Tre Valli donne, con Noemi Cantele all’origine del progetto

17.09.2021
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Ai cent’anni della Tre Valli Varesine del prossimo 5 ottobre corrisponderà la prima candelina della prova femminile. Il movimento delle ragazze cresce forte, ha qualche criticità da mettere a posto, ma in proporzione ha margini di miglioramento enormi. A chi l’ha vissuto fino a pochi anni fa sembrerà irriconoscibile: è quello che dice Noemi Cantele, scesa di bici nel 2014 a 33 anni, prima che arrivassero il WorldTour e i passi verso il professionismo. Oggi la varesina, che vi avevamo raccontato con un’intervista ai primi dell’anno, fa parte del comitato organizzatore della prova messa in calendario dalla Alfredo Binda. Un pool di sedici donne per gestire la gara delle donne, con uno sponsor che crede nelle donne.

«Se ne parlava da tempo – dice – ma i tempi non erano ancora maturi. Poi l’Uci ha cominciato a spingere, il movimento è cresciuto e l’esperienza di altre prove, che fanno correre nello stesso giorno uomini e donne, si è dimostrata azzeccata. Così abbiamo deciso di provarci».

Viene presentata a Varese la Tre Valli Women
Viene presentata a Varese la Tre Valli Women
Tu di cosa ti occupi?

Della selezione dei team. Il calendario internazionale non ci sorride, perché lo spostamento della Roubaix si porta via parecchie grandi squadre. Mancheranno ad esempio Trek-Segafredo e Bike Exchange, perché siamo a fine stagione e non hanno l’organico per fare più attività insieme. Per questo siano nel calendario nazionale.

Sedici donne alla Alfredo Binda…

E anche un main sponsor che si chiama e-work, che è un’agenzia per il lavoro, che ha sposato il progetto perché ci crede molto. E’ un supporto importante, per organizzare una corsa servono risorse.

Su quale percorso correranno le ragazze?

Faranno una parte del circuito degli uomini, con l’obiettivo che arrivino prima di loro in modo da godere della massima visibilità. Su mio input, abbiamo fatto in modo di arrivare nel circuito cittadino, in modo che i tifosi possano vedere più spesso il passaggio, come agli italiani del 2013.

Si prevede arrivo in volata?

Non è un circuito duro. Faremo la salita del Montello, la prima del mondiale 2008, ma taglieremo a metà, per non fare una super selezione.

A gennaio eri ancora fuori dall’ambiente, adesso che ti stai riavvicinando che cosa pensi?

Ho parlato un po’ con Giorgia Bronzini e me lo diceva anche lei che è tutto diverso. Devo imparare a capirlo, ma mi rendo conto che c’è davvero interesse. Nei giorni scorsi, ad esempio, Basso ha detto che Eolo potrebbe essere interessata. L’Uci ha fatto tanto, ma tanto altro va ancora fatto per allargare le fondamenta e fare in modo che non sia soltanto un movimento elitario, chiuso alle sole WorldTour.

Fare la base?

Lavorare sulle giovani e le piccole squadre, che altrimenti rischiano di sparire. Ci sono ancora numeri inferiori rispetto agli uomini. E forse si può tornare a corse come la Sanremo Rosa di Varazze, che fu antesignana e poi fu interrotta. E’ necessario e bello che le ragazze corrano sulle strade del mito, come anche la Strade Bianche, perché anche loro ne hanno voglia e quelle strade sono le stesse che hanno acceso la loro passione. Non devono più esserci strade per soli uomini.

Noemi Cantele

La nuova vita di Noemi, coach dell’arredamento

09.01.2021
6 min
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Noemi scattava col rapporto e le mani sotto, ma dopo una corsa, qualsiasi essa fosse, quel che ti restava negli occhi era il suo sorriso. Bionda, con lo sguardo laser quando puntava e quello scanzonato nel resto del tempo, sfrontata e timida, se ne andò dal ciclismo senza troppe celebrazioni dopo i mondiali di Firenze del 2013 con 36 vittorie nel paniere.

«In vita mia ho sempre organizzato ogni cosa – sorride – ma l’uscita dal ciclismo no. Ho pensato: e adesso cosa faccio? Così mi sono iscritta a vari corsi di formazione, io che già quando correvo mi facevo seguire dal mental coach, anticipando i tempi. Di colpo mi mancavano gli obiettivi, abituata com’ero ad averne. La prima cosa che feci fu abbandonare la bici, con l’obiettivo di trovare qualcosa che mi appassionasse per farne un lavoro, lontano dal ciclismo».

Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Sul podio di Mendrisio con Tatiana Guderzo: Noemi è terza, ma poteva vincere
Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Sul podio di Mendrisio, 3ª dietro Guderzo e Vos

Nuova identità

Il tempo non è passato. Scorrendo le foto su Instagram sembra di avere davanti la ragazza di allora: lei e la sua bici. Non avevi detto di averla abbandonata?

«Quella è la seconda parte della storia – dice lasciando intuire un finale diverso – ma la racconto dopo. Dicevo… Ero lì senza un lavoro. Mi avevano cercato Bianchi e Assos, anche perché sono laureata in Economia e poteva far comodo. Però dissi di no. Dovevo scardinare Noemi la ciclista, per costruirmi una nuova identità. Ho preso quello che ero e l’ho messo via. E’ stata una sfida. Se mi chiedessero di farlo ora, con quello che ho adesso, sarebbe difficile. Allora fu diverso, perché la vita in bicicletta lo sai che prima o poi finisce».

L’arredatore

La prima svolta arriva quando cambia casa e si mette a osservare l’arredatore. Iniziano a parlare. E quando lui le chiede che cosa faccia, lei risponde che è disoccupata.

«E lui cosa fa? Mi propone di seguirlo – dice Noemi – e così adesso… vendo cucine. Tutto da autodidatta, prima seguendo lui e poi da sola. Seguo i clienti. Non ho un negozio fisico, ma ho creato il mio modo di lavorare e sono in società con mio fratello. La sede è in Ticino, io vivo a Varese. Sono coach dell’arredamento. Ho il mio sito e un obiettivo: aiutare le persone a costruire la loro casa. Il bello è che ho incontrato altra gente del ciclismo. Una delle prime aziende con cui ho lavorato è stata la Record Cucine, che sponsorizzava la squadra di Caneva. Non c’è più il papà, ma si tratta sempre della famiglia Seten. Devo tanto alla mia storia di ciclista. E a volte capita un fornitore che mi guarda e mi dice: “Mi pare di averti già visto” perché qualcuno ancora si ricorda».

Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Copenhagen 2011
Cantele decisiva anche nel mondiale di Giorgia Bronzini a Copenhagen nel 2011
Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Copenhagen 2011
Decisiva anche per il 2° mondiale di Bronzini a Copenhagen

La seconda svolta

Il bello delle svolte è che se riconosci la prima, dopo un po’ ti accorgi che ce ne sono in continuazione. C’erano anche prima, ma non le vedevi.

«Infatti 3-4 anni fa mi chiamano – la voce si fa intrigante – e mi propongono un’iniziativa di beneficienza. A queste cose dico sempre di sì, ancor prima di chiedere che cosa sia. Per cui accetto e poi domando. Viene fuori che si tratta di correre la 24 Ore di Monza a squadre. In bici, ovviamente. Cosa faccio? Devo allenarmi, non vado in bici da almeno tre anni. Mi ricordo di avere ancora un rullo, lo spolvero e lo tiro fuori. Avevo la vaga idea di cosa potesse essere girare in gruppo a 40 all’ora. Ho fatto un mese di rulli e quando sono stata a correre… mi sono esaltata».

Noemi Cantele, Tatiana Guderzo, tricolori 2011
Nel 2011 vince finalmente il campionato italiano in Sicilia su Guderzo
Noemi Cantele, Tatiana Guderzo, tricolori 2011
Nel 2011 finalmente il tricolore su Guderzo

Bentornata bicicletta

Come un vecchio teatro impolverato in cui riaccendi le luci e riconosci lo scrosciare degli applausi, la bicicletta torna a far sentire la sua voce.

«Ero ripartita – racconta Noemi – ma non mi bastava. Così nel 2019 ho deciso di partecipare a una mezza maratona. Avevo bisogno di fare di più e ho preso un allenatore, pur sapendo che per me la corsa a piedi era sempre stata disastrosa. Dalle unghie dei piedi che diventavano nere a tutti gli altri acciacchi. E comunque partecipo alla mezza maratona di Chia, in Sardegna. Bella. Panoramica. Sul mare. Ma con certi strapponi al 15 per cento da piegare le ginocchia. E mi piace anche quella. Più fatico e meglio sto. E così, rassegnata davanti al fatto che la sofferenza mi piace, ho ripreso ad andare in bici. Le tabelle di Luca Filipas, per tre uscite a settimana. Poi ho comprato il misuratore di potenza. E insomma… è un anno che mi alleno».

Noemi Cantele, Gp Liberazione Crema 2012
Vince il Gran Premio Liberazione, che si corre a Crema nel 2012
Noemi Cantele, Gp Liberazione Crema 2012
Vince il Liberazione 2012, che si corre a Crema

Pazza idea

Adesso lo dice: la sensazione si attacca alla mano che intanto scorre sul foglio. Adesso dice che torna a correre e pensa alle Olimpiadi. Poi la sensazione diventa una domanda, che la fa ridere.

«Ho fatto un test – spiega Noemi – perché si può sempre migliorare e ho scoperto che il fisico me lo permetterebbe. Sembra strano dirlo a un giornalista, ma a un certo punto… Finché ho visto in tivù la caduta di Chloe Dygert al mondiale della crono e ho sentito che quell’aspetto non mi manca. Ho pensato che i miei momenti li ho avuti, ora ho il mio lavoro che è una passione. Forse c’era già, ma non l’avevo mai approfondita. E nel frattempo vado sempre in bicicletta per il piacere di farlo. La bici mi ha aiutato tanto nel lockdown. E’ benessere. Mi aiuta a scaricarmi».

Monia Baccaille, Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Tatiana Guderzo, Olimpiadi Londra 2012
Baccaille, Cantele, Bronzini, Guderzo, presentazione delle squadre alle Olimpiadi Londra 2012
Monia Baccaille, Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Tatiana Guderzo, Olimpiadi Londra 2012
Baccaille, Cantele, Bronzini, Guderzo: Londra 2012

Un ciclismo diverso

Un angolo della mente pensa: peccato! Ma la curiosità è tanta e il viaggio continua, tra i ricordi comuni e le cose ancora da scoprire.

«Non sono sparita del tutto – dice Noemi – ogni tanto vado alla corsa di Cittiglio. Ogni tanto sento Giorgia (Bronzini, ndr), oppure Elisa Longo Borghini. Le corse le guardo ancora, come sempre. Il Tour, il mondiale. Per me il ciclismo resta una grandissima passione. Forse in quel voler chiudere iniziale c’era un po’ di stanchezza, non vedevo un futuro là dentro, anche se per molti versi e per comodità, avrei fatto prima a rimanere. Ho benedetto la mia laurea, che oggi mi serve in quello che faccio. Era un ciclismo diverso. Ho smesso quando le grandi squadre iniziavano ad arrivare. Non era ancora il mondo dei social, che oggi fa la differenza. E il ciclismo femminile era svantaggiato. Non c’era la diretta, quasi non mi conoscevano neppure a Varese…».

Noemi Cantele, mondiali Firenze 2013
A Firenze nel 2013 corre l’ultimo mondiale poi si ritira
Noemi Cantele, mondiali Firenze 2013
Nel 2013 corre il mondiale di Firenze, poi si ritira

Incredibile Londra

Le corse. La gente. Gli applausi. La disciplina. L’onestà di rispettare il gioco di squadra. Cosa resta di quel mondo nelle giornate di Noemi?

«Tra i ricordi più belli – racconta Noemi – metto i campionati italiani del 2011 su strada, in Sicilia. Li inseguivo da anni e non c’ero mai riuscita. Poi il mondiale di Mendrisio: se non ci fosse stata davanti Tatiana (Guderzo, ndr), avrei avuto le gambe per giocarmela. E poi come emozione dico le Olimpiadi di Londra, anche se erano le terze che facevo. Per il pubblico, una cosa incredibile. Ci sarà stato un milione di persone, come essere dentro una specie di centrifuga. Magari un professionista vive le stesse cose sull’Alpe d’Huez, ma a me non era mai successo».

Il resto è un chiacchierare fra persone che non si vedono da tempo e cercano in poche battute di dipingere il quadro del tempo andato. Sopra il racconto frettoloso degli ultimi anni e le interessanti anticipazioni sui prossimi, resta il ricordo di quegli scatti e dei sorrisi dopo l’arrivo. Speriamo solo che per risentirsi non debbano passare altri sette anni.