“Nulla è lasciato al caso”. Quante volte lo abbiamo sentito dire? Quante volte lo abbiamo scritto? Migliaia forse… Questa volta però lo abbiamo toccato con mano. E lo abbiamo fatto con Emanuele Cosentino, osteopata della Bardiani Csf Faizanè che dal prossimo anno sarà Green Project-Bardiani CSF.
Nei giorni del ritiro dei “green boys” al Cicalino, in Toscana, abbiamo assistito anche ad una seduta di gruppo, nella quale venivano eseguiti degli esercizi posturali. Postura: quindi colonna vertebrale, ma anche diaframma, il più importante muscolo respiratorio.
Emanuele, cosa stavano facendo i ragazzi quando erano tutti insieme con i tappetini nella sala grande?
Stavano facendo stretching sulla mobilità articolare, visto che sono professionisti dobbiamo curarli a 360°. Bisogna prestare attenzione non solo alla nutrizione o alla preparazione in bici, ma anche a livello articolare, motorio e di elasticità muscolare. Purtroppo alcuni corridori non hanno ancora questa mentalità dello stretching. Vorrei dare loro, tanto più che molti sono giovani, questa cultura del benessere posturale. Che sia una base per la loro carriera.
A cosa serve questo tipo di stretching?
E’ un percorso che aiuta ad evitare contratture o future problematiche nei momenti più importanti della stagione. Quando poi gli atleti passano nelle mani dei massaggiatori e non stanno bene, questi fanno più fatica a massaggiarli. E alla lunga possono crearsi problemi più profondi.
Come stai lavorando con i tuoi ragazzi?
Durante il ritiro cogliamo l’occasione per partire dalla base. Valutiamo i ragazzi dal momento dello stacco: dove c’è da migliorare o dove siamo riusciti a migliorare. Il mio ruolo è quello di aiutarli a trovare una buona postura. Non in bicicletta, quello è “territorio” dei biomeccanici, ma per avere una buona postura fuori dalla bici durante la giornata.
Abbiamo visto che utilizzavi un’App. Dagli smartphone si vedeva una sorta di “uomo vitruviano” con tante info intorno: di cosa si tratta?
Questa App mi dà la possibilità di essere molto più preciso. E’ uno screening dell’atleta. E posso capire subito che problemi hanno, le manualità articolari o dei thrust che noi facciamo sempre come osteopati o massoterapisti di cui hanno bisogno.
Perdonaci, cosa sono i thrust?
I thrust sono sono quelle manipolazioni con le quali vai a fare quel suono, quel “crack”, tra le ossa, tra la colonna vertebrale e il collo. Ci sono diversi passaggi che non sono solo ossei, per dirla in modo semplice, ma che coinvolgono anche le viscere, il craniosacrale… Questa App mi aiuta a individuare i problemi. Accelera il mio lavoro con gli atleti. Mi dice a che punto erano e come evolvono dopo i trattamenti e gli esercizi.
Cosa riguardavano gli esercizi che abbiamo visto fargli fare quando erano tutti insieme?
Ad aprire il pettorale, visto che i corridori sono sempre chiusi sul manubrio. Ma anche a risolvere le problematica ai polsi, dove viene scaricata gran parte del peso. Attraverso gli esercizi di stretching cerchiamo di alleviare anche il dolore della schiena: dalla zona cervicale a quella lombare, fino ai glutei… Sono tante cose che messe insieme portano ad avere un successo di squadra.
Quali sono i punti nevralgici del ciclista sui quali si crea la maggior parte delle patologie, se così possiamo chiamarle?
I polsi sono uno di questi punti. A volte questo loro dolore è causato da una posizione errata in bici. Il peso già è tanto, ma viene aumentato. C’è il rischio che a volte gli si addormentino le dita. Oppure le spalle sono troppo inarcate e di conseguenza il collo fa una curva elevata e che può causare problemi alla cervicale o alle scapole. Un altro dolore che emerge spesso è quello alle ginocchia. Oppure alla zona lombare, quindi l’ileo-psoas: il bacino potrebbe essere retroverso. Io devo raddrizzarli e dargli la possibilità di migliorare.
I dolori delle ginocchia in questo periodo emergono sempre un po’ di più…
Esatto. Non si tratta solo degli sforzi, ma anche dei materiali nuovi. Magari hanno cambiato scarpe. Scarpe e bici. Hanno rivisto la posizione delle tacchette. Io devo farli arrivare alla prima gara al 100%.
E anche a casa devono fare questi esercizi?
L’ideale sarebbe fare una ginnastica a basso impatto appena svegli. Una ginnastica veramente leggera, movimenti morbidi per dare risveglio immediato al muscolo in vista di una buona colazione e un buon allenamento. E poi andrebbero rifatti la sera o prima di andare a letto. In questo caso è molto importante eseguire un buon lavoro di respirazione diaframmatica. Su questo aspetto sto insistendo molto, perché il diaframma è la chiave della postura, delle problematiche alla schiena. Quindi attraverso il respiro diaframmatico si va anche a letto più sereni, perché il diaframma è un po’ una “centralina” e si tolgono le tensioni che si accumulano durante la giornata. Spesso lo stress porta a bloccarlo. E questo blocco porta anche difficoltà nella bicicletta.
Tipo?
Respiro corto, si entra in acido lattico molto prima… E’ uno stress che è fondamentale evitare. E si può evitare non solo con una manipolazione, ma anche attraverso esercizi di meditazione: per esempio stare seduti con le gambe “a farfalla”, chiudere gli occhi e respirare col diaframma.
Quali sono gli esercizi per lo sblocco del diaframma oltre stare seduti a farfalla?
L’esercizio più semplice è stare sdraiati con una mano sulla sulla pancia e spingere in alto l’ombelico. L’obiettivo è quello di inspirare, incamerare tutta l’aria portando l’ombelico verso il cielo mantenendo le spalle bene a terra. Non bisogna gonfiare il petto ma solo la pancia, l’addome. E quindi poi bisogna espirare. Questo movimento aiuta a far scendere il diaframma. In questo modo si va anche a massaggiare la bocca dello stomaco. Se una persona è stitica, respirare col diaframma, agevola l’evacuazione delle feci. Non solo, aiuta il cuore a distendersi: si aumenta l’efficienza del battito cardiaco. I polmoni scendono si dilatano meglio e aumenta l’ossigenazione. Poi dopo ci sono anche esercizi di livello maggiore, in cui si gonfia sia il diaframma che i polmoni, ma sono più complessi e il 70% degli atleti, non solo ciclisti, non li sanno fare.