Il ciclismo entra in una nuova era con la neo nata di casa Bottecchia, si chiama EMME 5 ed è l’eredità di 25 anni di esperienza del marchio nel mondo delle corse. La casa veneta ha inaugurato così la quinta generazione della serie EMME, nata nel 2010 con il primo modello: la EMME 2.
Una bici che nel ciclismo professionistico di alto livello ha scritto pagine indelebili grazie alle gesta di corridori come Stefano Garzelli. Negli anni successivi la linea si è rinnovata ed è cresciuta con la EMME 695, caratterizzata da un telaio ultraleggero: solamente 695 grammi. Sono arrivati, poi, in ordine: EMME 3 GARA e EMME 4, quest’ultima protagonista nel mondo del professionismo con il team Androni-Sidermec poi Drone Hopper-Androni.
Il modello EMME 5 Centenario celebra i 100 anni dalla vittoria di Ottavio Bottecchia al Tour de FranceIl carro posteriore è stato completamente ridisegnato con un passaggio per copertoni fino a 32 mmIl modello EMME 5 Centenario celebra i 100 anni dalla vittoria di Ottavio Bottecchia al Tour de FranceIl carro posteriore è stato completamente ridisegnato con un passaggio per copertoni fino a 32 mm
Un modello speciale
Grazie all’esperienza ventennale accumulata nel mondo delle corse da parte di Bottecchia, il modello EMME 5 rappresenta perfettamente il DNA del Reparto Corse: competizione, innovazione, performance. Una bici nata anche per celebrare al meglio il centesimo anniversario della vittoria di Ottavio Bottecchia al Tour de France del 1924. Fu il primo italiano a vincere la Grande Boucle e indossò il simbolo del primato, la maglia gialla, dal primo all’ultimo giorno. Il modo migliore per festeggiare questo traguardo è stato realizzare un modello limited edition: la EMME 5 Centenario.
Quinta generazione
La serie EMME, arrivata così alla quinta generazione, si presenta sul mercato con delle ottime caratteristiche tecniche. Quello che colpisce al primo sguardo, controllando la scheda tecnica, è il rapporto peso-rigidità. Mentre l’efficienza aerodinamica aumenta del 5 per cento, al contrario diminuisce il peso rispetto al modello precedente: meno 8 per cento. Se si guarda al peso il miglioramento è dovuto ad un nuovo studio del layup del carbonio, applicato alla tecnologia costruttiva Monolith. Un sistema che permette di avere un vero telaio monoscocca, senza punti di giunzione, il che consente un guadagno in peso e rigidità. Il carbonio utilizzato è un mix tra T1000 e T1100.
Il passaggio interno dei cavi, integrale, porta una grande efficienza aerodinamica e una perfetta gestione dei flussi d’aria. Ottimizzata anche dallo sviluppo differenziato della sezione del tubo obliquo e dal reggisella dedicato in carbonio con sezione a goccia.
Gianni Motta all’Italian Bike Festival con la nuova nata di casa BottecchiaGianni Motta all’Italian Bike Festival con la nuova nata di casa Bottecchia
La parte posteriore, la zona del carro, è stata completamente rivoluzionata con uno spazio per copertoni fino a 32 millimetri. Ora tutti i watt espressi dal ciclista passeranno dai pedali all’asfalto grazie al sistema All In One Piece.
Il primo traguardo volante di Oggi è fissato a Peonis, il luogo in cui il 3 giugno 1927 fu trovato agonizzante Ottavio Bottecchia. Conoscete la sua storia?
Il 20 luglio 1924, Ottavio Bottecchia divenne il primo italiano a vincere il Tour de France, realizzando un’impresa straordinaria: fu il primo a indossare la maglia gialla, dalla prima all’ultima tappa. La sua vittoria non fu solo una dimostrazione di straordinario talento ciclistico, ma anche di una dedizione immensa e di un forte legame con la sua famiglia e la sua terra. Senza conoscere una parola di francese, Bottecchia riuscì difatti a conquistare la gara più dura al mondo in territorio straniero, un’impresa che segnò profondamente la storia del ciclismo.
Ma Bottecchia non si fermò solo a quella vittoria. L’anno successivo, nel 1925, replicò l’impresa vincendo nuovamente il Tour de France: un secondo successo che consolidò il suo status di leggenda nel mondo del ciclismo. Ottavio Bottecchia diventò un vero e proprio simbolo di perseveranza e di successo, un esempio per le future generazioni di ciclisti italiani e internazionali.
In strada un caratello che ricorda le gesta di del ciclista friulanoIn strada un caratello che ricorda le gesta di del ciclista friulano
Traguardo volante
Nel 2024, esattamente cento anni dopo la sua storica vittoria, le strade del Giro d’Italia hanno reso omaggio a Ottavio Bottecchia in occasione della diciannovesima tappa, la Mortegliano – Sappada. Un omaggio che non si è limitato ad un semplice passaggio commemorativo. Non a caso il percorso della frazione ha previsto una tappa a Trasaghis (Udine), il luogo dove Bottecchia trascorse gran parte della sua vita e dove si trova il memoriale a lui dedicato, esattamente nel punto in cui si racconta che il campione fu colto dal malore che lo condusse alla morte.
La scelta di includere Trasaghis nel percorso del Giro d’Italia non è stata casuale e testimonia un segno di rispetto e di riconoscimento verso uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi. La tappa ha previsto anche il primo traguardo volante della giornata proprio in questo luogo, celebrando così uno dei figli più illustri del ciclismo italiano.
Durante il passaggio del Giro c’è stato il momento per omaggiare il centenario della grande impresa di Ottavio BottecchiaDurante il passaggio del Giro c’è stato il momento per omaggiare il centenario della grande impresa di Ottavio Bottecchia
Un successo celebrativo
Durante il passaggio del Giro d’Italia da Trasaghis l’azienda che porta il nome del campione ha voluto onorare la memoria di Ottavio Bottecchia.
«Questa celebrazione – ha ammesso Marco Turato, il responsabile commerciale Italia di Bottecchia Cicli – è un grande orgoglio per tutti noi, ed è per questo che siamo qui oggi a presenziare al passaggio del Giro d’Italia davanti al monumento di Ottavio Bottecchia, con le nostre maglie gialle del Centenario della vittoria».
L’azienda, fondata con lo stesso spirito competitivo e con la stessa dedizione che caratterizzavano Ottavio, vede in questa commemorazione un tributo non solo alla persona, ma anche ai valori che rappresentava: competizione, resilienza, sacrificio e passione sono i tratti distintivi che accomunano la storia di Ottavio e il brand Bottecchia. Una storia di grandi conquiste, ma anche di impegno e dedizione costante.
Il sindaco di Trasaghis, Stefania Pisu, ha giocato un ruolo fondamentale nella realizzazione di questa commemorazione. Grazie al supporto delle autorità locali e alla collaborazione con varie associazioni ciclistiche, è stato difatti possibile organizzare un evento che ha onorato non solo la memoria di Bottecchia, ma anche il legame profondo tra il campione e la sua terra friulana. Anche il responsabile commerciale per il Friuli di Bottecchia Cicli, Percos Bike, e l’ASD Ottavio Bottecchia, hanno ulteriormente contribuito in maniera significativa a rendere questa celebrazione un successo. La loro partecipazione testimonia l’affetto e il rispetto che la comunità ciclistica nutre ancora oggi per Ottavio Bottecchia.
Il primo traguardo volante di oggi, dopo 56 chilometri dalla partenza, è piazzato a Peonis, frazione di Trasaghis in provincia di Udine. Un paesino di duemila anime tra le sponde del Tagliamento e le prime propaggini montuose della Carnia. Perché RCS Sport ha scelto proprio Peonis? Forse perché lì, il 3 giugno 1927, fu trovato agonizzante Ottavio Bottecchia: il primo italiano a vincere il Tour de France, giusto cent’anni fa. Ma chi era davvero Ottavio Bottecchia, perché è stato così importante nella storia del ciclismo e perché, nonostante questo, è stato a lungo dimenticato?
Poche settimane fa ho avuto la fortuna di presentare ad una serata “Il corno di Orlando. Vita, morte e misteri di Ottavio Bottecchia” la monumentale biografia scritta nel 2017 da quello che è forse l’ultimo grande aedo del ciclismo italiano, Claudio Gregori. Quindi ho alzato il telefono e l’ho chiamato, per farmi raccontare direttamente da lui.
Sul tratto di strada in cui Bottecchia fu trovato morto, è stata posta una steleSulla stele si parla di “letale malore”, senza nominare il mistero che circonda la sua morteSul tratto di strada in cui Bottecchia fu trovato morto, è stata posta una steleSulla stele si parla di “letale malore”, senza nominare il mistero che circonda la sua morte
Claudio, perché Bottecchia è stato così importante?
Per questo basta ricordare tre numeri. Ha vinto due Tour de France come Coppi e Bartali, ma Bartali ha portato la maglia gialla 23 giorni, Coppi – il più grande corridore di sempre – 19. Bottecchia in maglia gialla ci è rimasto per 34 giorni!E nel 1924, anno della sua prima vittoria, dalla prima all’ultima tappa. Questo significa che al Tour non è stato solo l’italiano più vincente, ma anche il migliore.
E questo nonostante abbia gareggiato da professionista per pochissimi anni, dal 1922 al 1927.
Esatto, questo è fondamentale per capire il livello della sua grandezza. La carriera di Bartali è durata vent’anni, quella di Coppi quasi altrettanto, pur dovendo fare i conti con la Seconda Guerra Mondiale. Bottecchia invece ha corso davvero solo per quattro anni.
La sua vita è stata sempre segnata dal dolore, dalla miseria e dalla tragedia.
Veniva da un mondo umile, dove prima di tutto si doveva trovare il modo di guadagnare “schei” per andare avanti. E’ stato eroe di guerra, catturato tre volte e tre volte fuggito. Durante la rotta di Caporetto, si trovava vicino al Tagliamento a difendere la ritirata dei suoi commilitoni quando il suo battaglione è stato attaccato con l’iprite, il terribile gas usato in quegli anni. Lui è rimasto al suo posto, si è caricato la mitragliatrice da 50 chili sulle spalle e con quella teneva occupati i tedeschi.
Bottecchia rimase in maglia gialla per 34 giorni: 11 più di Bartali, 15 più di CoppiBottecchia rimase in maglia gialla per 34 giorni: 11 più di Bartali, 15 più di Coppi
Come è finita?
Quando ha sparato l’ultima pallottola, l’hanno catturato. Lui durante una marcia ha finto di cadere in un burrone e l’hanno lasciato lì. Così la mattina dopo si è ripresentato dai suoi compagni, riportando anche la mitragliatrice dicendo: «Ciò, l’è roba del Governo, no poteva miga lasarla là». Dopo la guerra è stato ricoverato per la malaria e per le conseguenze dell’esposizione all’iprite. Poi si è rotto la clavicola, ha dovuto affrontare la morte della primogenita… Insomma, Bottecchia ha sempre dovuto duellare con il dolore, ancora prima che con gli avversari. Basti pensare che portava a casa alla moglie il rifornimento che gli davano alle corse.
E in tutto questo è stato il primo corridore italiano a vincere il Tour de France. Come ci è riuscito?
Con la perseveranza e la fame. Dopo il Giro del 1923, in cui corse da “isolato” e si fece notare arrivando 5° in classifica generale, fu ingaggiato dalla squadra francese Automoto per il Tour dello stesso anno. Doveva aiutare il suo capitano Henri Pélissier, ma si trovò in maglia gialla. Prima della 10ª tappa aveva oltre 12’ di vantaggio sul secondo, Alavoine, e quasi mezz’ora sul terzo, proprio Pélissier. Ma in quella frazione, la Nizza-Briançon, fu vittima di una congiura. Gli misero del lassativo nella borraccia. Così Bottecchia visse una via crucis che al traguardo gli costò 41’ di ritardo sul vincitore e, naturalmente, la maglia gialla.
E chi fu il vincitore quel giorno?
Henri Pélissier, il suo capitano. In questo modo Automoto al termine del Tour fece 1° e 2° in classifica generale. I francesi erano contenti e, tutto sommato, anche Bottecchia. Perché tornò dalla Francia con un contratto principesco per i tre anni successivi, che pose fine ai famosi problemi di schei. E in più la promessa di poter correre da capitano unico. Infatti nel 1924 indossò la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa, poi vinse anche il Tour del 1925.
Nell’antica mola della frazione di San Martino, dove Bottecchia nacque nel 1894, sorge ora un museo a lui dedicatoNell’antica mola della frazione di San Martino, dove Bottecchia nacque nel 1894, sorge ora un museo a lui dedicato
Bottecchia è rimasto famoso anche per la sua morte, un mistero tuttora irrisolto. Cosa successe quella mattina a Peonis?
Di certo c’è solo che la mattina del 3 giugno 1927 fu trovato ferito e incosciente da un gruppo di contadini sulla strada di Peonis, zona in cui si allenava abitualmente. Lo caricarono su un carro e lo portarono all’ospedale di Gemona, dove i medici riscontrarono due fratture al cranio oltre ad altre ferite meno gravi. Morì il 15 giugno dopo 12 giorni di agonia. Ci sono almeno venti versioni diverse e io nel mio libro le vaglio tutte. Dall’aggressione fascista ad una vendetta legata a giri di scommesse, dal malore alla caduta accidentale. La mia tesi è questa: il mistero si accompagna bene a Bottecchia, lo ingigantisce, lo esalta. Perché lui non appartiene alla storia, ma alla leggenda.
Una data storica per il ciclismo italiano: 20 luglio 1924. Al velodromo Parc des Princes di Parigi, Ottavio Bottecchia è primo, sia in ordine di arrivo di tappa che di classifica generale, con 35 minuti e 36 secondi di vantaggio sul secondo. Quel giorno, il carrettiere veneto, che aveva esordito nel mondo del ciclismo professionistico solamente l’anno prima, mette a segno una delle più epiche vittorie della storia del ciclismo. Bottecchia è difatti il primo italiano a vincere il Tour de France ed è il primo a farlo indossando la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa. E l’anno successivo Ottavio ripete l’impresa e vince ancora: la sua storia diventa leggenda…
Cento anni dopo quella straordinaria vittoria, l’azienda Bottecchia Cicli continua a celebrare e a tenere vivo il ricordo di questo incredibile campione senza tempo, attraverso la produzione di biciclette che portano il suo nome. La figura di Ottavio Bottecchia è difatti ben impressa nell’olimpo dei campioni del ciclismo mondiale e le sue gesta eroiche continuano ad alimentare i sogni degli sportivi di tutto il mondo.
Il prototipo di aero bike presentato a EICMA 2023Il prototipo di aero bike presentato a EICMA 2023
Si celebra la… storia
E per ricordare, ed al tempo stesso celebrare quel grandissimo successo, Bottecchia Cicli ha ideato uno speciale logo “Centenario Bottecchia” dedicato proprio all’anniversario dei 100 anni dalla prima vittoria italiana al Tour: un fondamentale primato italiano, destinato a restare per sempre impresso nella storia del ciclismo. Un logo che ben contraddistinguerà la comunicazione del brand per l’intera stagione 2024, dando ampio spazio al racconto stesso della storia di Ottavio.
Lo stand Bottecchia all’Italian BiIke Festival 2024Lo stand Bottecchia all’Italian BiIke Festival 2024
Questo originale logo pone al centro “100 years”, la longevità di una storia che continua a vivere nel tempo, più vivida che mai. Attorno, una corona d’alloro, tradizionale simbolo che cingeva la fronte dei vincitori delle celebrazioni atletiche del passato. Questa, a differenza di tutto il resto, di colore giallo, chiaro riferimento al Tour de France. Ad impreziosire il lavoro grafico è stata poi collocata una grande aquila, il simbolo di Bottecchia Cicli, che vola alta, superando i confini del tempo e dello spazio con la sua immagine riconosciuta ormai in tutto il mondo.
Attorno, la frase “First Italian victory at Tour de France: 1924-2024 Anniversary” per chiudere così il cerchio e raccogliere tutti gli elementi iconici del logo Centenario Bottecchia.