occhiali dalla montatura quadrata, Paolo racconta la sua storia, la passione che lo lega a questo sport e a questo ambiente, tanto da aiutare i ragazzini delle squadre giovanili di casa nei ritagli di tempo.

Il ritorno

Villa ci ha detto che Simion aveva chiesto di rientrare e che lui la porta l’avrebbe lasciata aperta, specie a chi ci mette impegno. Inoltre un elemento in più avrebbe fatto comodo al gruppo.

«Sono qui con Villa – dice Simion – perché avevo lasciato il discorso della pista cinque anni fa. Ho dato a Marco la mia disponibilità per essere utile alla causa. Se manca qualcuno posso dare il mio contributo negli allenamenti, più siamo e meglio è. Ti alleni di più, ci sono più stimoli. Nella pista siamo una nicchia ed essere in buon numero conta».

Paolo Simion
Il veneto in cammino verso il campo base dell’Everest lo scorso anno
Il veneto in cammino verso il campo base dell’Everest lo scorso anno

Tuttavia Simion non fa parte del gruppo che sta lavorando per Tokyo.

«Ma è logico! Non sono tornato per rubare il posto a nessuno. A Tokyo non ci penso. I ragazzi hanno lavorato tanto e il livello della pista è elevatissimo, mi servono anni per tornare a quei valori. Io voglio ripartire da capo. Parigi 2024 può essere un obiettivo. La pista non sono mai riuscito a farla bene come dico io. Stefano Giuliani (il nuovo team manager della Giotti Victoria Savini Due, il club dove militerà, ndr) mi supporta in questa mia scelta. Lui è stato anche nella Mtb e approva il discorso di fare più discipline». 

Trainer di se stesso

«Dopo essere stato alla Bardiani CSF seguivo una tipologia di allenamenti e volevo dare una svolta totale dopo il passaggio a vuoto nella squadra cinese.

«E’ vero, mi preparo da solo. Visto quello che stavo apprendendo negli studi viste le mie esperienze ho deciso di fare per conto mio. Di sperimentare e di mettere in pratica quello che studiavo. Mi sono laureato a settembre, anche un po’ prima dei tempi previsti. Così ho preso le nuove metodologie e già a febbraio quando ho capito che non ci sarebbe stato nulla da fare tra squadra cinese e covid ho iniziato a fare i rulli in un certo modo. Molta intermittenza a grandi intensità. L’obiettivo era di richiamare molte fibre muscolari e questo mi ha consentito di riportare su il mio picco di watt negli sprint che a forza di fare allenamenti lunghi era sceso molto. Ho preso questa strada anche in previsione di tornare in pista. Quando la lasciai l’addio fu doloroso».

Paolo Simion
A Formia anche allenamenti in palestra
Paolo Simion
A Formia anche allenamenti in palestra

Dall’Everest alla pista

Per quest’anno nessuna avventura esotica dopo il termine della stagione, tra impegni e covid era meglio evitare.

«Eh sì mi piace viaggiare. Venti giorni a fine anno li faccio sempre. Due anni fa sono andato in Sudafrica, Lesotho, Swaziland e l’anno scorso ho fatto il trekking dell’Everest Base Camp dal lato nepalese. Un’avventura incredibile. Io non sentivo troppo la quota, ma dopo i 3.800-4.000 metri cambiava tutto. Di notte avevo 90 battiti quando di solito ne ho 40. Ma è stata un’esperienza unica e l’Everest è enorme. Quando ci sei sotto sono oltre 3.000 metri di parete, come una Marmolada… ma partendo da Venezia! E’ gigantesco. Quest’anno, come detto, non ho viaggiato e dovrò recuperare».

Una personalità così non può essere banale e il fatto di essere tornato in pista per Villa è un valore aggiunto.

«E poi a me piace voltare pagina. Quel che ho fatto negli ultimi cinque anni non conta. Ogni anno io ripartivo da zero, anche quando le cose andavano bene. Non stavo a dire ho vinto questo o quello».

Un lustro, una nuova era

In cinque anni di assenza dal parquet deve essere cambiato molto. E Simion non solo ne è consapevole, ma lo conferma.

«La mia ultima apparizione internazionale sulla pista risale al 2014. In cinque anni è cambiato tutto. Nell’ultimo quartetto che feci girai con il 54×14, adesso la corona più piccola che ho utilizzato è il 60. Prima c’era la Pinarello Matt, adesso la Bolide… è un altro mondo. Sul lanciato già faccio gli stessi tempi di quando ero al top, per dire quanto si siano evoluti i materiali.

«Anche l’allenamento è cambiato molto. Oggi la forza è fondamentale. Serve potenza. Mi ricordo che nel quartetto si girava in 15”, cioè a 60 all’ora, adesso ci si gira nell’inseguimento individuale».

Simion (28 anni) ha corso cinque stagioni alla Bardiani CSF
Paolo Simion
Simion (28 anni) ha corso cinque stagioni alla Bardiani CSF

L’olio sulla scarpa

Il veneto ritrova quindi i suoi amici di sempre. Ha iniziato a 10 anni, perché pesava 80 chili e la mamma decise di fargli fare sport. Prima gara da G5, poi man mano che perdeva peso andava sempre più forte e sono arrivate le prime vittorie.

«Mia mamma parlò con il papà di un mio compagno di scuola che era il ds del Martellago, la squadretta locale. All’inizio facevo anche un po’ di Mtb, poi la strada e da esordiente è arrivata la prima vittoria. Sono stati Sergio Bianchetto e Cipriano Chemello a portarmi in pista. Ci mettevano dietro moto. Eravamo in 7-8 e i quattro che restavano attaccati facevano parte del “quartetto A” del Veneto. Che tempi! Me la ricordo ancora quella moto, una Cagiva che perdeva olio dalla marmitta. Ogni volta che tornavo a casa dalla pista dovevo ripulire subito la scarpetta destra sporca di olio. Il bello è che quei quattro eravamo sempre noi: Liam (Bertazzo, ndr), Scarte (Scartezzini, ndr)… e certe storie ancora vengono fuori».