Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già

Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già

06.11.2025
4 min
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Iniziano a girare in rete le prime immagini e video spoiler (anche noi di bici.PRO abbiamo pubblicato qualcosa in merito) relativi ad un nuovo sistema pedale sviluppato da SRM.

Siamo certi che il nuovo pedale, o sistema, è stato fornito fornito ad alcuni atleti per avere i primi feedback di utilizzo reale e di messa alla frusta. Non abbiamo notizie di chi potrebbe usare i pedali SRM su strada, ma in pista è il danese Oskar Winkler (compagno della nostra Francesca Selva) a fare da tester. E proprio a lui abbiamo chiesto di raccontarci i primi feedback e sensazioni.

Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
Oskar Winkler durante la London3 (foto Selva)
Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
Oskar Winkler durante la London3 (foto Selva)
Quando hai iniziato ad usare i pedali SRM?

Mi hanno fornito i pedali circa due mesi fa. Da quel momento ho cercato di combinare il più possibile l’attività in pista e quella su strada, usando lo stesso pedale per entrambe le attività.

Cosa ci puoi raccontare dei nuovi pedali?

Hanno un corpo tutto in alluminio. La base di appoggio è molto ampia, la più larga che visto fino ad oggi e la sezione relativa all’aggancio e leggermente spostata verso il retro, paragonandola ai sistemi conosciuti oggi. La tacchetta è differente, ha due fori, uno anteriore e uno posteriore ed è sottilissima nella sezione centrale. Per avvitare le tacchette alle scarpe è stato necessario adattare la stessa suola.

Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
Si nota il corpo allungato verso il retro (foto Selva)
Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
Si nota il corpo allungato verso il retro (foto Selva)
Nulla a che vedere con il sistema SpeedPlay?

Assolutamente no. Come dicevo i fori della tacchetta sono due in totale, davanti e dietro. In questo caso è possibile montarli su una scarpa con i tre fori standard, ai quali però è necessario aggiungerne un quarto. Noi lo abbiamo fatto in modo un po’ artigianale, ma prendendo dei riferimenti corretti per lavorare nel modo giusto.

In sostanza avete forato la suola con i tre fori tradizionali?

Esatto. Direi che SRM starà lavorando anche per sviluppare suole dedicate in modo specifico.

Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
Grande differenza tra una tacchetta Shimano e quella SRM (foto Selva)
Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
Grande differenza tra una tacchetta Shimano e quella SRM (foto Selva)
Prima di SRM che sistema pedali usavi?

Pedali con piattaforma Shimano, combinando le tacchette blu e rosse. Con le tacchette SRM attuali ho una libertà angolare di 1,2°.

Passando a SRM sei stato obbligato a rifare la posizione in sella?

Mi sono abbassato di 1 centimetro e ho dovuto abbassare anche lo stem togliendo 1 centimetro agli spessori. Ho lasciato invariato l’arretramento sella.

Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
Nuovo pedale (nero), rispetto al modello precedente che era rosso (foto Selva)
Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
Nuovo pedale (nero), rispetto al modello precedente che era rosso (foto Selva)
Hai cambiato la lunghezza delle pedivelle?

No, uso le 165 in pista e su strada già da tempo.

In merito alle sensazioni?

Una maggiore connessione al pedale, più forza nella pedalata ed anche un maggiore sfruttamento della parte centrale del pedale. La stessa sensazione di essere super centrato è riferita a tutto il gesto di rotazione della pedalata, pienezza nella spinta e zero spazi vuoti. Non in ultima una sensazione di una rigidità più elevata rispetto al passato.

Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
La bici usata da Winkler durante la London3. Ci sono i nuovi pedali SRM (foto Winkler)
Nuovi pedali SRM in arrivo? In pista li usano già
La bici usata da Winkler durante la London3. Ci sono i nuovi pedali SRM (foto Winkler)
Sei riuscito ad avvalorare le tue sensazioni con dati ed analisi?

Non ancora, o diciamo solo in parte. Ho notato che riesco ad essere più veloce con i medesimi watt erogati e riesco a sfruttare un migliore coefficiente aerodinamico, fattore legato anche all’abbassamento di sella e manubrio.

Selva, il Natale in Danimarca come “coach” da velodromo

28.12.2024
6 min
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Forse nel suo immaginario Francesca Selva non poteva desiderare un Natale migliore di questo. L’idoneità sportiva arrivata qualche settimana fa dopo un inaspettato allarme fisico. Il soggiorno in Danimarca a Roskilde a casa del fidanzato. Il velodromo iridato di Ballerup a venti minuti. E la famosa madison di 100 chilometri in mezzo agli amici-colleghi nel doppio ruolo di atleta e coach.

Il legame col Paese nordico è sempre stato profondo per Selva, ma nell’ultimo anno si è rafforzato ulteriormente da quando ha conosciuto il velocista Oskar Winkler poco prima della Champions League della pista nel 2023. Nonostante i suoi soli 25 anni, la veneziana ha maturato una grande esperienza in pista, intravedendo nel suo compagno potenzialità da esprimere in modo più completo. Francesca si è messa al servizio di Oskar come allenatrice o, come dice lei, consulente e pianificatrice, tanto che sono arrivati subito un paio di risultati importanti, col beneplacito dello staff della nazionale danese. E siccome proprio in questi istanti Selva sta correndo sull’anello di Ballerup, l’abbiamo sentita alla vigilia della gara per farci spiegare come sta vivendo questa fase della sua vita.

Winkler ha vinto i titoli nazionali nell’inseguimento a squadre e nel keirin. Nel 2025 correrà anche su strada (foto Skovbolle)
Winkler ha vinto i titoli nazionali nell’inseguimento a squadre e nel keirin. Nel 2025 correrà anche su strada (foto Skovbolle)
Francesca sei una presenza fissa nel velodromo danese in questo periodo, giusto?

Sì, è vero. E’ un evento incredibile questa gara di Capodanno, come la chiamano loro. Gli uomini corrono questa madison di 100 chilometri, mentre per noi donne è più corta, e il pubblico si gode lo spettacolo. Poi alla fine si festeggia in anticipo l’arrivo del nuovo anno. Per loro è una grande tradizione. E quest’anno ha un sapore particolare…

Come mai?

Perché è l’ultima gara da pro’ di Morkov, che correrà il coppia con Mads Pedersen. Ma è l’ultima gara anche per Julie Norman Leth (un argento olimpico, due ori europei e due mondiali proprio quest’anno tra madison e corsa a punti, ndr) e per la mia storica compagna di Sei Giorni e meeting Amalie Winther Olsen (nove titoli nazionali, ndr). Insomma, stavolta non potevo proprio mancare.

Naturalmente in gara ci sarà anche il tuo fidanzato Winkler. Che tipo di corridore è?

Oskar ha un anno in meno di me. Alto, fisico potente da passista, ha ricominciato a correre circa cinque anni fa. In Danimarca c’è un regolamento diverso dall’Italia con tre categorie, dove un elite sale in base ai punteggi ottenuti anziché per età. Lui è come se fosse ripartito dagli amatori e tra strada e pista è tornato nella categoria in cui possono aprirsi porte importanti. Avendo corso quando era più giovane, ha dovuto solo togliersi un po’ di ruggine di dosso. I risultati infatti si sono visti.

Quali sono stati?

Lui nasce come velocista, tant’è che da U23 aveva corso un europeo in pista facendo il chilometro da fermo. Contemporaneamente faceva anche lo scratch, ma ha voluto dedicarsi maggiormente alle discipline endurance. Così in un anno e mezzo di lavoro è riuscito ad andare alla prova di Nations Cup a Il Cairo nel 2023. Ora Oskar è entrato nel gruppo della nazionale danese, specialmente quello del quartetto. E sapete meglio di me quanta concorrenza ci possa essere in una nazionale di così alto livello. Pochi giorni fa, ha vinto il titolo danese del keirin e dell’inseguimento a squadre. Nel frattempo la sua formazione Team Give Steel-2M Cycling è diventata continental e nel 2025 potrà fare maggiore attività su strada.

Donegà ha corso in coppia con Winkler, notando le sue potenzialità e gli aspetti da migliorare
Donegà ha corso in coppia con Winkler, notando le sue potenzialità e gli aspetti da migliorare
Tu ti sei definita sua “coach”. Come mai?

Non pensate alla preparazione atletica perché lui ha già il suo allenatore, che è uno dei cittì della nazionale. Sto seguendo Oskar più dal punto di vista della gestione psicofisica della gara e degli altri eventi. Gli ho visto vincere degli scratch con tre giri di anticipo, poi però non aveva la stessa energia per primeggiare nelle altre specialità dell’omnium. Ha corso la Quattro Giorni di Ginevra in coppia con Donegà. Anche lui mi ha detto che saper dosare la potenza, sincronizzando gambe e testa. E quando lo farà potrebbero essere dolori per tutti (dice sorridendo, ndr). Ma gli curo anche altri aspetti.

Quali?

Si sa che noi pistard facciamo una vita un po’ nomade e dobbiamo quindi sempre organizzarci da soli facendo incastrare tante cose. Ho proposto ad Oskar una serie di gare in Europa per fargli fare esperienza non solo in pista, ma anche a livello organizzativo. Così gli ho pianificato le gare e i relativi spostamenti. Avevamo un planning preciso (ride, ndr). Ad esempio l’ho voluto portare alla Sei Giorni di Fiorenzuola, anche perché era in concomitanza con la partenza del Tour de France da Piacenza. Il suo cittì mi ha detto che ho fatto bene a farlo girare. Più si confronta, più cresce.

E come ti trovi in questo ruolo?

Mi sono sempre reputata un buon corridore senza aver il talento di altre atlete. Tuttavia penso di conoscere bene questo mondo e di sapermi destreggiare in tutto, facendo pure la meccanica. Vorrei insegnargli i trucchi del mestiere e come la testa può colmare il gap con le gambe. Oppure come ci si sposta finché non fai parte di una squadra in modo stabile. Questa estate ho fatto quasi 11.000 chilometri in 40 giorni con l’auto piena di quattro bici. Da Marcon, casa mia, a Praga, poi in Belgio nella casetta della Torelli per andare in traghetto alla Ride London. Quindi rientro in Belgio e ripartenza per la Danimarca. Infine ritorno in Italia. Per queste pianificazioni mi sento molto preparata e mi piacerebbe un domani fare questo di mestiere, magari anche in un team pro’ seguendo la logistica.

Che annata è stata per te invece?

Devo dire che questi ultimi mesi, seguendo i progressi di Oskar, sono stati la mia rivincita. Lui è stato la mia motivazione per tante cose. Ho avuto una stagione difficile, dove non mi sono mai sentita bene. Prima della Tre Giorni di Londra a fine ottobre ho preso il Covid. Le gare successive le ho sofferte tutte, finché non ho fatto dei controlli. A novembre sono andato dal dottor Moretti che mi ha trovato una miocardite da Covid. Lui è il medico che aveva curato Colbrelli dopo il suo malore e per un attivo ho rivisto in me lo stesso problema di Sonny. Ho curato la miocardite facendo due settimane di riposo assoluto, poi il 7 dicembre ho avuto l’idoneità sportiva dopo tante visite.

Francesca sorride. L’idoneità sportiva è arrivata dopo una miocardite e i suoi consigli hanno portato il fidanzato in nazionale
Francesca sorride. L’idoneità sportiva è arrivata dopo una miocardite e i suoi consigli hanno portato il fidanzato in nazionale
Cosa chiedi al 2025?

Onestamente non saprei, però sicuramente di non avere più noie fisiche o di salute. Per il resto vorrei continuare come sto finendo quest’anno. Nuovi stimoli e nuove obiettivi da raggiungere. Per la prossima stagione ho deciso di tesserarmi con la società del mio paese. Si chiama ASD Velodrome Marcon e per me non poteva esserci soluzione migliore.