Di Bernardo, stirpe nata da una campionessa

21.06.2022
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Nada Cristofoli fa parte della storia del ciclismo femminile italiano. Dieci anni di attività negli anni Novanta con 11 vittorie tra cui 3 tappe al Giro d’Italia. Un titolo italiano su pista nell’individuale a punti e nella stessa prova anche una medaglia d’argento ai mondiali nel 1995 a Bogotà. Due presenze ai mondiali su strada e una alle Olimpiadi su pista, finendo decima nella corsa a punti ad Atlanta 1996. Ma soprattutto Nada ha dato il là a una dinastia ciclistica, insieme a suo marito Carlo Di Bernardo buon dilettante al Gs Caneva. Da loro sono nati infatti Nicolò oggi appartenente al Gc Sissio e in gara al Giro d’Italia U23; Marco junior della Borgo Molino Rinascita Ormelle (con lei in apertura) e vincitore dell’ultimo Gp dell’Arno. E Fabio, ancora esordiente.

Una famiglia al completo dedicata al ciclismo, ma probabilmente non poteva essere altrimenti. Troppa la passione per le due ruote in comune fra marito e moglie e Nada, ripensandoci, ammette che è così. Anche se quando sono nati i suoi figli aveva già smesso.

«Anzi – precisa – è stata quella la spinta a chiudere l’attività quando avevo solo 28 anni. Volevo una famiglia numerosa e non volevo che il tempo mi scappasse via dalle mani. Se a questo si aggiunge che c’era stato qualche episodio poco piacevole, ecco che la decisione è stata naturale e non me ne sono mai pentita, anzi».

Cristofoli carriera
Nada Cristofoli, attiva dal 1989 al ’99, ha ottenuto in carriera 11 vittorie con un argento mondiale
Cristofoli carriera
Nada Cristofoli, attiva dal 1989 al ’99, ha ottenuto in carriera 11 vittorie con un argento mondiale
Come li avete coinvolti?

E’ stata una cosa naturale, andavamo spesso a seguire qualche competizione e i bambini si appassionavano sempre più insieme al fatto che si divertivano con le bici. Poi mio marito non ha praticamente mai smesso. Noi non li abbiamo forzati, anzi abbiamo fatto fare loro anche altri sport, ma poi hanno deciso di seguire le nostre orme.

Quanto è pesato il tuo esempio?

Non è che sto lì a raccontare le mie imprese. Chiaramente, quando arriva qualche amico o il discorso cade su gare del passato, qualche domanda arriva, ma non è che parliamo sempre di queste cose. Anzi hanno scoperto la mia carriera solo molto dopo che avevano deciso di seguire la loro strada ciclistica. A casa abbiamo album di foto perché mi piace avere ricordi di tutto, quindi sì, ci sono le gare mie ma anche le loro, anzi soprattutto…

Di Bernardo famiglia
Mamma e papà Di Bernardo insieme al piccolo Fabio, ancora esordiente
Di Bernardo famiglia
Mamma e papà Di Bernardo insieme al piccolo Fabio, ancora esordiente
Rispetto a te che tipi di corridori sono?

Io ero veloce, in salita me la cavavo, ma dicevo la mia soprattutto nei gruppi ristretti. Infatti ho raccolto soddisfazioni soprattutto su pista pur essendomici dedicata solamente due anni e avendo a disposizione un numero di specialità molto ridotto rispetto ad ora. Di loro quello che mi assomiglia di più è forse Marco, che è abituato ad andare in fuga. Nicolò è più attendista, diciamo che ha preso un’altra mia caratteristica, anch’io aspettavo l’occasione buona. Fabio è ancora troppo piccolo, ci teniamo che il ciclismo per lui mantenga le caratteristiche del divertimento puro.

E’ diverso vivere le gare da mamma invece che da protagonista?

Molto. Io mi emozionavo molto nelle gare, ma non è paragonabile a quello che si vive guardando i propri figli. Per questo preferisco tenermi un po’ in disparte alle gare. Sanno che ci siamo, che li seguiamo e se hanno bisogno siamo lì, ma hanno a che fare con i tecnici della squadra, noi non vogliamo intrometterci. Però capisco la fatica, i sacrifici che ci sono dietro ogni corsa, ogni azione.

Cristofoli figli
Nada fra i suoi figli Fabio, Marco e Nicolò, tutti coinvolti nel ciclismo già da piccoli
Di Bernardo figli
Marco e Nicolò Di Bernardo, il primo ancora junior, il secondo U23 in gara al Giro d’Italia
E vi chiedono consigli sulle scelte future?

Ci confrontiamo. Marco è da 4 anni che milita alla Borgo Molino. Ne parliamo insieme, sapendo che è un ciclismo molto diverso da quello dei miei tempi. E’ tutto molto precoce il che significa che le scelte vanno ponderate con attenzione. Noi però siamo stati chiari su un punto: tutto va come deve, il sogno è di andare sempre più avanti e approdare fra i professionisti, altrimenti sarà stata una bella esperienza, ma la vita è fatta anche di altro. Intanto Marco vorrebbe approdare fra gli under 23 avendo la possibilità di correre con il fratello. Vedremo.

Di Bernardo Solbiate
La vittoria autorevole di Marco Di Bernardo al Gp dell’Arno a Solbiate (foto Rodella)
La vittoria autorevole di Marco Di Bernardo al Gp dell'Arno a Solbiate (foto Rodella)
La vittoria autorevole di Marco Di Bernardo al Gp dell’Arno a Solbiate (foto Rodella)
Parli di un ciclismo cambiato, figuriamoci allora per te vedere che cosa è diventato il ciclismo femminile…

Non c’è paragone, è un mondo completamente diverso. Io vivevo una realtà fatta di poche squadre, di un calendario pressoché nazionale, di scarsissima attenzione da parte dei media. Oggi invece il ciclismo femminile si avvia ad affiancare in tutto quello maschile. Il ciclismo è cambiato alle sue fondamenta, già da allievi fai vita e preparazione in maniera attentissima, senza trascurare nulla.

Ti sarebbe piaciuto vivere una realtà come questa?

Un po’ sì, soprattutto per la pista. Avevamo solo 3 specialità a disposizione, oggi avrei vinto molto di più. Soprattutto mi sarebbe piaciuto fare la madison, una gara che mi avrebbe esaltato.

Di Bernardo, figlio d’arte. Salito il primo gradino

10.06.2022
6 min
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«Sicuramente non ho fatto ancora niente – dice Marco Di Bernardo – ho vinto una bella corsa, però la stagione è ancora lunghissima e poi comunque la carriera, ammesso che di carriera si possa già parlare, è più lunga ancora».

Metà settimana dopo la più bella vittoria da quando è junior, il Gran Premio dell’Arno a Solbiate Arno (foto Rodella in apertura), lo junior della Borgo Molino Rinascita Ormelle, che aveva già vinto a Pescantina in aprile, ha però i piedi per terra. Non a caso abbiamo iniziato questo viaggio nella sua storia partendo dalla fine: non sarà troppo già un articolo? La sua risposta invita a continuare, anche conoscendo la storia alle spalle. Sua madre è Nada Cristofoli, azzurra negli anni 90 e vincitrice di tre tappe al Giro e di una maglia tricolore su pista. Suo padre è Carlo Di Bernardo, negli stessi anni dilettante al Caneva.

Sul podio di Solbiate Arno, Di Bernardo fra Leali e Borgo (foto Rodella)
Sul podio di Solbiate Arno, Di Bernardo fra Leali e Borgo (foto Rodella)

«Però la vittoria resta bellissima – sorride – tanta emozione. Fino a ieri ancora non ci credevo. Sono cose che comunque restano impresse per un bel po’ e danno motivazione per far meglio. Speriamo davvero di far meglio…».

Marco ha compiuto 18 anni il 9 febbraio e ha l’aspetto di un atleta ancora in crescita. Non ha la definizione dei tanti chilometri e nelle gambe poche corse a tappe. Lo scorso anno ha concluso un bel Giro del Friuli, finora nel suo programma ci sono state corse di un giorno, ma la stagione è lunga e la prospettiva è di alzare ulteriormente il livello.

Eri andato in Lombardia sapendo di poter vincere?

Nella mia testa, volevo vincere. E’ comunque una classicissima e quando vai a correre, non è mai per far secondo: cerchi sempre di portare a casa il massimo risultato. Sicuramente non ero tra i primissimi favoriti, però per come si è messa la corsa, sono riuscito a interpretarla bene.

La corsa è stata decisa da una fuga portata via al terzo di 10 giri da Alessandro Borgo (Work Service), Diego Bracalente (Scap), Di Bernardo (Borgo Molino) e Martic Jurik (Adria Mobil). A due giri dalla fine, lo slovacco è caduto e proprio nell’ultimo giro i tre di testa sono stati raggiunti da Leali (Team Giorgi), Franzosi (Aspiratori Otelli) e Volpato (Giorgione). Nella volata di sei, Di Bernardo ha alzato le braccia al cielo.

Dopo la vittoria 2020 del GP Rinascita Ormelle, con la madre Nada Cristofoli e il padre Carlo (fofo photors.it)
Dopo la vittoria 2020 del GP Rinascita Ormelle, con la madre Nada Cristofoli e il padre Carlo (fofo photors.it)
Perché sei salito su una bicicletta?

Penso sia un po’ scontato (sorride, ndr), con i miei che hanno corso. Il ciclismo è di famiglia, avevo mio fratello che correva, andavo alle gare e così è nata la passione.

Colleoni, figlio di Imelda Chiappa, non ha mai chiesto molto alla madre della sua carriera…

Sinceramente ho cominciato a capire un po’ di quello che aveva fatto nelle categorie esordienti. Prima più che altro ero spensierato, ero ancora un po’ bambinotto, quindi non capivo ancora bene. Adesso ne sono consapevole.

Andare in bici è ancora un gioco? 

Ormai il ciclismo è diventato molto precoce, quindi bisogna stare al passo con gli altri. Molte squadre pro’ stanno creando team giovanili, quindi è ancora un gioco perché comunque non si parla di lavoro e stipendi, però sicuramente bisogna impegnarsi durante la settimana a fare la vita da corridore. Perché sennò si va in gara e si prendono delle legnate. Non dico la vita del professionista, perché penso sia esagerato. Però sul piano di allenamenti, recupero e alimentazione bisogna stare attenti. Col cibo non ho problemi, si tratta di mangiare sano. E allenarsi è necessario.

Di Bernardo in azione al GP FWR Baron che si è corso a maggio (foto photors.it)
Di Bernardo in azione al GP FWR Baron che si è corso a maggio (foto photors.it)
Pensi che se ti offrissero di passare subito, andresti?

Sicuramente la voglia di passare subito c’è, però poi bisogna anche ragionarci sopra e fare la scelta giusta. Ho l’esempio di due miei compagni dell’anno scorso, Pinarello e Bruttomesso. Uno ha fatto la scelta di passare subito, Pinarello, però sta seguendo un calendario da under 23. Invece Bruttomesso sta facendo un anno da U23 e poi passerà. Io sarei più propenso a fare come lui, a seguire il suo percorso. 

Come ti trovi alla Borgo Molino? Guardando da fuori si nota che puntano molto al risultato, facendo in modo che i ragazzi si specializzino in ciò che gli viene meglio…

Nel senso che uno veloce difficilmente viene portato a fare le corse dure? Sono d’accordo, è una cosa che serve. Secondo me non tutte le gare, ma alcune per fare esperienze sono necessarie. Perché da under 23 le corse sono più dure, anche quelle piatte, figurarsi da professionisti. Bisogna fare esperienza, non è sbagliato. Io sto facendo così già dall’anno scorso. Mi trovo benissimo, sono con loro da 4 anni ormai e ad ogni stagione sto meglio, con i compagni e lo staff.

Lo scorso anno, Di Bernardo è stato 10° al Giro del Friuli, vinto dal compagno Pinarello, a destra (foto photors.it)
Lo scorso anno, Di Bernardo è stato 10° al Giro del Friuli, vinto dal compagno Pinarello, a destra (foto photors.it)
L’obiettivo in questa fase è trovare squadre per il 2023?

Trovare la squadra per il prossimo anno è importante, però adesso il mio sogno è la maglia azzurra e speriamo di continuare bene dopo questa vittoria, così da provare a indossarla. So di dover lavorare. Il mio punto di forza magari è la visione di corsa. Sono uno che comunque riesce a capire la fuga e  dove attaccare. Per contro, il mio punto debole sono le salite lunghe, lì faccio fatica.

Vittoria a parte, quando ti sei sentito forte?

A livello di sensazioni, mi sono sentito bene anche alla Coppa Montes, c’erano team importanti. Vlot che ha vinto era del Team Auto Eder, settore giovanile della Bora Hansgrohe. E poi c’era anche Kadlec. Secondo è arrivato il mio compagno Pajur. A me sono mancate le gambe sull’ultima salita, mi sono staccato negli ultimi 200 metri. Una bella prestazione, terzo italiano all’arrivo. Poi ho avuto un periodo un po’ no di 2-3 settimane e alla fine sono tornato in forma.

Marco Di Bernardo è nato il 9 febbraio del 2004, vive a Carpaccio di Dignano e corre alla Borgo Molino
Marco Di Bernardo è nato il 9 febbraio del 2004, vive a Carpaccio di Dignano e corre alla Borgo Molino
Quale il tuo programma? Farai corse a tappe?

Adesso finisco la scuola. La prossima settimana corro a Pieve di Soligo, internazionale. L’anno scorso ho fatto 10° al Giro del Friuli al primo anno da junior. Dovevo fare il Lunigiana, ma ho avuto il covid. Quest’anno proverò ad andarci per fare esperienza e proverò a raccogliere anche qualcosa. Alla presentazione si disse che saremmo andati a fare gare a tappe all’estero, ma non ne so di più. Bisognerebbe chiedere alla squadra.

Cosa dicono i tuoi genitori?

Sicuramente quando vinco, i miei sono i primi a emozionarsi ed è bello così. Mi danno stimoli e consigli, poi è ovvio che quando sono in corsa, ascolto quel che dice la squadra. Quando parlo con mio padre e mia madre, sono in grado di dirmi se ho sbagliato qualcosa, come è giusto che sia, avendo corso in bici per tanti anni.