Il Falco e il Pirata: l’officina dei ricordi di Dino Falconi

13.01.2022
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Il tono della voce diventa flebile e lo sguardo si abbassa. Ogni ricordo che il Falco ci racconta sul Pirata assume un’atmosfera propria e assordante. Dino Falconi è stato il meccanico della Mercatone Uno dagli inizi, fino all’ultima stagione di Marco Pantani. Ancora oggi all’età di 85 anni si reca nella propria officina per riparare le bici di clienti fidati e per aprire le porte agli appassionati che bussano. Tra questi ci siamo anche noi.

Dino ci apre nel suo fantastico laboratorio situato nel centro del piccolo paesino di Barbiano, in provincia di Ravenna. Terra romagnola proprio come quella di Marco e di altri atleti conterranei con cui ha condiviso successi e sconfitte come: Vito Ortelli, Aldo Ronconi, Marino Amadori, Fabiano Fontanelli, Roberto Conti, Davide Cassani e molti altri sparsi qua e là tra salite, piadine e cappelletti. 

L’officina dei ricordi

Non appena entrati, vediamo Dino seduto al centro. Circondato da una costellazione di foto che formano una sorta di memoria impressa sulle pareti. La mascherina sul volto ci ricorda che nel tempo si può viaggiare solo con l’immaginazione. Il Falco inizia ad indicarci alcune immagini e a raccontarci i primi aneddoti.

Parte dalla foto insieme ad Aldo Moser, nella sua prima esperienza come meccanico sul campo. Era il 1971, la squadra era la GBC di Enzo Moser al Giro di Spagna.

«Alle corse -racconta Dino – ci sono andato per andare in ferie. Battista Babini mi chiese di andare in Spagna per aiutare. Da quel momento le ferie si sono prolungate per 35 anni». 

Dino e Marco

I racconti si susseguono e pian piano ripercorriamo foto per foto ogni centimetro della parete. Tant’è vero che la domanda che gli facciamo è spontanea: «Si potrebbe scrivere un libro con queste storie…». La sua risposta è secca e non lascia a interpretazioni, seppur sia una battuta. «Il libro lo scriverete quando passerò a miglior vita, ora mi piace raccontarle a voce!». 

E’ il 2003, Falconi e Pantani testano le bici da crono durante il giorno delle misure
E’ il 2003, Falconi e Pantani testano le bici da crono nel giorno delle misure

Una foto in particolare ci colpisce. Falconi ha indosso il suo immancabile grembiule da meccanico (anche oggi lo porta). Pantani è in sella alla bici.

«Lì stavamo facendo le misure per la sua bici da cronometro. Eravamo alla vigilia della Coppi e Bartali di inizio stagione. Il giorno della crono era una brutta giornata. C’era un po’ da impazzire». 

Pignolo quando serviva

«Eravamo tutti e due romagnoli, ci si capiva subito». Dino continua così il suo racconto su Pantani. Per il campione di Cesenatico la bici era sempre stata una compagna di viaggio a partire da quando era giovane. Quando per lavarla la portava in casa e la immergeva nella vasca. Per Marco la bici non aveva segreti.

«Un buon corridore – dice il Falco – deve essere un buon meccanico. E Pantani ne capiva di bici, quindi non mi dava fastidio assecondarlo nelle modifiche che voleva. Era pignolo e a volte si intestardiva, ma lo faceva sempre con un senso. Non come Chioccioli che dalla mattina alla sera cambiava idea».

Una battuta quella su Franco Chioccioli che viene subito accompagnata da un’aneddoto su un paio di ruote realizzate ad hoc dai fratelli Arrigoni della Fir. Due ruote da 28 pollici con tre razze, utilizzate al Giro d’Italia vinto nel 1991 con un mozzo realizzato su misura da Pinarello su commissione di Falconi. 

Le ruote da cronometro a tre raggi utilizzate da Chioccioli durante il Giro d’Italia del 1991
Le ruote da cronometro a tre raggi utilizzate da Chioccioli durante il Giro d’Italia del 1991

Le misure del Pirata

Il rapporto tra il Falco e il Pirata era fatto di rispetto e stima reciproca. Infatti a convincerlo a seguirlo in Mercatone Uno e a prolungare le sue “ferie” per qualche anno fu proprio Marco. Forse perché il corridore con il meccanico sviluppa una sintonia e una fiducia che aiuta a trovare il giusto feeling con la bici fin da subito. Della messa in bici infatti se ne occupava proprio Dino.

«Lo mettevo in bici io -dice- mi dava delle dritte, certo. Ma le facevo tutte io ad occhio. E forse ci andavo più vicino io che con i macchinari che si utilizzano oggi. Guarda quella foto lì, com’è bello in bici. È messo bene!».

Marco Pantani in una foto che Falconi indica per mostrare la sua posizione in bici
Marco Pantani in una foto che Falconi indica per mostrare la sua posizione in bici

Aneddoti e storie

Ci spostiamo da un lato all’altro dell’officina guidati dalla sua voce, tenendo un occhio chiuso per volare con l’immaginazione e un’altro aperto per non inciampare nei cimeli. Tra questi ci imbattiamo in una Wilier di Juan Manuel Gárate.

«Quella secondo me – dice – è il miglior telaio realizzato da Wilier. Con la forcella posteriore in carbonio». Poco più avanti appesa in alto, una bici firmata Ortelli. «Quella è una Ortelli, mi diede il telaio Vito a patto di lavorare da lui per una settimana. Il manubrio invece me lo regalò Greg Lemond. Ha una forma strana che non prese mai piede».

Infine un altro nodo alla gola prende quando ci indica un’ultima foto. «Michele Scarponi venne insieme al mio amico Orlando Maini perché passavano di qui e avevano un problema con un freno. Io glielo cambiai e lui mi volle autografare una foto che poi mi riportò Maini. E’ un bel ricordo».

Un’infinità di storie che parlano di una persona che ha vissuto il ciclismo in lungo e in largo, dietro le quinte, vestito con l’umiltà di un grembiule e il grasso tra le mani, sempre al servizio dei corridori.