L’App e gli esercizi per il diaframma: quando l’osteopata è hi-tech

22.12.2022
5 min
Salva

“Nulla è lasciato al caso”. Quante volte lo abbiamo sentito dire? Quante volte lo abbiamo scritto? Migliaia forse… Questa volta però lo abbiamo toccato con mano. E lo abbiamo fatto con Emanuele Cosentino, osteopata della Bardiani Csf Faizanè che dal prossimo anno sarà Green Project-Bardiani CSF.

Nei giorni del ritiro dei “green boys” al Cicalino, in Toscana, abbiamo assistito anche ad una seduta di gruppo, nella quale venivano eseguiti degli esercizi posturali. Postura: quindi colonna vertebrale, ma anche diaframma, il più importante muscolo respiratorio. 

Emanuele Cosentino è l’osteopata che segue i ragazzi di Reverberi
Emanuele Cosentino è l’osteopata che segue i ragazzi di Reverberi
Emanuele, cosa stavano facendo i ragazzi quando erano tutti insieme con i tappetini nella sala grande?

Stavano facendo stretching sulla mobilità articolare, visto che sono professionisti dobbiamo curarli a 360°. Bisogna prestare attenzione non solo alla nutrizione o alla preparazione in bici, ma anche a livello articolare, motorio e di elasticità muscolare. Purtroppo alcuni corridori non hanno ancora questa mentalità dello stretching. Vorrei dare loro, tanto più che molti sono giovani, questa cultura del benessere posturale. Che sia una base per la loro carriera.

A cosa serve questo tipo di stretching?

E’ un percorso che aiuta ad evitare contratture o future problematiche nei momenti più importanti della stagione. Quando poi gli atleti passano nelle mani dei massaggiatori e non stanno bene, questi fanno più fatica a massaggiarli. E alla lunga possono crearsi problemi più profondi.

Come stai lavorando con i tuoi ragazzi?

Durante il ritiro cogliamo l’occasione per partire dalla base. Valutiamo i ragazzi dal momento dello stacco: dove c’è da migliorare o dove siamo riusciti a migliorare. Il mio ruolo è quello di aiutarli a trovare una buona postura. Non in bicicletta, quello è “territorio” dei biomeccanici, ma per avere una buona postura fuori dalla bici durante la giornata.

Abbiamo visto che utilizzavi un’App. Dagli smartphone si vedeva una sorta di “uomo vitruviano” con tante info intorno: di cosa si tratta?

Questa App mi dà la possibilità di essere molto più preciso. E’ uno screening dell’atleta. E posso capire subito che problemi hanno, le manualità articolari o dei thrust che noi facciamo sempre come osteopati o massoterapisti di cui hanno bisogno.

Esercizi posturali, ideali per rilassarsi e per il benessere
Esercizi posturali, ideali per rilassarsi e per il benessere
Perdonaci, cosa sono i thrust?

I thrust sono sono quelle manipolazioni con le quali vai a fare quel suono, quel “crack”, tra le ossa, tra la colonna vertebrale e il collo. Ci sono diversi passaggi che non sono solo ossei, per dirla in modo semplice, ma che coinvolgono anche le viscere, il craniosacrale… Questa App mi aiuta a individuare i problemi. Accelera il mio lavoro con gli atleti. Mi dice a che punto erano e come evolvono dopo i trattamenti e gli esercizi.

Cosa riguardavano gli esercizi che abbiamo visto fargli fare quando erano tutti insieme?

Ad aprire il pettorale, visto che i corridori sono sempre chiusi sul manubrio. Ma anche a risolvere le problematica ai polsi, dove viene scaricata gran parte del peso. Attraverso gli esercizi di stretching cerchiamo di alleviare anche il dolore della schiena: dalla zona cervicale a quella lombare, fino ai glutei… Sono tante cose che messe insieme portano ad avere un successo di squadra. 

Quali sono i punti nevralgici del ciclista sui quali si crea la maggior parte delle patologie, se così possiamo chiamarle?

I polsi sono uno di questi punti. A volte questo loro dolore è causato da una posizione errata in bici. Il peso già è tanto, ma viene aumentato. C’è il rischio che a volte gli si addormentino le dita. Oppure le spalle sono troppo inarcate e di conseguenza il collo fa una curva elevata e che può causare problemi alla cervicale o alle scapole. Un altro dolore che emerge spesso è quello alle ginocchia. Oppure alla zona lombare, quindi l’ileo-psoas: il bacino potrebbe essere retroverso. Io devo raddrizzarli e dargli la possibilità di migliorare.

I dolori delle ginocchia in questo periodo emergono sempre un po’ di più…

Esatto. Non si tratta solo degli sforzi, ma anche dei materiali nuovi. Magari hanno cambiato scarpe. Scarpe e bici. Hanno rivisto la posizione delle tacchette. Io devo farli arrivare alla prima gara al 100%.

Lo sblocco del diaframma incide su moltissimi aspetti, non solo sulla prestazione
Lo sblocco del diaframma incide su moltissimi aspetti, non solo sulla prestazione
E anche a casa devono fare questi esercizi?

L’ideale sarebbe fare una ginnastica a basso impatto appena svegli. Una ginnastica veramente leggera, movimenti morbidi per dare risveglio immediato al muscolo in vista di una buona colazione e un buon allenamento. E poi andrebbero rifatti la sera o prima di andare a letto. In questo caso è molto importante eseguire un buon lavoro di respirazione diaframmatica. Su questo aspetto sto insistendo molto, perché il diaframma è la chiave della postura, delle problematiche alla schiena. Quindi attraverso il respiro diaframmatico si va anche a letto più sereni, perché il diaframma è un po’ una “centralina” e si tolgono le tensioni che si accumulano durante la giornata. Spesso lo stress porta a bloccarlo. E questo blocco porta anche difficoltà nella bicicletta. 

Tipo?

Respiro corto, si entra in acido lattico molto prima… E’ uno stress che è fondamentale evitare. E si può evitare non solo con una manipolazione, ma anche attraverso esercizi di meditazione: per esempio stare seduti con le gambe “a farfalla”, chiudere gli occhi e respirare col diaframma. 

Quali sono gli esercizi per lo sblocco del diaframma oltre stare seduti a farfalla?

L’esercizio più semplice è stare sdraiati con una mano sulla sulla pancia e spingere in alto l’ombelico. L’obiettivo è quello di inspirare, incamerare tutta l’aria portando l’ombelico verso il cielo mantenendo le spalle bene a terra. Non bisogna gonfiare il petto ma solo la pancia, l’addome. E quindi poi bisogna espirare. Questo movimento aiuta a far scendere il diaframma. In questo modo si va anche a massaggiare la bocca dello stomaco. Se una persona è stitica, respirare col diaframma, agevola l’evacuazione delle feci. Non solo, aiuta il cuore a distendersi: si aumenta l’efficienza del battito cardiaco. I polmoni scendono si dilatano meglio e aumenta l’ossigenazione. Poi dopo ci sono anche esercizi di livello maggiore, in cui si gonfia sia il diaframma che i polmoni, ma sono più complessi e il 70% degli atleti, non solo ciclisti, non li sanno fare.

Roubaix, un vero combattimento. Parola al fisioterapista

01.10.2021
5 min
Salva

La Roubaix è sempre la Roubaix, che tu la corra ad aprile oppure in ottobre. Le pietre restano sconce e dure, la bici salta e il corridore là sopra prende botte senza pietà. Non c’entrano niente il Fiandre e la Strade Bianche. Che cosa significhi per un atleta correre là sopra lo abbiamo chiesto a Michele Del Gallo, fisioterapista del Uae Team Emirates, nel ciclismo dal 1996, che ha partecipato a decine di campagne del Nord, trattando alcuni tra i più grandi specialisti del pavé. Lui quest’anno non ci sarà. Da quando ha completato anche gli studi in osteopatia ha potenziato il lavoro nel suo studio, per cui il programma di gare del 2021 lo ha visto al Tour e sulle strade per altri 60 giorni. Prossima e ultima corsa la Veneto Classic di domenica 10 ottobre. L’ultima delle tre corse organizzate dal suo pupillo Filippo Pozzato.

«La Roubaix è abbastanza massacrante – dice – a cominciare dalle vesciche sulle mani, che si spaccano e fanno un male cane. Alcuni si fanno fasciare dai polsi alle mani, ma non serve niente. Non risolve tanto e semmai complica. Gli specialisti del pavé non hanno mai le vesciche e corrono senza guanti (Gilbert nella foto di apertura non li indossa, ndr). La differenza infatti la fai per come sai andare sul pavé. Se tieni le mani morbide e lasci correre la bici, non soffri troppo. Se prendi paura, quindi se sei meno esperto, lo stringi forte perché senti la bici che sbatte e ti spacchi le mani. Mentre i colpi che ti arrivano si ripercuotono sulla cervicale, la schiena e il tratto alto della colonna. Si deve tenere il manubrio morbido e dargli dei limiti a destra e sinistra».

Michele Del Gallo lavora nel ciclismo dal 1996: è fisioterapista e osteopata
Michele Del Gallo lavora nel ciclismo dal 1996: è fisioterapista e osteopata
Intanto sono cominciate le ricognizioni sul percorso. I danni del pavé iniziano già in allenamento?

Arrivano che sono già conciati. Anche perché sono prove impegnate, devono vedere cosa significa entrare nei vari tratti a 50 all’ora, anche se poi in corsa li prenderanno ai 60. Quando arrivano al massaggio, cerchi di trattarli per restituire elasticità alla schiena. Pedalare sul pavé è come andare sulle salite ripidissime. Si resta seduti, a remare. Per questo c’è un sovraccarico della zona lombare e non tutti sono messi bene da quelle parti. Perché non tutti fanno stretching e non tutti hanno il tempo per farlo. Per cui c’è da lavorare.

Esiste un piano di trattamenti prima di una Roubaix?

Certo, visto che si tratta di un appuntamento importante, i corridori arrivano sul posto qualche giorno prima. Per cui il giovedì e il venerdì il massaggio deve essere più lungo e più profondo. Devi sciogliere il più possibile le gambe e la schiena. Il sabato invece devi andare leggero. Il giorno dopo un massaggio profondo, non hanno mai una gran gamba ed è meglio che non vadano alla partenza con brutte sensazioni, altrimenti non entrano nemmeno in gara. Il sabato vai a fare un massaggio leggero, magari ricorrendo a tecniche di osteopatie, puntando al rilassamento e alla possibilità di farli dormire bene la notte che precede la gara.

Dopo la Roubaix di solito ripartono: non avrebbero bisogno di un altro trattamento?

Quando si corre ad aprile, di solito la Roubaix chiude un ciclo, per cui ripartono e semmai si fanno trattare a casa. Correndo in ottobre, non so se qualcuno farà il Lombardia, ma ad esempio ad aprile c’è chi resta al Nord per l’Amstel Gold Race. In quel caso il primo massaggio non sarà mai profondo, ma si andrà ad intensificarlo nei giorni successivi. Se hai un dispositivo per la diatermia, tipo Tecar o Indiba, riesci a essere leggero e ugualmente efficace.

Il massaggio in partenza invece è solo una frizione?

Esatto, abbinato alla necessità di spalmare olio se fa freddo.

Torniamo alle vesciche: che cosa si fa se si spaccano le mani?

C’è poco da fare, purtroppo. Le fasci. Se riesci, metti il Compeed, ma sono palliativi.

Le fasciature non impediscono le vesciche, bisogna prevenirle e basta
Le fasciature non impediscono le vesciche, bisogna prevenirle e basta
Problemi al soprasella si verificano?

I contraccolpi sono tanti e dolorosi, ma a meno di qualche predisposizione, non capitano mai grossi problemi. Soffrono soprattutto mani e braccia, che nelle altre corse non sono troppo sollecitate. Ma non serve ricorrere a taping, doppie imbottiture e rimedi posticci: peggiorano solo la situazione. La Roubaix è un fatto di esperienza che costruisci anno dopo anno e di predisposizione. Capisco che le ragazze ieri abbiano preso paura. Quando arriva un neopro’, ha i consigli dei direttori e dei compagni più esperti. Ma se loro non hanno in squadra qualcuno che l’ha corsa e la conosce, dovranno scoprire tutto da sole. In assoluto si mettano tutti l’animo in pace: dopo la Roubaix saranno massacrati come dopo un combattimento.

Quei dolori alla schiena che i corridori ben conoscono

08.02.2021
4 min
Salva

Corridori che fanno esercizi di allungamento per la schiena mentre ancora sono in sella. Si inarcano all’indietro, oppure fanno movimenti del collo. Quei 50 minuti a tutta sulla bici da crono, con la schiena inarcata a compensare la spinta delle gambe (in apertura Almeyda a Valdobbiadene, all’ultimo Giro). Le ore di sella portano con sé tutta una serie di dolorini a carico soprattutto della schiena e del collo, perché per quanto perfetta, la posizione in bicicletta non è mai troppo confortevole. Questa volta, pertanto, abbiamo chiesto al dottor Maurizio Radi, Fisioterapista e Osteopata, titolare del Centro Fisioradi di Pesaro, quali siano e a cosa siano dovuti gli acciacchi dei corridori in bicicletta. Essendo anche lui un accanito praticante, ha immediatamente colto nel segno.

La posizione in sella altera curve fisiologiche della colonna vertebrale (immagini antoninoraco.it)
La colonna sopporta curve anomale (immagini antoninoraco.it)
Il collo è in costante tensione per guardare la strada. Quali sono i muscoli o i nervi che vengono sollecitati da questa posizione? 

Per guardare avanti sulla strada, i muscoli del collo che vengono maggiormente sollecitati sono gli estensori perché la posizione non fisiologica li fa lavorare costantemente in contrazione. Inoltre la posizione in bici altera la serie delle curve fisiologiche della colonna vertebrale non solo cervicale ma anche dorsale e lombare. Inoltre dobbiamo considerare tutti i microtraumi, che si ripercuotono sulla zona cervicale e dorsale, provenienti dalla strada tipo vibrazioni e sobbalzi, che sono sempre in aumento viste le condizioni delle strade che vanno sempre più a degradarsi.

Quale tipo di massaggio o di rimedio si può adottare per essere certi che il collo recuperi scioltezza?

Prima di pensare al rimedio, consiglierei di fare tanta prevenzione cercando di lavorare sulla colonna ed i muscoli correlati con esercizi di streching, tonificazione muscolare ed esercizi di mobilità articolare. Dobbiamo iniziare a pensare che in bicicletta non si spinge solo con le gambe e quindi non dobbiamo dare per scontato che il nostro sistema osteo-articolare e muscolo-tendineo funzioni sempre perfettamente.

Tante ore in gruppo costringono l’atleta a una posizione che alla lunga si fa insopportabile
Tante ore in sella possono portare qualche fastidio
Il freddo può rendere la situazione più estrema?

Sicuramente si, basti solo vedere quante problematiche hanno quando piove o fa freddo gli stessi ciclisti professionisti. Purtroppo il corridore percepisce il freddo diversamente dagli altri sportivi, in quanto si tratta di uno sport ad alto impatto ventoso e questo porta grossi disagi all’apparato muscolo -articolare.

Qual è il massaggio che si fa di solito sulla schiena per restituirle elasticità?

Oggi conosciamo diverse tecniche di massaggio o direi meglio di terapia manuale. Io per la mia esperienza dico che vanno valutate le situazioni caso per caso. Possiamo andare da un massaggio rilassante ad un massaggio trasverso profondo a sedute di fibrolisi o graston technique, fino ad avvalersi del supporto dalla terapia strumentale (tipo Tecar, laser ecc.)

Si lavora su fasce muscolari, ma notiamo spesso il massaggiatore indugiare lungo la colonna: che cosa fa?

Il corpo umano è una macchina perfetta fatta di tanti muscoli, ossa articolazioni tutte connesse tra di loro, tutte innervate dal sistema nervoso che parte dalla colonna vertebrale dove qualsiasi individuo ha qualche sofferenza. Quindi un ciclista come già detto precedentemente, visto la postura che tiene in bicicletta per ore, la mette sotto stress sicuramente  più di altri e quindi è per questo che il massaggiatore ci lavora per tanto tempo.

Il massaggio alla schiena è alla base del recupero (foto Andrea Righeschi)
Il massaggio agevola il recupero (foto Andrea Righeschi)
I corridori parlano a volte di formicolio alle mani: da cosa dipendono?

Qui dobbiamo esaminare le possibili cause. In primis verificare che non ci siano patologie cervicali come discopatie, protusioni o ernie. Poi fare una corretta valutazione del corridore partendo dalla sua storia, analizzando se ci sono stati traumi ed infortuni in passato che possono aver lasciato conseguenze a livello fisico. Infine valutare se ci sono disequilibri posturali. Dopo aver fatto un’anamnesi e una corretta valutazione dell’atleta, consigliare anche di controllare la posizione in bici.

Il massaggio, che durante i Giri fanno tutti i giorni e nei periodi fuori corsa scende a due volte a settimana, ha la funzione di agevolare il recupero?

Sì, il massaggio per una atleta deve essere parte integrante della sua attività agonistica e non agonistica. Un buon massaggio serve sempre per un buon recupero fisico e non solo, a volte aiuta anche per recupero psicologico.

In quali dei casi precedenti potrebbe essere utile l’intervento dell’osteopata?

Sempre dopo una caduta, in quanto va verificato cosa sia successo da un punto di vista osteo-articolare. Ma direi che oramai l’intervento dell’osteopata è fondamentale prima, durante e dopo l’attività fisica.

Vicenzo Nibali

Carretta, l’angelo di Nibali

13.10.2020
2 min
Salva

Gianluca Carretta, osteopata, è uno degli angeli custodi di Nibali. Come il massaggiatore Pallini, il preparatore Slongo e il dottor Magni. Con le sue mani ha rimesso in sesto generazioni di campioni, ciclisti e non, da Basso a Savoldelli, da Cancellara ad Armstrong. Nonostante il Covid, la sua presenza accanto allo Squalo è stata preziosa. E anche attraverso i suoi trattamenti, dopo il mondiale la Trek-Segafredo ha iniziato a capire che il campione stesse arrivando.

La sua presenza al Giro d’Italia, pur al servizio di tutta la squadra, è strettamente connessa al capitano. Per cui la domanda che a un certo punto è saltata fuori è se la condizione sia qualcosa di tangibile e in che modo si manifesti.

«E’ in crescita – ha detto a bici.PRO dopo la tappa di Matera – sia fisica sia mentale. Era uscito con qualche dubbio dalla Tirreno, ma adesso che le sensazioni migliorano, anche il morale è in crescita».

Gianluca Carretta è da anni l’osteopata di Nibali, dopo aver lavorato con altri campioni
Gianluca Carretta è da anni l’osteopata di fiducia di Vincenzo Nibali
Qual è in questo caso il ruolo dell’osteopata?

Mantenere il suo equilibrio. Con Pallini facciamo lavoro di mantenimento. Lui pensa al trattamento muscolare dopo la corsa, io faccio il mio dopo cena.

Che cosa fate d’abitudine?

Un massaggio leggero per rigenerarlo e farlo riposare meglio. Manipolazione viscerale per migliorare la vascolarizzazione delle gambe. Non la classica manipolazione, perché le cose vanno perfettamente e non c’è bisogno di essere troppo energici.

Come si fa un massaggio perché Vincenzo dorma meglio?

Si lavora con molta dolcezza a livello del cranio, per recuperare meglio nella zona cranio-sacrale.

E il massaggio viscerale?

Facendolo dopo cena, non si lavora a livello dello stomaco, ma si effettua un drenaggio linfatico a livello del bacino, a integrare il lavoro di Pallini sui muscoli delle gambe.

Nibali si adegua facilmente?

Lui preferirebbe un lavoro più tosto, che però non serve. Lo conosco talmente bene, che mi lascia fare.

Com’è la situazione della schiena, dopo la frattura dell’Alpe d’Huez?

La controllo sempre e direi che non ha strascichi. Dopo l’infortunio qualche risentimento c’era, ma ora pare tutto in ordine. Però siccome è una zona che in bici viene stressata, un’occhiata va sempre data. Serve anche per liberare eventuali disfunzioni che possono interferire sulla funzionalità.

Quindi tutto bene?

Ad oggi sì. Il fatto che sia in equilibrio è il polso della situazione. Se non ci saranno variazioni, basterà mantenere il suo equilibrio. E’ il ritornello di ogni giorno con Pallini.

Named, banco

NamedSport, un Giro per amore

08.10.2020
4 min
Salva

Alessandra Fedrigo è Marketing & Innovation Director presso NamedSport. Gli inconfondibili gonfiabili arancioni sono ancora una volta al seguito del Giro d’Italia, ma questa volta la scelta di farne parte non è stata assolutamente banale.

Abbiamo incontrato Alessandra alla partenza da Castrovillari, nel baccano tutto sommato composto della gente di Calabria.

Named, barrette
Barrette e gel sono quotidianamente a disposizione degli atleti al via delle tappe
Named, barrette
Barrette e gel sono quotidianamente a disposizione degli atleti al via delle tappe
Che cosa è cambiato con il Covid per Named al Giro?

E’ cambiato innanzitutto l’approccio. Non ce la siamo sentita di fare tutte le attivazioni degli altri anni, perché il nostro scopo è garantire alle persone che lavorano con noi e ai nostri ospiti una sicurezza pressoché totale, che in questa situazione non ci siamo sentiti di dare. Quindi abbiamo accettato di essere presenti, sia pure in una maniera diversa rispetto al passato.

Credevate che il Giro si sarebbe fatto?

Già dall’inizio della stagione abbiamo temuto il peggio per tutta la nostra attività. Chiaro che poi siamo stati molto contenti che il Giro si sia potuto tenere, anche se si svolge alla fine di quella che per noi è la stagione commerciale. Per cui è un evento completamente diverso, una struttura diversa. Ma abbiamo voluto essere presenti, per supportare il mondo del ciclismo e degli eventi. Però chiaramente è una situazione molto diversa.

Cosa ha significato il Covid sul piano commerciale?

Il Covid si è presentato nel clou della stagione. Quindi per i canali classici è stato tutto molto più complicato, mentre negli altri abbiamo avuto i nostri riscontri. Chiaro che non è stato un anno come gli altri, ma le cose vanno così per tutti.

Essere al Giro è un valore aggiunto?

Normalmente sì. Questa volta è strano, perché la stagione per noi è terminata e riprenderà nella primavera del 2021. Per cui tutte le attività che facciamo a inizio anno in questo caso non abbiamo potuto farle. Siamo sponsor di Giro, Tour e Vuelta. Seguiamo le nostre attività, ma lo stravolgimento ci ha impedito di gestire le cose come siamo abituati. E’ un anno speciale per tutti, speriamo che sia anche l’ultimo.

Named, banco
Il feedback degli atleti è alla base dello sviluppo del prodotto
Named, banco
Il feedback degli atleti è alla base dello sviluppo del prodotto
I riscontri degli atleti sono importanti per NamedSport?

Sono fondamentali. Noi siamo sponsor di diverse squadre e proprio ogni anno partecipiamo ai loro ritiri e lavoriamo insieme ai medici, che raccolgono i feedback degli atleti. E’ anche abbastanza divertente, durante i vari Giri, dove noi abbiamo il nostro nutrition-desk. I corridori degli altri team assaggiano il prodotto e poi ci danno loro stessi un riscontro, che può essere sul gusto o sulla digeribilità. Sono loro che ci danno le istruzioni per lo sviluppo di prodotti nuovi, quello che a loro servirebbe e cosa vorrebbero. Tante volte abbiamo delle idee studiate a tavolino, ma è importante anche sentire quelli che sono i loro desideri.

E’ cambiato il modo di mangiare in corsa?

Sono cambiate le composizioni dei prodotti. E’ cambiato anche il tipo di utilizzo. Ad esempio quando ho iniziato a lavorare in questo settore, una quindicina di anni fa, durante una gara nessun atleta prendeva una barretta proteica. Adesso invece quelle che vanno per la maggiore, soprattutto nelle fasi di partenza, sono quelle con una certa percentuale di proteine. Questo è un esempio banale, per dire che prima cercavano soltanto i carboidrati, adesso la nutrizione è cambiata. E’ cambiato il modo in cui loro si preparano, sono cambiati i piani alimentari.

Vuol dire che le barrette proteiche di Named soppianteranno i panini?

Chiaramente un atleta, soprattutto quando parliamo dei professionisti, in una gara tipo il Giro, che dura tre settimane, corre ogni giorno per 5-6 ore. Per questo ha più alimenti che mette insieme. I supplementi, le barrette, gli integratori, il cibo tradizionale. Le barrette non soppiantano i panini, ma ci si avvicinano molto. Gli atleti usano molto le torte di riso oppure qualche panino, però vedo che la situazione cambia molto in fretta.

Con quanto personale NamedSport ha seguito il Giro?

Quest’anno siamo una decina di persone, gli anni scorsi eravamo di più. Abbiamo deciso di non fare le attivazioni nei villaggi commerciali perché non ce la siamo sentita nei confronti dei nostri ospiti e del nostro personale. Molti erano spaventatissimi. Fra i dipendenti, ci sono persone che ci hanno detto di non voler venire e chiaramente, se succede qualcosa, la società è responsabile. Ma soprattutto eticamente per noi è importante tutelare le persone che lavorano per noi. Facciamo molta attenzione all’utilizzo dei vari dispositivi, abbiamo cercato al massimo di ridurre quello che è il contatto. Anche perché il pubblico non sempre è molto diligente, abbiamo visto scene che ci hanno messo in difficoltà.