Merida Scultura vs Reacto, standard vs aero: sfida in famiglia

24.09.2024
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Scultura e Reacto a confronto. Le diversità delle due biciclette non riguardano solo le forme e l’allestimento, ma si riflettono nella resa tecnica. Sono entrambe dedicate ad un pubblico esigente e agonista. La Scultura è facile ed immediata, mentre la Reacto è una belva da tenere costantemente in tiro. Scopriamo le differenze tecniche che rendono unico questo confronto!

Abbiamo messo due Merida una contro l’altra. La Scultura con allestimento 9000, quindi una bici “tradizionale” che sfida la Reacto, ovvero una aero race senza mezzi termini. Entrambe adottano il telaio CF5 di quinta generazione, lo stesso modulo di carbonio usato dai professionisti.

Le diversità delle due biciclette non sono da limitare esclusivamente alle forme e all’allestimento, ma vanno estese in una resa tecnica che le mette su due piani diversi. Sono entrambe dedicate ad un pubblico esigente e agonista. La Scultura è una bici facile ed immediata, mentre la Reacto è una belva da gara da tenere costantemente in tiro. Entriamo nel dettaglio di questo confronto molto curioso.

Faccia a faccia, come due pugili al centro del ring: il confronto può iniziare
Faccia a faccia, come due pugili al centro del ring: il confronto può iniziare

La Scultura 9000 in test

Una taglia small con kit telaio CF5, con il reggisella Merida full carbon (diametro di ingresso nel piantone da 27,2 millimetri) e manubrio, anch’esso tutto in carbonio, Merida Team SL. La trasmissione è Sram Force 2×12 (50/37 e 10/36) con power meter Quarq. Le ruote Reynolds con profilo da 46 millimetri e le gomme Continental GP5000 TR da 28. La sella è Prologo Scratch con i rails in acciaio.

Il peso rilevato è di 7,6 chilogrammi (senza pedali) ed il prezzo di listino è di 8.290 euro. Molto bella a nostro parere la livrea cromatica di questa versione, una sorta di oro metallizzato tra lucido e opaco, con le finiture nere opache. Accattivante ed elegante al tempo stesso.

Reacto Team limited edition Ultegra

Una taglia media, con il kit telaio sempre CF5 e livrea Bahrain-Victorious. Il regisella è in carbonio, è specifico per la Reacto e offre un buon range di regolazione nella zona del morsetto, per arretramento ed inclinazione. La trasmissione è Shimano Ultegra Di2 52-36 e 11-30 (senza power meter), la sella è sempre la Prologo Scratch M5 con rail in acciaio.

La bici in test è stata equipaggiata con stem e piega FSA separati (non il manubrio integrato Vision) e le ruote Vision SC da 45 millimetri di altezza (gommate Continental GP5000 TR). Il valore alla bilancia rilevato è di 8,3 chilogrammi (senza pedali) ed il prezzo di listino (con manubrio Vision integrato e ruote Vision SL45) è di 8990 euro.

L’estetica dice molto, non tutto

Merida Scultura, sicuramente una bici dalle forme e dai concetti moderni. Attuale nel design e non troppo complicata. A tratti sfinata ed elegante che non dimentica le soluzioni aero applicate alle tubazioni che oggi sono fondamentali anche di questa categoria. Non è tiratissima in fatto di bilancia, ma è una di quelle bici con un grado di leggerezza che fa sorridere gli amanti dei pesi ridotti e si adatta bene a qualsiasi tipo di allestimento.

Merida Reacto, una bicicletta aero muscolosa, con un impatto estetico che lascia il segno, un design dal quale molte bici attuali hanno preso ispirazione, considerando che la Reacto ha già qualche anno di vita. E’ rigida, veloce e super reattiva una volta messa su strada, funzionale, una lama sviluppata per andare forte, non è una bici leggera.

Più rigida la Reacto, progressiva la Scultura
Più rigida la Reacto, progressiva la Scultura

Tra comfort e rigidità

Dalla Scultura ci si aspettano efficienza in salita e un certo grado di comfort, così è. A questi fattori si aggiungono un’enorme versatilità, soprattutto quando si cambia tipologia di ruote, perché la bicicletta non patisce il cambio di setting. La Scultura è una bici facilissima da guidare, immediata e capace di regalare un feeling diretto, intuitivo e mai nervoso in qualsiasi situazione. Ci era piaciuta tantissimo la versione Limited Edition 50 (quella celebrativa per i cinquant’anni dell’azienda) che portava in dote il manubrio Deda Alanera. Un binomio a nostro parere eccellente, con un frame-kit non estremo, preciso e guidabile con il valore aggiunto di un cockpit integrato molto rigido, capace di dare ulteriore valore alla precisione dell’avantreno.

La Reacto è più tosta. Il comfort non è quello della Scultura, perché la rigidità si percepisce, soprattutto quando si oltrepassano le 3 ore di attività e metri di dislivello positivo. Per sfruttare le potenzialità di questa bici è necessario avere un buon allenamento e benzina nelle gambe. E’ una di quelle biciclette da tenere sempre alla corda e proprio in questi frangenti si capisce quanto è efficiente anche in salita e agile in discesa, decisamente superiore alla media della categoria. In questi due frangenti ci ha sorpreso parecchio ed il suo peso sembra sparire.

Avantreno sostenuto e preciso per entrambe
Avantreno sostenuto e preciso per entrambe

In salita

Da sottolineare che entrambe le biciclette, taglia per taglia, hanno geometrie molto simili (praticamente uguali con valori sovrapponibili). Sono caratterizzate da un carro posteriore corto e da inclinazioni (piantone e sterzo) che permettono di ridurre il passo complessivo (le bici risultano sempre compatte) senza impiccare il ciclista. Da qui prende forma la bontà prestazionale emersa quando il naso è all’insù. La Scultura è più leggera, più facile da portare quando le velocità scendono, i watt aumentano in modo esponenziale e la gravità è un pugno nello stomaco. Inoltre la Scultura è più “elastica” e confortevole, due tasselli che tornano utili quando il dislivello è tanto e le ore di sella non devono pesare sulla schiena. Più che reattiva ci è piaciuto definirla progressiva.

Merida Reacto è una bici “secca”. Quando la strade sale mostra un’efficienza inaspettata, anche quando le pendenze sfiorano la doppia cifra (non per lunghi tratti). Nessuna indecisione, zero flessioni per carro e forcella, la bici invita ad alzarsi sui pedali e tirare forte sul manubrio. La salita non è il suo ambiente ideale e lo si percepisce quando inizia ad emergere un po’ di stanchezza, ma fino a quando il nostro motore è in grado di produrre kilojoule la Reacto è una bici goduriosa e da smanettoni.

Corte e compatte entrambe
Corte e compatte entrambe

In discesa

Sorprende positivamente la Reacto, perché è agile, piuttosto stabile soprattutto quando sono necessari cambi perentori di direzione. Questo anche con le ruote alte. In discesa si dimostra a tutti gli effetti una bici da KOM (per gli amanti dei segmenti Strava) e la sua geometria compatta è un bel vantaggio. 99 centimetri di passo complessivo nella taglia media (di fatto corrisponde ad una 56) sono pochi.

Tutta da godere la Scultura, bici facile ed intuitiva anche in questo frangente. Ruote alte, o medie, o basse, la differenza è poca. La bici non è mai nervosa, briosa di certo, ma perdona praticamente qualsiasi indecisione, correzione e cambi di direzione fatti in maniera poco ortodossa e all’ultimo istante.

Bici differenti sotto molti punti di vista
Bici differenti sotto molti punti di vista

In conclusione

Se la Reacto sorprende positivamente perché non ci si aspetta una bici agile in salita ed in discesa, Merida Scultura è da lode per quello che concerne facilità e capacità di instaurare un feeling ottimale fin dalle prime pedalate. Più esigente e stancante la Reacto che necessita di watt e forza per essere sfrutatta al massimo delle potenzialità, anche per questi motivo può essere divertente.

Scultura è una sorta di bici totale per chi ama le forme più tradizionali, fare metri di dislivello e lunghe distanze, aprendo anche il gas e sfruttando una buona dose di comfort a favore delle ore di sella.

Merida

Vanotti e il “suo” Stelvio: tra gioia e fatica per quasi 20 anni

08.09.2024
6 min
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PASSO DELLO STELVIO – Durante il fine settimana dell’Enjoy Stelvio Valtellina, che ancora una volta ha richiamato numeri da record sulle rampe del passo più famoso e noto tra i ciclisti e cicloturisti, c’era anche Alessandro Vanotti. L’ex corridore professionista ha pedalato insieme agli ospiti di Merida sulle strade che tante volte lo hanno visto faticare, allenarsi, gioire e anche soffrire. Nei suoi anni da corridore Vanotti ha scalato lo Stelvio moltissime volte e tornare qui dopo diverso tempo è un modo per riviverle, scorrendo velocemente tra i ricordi. 

«Tornare sullo Stelvio – racconta Vanotti mentre intorno a noi i ciclisti continuano a salire e scendere – è bellissimo perché nella mia carriera ho vissuto tanti momenti particolari e unici. Devo dire che la prima volta che l’ho affrontato in corsa non è stato facile, non ne ho un bel ricordo. Era il Giro d’Italia 2005, si saliva dalla parte trentina, quindi da Prato e quel giorno non stavo bene. L’arrivo era posto a Livigno, quindi una volta scesi a Bormio c’era da risalire anche il Foscagno.

«Sono andato in crisi e superare i 20 chilometri dello Stelvio non è stato facile. Ti mette a dura prova e se ne esci in qualche modo vuol dire che sei stato bravo, così come tutte le salite che hanno un tempo di scalata superiore all’ora. Poi chi sta sotto l’ora è ancora più forte degli altri e questo divide il ciclista normale dal campione». 

Vanotti (in maglia blu) ha scalato lo Stelvio lo scorso 31 agosto in occasione dell’Enjoy Stelvio Valtellina (foto Merida)
Vanotti (in maglia blu) ha scalato lo Stelvio lo scorso 31 agosto in occasione dell’Enjoy Stelvio Valtellina (foto Merida)

A dura prova

Girare l’ultimo tornante e vedere la cima è una sensazione che chi pedala su queste strade si porta dentro. Sapere di aver domato un gigante del ciclismo mondiale è una sensazione unica. Farlo da professionista, mettendo l’agonismo, la sofferenza e la gioia è una cosa che in pochi hanno provato. Tra questi pochi c’è proprio Alessandro Vanotti.

«Quando scollini il fascino è incredibile – continua – è la salita con l’altitudine maggiore in Italia, la seconda in Europa. E’ esigente, non ha pendenze come il Mortirolo o lo Zoncolan, ma la sua altezza spaventa tutti. Devi essere molto concentrato, coordinarti con la respirazione e il ritmo di pedalata. Se non stai bene devi comunque superare i tuoi limiti, questa è la particolarità dello Stelvio, non puoi nasconderti mai. Poi dipende tanto dal ruolo che hai in squadra, se devi tirare per tutta la scalata o meno». 

La quota di 2.000 metri arriva presto, ma la scalata è ancora lunga (foto Merida)
La quota di 2.000 metri arriva presto, ma la scalata è ancora lunga (foto Merida)
Tu hai mai avuto questo arduo compito?

Qui no, per fortuna (ride, ndr) perché è forse impossibile riuscire a farlo tutto in testa a ritmi elevati. Mi è capitato su altre salite, ma in confronto erano meno esigenti. 

Di quel giorno di crisi cosa ricordi?

La cima non arriva mai, quindi sei lì che giri le gambe e ti sembra di non andare avanti. E’ difficile da metabolizzare quella giornata, anche in base al fatto che dopo si doveva comunque salire fino a Livigno. Lo Stelvio ti mette a dura prova ma ti insegna a superarti, a dare sempre qualcosa in più. Una caratteristica che noi ciclisti conosciamo bene e che ci portiamo dentro. E’ una sensazione fantastica che puoi insegnare agli altri. 

Al bivio per l’Umbrail gli ultimi 3 interminabili chilometri diventano ancora più difficili se il vento è contrario
Al bivio per l’Umbrail gli ultimi 3 interminabili chilometri diventano ancora più difficili se il vento è contrario
Hai aneddoti anche della scalata dalla parte di Bormio?

Sono ricordi fantastici, quando c’è bel tempo. Altrimenti diventa una difficoltà maggiore. Da Bormio l’ho scalato tante volte anche di recente, sia per la Gran Fondo Stelvio Santini che per eventi come questo di Merida. Mi piace ogni tanto testarmi ancora, alzarmi sui pedali e riprovare le sensazioni che vivevo da corridore. 

C’è un tratto che ogni volta ti colpisce per una sua caratteristica?

Quando superi quota 2.000 metri e sei ancora lontano dalla cima, visto che mancano una decina di chilometri. In quel momento ti rendi conto quanto sia importante concentrarsi, respirare e pensare metro dopo metro. Poi arrivi al bivio per l’Umbrail e lì sono dolori.

Arrivare in cima è sempre una soddisfazione immensa
Arrivare in cima è sempre una soddisfazione immensa
Perché?

Sono gli ultimi tre chilometri, nei quali se stai bene te la godi, altrimenti è un calvario senza fine. Vedi le strutture in cima e pensi di essere vicino ma non è veramente così. Molto dipende anche dal vento, quando è contrario non vai più su. Però ora ci sono bici con rapporti che agevolano la pedalata e rendono la scalata meno dura. 

In quel giorno del 2005 non avevi i rapporti per salvare la gamba…

No no (ride, ndr), era il mio primo anno da professionista. Nelle stagioni precedenti correvo con il 39 come corona più piccola davanti e il 23 al posteriore. Poi si è passati al 26 e al 28 e sembrava una nuova era del ciclismo. 

Lo Stelvio è stato un ottima palestra per costruire i tanti successi dell’Astana
Lo Stelvio è stato un ottima palestra per costruire i tanti successi dell’Astana
Lo hai fatto anche in ritiro quando correvi?

Se si alloggiava a Livigno era una tappa praticamente fissa degli allenamenti. Ma in quei casi si affronta diversamente. Intanto arrivi da un percorso di gare precedenti e il ritiro in altura era l’ultimo step prima di un Grande Giro. Noi avevamo Nibali in squadra e il blocco di lavoro era pensato per vincere. 

In che senso?

I volumi di lavoro erano diversi per ognuno di noi, io che ero gregario facevo tanto volume. Dovevo tirare 20 giorni di fila. Però ogni tanto mi toccava anche qualche cambio di ritmo perché io ero l’uomo che doveva essere sempre pronto. Nibali era straordinario come capitano e con lui c’era Scarponi, un uomo fantastico. In ritiro si lavorava ma c’era il tempo di ridere e di stemperare la tensione. 

I ricordi di questa salita sono davvero tanti e diversi, il più bello?

Proprio i ritiri. Ogni tanto partiva qualche garetta interna proprio contro Nibali e Scarponi, ma in discesa (ride ancora, ndr). Tutto nel rispetto della strada. In salita ognuno di noi doveva rispettare i propri valori, anche se qualche volta uno scattino veniva fuori. Poi con Scarponi si rideva tanto. Mentre tiravo diceva a Nibali: «Come si sta bene a ruota del “Vano”? Lui tira tutto il giorno e noi stiamo qui tranquilli». Sono stati anni bellissimi, in cui abbiamo vinto ma fatto tutto con il sorriso. 

Alessandro Vanotti nuovo ambassador delle bici Merida 

06.08.2024
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Merida ha recentemente ampliato il proprio “roster” di testimonial accogliendo Alessandro Vanotti, ex ciclista professionista noto per le sue abilità strategiche all’interno dei team in cui ha militato. Il primo impegno ufficiale di Vanotti nel suo nuovo ruolo di ambassador sarà la Merida Valtellina Social Ride, evento che si terrà sui celebri passi dello Stelvio e di Gavia.

Vanotti è entrato nella famiglia Merida (foto Stefano Vedovati)
Vanotti è entrato nella famiglia Merida (foto Stefano Vedovati)

Alessandro Vanotti è una figura di rilievo nella storia recente del ciclismo italiano. Nel corso della sua carriera, durata ben 16 anni, ha pedalato accanto a campioni del calibro di Ivan Basso, Vincenzo Nibali e Fabio Aru. Il suo contributo è stato poi fondamentale per numerose vittorie di squadra. Oggi, Vanotti mette a disposizione la sua vasta esperienza nel nuovo ruolo di ambassador per Merida. Unendosi ad un gruppo di illustri rappresentanti del marchio che operano sia nel ciclismo su strada che in quello “off-road”. Oltre alla sua specializzazione su strada, Vanotti è anche impegnato come responsabile di una scuola di mountain bike. Una dimostrazione della propria versatilità e passione per il ciclismo in tutte le sue forme.

Come anticipato, il primo evento che vedrà protagonista il neo-ambassador sarà la Merida Valtellina Social Ride, prevista per il 31 agosto e il 1 settembre. Durante questa manifestazione, i trenta ciclisti fortunati che si sono registrati avranno l’opportunità di pedalare insieme a Vanotti sui leggendari passi dello Stelvio e di Gavia. Non sarà solo in questa avventura: ad accompagnarlo ci sarà anche un altro ambassador di Merida, Sonny Colbrelli.

Per questa nuova collaborazione, Alessandro Vanotti ha scelto di pedalare una Scultura 9000, uno dei modelli di punta della gamma su strada di Merida: una bicicletta che rappresenta l’eccellenza tecnologica e la qualità che caratterizzano il marchio taiwanese.

Una strategia definita

Merida Industry Co. Ltd. è stata fondata nel 1972 a Yuanlin, Taiwan, da Ike Tseng. Il nome Merida deriva dalla combinazione delle tre sillabe “Me-Ri-Da”, che simboleggiano l’obiettivo di produrre articoli di alta qualità che permettano a chiunque di raggiungere i propri traguardi nel modo più piacevole possibile. L’azienda è oggi un esempio di successo grazie alla produzione a Taiwan e al centro di ricerca e sviluppo situato in Germania. Questo binomio ha reso Merida uno dei marchi di riferimento nel settore del ciclismo, con un’offerta che include biciclette da strada, Mtb, gravel e proposte elettriche.

Pedalerà sul modello Scultura 9000
Pedalerà sul modello Scultura 9000

L’ingresso di Alessandro Vanotti nel team degli ambassador Merida rafforza ulteriormente la posizione del marchio nel panorama ciclistico italiano, ma non solo. La sua esperienza e la sua passione per il ciclismo sono difatti in perfetta sintonia con i valori di Merida, e il suo coinvolgimento in eventi come la Merida Valtellina Social Ride contribuirà a promuovere non solo il brand, ma anche la passione per il ciclismo tra gli appassionati praticanti. L’inclusione di Vanotti nel team degli ambassador Merida è altresì una mossa strategica che promette di portare grandi benefici al marchio con eventi importanti già all’orizzonte.

Merida

Sapevate che le biciclette Merida sono garantite a vita?

15.05.2024
3 min
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La garanzia a vita delle biciclette Merida è un simbolo, una conferma dell’affidabilità e della qualità che la stessa azienda taiwanese è in grado di offrire ai propri clienti. Questa copertura eccezionale si estende a tutti i telai, indipendentemente dal modello: che si tratti di biciclette da strada, gravel o mountain bike, i ciclisti italiani clienti italiani possono godere della tranquillità di una protezione senza alcun limite di tempo. Unica eccezione sono le biciclette da “free ride”, che godono comunque di una generosa copertura di ben cinque anni.

L’impegno di Merida per la sicurezza e la soddisfazione dei propri clienti si riflette anche nella semplicità con cui la garanzia può essere attivata. Grazie alla conveniente procedura online, tutti i proprietari Merida possono registrare la propria bicicletta e attivare la garanzia direttamente tramite il sito web di Merida Italy oppure utilizzare l’app M.O.R.E. SAFE. Questa applicazione, concepita per migliorare la sicurezza durante le escursioni in bicicletta, non solo permette di attivare la garanzia, ma fornisce anche un’ulteriore rete di sicurezza per i ciclisti.

Il sistema M.O.R.E. SAFE

«Il legame tra la durata della garanzia e la qualità del prodotto – ha commentato il CEO di Merida Italy Paolo Fornaciari – è una caratteristica distintiva e molto importante delle nostre biciclette. Questa politica di garanzia a vita è il risultato di anni di impegno nel garantire standard di produzione elevati ed una qualità superiore. Acquistare una bicicletta Merida non è solo una scelta di stile, ma anche una decisione consapevole di affidarsi a un prodotto di alta qualità e sicurezza».

Per rendere ancora più semplice l’attivazione della garanzia, Merida offre anche il sistema M.O.R.E. SAFE. Questo kit, disponibile presso i rivenditori autorizzati, include QR code adesivi che possono essere applicati sulla bicicletta e sul casco. Scaricando l’app ufficiale e registrandosi, i ciclisti possono associare i propri dati ai QR code, garantendo un rapido accesso alle informazioni in caso di emergenza. Questa funzionalità non solo migliora la sicurezza del ciclista stesso, ma contribuisce anche a facilitare il processo di assistenza in caso di necessità».

Paolo Fornaciari, CEO Merida Italy, con Sonny Colbrelli
Paolo Fornaciari, CEO Merida Italy, con Sonny Colbrelli

Qualità e accessibilità

La garanzia a vita delle biciclette Merida rappresenta un impegno tangibile verso i propri clienti, garantendo loro tranquillità e sicurezza durante ogni singola pedalata. Grazie alla combinazione di elevati standard di produzione, politiche di garanzia innovative e un forte impegno per la sicurezza, Merida si conferma come un marchio di fiducia nel mondo del ciclismo. Non a caso, quando il taiwanese Ike Tseng fondò l’azienda, nel settembre del 1972, le diede questo nome perché la parola “Me-Ri-Da” indica l’obiettivo di realizzare soltanto prodotti di alta qualità, consentendo a chiunque di raggiungere i propri traguardi nel modo più piacevole possibile.

Merida ha produzione a Taiwan, ma centro di ricerca e sviluppo dei prodotti in Germania: un binomio di successo che rende il brand uno dei marchi di riferimento del settore, con un’offerta che spazia dalle biciclette da strada alle Mtb, dalle bici elettriche a quelle per bambini.

Merida

Da Merida una Silex “unica” per celebrare l’iride di Mohoric 

08.03.2024
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Merida celebra l’iride gravel 2023 di Matej Mohoric realizzando una Silex personalizzata appositamente per il forte corridore sloveno. Una bici che di fatto è un pezzo unico e in quanto tale ha un valore che solo il proprietario, Mohoric appunto, può comprendere… Unica come gli elementi grafici che caratterizzano questa bicicletta, che raccontano tutta l’essenza di un grande atleta e della sua splendida vittoria iridata al mondiale gravel dello scorso anno.  

Il successo di Matej Mohoric è stato colto proprio in sella ad una Merida Silex. Ispirata al “bikepacking” e “all’adventure riding”, la Silex si è dimostrata in tutta la sua versatilità, e questa speciale rivisitazione, accompagnata dalla vittoria iridata di Matej, ha fatto emergere tutte le peculiarità di questa bicicletta. E con un successo così importante sulle spalle, Merida non poteva non creare un esemplare unico di Silex per celebrarlo.

Una grafica… d’autore

La World Championship Silex – questo il nome della bici –  presenta i cinque colori iridati in una forma a spirale posizionata sul tubo orizzontale e all’interno della forcella, un elemento grafico che presenta spigoli vivi e linee rette, riflettendone il design moderno e deciso. La parte posteriore della bicicletta, inoltre, mette in mostra una finitura simile alla pietra, che rappresenta il significato della parola Silex: un termine latino per indicare appunto pietra, ciottolo o selce.

Sul lato esterno della forcella è ripreso il soprannome di Matej (Moho), mentre sul tubo orizzontale è raffigurato un gufo insieme ad alcuni strumenti: un libro, un rastrello e un bastone da passeggio. Per Matej, infatti, non sono tre semplici oggetti, ma sono portatori di un messaggio importante. Il gufo e il libro di testo simboleggiano lo studio e la scienza, elementi che gli stanno molto a cuore. Il rastrello fa riferimento alle origini e all’educazione di Matej, cresciuto in una fattoria, mentre l’elegante bastone da passeggio allude alla sua passione per la moda e lo stile.

Appena sopra il movimento centrale, infine, la bicicletta riporta il nome completo di Matej, il luogo e la distanza della sua vittoria: il Lago Le Bandie/Pieve di Soligo, 8 ottobre 2023, 167,7 km e 4:53”56’, ovvero il tempo finale della sua cavalcata mondiale. Ultimo, ma non certo per importanza, l’hashtag #rideforgino: un messaggio chiave per Matej e per tutto il Team Bahrain Victorious in ricordo di Gino Mader.

I numeri della cavalcata iridata e una dedica per Gino Mader (foto Merida Bikes)
I numeri della cavalcata iridata e una dedica per Gino Mader (foto Merida Bikes)

Gravel è divertimento

«Sono sincero – ha commentato Mohoric – adoro la mia nuova Silex. Ogni volta che la uso, mi ricorda perché ho iniziato a pedalare e quanto mi rende felice. Ovviamente amo anche la mia Merida Reacto, ma a volte la guardo quasi come uno strumento di lavoro. La Silex è diversa. Con lei vado in bici soprattutto per divertimento e per il senso di avventura: lei è in grado di regalarmi nuove emozioni…

«La Silex rappresenta non solo la concentrazione e l’impegno per l’alta prestazione, ma anche la pura gioia di pedalare e di sentirmi vivo e connesso con la natura. Sono davvero orgoglioso ed emozionato di essere l’attuale campione del mondo, e non vedo l’ora di sfoggiare la splendida verniciatura alle gare gravel di quest’anno».

Merida

Le Merida Team Replica Bahrain Victorious 2024? Prima in Italia!

27.02.2024
3 min
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Una bella notizia che giunge direttamente dalla filiale italiana di Merida. Il nostro Paese è difatti il primo mercato al mondo ad avere disponibili, e prossimamente in consegna – in versione Limited Edition – le specialissime Reacto e Scultura con le colorazioni Team Replica Bahrain Victorious 2024.

«Se nelle immagini fotografiche sono belle ed eleganti… dal vivo sono ancora più attraenti». Sono questi i riscontri ottenuti dal lancio dello scorso dicembre delle nuove grafiche utilizzate per le biciclette Merida del team Bahrain Victorious per la stagione 2024. La Scultura Team e la Reacto Team avevano difatti colpito l’attenzione grazie ad un design cromatico completamente rinnovato, esibendo una verniciatura bianco perla ornata da dettagli dorati e verde acqua che ha sostituito la versione nera con decorazioni triangolari in rosso e arancio. 

Dal mese di marzo, le biciclette Team Replica (nella versione Limited Edition) saranno disponibili in Italia, come anticipato il primo paese al mondo ad averle, in quattro versioni. La Reacto Limited Edition montata Dura Ace, al prezzo di 10.890 euro, l’equivalente equipaggiata Shimano Ultegra, al prezzo di 8.890 euro, la Scultura Limited Edition Dura Ace al prezzo di 10.690 euro e la sua omonima, ma in versione Ultegra, al prezzo di 8.690 euro.

Quattro versioni “Limited”

Le versioni Limited Edition, rispetto ai modelli “a catalogo”, presentano alcune differenze nella scelta della componentistica, come per esempio la piega manubrio e l’attacco manubrio HB Metron 5d Acr 3k Integrated fornito da Vision. Inoltre, nel caso della Reacto e della Scultura Limited Edition Dura Ace la sella è la Nago C3 di Prologo e le coperture Vittoria N.EXT.

Per le Reacto e Scultura Limited Edition montate Ultegra invece la scelta della sella è caduta su Merida Expert e gli pneumatici sono il modello Rubino Pro IV sempre di Vittoria.

Il design cromatico è completamente rinnovato, il colpo d’occhio è notevole
Il design cromatico è completamente rinnovato, il colpo d’occhio è notevole

«Siamo orgogliosi di poter offrire al mercato italiano biciclette dall’elevato valore in termini di costruzione e di estetica – ha commentato Paolo Fornaciari, CEO di Merida Italy – e siamo ancor più soddisfatti perché siamo il primo Paese al mondo a poterlo fare, a dimostrazione di quanto il mercato casalingo di alta fascia sia importante per la nostra casa madre. Queste importanti anticipazioni faranno da anticamera alla successiva disponibilità dei modelli tradizionali Team che avverrà a partire dal prossimo mese di giugno e sempre presso la rete dei nostri rivenditori autorizzati.»

Merida

Presto in Italia le Merida replica Bahrain Victorious 2024

16.12.2023
3 min
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Sono state ufficialmente svelate le livree ufficiali delle Scultura Team e delle Reacto Team che Merida ha allestito per il Team Bahrain Victorious in vista della stagione 2024. Entrambe le biciclette prodotte dal colosso taiwanese presenteranno per la nuova stagione un design cromatico completamente rinnovato che si ispira alla versione Pearl Edition già vista e ammirata durante lo scorso Tour de France. Un’edizione limitata che era stata realizzata per onorare la ricca e antica storia della pesca e del commercio delle perle in Bahrain.

La nuova livrea delle biciclette Merida per il Team Bahrain Victorious è ispirata a quella del Tour de France 2023
La nuova livrea delle biciclette Merida per il Team Bahrain Victorious è ispirata a quella del Tour de France 2023

«Insieme al team – ha dichiarato Paolo Fornaciari, CEO di Merida Italy – abbiamo deciso di continuare ad onorare la secolare tradizione del mercato delle perle nei mari del Bahrain, rinnovando graficamente le biciclette della stessa formazione professionistica WorldTour ed ottenendo un risultato finale di estrema eleganza. Siamo fortemente convinti che entrambe le versioni replica delle due bici, che inizieremo a distribuire nelle prossime settimane, riscontreranno i gusti del mercato italiano, estremamente sensibile a proposte estetiche raffinate e distintive».

L’abbigliamento firmato Alé

La scintillante verniciatura bianco perla delle nuove biciclette è ornata da dettagli dorati che fanno riferimento al Regno del Bahrain, mentre gli elementi verde acqua rappresentano le acque poco profonde dei due mari che circondano le coste del Paese arabo. Il mare del Golfo Persico e quello del Golfo del Bahrain sono famosi per i ricchi banchi di perle. Il passaggio dal nero (presente nella precedente versione) all’attuale blu navy, lungo il tubo orizzontale e l’interno delle forcelle, non rappresenta un semplice cambio di colore. Si riferisce infatti all’impegno da parte del Team Bahrain Victorious e dei suoi partner a ridurre l’impronta di carbonio nell’atmosfera, in linea con le linee guida dell’UCI che impone alle squadre azioni per ridurre le emissioni entro il 2030.

Alé affiancherà ancora la Bahrain, questa è la divisa, coordinata alla livrea della bici
Alé affiancherà ancora la Bahrain, questa è la divisa, coordinata alla livrea della bici

Cambia il colore della bicicletta, e cambia anche il colore della divisa ufficiale da gara, sempre realizzata dal brand italiano Alè. Il nuovo kit Team Bahrain Victorious 2024 prevede sorprendenti tocchi di verde acqua ed accenti dorati, che rimandano alla fondazione del team nel 2017. L’intero design e la produzione completa di tutti i capi d’abbigliamento ufficiali del team, unitamente agli accessori, sono realizzati 100% in Italia all’interno del dipartimento “Full Team Service” di Alé.

Merida

Alé Cycling

Sofia Goggia con Merida: storia di passione e valori comuni

04.11.2023
3 min
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Sofia Goggia pedala con Merida. Per la fortissima sciatrice bergamasca allenarsi in bicicletta, meglio se su sterrato e magari tra i boschi, è diventato uno strumento fondamentale – fuori stagione – per ottimizzare i propri allenamenti estivi. Tra il ciclismo e lo sci, la Goggia ha individuato moltissime analogie: lavoro, fatica e disciplina. E per la propria bicicletta ha scelto il modello eONE-SIXTY 10K, l’e-bike più premiata di casa Merida.

Da oramai molto tempo, gli allenatori di sci alpino consigliano ai propri atleti l’utilizzo della Mtb, e questo in virtù delle numerosissime analogie tra le due discipline. Solo per citarne alcune: lo studio delle traiettorie e la gestione degli imprevisti, senza dimenticare l’attività aerobica che in momenti lontani dalle gare può giovare al benessere complessivo dell’atleta. E al fascino del ciclismo off-road non si è sottratta nemmeno Sofia Goggia, che da sempre ha un rapporto simbiotico con la Mtb. 

La e-bike è un ottimo allenamento durante il periodo estivo per Sofia Goggia (davidemorellophotography)
La e-bike è un ottimo allenamento durante il periodo estivo per Sofia Goggia (davidemorellophotography)

eONE-SIXTY 10K: una certezza

«Trovo moltissime affinità tra la bici sui sentieri e le piste da sci (ha dichiarato Sofia Goggia, ndr). Dalla costante lettura del terreno, alla capacità di gestire una difficoltà improvvisa, affinando la percezione delle linee e delle traiettorie. Per me la bici è davvero molto allenante, anche per coltivare l’abitudine alla velocità e alle curve, che d’estate, non avendo piste invernali, non si può mantenere. Ho rimesso in garage la mia nuova Mtb, che mi ha accompagnato per gran parte della scorsa estate. Una eONE-SIXTY 10K che ho condotto sui sentieri della bergamasca e che ho portato con me anche nell’ultimo ritiro a Cervinia.

«Una e-bike che consente di dosare gli sforzi rispetto a quella tradizionale, caratterizzata da ha una geometria ideale, tanto da renderla versatile sui sentieri, ma anche molto agile e divertente per l’enduro. Il mio svago preferito, ma è anche uno sfogo che mi regalo ogni tanto: una bella giornata in bici con gli amici. Quando esco in bici provo un senso di divertimento incredibile. Mi mancherà non poco nelle prossime settimane la mia bici Merida».

L’abbinamento tra Sofia Goggia e Merida continuerà fino alle prossime Olimpiadi Invernali a Cortina, nel 2026
L’abbinamento tra Sofia Goggia e Merida continuerà fino alle prossime Olimpiadi Invernali a Cortina, nel 2026

«Siamo estremamente felici – ha ribattuto Paolo Fornaciari, l’amministratore delegato di Merida Italy – di aver dato il benvenuto nella nostra famiglia a Sofia Goggia. Un’atleta top che siamo onorati di affiancare nel percorso verso le Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Siamo certi del successo del nostro abbinamento, anche per la condivisione dei valori che abbiamo scoperto di avere in comune, come il volersi migliorare sempre e l’amore per la montagna. Il tutto condito con quel pizzico di divertimento che trasforma il lavoro in autentica passione».

Merida

Simone Maltagliati è il nuovo direttore marketing di Merida Italy

24.10.2023
2 min
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Un’importante “new entry” manageriale impreziosisce l’organico di Merida Italy. Simone Maltagliati (a sinistra nella foto di apertura) è il nuovo direttore marketing della filiale italiana del colosso taiwanese. Maltagliati, toscano di Montecatini Terme, ha già alle proprie spalle una lunga esperienza maturata in quasi trent’anni anni di carriera in numerose ed importanti aziende del settore dello sport business. Dopo la laurea in Economia e Commercio, ed una specializzazione in marketing, il nuovo responsabile marketing di Merida Italy vive una breve esperienza nel settore dell’hi-tech per poi entrare nel mondo dello sport grazie alla personale passione per lo sci.

«Lavorare per il secondo produttore di biciclette al mondo – ha detto Maltagliati – è una responsabilità che sono felice di prendermi»
«Lavorare per il secondo produttore di biciclette al mondo – ha detto Maltagliati – è una responsabilità che sono felice di prendermi»

Nel 1996 si trasferisce in Veneto chiamato da Rossignol per ricoprire il ruolo di Product Manager del brand Lange. Nel 2000 passa in Lotto Sport Italia come Business Unit Manager e successivamente entra in Diadora come Marketing Manager, ruolo che ricopre per quasi cinque anni. Il 2006 è l’anno in cui inizia il percorso professionale nel settore del ciclismo, assumendo la posizione di Brand Manager Italy in Cannondale: un ruolo importante che ha mantenuto fino a quest’anno.

Una responsabilità stimolante

«Sono particolarmente contento di entrare a far parte della famiglia italiana di Merida – ha dichiarato Maltagliati – perché conosco il potenziale del brand e la qualità dei suoi prodotti. E poi lavorare per il secondo produttore di biciclette al mondo è una responsabilità che sono davvero ben felice di prendermi».

Merida Italia e Simone Maltagliati potranno sviluppare progetti interessanti e stimolanti
Merida Italia e Simone Maltagliati potranno sviluppare progetti interessanti e stimolanti

«La sede italiana di Merida si arricchisce di un’altra figura di riferimento del comparto ciclistico – ha ribattuto Gianluca Bonanomi, Sales Director di Merida Italy, assieme a Maltagliati nella foto di apertura – una figura di lunga esperienza che senza alcun dubbio rappresenterà un valore aggiunto per l’azienda. Assieme si potranno sviluppare progetti molto interessanti. Con tutto il team, abbiamo già iniziato a lavorare sulle iniziative in corso e a definire quelle future».

A Simone Maltagliati i migliori auguri di buon lavoro da tutto il gruppo editoriale di bici.PRO.

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