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Gasparotto su Denz: «Ci ha tolto le castagne dal fuoco»

24.05.2023
5 min
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SABBIO CHIESE – Nico Denz, vincitore di due tappe, ha salvato finora il Giro d’Italia della Bora-Hansgrohe. A Rivoli ha battuto Toms Skujins, a Cassano Magnago due giorni dopo ha bruciato Derek Gee. Il suo direttore sportivo Enrico Gasparotto ne parla con gli occhi che brillano, un po’ per le vittorie e un po’ per la capacità del tedesco di motivare i compagni.

«Penso che Nico sia una delle rivelazioni di questo Giro – spiega il tecnico friulano – perché pur essendo venuto per aiutare i nostri leader, è uno che si iper-motiva facilmente e riesce a trasmettere questa positività e questa grinta ai compagni. L’ho visto subito. Alla Valenciana, che era la prima gara con tutto il gruppo del Giro. Stessa cosa alla Tirreno. A Lido di Camaiore ha fatto la crono che c’erano ancora le pozze d’acqua sulla strada ed è andato forte, senza pensare di farla a tutta. E’ andato bene anche al Romandia. Nico è l’esempio di come anche i luogotenenti possono venire fuori bene se seguono un approccio al Giro d’Italia uguale a quello dei leader, fra l’altura e tutto il resto…». 

Gasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con Hindley
Gasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con Hindley
Ti aspettavi che dopo aver lavorato, fosse così vincente?

Ci ha tolto le castagne dal fuoco, perché perdendo Alex Vlasov che era il nostro capitano, è ovvio che fossimo un po’ persi e vincere due tappe per noi è stato tanta roba. E poi sono contento anche per lui, perché nella crono di Cesena mi ha chiesto di farla a tutta per provare a misurarsi e io gli ho detto di no.

Perché?

Perché il Giro era ancora lungo. Lui non è stato contento, ma ha l’ha accettato perché è una persona seria che non si fa troppi problemi. E’ uno con cui si parla facilmente, però ho visto che ha accusato il colpo. E’ vero quello che ha detto nelle interviste, in realtà io avevo detto a Bob Jungels e a Konrad di andare in fuga, non a lui. Però non vedeva l’ora di trovare un varco e nel momento in cui Bob è stato onesto e ha detto alla radio che non stava bene, Nico ha colto l’occasione al volo. Questo è il bello di avere un team coeso.

E per ora ne ha vinte due…

Nella prima tappa che ha vinto, è stato il più forte. Nella seconda è stato forte, ma anche il più scaltro.

Si poteva immaginare un passaggio così facile da gregario a cacciatore di tappe?

Lo ha dimostrato l’anno scorso al Tour de Suisse, non è una novità che sappia vincere dopo una fuga. E’ chiaro che in avvio avevamo il grande obiettivo del podio a Roma, quindi ogni cosa era in funzione di quello. Per cui abbiamo chiesto a tutti di dimenticare gli obiettivi personali, ma resta che Denz sia una persona ambiziosa. Lui ha sempre avuto il sogno di venire in un grande Giro e vincere una tappa, questo è sempre stato il suo scopo, quello che lo spinge.

E’ uno che partecipa alle riunioni? Parla davanti ai compagni?

Fa assolutamente gruppo ed è uno che si esalta sempre. Motiva gli altri e anche se a volte esagera, meglio averne così che un team di gente depressa, no?

Vincere una tappa al Giro era il suo scopo: ora lo ha doppiato
Vincere una tappa al Giro era il suo scopo: ora lo ha doppiato
Come avete festeggiato dopo le vittorie?

I ragazzi non hanno fatto niente di speciale. Invece per quanto riguarda lo staff, la sera ce la siamo goduta di sicuro (Gasparotto ride, ndr).

Senza Vlasov è cambiato il vostro Giro e forse è sparito un possibile attaccante?

Voi giornalisti continuate a parlare della necessità di attaccare, forse perché la vedete anche da fan del ciclismo, che vorrebbero sempre una guerra tra i grandi corridori. Però bisogna contestualizzare il discorso. Ieri è iniziata l’ultima settimana dove ci sono 5.000 metri di dislivello ogni giorno. C’è mezzo gruppo malato e un’altra fetta col sistema immunitario compromesso che rischia di ammalarsi. L’obiettivo di tutti è vincere il Giro, il fatto che tutti corrano in modo conservativo ne è la conseguenza.

In entrambe le occasioni di vittoria, Denz ha saputo gestire le forze con lucidità
In entrambe le occasioni di vittoria, Denz ha saputo gestire le forze con lucidità
Ci sta che i primi si siano preservati, ma quelli alle loro spalle che cosa hanno aspettato per giorni?

Secondo me questo Giro sarà come una grigliata, perché il primo sole ha iniziato a cuocerli. Si poteva pensare che sul Bondone succedesse qualcosa, ma giovedì e venerdì saranno due giorni decisivi. Le Tre Cime di Lavaredo saranno come il Fedaia nel 2022.

Pensi che Vlasov avrebbe smosso la corsa?

Credo che avrebbe corso come gli altri, perché alla fine non serve a molto stare a scannarsi. Se avessimo avuto lui e Kamna in condizione, io vi dico che ho in testa le mie idee pazze, però non ci sono, come fai?

Fuga bidone, Armirail in rosa. Bettiol, un’altra beffa

20.05.2023
6 min
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CASSANO MAGNAGO – «Non era facile restare lucidi dopo 200 chilometri di tutto. Oggi è stata la giornata più fredda della mia vita. Mi auguro che nessuno che scrive tanto di noi provi quello che abbiamo provato noi in cima al Sempione…».

Sono da poco passare le 17, la pioggerellina sottile e per fortuna non fredda non concede tregua. La gente non si fa intimorire ed è assiepata lungo le transenne, cercando di seguire il finale dagli schermi dell’organizzazione. Quando i primi si fermano dopo la riga e raccontano la tappa, il gruppo ha ancora 19 minuti di fatica davanti a sé. La Ineos Grenadiers ha deciso di lasciar andare la maglia rosa, che finisce sulle spalle di Bruno Armirail, francese della Groupama-FDJ, in una giornata che per condizioni meteo è stata peggiore di quella di ieri, boicottata dal gruppo.

Nel paese che in ogni angolo parla di Ivan Basso, sono bastati gli ultimi 10 minuti di una corsa durata 4 ore e venti minuti per ammazzare i sogni dei tre italiani in fuga, che per vincere avrebbero ceduto più di qualche sogno.

Oldani e Ballerini nel terzetto di testa. Bettiol, rientrato proprio in tempo per lanciare la volata. Ne avrebbero avuto tutti davvero bisogno, invece la doppietta di Denz ha messo tutti d’accordo.

Ballerini era il più veloce del terzetto ripreso sul rettilineo di arrivo: la delusione è forte
Ballerini era il più veloce del terzetto ripreso sul rettilineo di arrivo: la delusione è forte

L’umore del Ballero

Ballerini resta per cinque minuti buoni piegato sulla bici, Dio solo sa in preda a quali pensieri. Poi si alza un secondo, sorride ai tifosi del fan club che lo chiamano dalla barriera e si rimette giù. Quando il cuore riprende il battito e la capacità di parlare avvicina la voglia di sparire, il canturino si solleva.

«Non è stato facile – dice – poco ma sicuro. Gli ultimi giorni sono stati difficili per me e per la squadra, ma stiamo dimostrando di avere le gambe, che ci siamo e continueremo a provarci fino alla fine. Sono stato chiamato al Giro all’ultimo momento, dovevo aiutare Evenepoel. Non ero pronto per fare altro, ma per fortuna il passare dei chilometri mi sta dando buone gambe. Non è facile passare alla mentalità di vincere le tappe. Oggi abbiamo tentato di fare il possibile fino alla fine, purtroppo però è andata così. Mi dispiace, ma ho dato il massimo».

Oldani ha tentato l’allungo per anticipare. In precedenza era stato bravo nel cogliere la fuga
Oldani ha tentato l’allungo per anticipare. In precedenza era stato bravo nel cogliere la fuga

Il piano di Oldani

Oldani l’ha smaltita prima, oppure semplicemente si è nascosto meglio dagli obiettivi e ha avuto il tempo per farsene una ragione. Nella fuga più numerosa di giornata c’è entrato con grande prontezza ed è stato anche lesto a restare davanti nel momento della selezione, ma non è bastato.

«Ci siamo dati sempre cambi regolari – spiega a due passi da Bettiol e Ballerini – poi però sono venuti su molto forte e ci hanno ripreso proprio sul rettilineo d’arrivo. E’ un peccato, perché penso che entrambi meritavamo la vittoria: Ballerini ed io, ma la meritava anche Rex. Siamo andati forte. Abbiamo dato il massimo. L’unica cosa che sicuramente non ha giocato a mio favore nella fuga è stato il fatto di non avere compagni: gestire la situazione con molte squadre più numerose non è stato semplice. 

«Lo scatto nel finale? Era per anticipare – sorride Oldani – avevo parlato col Ballero e gli avevo detto: “Tu non seguirmi quando parto lungo, poi se mi prendete, fai la volata”. Non volevamo farci mettere nel sacco entrambi essendo amici, però è successo. Sono arrivati molto forte da dietro e addio…».

Per Denz arriva così la seconda vittoria di tappa dopo quella di Rivoli
Per Denz arriva così la seconda vittoria di tappa dopo quella di Rivoli

La svista di Bettiol

Di Bettiol e del suo dente avvelenato abbiamo già detto in apertura, ma a guardarlo con la faccia segnata dai chilometri e dall’acqua sporca, si capisce che il toscano è contento per le sensazioni finalmente ritrovate.

«Quando si hanno queste gambe – dice secco Bettiol – bisogna vincere. Oggi si era messa bene. All’inizio in realtà non ero brillantissimo, poi è andata sempre meglio, finché negli ultimi 10 chilometri abbiamo trovato la collaborazione giusta. Ho sbagliato la volata e mi dispiace. L’ho presa troppo lunga, ai 300 metri. Purtroppo ho guardato il mio computerino, diceva 200. Invece poi ho visto il cartello e quando me ne sono accorto, ho provato a rallentare, però da dietro è arrivato Denz che se l’è meritata.

«Avevo solo un paio di occasioni in questo Giro d’Italia. Una l’altro giorno a Rivoli e oggi forse è stata l’ultima, perché ci sarà una tappa abbastanza piatta la prossima settimana. Oggi era perfetta, anche l’arrivo era giusto. Sono dispiaciuto, però al tempo stesso anche felice perché sento che le gambe stanno migliorando».

Armirail in rosa

L’altra notizia di giornata è il passaggio della maglia rosa da Thomas ad Armirail, gregario alto 1,90 (74 chili di peso) nato nel 1994 a Bagneres de Bigorre, ai piedi dei Pirenei francesi. E’ professionista dal 2018, ha all’attivo una sola vittoria da pro’ (campionato nazionale a cronometro del 2022), la sua ragazza ha origini italiane e quando gli fanno notare che l’ultimo francese in rosa era stato Jalabert nel 1999, strabuzza gli occhi.

«Per essere chiaro – dice – ho cominciato ad andare in bici molto tardi. Prima il ciclismo non mi interessava per niente, non avevo idoli. So chi è Jalabert, certo, ma il corridore che ho davvero amato è stato Alberto Contador, magari questo ai francesi non farà piacere».

Poi, dopo una risata, Armirail sintetizza in poche parole questo giorno surreale, in cui alla partenza sarebbe stato davvero impossibile immaginare di vestire la maglia rosa.

«Stamattina non lo immaginavo – ammetta – 18 minuti e mezzo erano tanti da recuperare. Quando sono entrato nella fuga, pensavo alla vittoria di tappa e invece mi ritrovo con questa situazione eccezionale. Non so se cambierà la mia carriera. Il mio è ruolo è quello di gregario, per cui avere la maglia rosa è un privilegio. Bisogna essere realisti. Pinot è uno scalatore migliore di me, per cui il mio obiettivo principale sarà lavorare per lui, essere dove si trova e lavorare per la squadra. La prossima settimana ci saranno salite su cui non potrei tenere la maglia rosa, per cui lascatemi godere questo momento».

Il Giro chiude la seconda tappa alpina con qualche strascico di polemica. Oggi i corridori hanno fatto la loro parte e sarebbe stato difficile chiedere di modificare anche questa tappa. Di fatto però sul traguardo per oltre mezz’ora non s’è sentito che ragazzi tossire. Al netto delle opinioni dei molti e della possibilità di discutere quanto è successo ieri, un Giro così bagnato e flagellato dal maltempo si fa fatica a ricordarlo.

Denz, la sfortuna è alle spalle (e anche Skujins!)

18.05.2023
6 min
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La vigilia del tappone forse faceva paura ed è stato così che il gruppo ha lasciato sganciare una fuga super numerosa, da cui a sua volta si sono avvantaggiati i cinque che si sono giocati la tappa. Che poi l’azione sia sembrata una svista più che un attacco non cambia il fatto che a Rivoli si siano trovati testa a testa Denz, Skujins e Berwick, mentre il tenace Tonelli è arrivato a 58 secondi, dopo aver chiesto al suo corpo più di quello che aveva sulla salita di Colle Braida.

Fra Denz e Gasparotto

Dopo aver vinto, Denz strillava come un bambino felice nel giorno della sua vittoria più bella. Il tedesco di Waldshut ha 29 anni, è professionista dal 2015 e prima di oggi aveva vinto soltanto tre corse. A Cesena aveva chiesto a Gasparotto di fare la crono a tutta, sentendo di avere le gambe giuste, ma il friulano gli aveva detto di no, immaginando le grandi fatiche che lo attendevano in aiuto di Vlasov e Kamna. Poi Vlasov si è fermato e chissà se il tecnico della Bora-Hansgrohe, ripensandoci, abbia vissuto quel «no» come un senso di colpa. Sta di fatto che la vittoria di Rivoli ha pareggiato il conto, ha dato ragione a Gasparotto e reso felice il tedescone.

«Non so cosa dire – ha detto Denz, che nel finale ha animato la fuga più degli altri – tutto questo è troppo grande per me e ne sono molto orgoglioso. Ho sempre avuto sfortuna, oggi è andata bene. Non dovevo esserci io nella fuga, sarebbe toccato a Konrad e Jungels, ma Bob ha detto che non si sentiva tanto bene e voleva salvarsi per domani. Quindi ho avuto il via libera.

«Sapevo che sarebbe stato difficile, perché la prima fuga era numerosa e la collaborazione era  pessima. Ma improvvisamente si è creato un buco e ho tirato dritto. Sull’ultima salita ero al limite, ce l’ho fatta giusto ad arrivare in cima. Poi ogni cosa è andata al suo posto. Questa tappa rimarrà a lungo nella mia mente».

La sorpresa di Tonelli

Già, la fuga dei trenta da cui si sono sganciati i cinque… Stasera, fra gli altri, Bettiol, Formolo, Velasco e Oldani si mangeranno le mani per averli visti partire e aver litigato invece di unirsi e inseguirli. Non ha invece perso il treno Alessandro Tonelli, che quei 166 chilometri di fuga se li è sorseggiati fino all’ultima goccia.

«Mi sono staccato alla fine dell’ultima salita – ammette sfinito – purtroppo ho speso un po’ troppo nelle prime ore di gara, per entrare nella prima fuga numerosa e poi nel tratto in piana che abbiamo fatto veramente forte. Come sia nata la fuga dei cinque non l’ho capito bene neanche io. So solo che a un certo punto alla radio mi hanno detto di andare, perché si vede che c’era poca collaborazione davanti e nessuno voleva tirare. Si sono aperti, mi sembra che proprio Denz si è accorto di questo buco e ha fatto una tirata forte. A ruota c’era Skujins e poi io. Di colpo abbiamo accelerato a tutta e ci siamo sganciati in cinque, all’inizio c’era anche Battistella. E da lì abbiamo cominciato a guadagnare, grazie anche al lavoro dei miei compagni dietro e del compagno di Skujins che rompevano i cambi

«In salita ho provato ad andare col mio passo fino all’ultimo chilometro, poi gli altri hanno accelerato e non ho più avuto gambe per tenerli. Stasera l’imperativo è recuperare il più possibile, anche oggi abbiamo preso la nostra spruzzata di acqua e domani il meteo non sarà dei migliori…».

La neve in Svizzera

Domani è il giorno del Gran San Bernardo, che sarebbe stato la Cima Coppi qualora si fosse scalato fino in cima. Ma così non sarà a causa della neve che gli svizzeri non hanno pulito del tutto.

«Sarà comunque fantastico – dice Steve Morabito, ex pro’ e direttore generale dell’organizzazione – avremmo sognato di fare il San Bernardo, con i corridori davanti ai muri di neve, ma la sicurezza viene prima di tutto e, sul versante svizzero la strada è ancora in parte innevata. E’ stato meglio non correre rischi. Vista la situazione, tutto quello che dovevamo fare era ufficializzare il Piano B, era già tutto pronto».

Così, invece di salire fino alla cima del passo a circa 2.500 metri, il gruppo salirà fino a quota 1.900 metri e da lì entrerà in Svizzera attraverso il tunnel.

L’ironia di Thomas

Thomas in maglia rosa si guarda intorno e non si capisce se stia pedalando con la sensazione di potersela giocare o con la maglia rosa a orologeria. Il morale è buono, il tweet sul bagno dell’hotel della notte scorsa ha strappato il sorriso, ma in fondo parla di buon umore.

«La fuga di oggi – dice la maglia rosa – ci stava bene perché non comprendeva corridori con una grande classifica. Per noi è stata una buona giornata. Vedremo cosa accadrà domani, sarà il primo tappone alpino e il secondo giorno con delle salite lunghe dopo quello del Gran Sasso. Sarà un bel test. E’ una delle tre tappe più dure del Giro d’Italia, i ragazzi stanno bene. Il morale è alto. Sarebbe stato anche meglio se Tao non fosse caduto».